Protagonisti alla ribalta


DARIO CRESTO-DINA
Sempre più in alto. Dario Cresto-Dina è il nuovo vice direttore vicario di Repubblica, il quotidiano di punta della Gedi Gruppo Editoriale, che fa capo ai figli di Carlo De Benedetti. Ad affidargli l'incarico di numero due del giornale fondato da Eugenio Scalfari è stato il direttore Mario Calabresi, il quale ha dimostrato di apprezzarne molto le capacità e le qualità.
Dario Cresto-Dina è nato a Cuorgnè, provincia di Torino, e ha iniziato l'attività giornalistica giovanissimo, come conferma la sua assunzione nel 1981, quando aveva 21 anni, da parte de La Stampa, dove ha fatto la prima parte della sua brillante carriera, fino a diventare vice direttore, dopo essere stato responsabile delle Cronache e poi caporedattore centrale.
A Repubblica, Dario Cresto-Dina è arrivato nel 2000, chiamato dall'amico Ezio Mauro, altro piemontese campione nazionale di giornalismo.
Riconosciuto come un “grande organizzatore e uomo di macchina”, Dario Cresto-Dina ha anche firmato celebri scoop e interviste.
Dario Cresto-Dina

GUIDO SARACCO
Il nuovo rettore del Politecnico di Torino, Guido Saracco, è nato nel novembre del 1965, sotto la Mole, dove si è laureato in Ingegneria Chimica, con 110 lode e dignità di stampa, nello stesso ateneo dove ha fatto tutta la sua carriera accademica, incominciata come ricercatore dopo aver vinto il relativo concorso. Oltre ad avere svolto 15 insegnamenti diversi negli ambiti della chimica, della biochimica e dell'ingegneria chimica, energetica e ambientale, del disegno industriale, è stato prima vice preside e poi vice rettore.
Guido Saracco, che raccoglie il testimone di rettore da Marco Gilli, nel 2015 è stato eletto socio corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Torino. E' membro del collegio tecnico scientifico dell'Arpa (Agenzia regionale per la protezione ambientale). Fra l'altro, è stato consulente delle Procure di Vercelli e di Novara e della Provincia di Torino per l'individuazione delle migliori tecnologie per la realizzazione dell'inceneritore del capoluogo piemontese. Autore o coautore di oltre 500 pubblicazioni, due anni fa è stato nominato direttore del Centro di ricerca dell'IIT consorziato con il “suo” Politecnico.
Guido Saracco

ANGELO BAGNASCO
Ha suscitato molti commenti la proroga di due anni che Papa Francesco ha concesso al cardinale Angelo Bagnasco, il quale resta così alla guida dell'Arcidiocesi di Genova, nonostante abbia compiuto, il 14 gennaio, i 75 anni di età, limite che impone di rassegnare le dimissioni nelle mani del Pontefice. Angelo Bagnasco è al vertice dell'Arcidiocesi di Genova dal 2006 ed è, dal 2016, presidente del Consiglio delle conferenze dei vescovi d'Europa, dopo essere stato presidente della Cei (Conferenza episcopale italiana) per dieci anni, fino al maggio scorso.
Angelo Bagnasco, che era stato accreditato dalla stampa internazionale come possibile successore di Papa Benedetto XVI anche per il suo eccellente profilo in materia di dottrina ed etica, si è laureato in Filosofia nell'Università di Genova. Vent'anni fa, Giovanni Paolo II lo aveva nominato vescovo di Pesaro; mentre a nominarlo arcivescovo di Genova, nel 2006, quale successore di Tarcisio Bertone, è stato Benedetto XVI. Incarico per il quale ha dovuto lasciare quello di ordinario militare per l'Italia, che comporta, automaticamente, la qualifica di generale di corpo d'armata dell'Esercito.
La diocesi di Genova conta 278 parrocchie, circa 250 sacerdoti, oltre 900 religiose e 149 confraternite. Ha un vasto patrimonio immobiliare ed è un soggetto protagonista della vita cittadina e ligure.
Angelo Bagnasco con Papa Francesco

TATIANA RIZZANTE
La signora del software, come viene chiamata Tatiana Rizzante, amministratore delegato di Reply, impresa fondata insieme con il padre Mario, ha riferito al giornalista Christian Benna del Corriere Torino che ha in programma di fare mille assunzioni in Italia entro la fine dell'anno e che a Torino “non sa più dove mettere i suoi dipendenti”, perché le tre sedi nel capoluogo piemontese scoppiano e disporre del nuovo quartiere generale, nell'ex caserma de Sonnaz, acquisita, occorre ancora un paio d'anni. Attualmente, Replay, che controlla un conglomerato di aziende specializzate sparse in tutto il mondo, conta oltre 6.500 dipendenti, un migliaio dei quali sotto la Mole e altri 2.500 nel resto d'Italia.
Al bravo Chrystian Benna, nell'intervista alla quale l'edizione torinese del Corriere della Sera ha dedicato quasi una pagina intera, Tatiana Rizzante, classe 1970, laureata in Ingegneria informatica al “Poli”, fra l'altro ha detto che il boom delle assunzioni da parte di Replay è conseguente alla fortissima domanda di informatica, settore in cui opera il Gruppo, sulla frontiera tecnologica più avanzata.
“Per stare al passo con le multinazionali del settore – ha spiegato Tatiana Rizzante – c'è bisogno di competenze. Il nostro piano per l'Italia, quindi, prevede l'assunzione di altre mille persone, almeno duecento a Torino e le altre per le sedi di Roma, Milano, Parma e Treviso. E queste solo nel 2018”.
Tatiana Rizzante

MARCO GAY
Marco Gay è stato eletto presidente di Anitec-Assinform, associazione delle imprese Ict e dell'elettronica di consumo. Nato nel 1976 a Torino, Marco Gay, sposato, tre figli, è, vice presidente esecutivo e, da dicembre, amministratore delegato di Digital Magics, società milanese quotata in Borsa della quale è uno dei maggiori azionisti.
Marco Gay, inoltre, è consigliere di amministrazione della Luiss di Roma e, fra l'altro, consigliere del Cnel. Per tre anni, fino al maggio scorso, è stato presidente dei Giovani Imprenditori di Confindustria, dopo avere ricoperto incarichi apicali all'Unione Industriale di Torino e in Confindustria Piemonte.
Ha fondato o co-fondato diverse start up innovative, di alcune delle quali è amministratore delegato. La sua carriera imprenditoriale è incominciata alla Proma, impresa di famiglia attiva nel settore vetro-ceramica poi venduta alla Saint-Gobain.
Marco Gay

GIACOMO STRATTA
Saranno lanciati a breve i primi tre fondi alternativi gestiti da Fenera & Partners, nuova sgr torinese indipendente che ha ricevuto, pochi giorni fa, l'autorizzazione della Banca d'Italia a operare. La società è nata per iniziativa di Giacomo Stratta, che ne è l'amministratore delegato e di Pietro Mazza Midana, presidente. Oltre a loro due partecipano al capitale della Fenera & Partners sgr, la finanziaria Fenera Holding /famiglie Zanon di Valgiurata, Palazzi Trivelli Arduini, Avandero, Garosci, Girotto, Lavazza, Marsiaj, Pavesio e, fra le altre, Maramotti), Banca Sella Holding e Banca Patrimoni Sella & C.
Nato a Torino nel 1977, Giacomo Stratta, laureato in Economia aziendale alla Bocconi, è un grande appassionato di Ferrari e corse automobilistiche. Ha anche preso parte al Ferrari Challenge 2011. Vice presidente di Fenera Holding dal 2001 e responsabile investimenti del Gruppo, Giacomo Stratta fra l'altro è presidente e amministratore delegato di Pkp Investments 1939 e presidente di Alkimis sgr dal 2015.
Giacomo Stratta

Borsa: Ferrari al traguardo dei 105 euro Fidia registra un incremento del 12,60%

Se andrà forte in pista come in Borsa, quest'anno, la Ferrari vincerà il campionato di Formula 1. Infatti, oggi, 16 febbraio, in Piazza Affari ha fatto segnare il suo nuovo record storico. La sua azione ha chiuso la seduta a 105 euro esatti. E' il nuovo primato; quello battuto era 103,800 euro, registrato il primo giorno di novembre dell'anno scorso. Così, fra l'altro, è salito a 20,362 miliardi il valore attribuito dagli investitori al Costruttore dei bolidi-gioiello di Maranello. Rispetto a un anno fa, il prezzo dell'azione Ferrari è salito di 23,75 euro e del 27,65%.
Il rialzo odierno della Ferrari è stato dell'1,94%; mentre l'incremento più alto di tutti l'ha evidenziato Fidia, la società torinese fondata e guidata da Giuseppe Morfino, presidente e amministratore delegato. Il titolo Fidia ha fatto un balzo del 12,60%, arrivando così a 8,58 euro. Il 16 febbraio 2017 valeva 6,66 euro; però, ha ancora della strada da fare prima di raggiungere i 10,30 euro scalati il 23 gennaio di quest'anno.
Fra le dieci azioni che hanno registrato i maggiori rialzi in termini percentuali nella seduta borsistica di oggi si trova anche quella della Rcs MediaGroup, che ha chiuso a 1,122 euro, il 6,05% in più rispetto al prezzo di riferimento di ieri. Questo incremento è risultato il quarto maggiore. Esattamente dodici mesi prima, l'azione Rcs MediaGroup quotava 0,802 euro. Un altro motivo di soddisfazione per l'alessandrino Urbano Cairo, che di Rcs MediaGroup è diventato il socio di maggioranza e il pilota, essendone il presidente e amministratore delegato dall'agosto del 2016.

Ferrari F1 2017

Liguria seconda per imprenditori stranieri

Se non fosse per Prato, che dà il primato nazionale alla Toscana, sarebbe la Liguria ad avere la quota maggiore di imprese costituite o guidate da persone non nate in Italia. In Liguria, infatti, le 20.564 imprese di stranieri sono pari al 12,6% delle 162.949 iscritte alle Camere di commercio della regione rivierasca. Percentuale inferiore unicamente al 13,2% della Toscana, che conta 54.852 imprese facenti capo a stranieri, 9.343 delle quali nella provincia di Prato, pari 27,9%, che vale la leadership nel Paese.
Comunque, fra le dieci province che presentano la maggiore densità di imprese di stranieri due sono liguri: Imperia, quarta a livello nazionale, con il 15%, corrispondente a 3.885 aziende, e Genova, nona con il 13% (11.211). La provincia di Imperia è preceduta soltanto da quelle di Firenze (15,8%) e Trieste (16%), oltre che da Prato. Tra quelle di Imperia e di Genova si trovano le province di Reggio Emilia (14,5%), Milano (14,4%), Roma (13,4%) e Gorizia (13,1%). Chiude la top ten Pisa con il 12,5%:
Come comunicato da Unioncamere, l'unione nazionale delle Camere di commercio, nel 2017 le imprese costituite da cittadini stranieri sono cresciute quasi cinque volte più della media, diventando così 587.499, quindi il 9,6% dei 6.090.481 di aziende registrate in Italia. Nell'anno passato, le nuove iscritte facenti capo a stranieri sono state 57.657, mentre sono risultate 38.460 quelle che hanno chiuso i battenti. Complessivamente, perciò, sono aumentate di oltre 19.000. Il loro tasso di crescita è stato del 3,4% a fronte dello 0,75% medio nazionale, comprensivo delle italiane.
Il settore in cui le imprese di stranieri sono maggiormente presenti in valore assoluto è quello del commercio al dettaglio (circa 162.000, il 19% di tutte), seguito dai lavori di costruzione specializzati (109.000, pari al 21%) e dai servizi di ristorazione (poco più di 43.000, l'11% del comparto).

Unioncamere ha anche precisato che tra i Paesi di provenienza degli imprenditori stranieri operanti in Italia quello più rappresentato è il Marocco, con 68.259 imprese individuali a fine 2017. Seguono la Cina con 52.075 imprese e la Romania con 49.317.

Giuseppe Zampini, presidente Confindustria Liguria

Birrifici, Torino non è più la capitale

Torino non è più la provincia con il maggior numero di birrifici. Ha perso il primato italiano, scavalcata, al solito, da Milano. Al 31 dicembre scorso, infatti, la provincia di Torino contava 25 imprese produttrici di birra, una in meno di quella milanese, salita dal secondo posto del 2012 al primo di questa graduatoria 2017, appena pubblicata da Unioncamere, l'unione nazionale delle Camere di commercio, che ha posto Roma sul terzo gradino del podio, attribuendole 21 aziende specializzate nella produzione della bevanda a base di luppolo.
I birrifici attivi in Italia sono risultati 693 alla fine del 2017; sono aumentati di 407 negli ultimi cinque anni, a seguito anche della forte crescita della domanda. Delle aziende produttrici, che contano complessivamente circa 4.000 addetti, 62 si trovano in Piemonte, 23 in Liguria e 5 in Valle d'Aosta. Più del Piemonte, ne ha unicamente la Lombardia (105).
Dei birrifici piemontesi in attività otto fanno capo a giovani con meno di 35 anni (due in Liguria e uno in Valle d'Aosta) e due al genere femminile, come in Liguria.
Quanto al numero di birrifici nelle singole province del Nord Ovest, l'Unioncamere ne ha censiti 10 nelle province di Alessandria e Cuneo, 8 a Genova, 7 a Savona e, appunto, Aosta; 5 a La Spezia, Novara e Biella, 4 ad Asti, 3 a Imperia e 2 a Vercelli.

Fondazioni piemontesi: oltre cento milioni per finanziare iniziative welfare nel 2017

Oltre cento milioni di euro nel solo 2017. E' la somma che le 12 Fondazioni di origine bancaria del Piemonte hanno stanziato, l'anno scorso, per iniziative di welfare nella regione. Lo ha riferito Giovanni Quaglia, presidente dell'Associazione delle Fondazioni di origine bancaria (fob) del Piemonte e della Fondazione Crt, durante la presentazione del protocollo d'intesa “Wecare” tra l'Associazione e la Regione Piemonte, rappresentata dal suo presidente, Sergio Chiamparino.
Come hanno precisato i due presidenti, “nell'ambito del programma Wecare verranno sviluppate attività condivise: in particolare, le Fob piemontesi sosterranno progetti che, in linea, con i principi della strategia regionale, siano capaci di costruire reti pubblico-private di welfare comunitario e di rispondere, in modo innovativo, alle problematiche sociali”.
E' stato aggiunto che “la strategia regionale per l'innovazione sociale Wecare, che coniuga misure diverse attraverso il Fondo sociale europeo e il Fondo europeo di sviluppo regionale, per un investimento complessivo di 20 milioni di euro, è il primo e unico caso a livello nazionale in questo settore”. Ed è un modello “che può fare scuola nel resto del Paese” ha commentato Quaglia, rilevando che, fra l'altro, “valorizza le prerogative e le specificità di ciascun soggetto”.
Alla stipula della firma del protocollo d'intesa hanno partecipato anche gli assessori regionali Augusto Ferrari (Politiche sociali, della Famiglia e della Casa) e Giuseppina De Santis (Attività produttive), oltre che i presidenti della Fondazione di Asti (Mario Sacco) e di quella di Fossano (Gianfranco Mondino), le vice presidenti della Fondazione Crt (Anna Ferrino e Anna Chiara Invernizzi), il vice presidente della Fondazione di Vercelli (Paolo Garbarino), il Segretario generale della Fondazione di Biella (Mario Ciabattini) e il Segretario tesoriere dell'Associazione delle Fob del Piemonte (Sergio Invernici).

I protagonisti del protocollo d'intesa Wecare


GIANDOMENICO GENTA LANCIA IL PROGETTO AGGREGAZIONI

La provincia di Cuneo potrebbe essere la prima a registrare un matrimonio tra Fondazioni di origine bancaria (Fob) a seguito del protocollo Acri-Mef, che regola, con molta puntualità, la governance degli enti creati dalla legge Amato per privatizzare le banche pubbliche.
Promotore del progetto è Giandomenico Genta, il presidente della Fondazione cuneese Crc, l'ottava maggiore per dimensione patrimoniale (1,3 miliardi al 31 dicembre 2016). La notizia l'ha riferita lo stesso Giandomenico Genta a Stefano Parola, bravissimo giornalista economico di Repubblica Torino. Nell'intervista, il presidente della Fondazione Crc ha detto che i cuneesi sono “i primi a sperimentare questa strada” e vogliono provarci, pur con la consapevolezza “che non sarà facile”.
Giandomenico Genta ha detto: “Vogliamo capire se si può arrivare a un'aggregazione, non escludendo che per arrivarci sia necessario prima creare forme di collaborazione”, perché non si vuole forzare la mano a nessuno. Un primo passo è stato fatto con la Fondazione di Bra, con risultato positivo e promettente. A fine mese ci sarà un incontro con Sergio Soave, presidente della Fondazione di Savigliano. Poi si proverà con Saluzzo. Appare molto difficile, se non impossibile, almeno per ora, tentare con la Fondazione di Fossano, unica piemontese a non firmare il protocollo tra l'Acri, l'associazione nazionale delle Fob, e il Mef-ministero dell'Economia e delle Finanze, che è l'Autorità di vigilanza delle Fondazioni.
Laurea in Economia e Gestione delle imprese, tributarista, classe 1957, presidente o componente di collegi sindacali, organismi di vigilanza e consigli di amministrazione di società ed enti e, fra l'altro, vice presidente dell'Associazione delle Fob del Piemonte, Giandomenico Genta ha spiegato che aggregazioni, fusioni e collaborazioni strette risulteranno indispensabili perché fondazioni con piccoli patrimoni non saranno più in grado di svolgere il loro compito istituzionale, a causa della inadeguatezza delle risorse disponibili.
A proposito di collaborazioni, conseguenti al protocollo Acri-Mef, va ricordata quella tra la Compagnia di San Paolo e la Fondazione Carige. Compagnia di San Paolo, che, per statuto, ha come territorio di riferimento anche la Liguria, sta sostenendo la Fondazione Carige facendola partecipe dei suoi bandi e con cofinanziamenti.

Giandomenico Genta

MATTEO MELLEY NUOVO VICEPRESIDENTE ACRI

L'avvocato spezzino Matteo Melley è il nuovo vice presidente dell'Acri, l'associazione nazionale delle fondazioni di origine bancaria (Fob) e delle Casse di Risparmio. Melley è stato eletto all'unanimità, su proposta del presidente, Giuseppe Guzzetti, il quale da tempo ne ha fatto uno dei suoi principali collaboratori. Al vertice dell'Acri, molto influente, Matteo Melley affianca gli altri due vice presidenti: Francesco Profumo (numero 1 della Compagnia di San Paolo) e il cuneese Giuseppe Ghisolfi (presidente della Cassa di Risparmio di Fossano).
Matteo Melley, classe 1960, presidente della Fondazione Carispezia dal 2001 e destinato a restarlo fino all'approvazione del bilancio 2019, aggiunge il nuovo incarico a diversi altri, fra i quali, recente, spicca quello di presidente di Cdp Immobiliare, società della Cassa Depositi e prestiti che possiede immobili in varie città italiane, a partire da Milano, Roma e Torino. Della Cassa Depositi e Prestiti è anche presidente del Comitato di Supporto.
Fondazione Carispezia, che ha come nuove direttore generale Vittorio Bracco, è diventata la prima Fob ligure per patrimonio ed erogazioni. Ha in portafoglio attività finanziarie per 234 milioni di euro a valori di mercato e ha previsto di deliberare nel 2018 stanziamenti per almeno quattro milioni.

Matteo Melley

ECCO LA FIAT 500 CHE HA RESO 30.000 EURO ALL'IRCC DI CANDIOLO 

Alma Elena Bazzi, astigiana di Castell’Alfero, è la vincitrice della lotteria “Ricerca la Fortuna”, lanciata dalla Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro e che aveva in palio una Fiat 500 Cabrio, donata da FCA-Fiat Chrysler Automobiles, main sponsor del concorso. La lotteria ha permesso di ricavare più di 30.000 euro, destinati all’Istituto per la Ricerca e la Cura del Cancro di Candiolo.
Elena Alma Bazzi ha ricevuto le chiavi della fiammante Fiat 500 Cabrio da Allegra Agnelli, presidente della Fondazione Piemontese per la Ricerca sul Cancro, e da Alfredo Altavilla, Chief Operating Officier di Fca Chrysler Automobiles per la regione Emea, nel corso di una breve cerimonia a Candiolo.
“L’Istituto di Candiolo mi ha portato fortuna due volte – ha detto Elena Alma Bazzi – la prima come paziente: grazie alle cure e alla professionalità di questa struttura mi è stata salvata la vita; poi con la vincita di un premio così importante. Questa bellissima 500 è destinata a mio figlio Gabriele, che fra qualche mese prenderà la patente”.

Allegra Agnelli e Alfredo Altavilla consegnano le chiavi della 500

Juventus bastonata dalla Borsa

Sul campo di casa, ieri, la Juventus ha chiuso la partita con il Tottenham pareggiando: 2 a 2. Invece, oggi, 14 febbraio, in Borsa, la società bianconera è stata bastonata. La sua azione è stata addirittura quella che ha fatto registrare il ribasso più forte di tutte quelle quotate a Piazza Affari. Il suo prezzo finale è stato di 0,7135 euro, inferiore dell'8,58% a quello di riferimento precedente. Così è sceso a 719 milioni di euro il valore riconosciuto dagli investitori alla Juventus, 57 milioni in meno rispetto a venerdì scorso.
Nonostante la batosta di oggi, però, il titolo della Juventus resta molto lontano dai suoi livelli più bassi. Esattamente un anno fa, infatti, quotava 0,313 euro, meno della metà di oggi. Gli azionisti restano tranquilli, a partire da Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi, che possiede il 63,80% del capitale della società torinese conosciuta in tutto il mondo. Probabilmente si preoccupano più della partita di ritorno, a Wembley, contro la squadra inglese di Mauricio Pochettino, con avi di origine piemontese.
D'altra parte, il 2 maggio dell'anno scorso, in Borsa l'azione della Juventus, presieduta da Andrea Agnelli (amministratori delegati sono Giuseppe Marotta e Aldo Mazzola), ha sfiorato l'euro e la sua capitalizzazione era risultata di 973 milioni di euro.
Comunque, oggi, mentre il titolo della Juve è risultato il primo nella graduatoria dei maggiori ribassi percentuali, quello della Gedi Gruppo Editoriale si è piazzato ottavo nella classifica dei maggiori rialzi. L'azione Gedi, infatti, ha chiuso a 0,615 euro, con un incremento del 7,89% rispetto a ieri, quando ha toccato il minimo storico (0,57 euro).


Andrea Agnelli, presidente della Juventus

Ai minimi storici Gedi Editoriale e Carige

Orso particolarmente aggressivo nei confronti di due quotate del Nord Ovest, oggi, 13 febbraio. Infatti, Gedi Gruppo Editoriale e Banca Carige hanno fatto segnare i loro nuovi minimi storici: l'azione della società controllata dii figli di Carlo De Benedetti e partecipata dalla famiglia Agnelli-Elkann-Nasi ha chiuso la seduta borsistica odierna a 0,57 euro, ancora il 2,56% meno di ieri. E il travagliato istituto genovese di credito a 0,0074 euro (-2,63%).
Il valore riconosciuto dal mercato alla Gedi Gruppo Editoriale è sceso sotto i 290 milioni di euro e quello di Banca Carige a 409 milioni.
L'acquisto di azioni proprie da parte del Gruppo editoriale - le testate maggiori sono Repubblica, La Stampa e il Secolo XIX – comune a diverse società dei De Benedetti, non frena il deprezzamento. Fenomeno, quest'ultimo, che coinvolge anche la banca guidata da Paolo Fiorentino, amministratore delegato non esente da critiche.
Il prezzo di Carige, però, sembra determinato da un accanimento, da un'ostilità preconcetta, da manovre oscure, oltre che speculative. Non appena il titolo mostra qualche segno di recupero, ecco che, immediatamente, scattano nuove vendite e l'azione torna a precipitare; per una ragione o per un'altra. Tutto quello che viene fatto dal socio di maggioranza relativa (Malacalza Investimenti possiede poco meno del 21% del capitale della Carige) non basta mai. Vengono posti sempre nuovi ostacoli e nuovi vincoli. Il perché resta un mistero.
In controtendenza, invece, altre due quotate del Nord Ovest, che hanno terminate la seduta odierna figurando fra le dieci con i maggiori incrementi percentuali rispetto a ieri. Si tratta di Italia Independent di Lapo Elkann (prezzo finale di 4,86 euro, il 4,07% in più) e di Prima Industrie, il cui prezzo di riferimento è stato di 34,10 euro (+3,96%).

Monica Mondardini, ad Gedi Gruppo Editoriale
Paolo Fiorentino, ad Banca Carige



Nuove partite Iva: nel 2017 Aosta record Piemonte in frenata, Liguria in velocità

Boom di nuove partite Iva, l'anno scorso, in Valle d'Aosta. Il fenomeno è stato rilevato dal Mef (ministero dell'Economia e delle Finanze), il quale ha attribuito alla regione alpina l'incremento del 9,4% di nuove aperture rispetto al 2017, il tasso più elevato in Italia, il cui aumento medio è risultato dell'1,2%. Nel 2017, infatti, sono state 1.110 le nuove partite Iva aperte in Valle d'Aosta.
Superiore alla media nazionale è risultata la crescita percentuale anche della Liguria, dove sono state contate 13.145 nuove aperture Iva, oltre 500 e il 4,1% in più rispetto al 2016. Invece, l'incremento è stato solo dello 0,58% in Piemonte, che, l'anno scorso, ha fatto registrare 35.232 nuove iscrizioni ai registri Iva.
L'insieme delle tre regioni del Nord Ovest, quindi, hanno contato 49.487 nuove aperture di partite Iva, l'1,7% più che nell'anno precedente. A livello nazionale, sono state 511.803, delle quali 358.814 dovute a persone fisiche, 123.454 a società di capitali, 24.756 a società di persone e 2.760 a soggetti non residenti nel nostro Paese.
Le persone fisiche, dunque, rappresentano il 62% dei titolari che hanno aperto la partita Iva nel 2017. E il Mef ha precisato che il 46,5% delle nuove partite Iva si deve a giovani fino a 35 anni di età. Constatazione che impone una riflessione ambivalente.
Che tanti giovani abbiano deciso di aprire la partita Iva è un fatto che può essere interpretato come un risultato di almeno due fenomeni. Primo: non trovando un posto di lavoro da dipendente, né fisso e, magari, neppure a tempo determinato, molti aprono la partita Iva per avviare un'attività in proprio o per cogliere almeno le minime opportunità costituite da lavoretti non in nero. Insomma, un modo per evitare la disoccupazione.
Secondo: la crescita delle aperture di partita Iva può significare che una quota maggiore di giovani manifesti spirito d'iniziativa, volontà di intraprendere, creando un'impresa, in un settore che può essere il commercio, piuttosto che l'artigianato, l'industria, l'agricoltura o il sempre più ampio campo dei servizi dedicati alla persona o alle aziende.

Comunque, la diffusione delle partite Iva si può considerare positiva.

Nicola Rosset, presidente Camera valdostana

Mercato auto: Torino locomotiva 2017

Piemonte locomotiva del mercato automobilistico italiano 2017. La conferma è arrivata, fresca fresca, dall'Unrae, l'unione nazionale dei Costruttori esteri operanti nel nostro Paese (45 associate, con 58 marche, 160.000 occupati, 2.650 concessionarie, fatturato di circa 50 miliardi di euro). L'anno scorso, il Piemonte ha registrato un incremento del 23,2% delle immatricolazioni di vetture nuove, risultate infatti 219.866 contro le 178.457 del 2016.
La seconda regione con la seconda maggiore quota d'aumento (20,4%) è la Valle d'Aosta (59.946 nuove immatricolazioni nel 2017) e la terza il Trentino-Alto Adige con il 15,6% (299.929 vetture nuove iscritte al Pra, il numero più alto in Italia, dopo quello della Lombardia).
Al contrario, la Liguria figura tra le tre regioni che hanno avuto i minori incrementi. Quello della Liguria è stato dell'1,6% (35.659 nuove immatricolazioni) superiore soltanto all'1,4% della Toscana, al meno 0,5% della Campania e al meno 0,6% della Basilicata, fanalino di coda.
Se il Piemonte può vantare il più elevato tasso di crescita delle vendite di auto nuove, l'anno scorso, a livello di regioni, Torino può farlo come provincia. Infatti, l'Unrae ha accreditato alla provincia di Torino l'incremento del 32,7% (158.198 nuove immatricolazioni contro le 119.217 del 2016), oltre 6 punti in più rispetto alla provincia di Sondrio e 10 punti esatti in più rispetto a quella di Trento (117.527 iscrizioni al Pra). Subito sotto il podio, Aosta con l'aumento del 20,4%.
Tra le tante cifre interessanti che si possono trovare nel Book 2017 dell'Unrae figurano i 37,1 milioni di vetture circolanti in Italia (età media di 10,7 anni), i 41,5 miliardi di euro che rappresentano il fatturato conseguente alle vendite nell'anno (21,041 euro il prezzo medio ponderato delle auto consegnate agli acquirenti), le 1.965 elettriche immatricolate (+42,7% rispetto al 2016) e, fra l'altro, la previsione che il 2018 dovrebbe terminare con 1.995.000 nuove immatricolazioni, l'1,3% più dell'anno scorso.
A sua volta, l'Anfia, l'associazione nazionale della filiera dell'industria automobilistica ha comunicato che nell'intero 2017 sono state fabbricate in Italia oltre 740.000 vetture (+4% rispetto al 2016) mentre è stato di 1,14 milioni il totale degli autoveicoli prodotti (+3,5%). L'associazione presieduta dal torinese Aurelio Nervo ha riferito inoltre che è stato esportato il 56% delle vetture prodotte, quota che sale al 65% per l'insieme degli autoveicoli.

Nei primi 11 mesi del 2017 il valore delle esportazioni di autoveicoli italiani è ammontato a 22 miliardi di euro, mentre le importazioni sono state pari a 30,5 miliardi di euro,  

Aurelio Nervo, presidente Anfia

Start up in aumento in Piemonte e Liguria

Start up innovative in accelerazione in Piemonte e in Liguria, ferme in Valle d'Aosta. E' il quadro che emerge dallo specifico registro delle imprese delle Camere di commercio, aggiornato al 5 febbraio. In un centinaio di giorni, il Piemonte ha contato 36 start un innovative in più, diventate così 472; in Liguria sono salite a 159, dieci in più; mentre, in Valle d'Aosta sono rimaste 17, quante erano al 23 ottobre scorso. Da allora, nel Nord Ovest sono quindi aumentate da 602 a 648.
Il numero delle star up innovative del Nord Ovest è pari al 7,56% delle 8.530 registrate dalle Camere di commercio in tutta l'Italia. In particolare, è del 5,5% la quota del Piemonte, dell'1,86% quella della Liguria e dello 0,2% quella della Valle d'Aosta, che chiude la graduatoria nazionale basata sulla quantità di start up attive nelle rispettive regioni.
In questa classifica il Piemonte è sesto e la Liguria quindicesima. Rispetto al 23 ottobre, il Piemonte ha mantenuto la stessa posizione, mentre la Liguria ne ha guadagnata una. In testa resta saldamente la Lombardia con 2.023 start up innovative, seguita, nell'ordine, da Emilia-Romagna con 865, Lazio con 850, Veneto con 779, Campania con 628. Il Piemonte precede invece la Sicilia (440), la Toscana (387), le Marche (348) e il Trentino-Alto Adige (229), ultima delle top ten.
Una consolazione per il Nord OVest: alla fine del terzo trimestre dell'anno scorso, Torino era al terzo posto nella classifica delle province basata sul numero delle start up innovative ospitate: ne aveva 299, superata solo da Roma (675) e Milano (1.242). La provincia subalpina, quindi, ne contava più di Napoli (283) e anche di Bologna (259).
La dinamica delle start up innovative è un buon indicatore della volontà di fare impresa, soprattutto da parte dei giovani, oltre che della creatività e di capacità di trasferimento tecnologico.
Lo stesso registro delle Camere di commercio riporta che in Italia, al 5 febbraio, erano 33 le società iscritte alla sezione degli incubatori certificati, quattro delle quali in Piemonte, la metà di quelle in Lombardia ma numero che vale il secondo posto in Italia, a pari merito con Lazio e Friuli-Venezia Giulia.
Il principale incubatore di imprese innovative del Nord Ovest e tra i maggiori a livello europeo è I3P del Politecnico di Torino. Fondato nel 1999, oltre che dall'ateneo subalpino, dal Comune e dalla Città Metropolitana di Torino, dalla locale Camera di Commercio, da Finpiemonte e dalla Fondazione Torino Wireless, l'incubatore I3P nel 2017 ha accolto 597 idee, lanciato 123 progetti, costituito 32 imprese, 17 delle quali incorporate.
A proposito di innovazione e Politecnico di Torino, va ricordato che nell'ottobre scorso è entrato ufficialmente in funzione l'Energy Center dell'ateneo di corso Duca degli Abruzzi, punto di riferimento di tutte le iniziative locali legate all'energia. La nuova struttura ha comportato un investimento di 20 milioni di euro, provenienti anche dalla Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione Crt.

A fianco dell'Energy Center, un'area delle nuove Ogr, per la cui realizzazione la Fondazione Crt ha impegnato cento milioni di euro, è destinata a ospitare un acceleratore di imprese, laboratori sui big data e laboratori di ricerca.

Giuseppina De Santis, assessore all'Economia Regione Piemonte

Nuovo giornale online, Grandi direttore

"ElecToMag". E' la testata del nuovo giornale online che l'editore torinese Vittorio Corelli ha deciso di affiancare all'emittente ElecToRadio e di presentare oggi, 12 febbraio, nel capoluogo piemontese.
“ElecToMag - è stato spiegato - nasce per la volontà di offrire la possibilità di scrivere e comunicare a chi ha scelto di pensare liberamente. Nasce dall’esperienza estremamente positiva e soddisfacente di ElecToRadio, la più ascoltata webradio del Nord Ovest, che può ora contare su un direttore artistico come Alessio Sisci. E nasce dall’esperienza, che aveva portato al lancio della radio, dell’Associazione creata nel 2008 per favorire la crescita di una nuova classe dirigente in grado di dialogare con tutti”.
ElecToMag – che è diretto da Augusto Grandi, giornalista con la voglia di continuare a impegnarsi dopo 30 anni al Sole 24 Ore - avrà diversi registri di scrittura, perché diverse sono le sensibilità, gli interessi, i gusti. Cercando di garantire, in ogni caso, la qualità dell’informazione, dell’analisi e della scrittura. “Non ci saranno censure, proprio per il rifiuto di adeguarsi al pensiero unico obbligatorio – ha anticipa Augusto Grandi - E non ci saranno problemi se gli articoli sosterranno tesi differenti, opposte”.
ElecToMag non avrà, invece, una sezione politica. “Non per disinteresse o spregio, tutt’altro – ha spiegato il direttore - Ma non ci interessa il pettegolezzo delle anticamere dei partiti; mentre le grandi iniziative delle maggioranze di governo , nazionale o locale, e le precise contestazioni delle opposizioni troveranno spazio nelle altre sezioni. Perché tutto è politica: l’economia, i rapporti internazionali, la cultura, l’innovazione, lo sport, la montagna trascurata da tutti”.

La scelta del nome, ElecToMag, indica anche che si punterà sugli approfondimenti e non sulle news. Nessuna velleità di far concorrenza alle versioni web di grandi quotidiani nazionali o ai dinamici quotidiani web già presenti, e con ottimi risultati, sul territorio. “Grazie anche alla collaborazione con il think tank Il Nodo di Gordio – ha concluso Augusto Grandi - vogliamo invece contribuire a portare Torino nel mondo e il mondo a Torino. Per questo, la sezione di politica estera potrà contare sulla collaborazione di corrispondenti da vari Paesi di altri Continenti. E seppur con un occhio di riguardo per la città che ci ospita, ci occuperemo di ciò che accade in Italia, sempre con analisi affidate a collaboratori di altre regioni. Anche loro, ovviamente, liberi di pensare e di scrivere”.

Augusto Grandi, direttore ElecToMag

Nerissima l'ultima settimana borsistica "bruciati" 6,6 miliardi della Agnelli e soci

“Nerissima, l'ultima settimana borsistica. Tutte le quotate che si possono considerare piemontesi - perché in regione hanno sede o direzione generale o le radici il principale socio - venerdì hanno visto le loro azioni con prezzi inferiori a quelli di sette giorni prima. Unica eccezione la Bim-Banca Intermobiliare, che ha chiuso a 0,662 euro a fronte dei 0,64 euro della seduta del 2 febbraio”. Inizia così l'articolo pubblicato oggi, 11 febbraio, nella pagina di Economia del Corriere Torino, l'edizione locale del Corriere della Sera.
Volendo allargare il campo all'intero Nord Ovest, va aggiunto che la settimana passata è stata all'insegna dell'Orso anche per le liguri Erg (15,69 euro il prezzo finale della sua azione, a fronte dei 16,39 euro del 2 febbraio) e Orsero di Albenga (8,95 euro a fronte di 9,15), ma non per la Biancamano dei savonesi Pizzimbone, il cui titolo è salito da 0,326 a 0,380 euro. Sostanzialmente invariata, invece, l'ordinaria di Banca Carige: 0,008 euro, valore corrispondente a una capitalizzazione complessiva di 442 milioni, inferiore di 27,5 milioni a quella del venerdì precedente, quando l'azione era stata trattata a 0,0085 euro.
Quanto a Erg, il valore riconosciuto da Piazza Affari alla società controllata dalla famiglia Garrone-Mondini, al termine della seduta di venerdì scorso è stato di 2,359 miliardi, circa 100 milioni di euro in meno rispetto al 2 febbraio.
Tornando all'analisi del Corriere Torino, nell'articolo si legge che “Da un venerdì all'altro, soltanto le tredici società “piemontesi” più capitalizzate sono state svalutate di oltre 8 miliardi di euro, da Piazza Affari. E' infatti sceso a 153,337 miliardi il valore riconosciuto dal mercato all'insieme formato da Intesa Sanpaolo, Fca-Fiat Chrsyler Automobiles, Ferrari, Cnh Industrial, Exor, Ubi Banca, Diasorin, Italgas, Buzzi Unicem, Sias, Iren, Astm-Autostrada Torino Milano e Replay”.
E' stato rilevato, inoltre che “l'81,4% del deprezzamento del complesso dei 13 titoli piemontesi più capitalizzati si deve alle quattro società che fanno capo alla famiglia Agnelli-Elkann-Nasi. Il loro valore è sceso di 6,6 miliardi: in particolare, il calo è stato di 2,148 miliardi per Cnh Industrial, 1,115 miliardi per Fca, 1,176 miliardi per Exor (la capogruppo) e 1,163 miliardi per la Ferrari. Alla chiusura di venerdì scorso, secondo Piazza Affari, il poker della Famiglia torinese valeva 79 miliardi”.
Aggiungendo la Juventus (valore borsistico di 778 milioni, 43 meno del 2 febbraio), altra controllata da Exor, la capitalizzazione delle cinque quotate facenti capo alla famiglia Agnelli-Elkann-Nasi, sale a quasi 80 miliardi.
In assoluto, il calo maggiore, dopo quello delle quattro principali quotate targate Torino, è stato di Intesa Sanpaolo, la capitalizzazione è risultata di 48,903 miliardi, inferiore di mezzo miliardo ai 49,403 miliardi del venerdì precedente. Quanto alle due quotate del gruppo Gavio – Sias e Astm – insieme hanno fatto registrare una perdita virtuale di 422 milioni, dato che la loro capitalizzazione è scesa a 5,080 miliardi. Di poco inferiore a quello della coppia dei Gavio è stato il deprezzamento della sola Buzzi Unicem, alla quale Piazza Affari ha attribuito un valore di 3,391 miliardi, a fronte dei 3,916 miliardi del venerdì precedente.
Le cinque quotate che fanno capo ai De Benedetti, Carlo e i suoi figli – Cir, Cofide, Gedi Gruppo Editoriale, M&C, Sogefi – alla fine di venerdì capitalizzavano insieme poco più di 2 miliardi: 872,1 milioni la Cir, 361 milioni Cofide, 296,6 milioni Gedi Gruppo Editoriale, 54,5 milioni M&C e 430,7 milioni Sogefi. In particolare, l'azione Gedì venerdì ha toccato il suo minimo storico avendo chiuso a 0,583 euro.
Gruppo Cairo. Le due società che hanno come azionista di maggioranza assoluta il presidente del Torino al termine della settimana valevano in Piazza Affari 1,075 miliardi: 502,7 milioni la Cairo Communication e 572 milioni Rcs MediaGroup, della quale Urbano Cairo è presidente e amministratore delegato.
Ed ecco le nuove capitalizzazioni delle altre quotate “piemontesi” maggiori: Diasorin 3,891 miliardi (-392 milioni rispetto al 2 febbraio), Italgas 3,628 miliardi (-228 milioni), Iren 2,860 miliardi (-222 milioni), Reply 1,885 miliardi (-114 milioni) e Ubi Banca 4,686 miliardi (-34 milioni). Ubi ha come maggiore socio la Fondazione cuneese Crc, che ne possiede il 5,91% del capitale.

John Elkann, numero uno di Exor 

Banche: Ubi e Sella hanno fatto profitti Carige e Bim di nuovo con bilanci in rosso

Due a due. Due le banche del Nord Ovest che hanno chiuso il 2017 con risultati molto positivi; altre due, invece, presentano bilanci in rosso.

UBI BANCA
Il gruppo Ubi, che ha come maggiore azionista la Fondazione Crc di Cuneo, la quale ne possiede il 5,91% del capitale (il 5,123% fa capo a Silchester International Investors e il 4,959% alla Fondazione Banca del Monte di Lombardia), nel 2017 ha conseguito un utile di 690,6 milioni (contro la perdita di 830,2 milioni nel 2016), che, al netto delle componenti non ricorrenti, diventa di 188,7 milioni (perdita di 474,4 milioni nel 2016).
Da qui la decisione degli amministratori di proporre all'assemblea la distribuzione di un dividendo di 11 centesimi per azione, per un totale di 125,5 milioni, a fronte dei 107,1 dell'anno scorso. E, pur tenendo conto di questa “uscita”, il Cet1, indicatore della solidità patrimoniale, sale all'11,43%, a livello consolidato.
Il gruppo Ubi Banca, terzo italiano per capitalizzazione di Borsa (4,686 miliardi), dispone di 1.881 sportelli e di quasi 21.500 dipendenti. Al 31 dicembre 2017, la sua raccolta globale da clientela ammontava a 176,9 miliardi, somma degli 80,4 miliardi derivanti dalla raccolta diretta (86,3 miliardi alla stessa data 2016) e dei 96,5 miliardi dall'indiretta (98,8 miliardi).
L'ultimo prezzo dell'azione Ubi, alla Borsa di Milano, oggi 9 febbraio, è stato di 4,095 euro, lo 0,44% in meno rispetto a ieri, un calo limitato e comunque inferiore all'1,33% medio del Mib, l'indice che rappresenta le quaranta principali quotate a Piazza Affari.


GRUPPO SELLA
Un altro esercizio positivo per il gruppo biellese che fa capo alla famiglia Sella, che l'ha costituito e che lo guida, da sempre, con suoi esponenti. L'utile netto è stato di 53,4 milioni, la raccolta globale da clientela è salita del 6,3% a 35,3 miliardi, 11 dei quali costituiti dalla raccolta diretta (+0,2%). Gli impieghi a famiglie e imprese sono cresciuti dell'1,4% a 8 miliardi. Cet1: 12,25%.
In particolare, Banca Sella, la principale del Gruppo che ha superato il milione di clienti, ha avuto una raccolta globale di 15,6 miliardi, un utile netto di 15,6 milioni e un cet1 del 15,12%.


BANCA CARIGE
Come primo punto del comunicato relativo ai risultati preliminari 2017, non casualmente, il Consiglio di amministrazione di Banca Carige ha evidenziato il Cet1 “riportato al 12,4% grazie al successo del rafforzamento patrimoniale da oltre un miliardo di euro”. E al secondo ha posto la diminuzione del 34,6% del credito deteriorato, “a seguito delle due operazioni di derisking di sofferenze per complessivi 2,2 miliardi”.
Una rete diventata di 529 sportelli,58 in meno rispetto a fine 2016, il gruppo Carige, al 31 dicembre contava 4.642 dipendenti (-231), aveva una raccolta diretta di 16,862 miliardi (-13%) e una raccolta indiretta di 21,292 miliardi (-0,9%), crediti verso la clientela per 15,520 miliardi (-12,4%), sofferenze nette pari al 3,9% dei prestiti alla clientela, la metà dei dodici mesi precedenti.
Il margine operativo lordo è stato di 7,7 milioni (64,8 nel 2016); ma il risultato consolidato netto di pertinenza della capogruppo è stato negativo per 380,5 milioni (nel 2016 il rosso è stato di 291,7 milioni), “dopo aver contabilizzato rettifiche e perdite di valore su cessioni di crediti per complessivi 378 milioni”.
Le notizie sulla banca genovese, che ha come principale socio la famiglia Malacalza, sono state accolte favorevolmente dagli investitori. L'azione ordinaria è risalita oggi, 9 febbraio, a 0,008 euro, facendo segnare un incremento del 5,26%, il secondo più alto della giornata. Nella seduta sono passati di mano 1,229 miliardi di azioni Carige, il numero maggiore in assoluto.


BIM-BANCA INTERMOBILIARE
Altro bilancio con tanti segni meno per Bim, l'istituto torinese di private banking il cui controllo è stato recentemente ceduto dai commissari straordinari di Veneto Banca, finita in liquidazione coatta amministrativa. Il risultato finale 2017 è negativo per 49,3 milioni, comunque dimezzato rispetto ai 93,4 milioni del 2016.
La raccolta globale è scesa del 20,8% a 7,4 miliardi; in particolare quella diretta al 31 dicembre scorso è di 0,9 miliardi (-35,8%) e di 6,5 miliardi quella indiretta (-18%). Il risultato della gestione operativa è stato di 1,8 milioni (2,3 milioni nell'esercizio precedente), il Cet1 è calato a 10,44% da 11,13% di fine 2016.

Oggi, in Piazza Affari, l'ultimo prezzo dell'azione Bim è stato di 0,622 euro, il 3,12% in meno rispetto a ieri.

Potpourri di Fondazioni piemontesi


CUNEO PROMUOVE L'AGROALIMENTARE 4.0

Agroalimentare 4.0 è il titolo del programma di iniziative strategiche della Fondazione Crc (Cuneo) finalizzate all'accelerazione e alla diffusione dell'innovazione nel settore agroalimentare cuneese. Un'iniziativa rilevante che ha già preso l'avvio con la progettazione preliminare di un primo intervento riguardante la tracciabilità, diventata un fattore determinante. “Intervento per il quale è stato previsto un impegno di un milione di euro – si legge nelle news del sito dell'Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte (www.fondazionibancariepiemonte.it) - e reso possibile anche in seguito alla scrupolosa ricerca sull'innovazione nel settore agroalimentare coordinata dal Centro Studi della Fondazione Crc e realizzata in collaborazione con il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria)”.
La Fondazione Crc intende favorire le condizioni perché i prodotti dell'eccellenza agroalimentare del Cuneese, suo territorio di pertinenza, adeguatamente tracciati in modo da garantirne e certificarne la provenienza, possano trovare sbocco e apprezzamenti in nuovi mercati, potenzialmente ricchi di clienti pronti a riconoscere i valori della migliore produzione del territorio.
Dal sito dell'Associazione delle Fob piemontesi, presieduta da Giovanni Quaglia, si apprende inoltre che i primi risultati dello studio di fattibilità, affidato dalla Fondazione Crc all'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e ancora in corso, “evidenziano già l'importanza di investire sull'acquisizione di competenze, necessarie per consentire alle imprese cuneesi della filiera agroalimentare di attuare quel processo di digital transformation che incentiva e facilita l'accesso al mercato dell'e-commerce, in rapidissima espansione e particolarmente adatto ai prodotti di alta qualità, sia pure di nicchie più o meno grandi”.

Giandomenico Genta, presidente Fondazione Crc

IL PRIMO BILANCIO SOCIALE DELLA CONSULTA DI TORINO

La Consulta per la valorizzazione dei Beni artisti e culturali di Torino ha appena pubblicato il “Bilancio sociale 2017/ Trent'anni di attività”, corposo volume illustrato che “è' un compendio di cosa e di come i soci Consulta hanno voluto e saputo fare per la Città durante questo, ormai non breve, periodo” ha scritto il past president Luigi Garosci, aggiungendo che l'iniziativa “è anche un modo per ringraziare il luogo in cui, come persone e come aziende, siamo nati, abbiamo lavorato e passato il tempo della nostra vita. Un luogo e una Città che amiamo, nella quale ritroviamo le radici, le tradizioni, le eccellenze”.
Torino ha insegnato molte cose all'Italia e al mondo. Con questa pubblicazione, la Consulta cerca di “farle sapere a chi ancora non le conosce” ha sotolineato Luigi Garosci, convinto che “la bellezza è sempre stata un'ottima ambasciatrice e Torino è anche bellezza”.
La Consulta per la valorizzazione dei Beni artistici e culturali di Torino ha realizzato, finora, più di 90 interventi, che hanno comportato tre milioni di ore di lavoro di storici dell'arte, restaurato e professionisti, oltre che un investimento complessivo superiore ai 30 milioni di euro.
I soci della Consulta sono: 2A, Arriva, Banca del Piemonte, Banca Fideuram, Banca Passadore, Buffetti, Buzzi Unicem, Cln, Compagnia di San Paolo, Costruzioni Generali Gilardi, Deloitte & Touche, Ersel, Fenera Holding, Exor, Ferrero, Fca Fiat Chrysler Automobiles, Fondazione Crt, Garosci, Geodata, Gruppo Ferrero-Sied Energia, Intesa Sanpaolo, Italgas, Lavazza, Martini & Rossi, Megadyne, M.Marsiaj & C, Reale Mutua, Reply, Skf, Unione Industriale di Torino, Vittoria Assicurazioni.
Presidente attuale della Consulta è Adriana Acutis, la quale ha precisato che il primo bilancio sociale ha “la finalità di condividere con gli stakeholders il valore generato, mettendo in evidenza le peculiarità proprie dell'associazione e la valenza del metodo adottato”, concludendo la sua introduzione con l''augurio che il modello di Consulta “possa crescere ed essere replicato in altre regioni, a favore dell'inestimabile patrimonio artistico e cultura del Paese”.

Appartamento della Regina alla Palazzina di Stupinigi, un intervento della Consulta 

FOSSANO FINANZIA IL RESTAURO DI PALAZZO BURGOS

Il recupero di uno dei palazzi storici più belli del centro di Fossano – Palazzo Burgos – sarà il risultato dei lavori di restauro finanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano, insieme con la Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Fossano e il Comune. La ristrutturazione prenderà il via nella prossima primavera. Il progetto è già stato approvato dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo.
Nel suo complesso, il progetto prevede interventi di ristrutturazione delle facciate esterne, degli infissi e dell'androne, l'insonorizzazione dei locali adibiti ad aule e la realizzazione di nuove aule didattiche (Palazzo Burgos è sede della Fondazione Fossano Musica e della relativa scuola), la costruzione dell'ascensore per l'accesso alle persone con disabilità, la messa in sicurezza dell'impianto elettrico più una serie di interventi minori.
Come si può leggere sul sito dell'Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte, “L'ammontare complessivo dei lavori supera i 600.000 euro, di cui 150.000 a carico del Comune di Fossano, proprietario del Palazzo. La Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano e la locale Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artisti e Culturali si faranno carico della parte restante”.
Gianfranco Mondino, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano ha spiegato che “il sostegno finanziario della Fondazione è importante e convinto, avendo una duplice valenza: il restauro di un importante edificio nel centro di Fossano contribuisce al suo ulteriore abbellimento e la ristrutturazione migliora la funzionalità e l'efficienza didattica della scuola di musica, la cui attività è in continua espansione”.
Gianfranco Mondino ha anche espresso il suo compiacimento per il nuovo intervento della Consulta, di cui la Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano è socio costituente. “In seguito all'impegno per il restauro di Palazzo Burgos, supera i tre milioni di euro il valore degli stanziamenti della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Fossano” ha riferito Gianfranco Mondino, ricordando che “Le principali aziende fossanesi, unitamente alle Fondazioni, danno pertanto un forte impulso al miglioramento del centro storico cittadino che, recentemente, ha ottenuto significativi riconoscimenti a livello piemontese”.
Ancora in merito alla Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano, va aggiunto che la stessa ha ricevuto in donazione da Massimo Squarotti l'edificio a tre piani, dove ha abitato l'omonima famiglia, in pieno centro storico. Massimo Squarotti ha deciso di donare l'immobile alla Fondazione in memoria della madre Quirina Gamba e del padre Giovanni, direttore generale della Cassa di Risparmio di Fossano per una quarantina d'anni.

Gianfranco Mondino, presidente Fondazione Cr Fossano

L'IMPEGNO DI SALUZZO PER CASA CAVASSA E L'OSPEDALE

I nuovi restauri di Casa Cavassa, diventata sede del museo civico di Saluzzo, dopo essere stata antica dimora dei Marchesi di Saluzzo, costituiscono una delle attività finanziate, pochi mesi fa, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo, ben consapevole del valore storico e artistico di questa struttura che ha avuto il suo massimo splendore tra il XV e il XVI secolo, periodo degli straordinari affreschi a grisaille e della pala della Madonna della Misericordia firmata dal fiammingo Hans Clemer.
Casa Cavassa, così denominata dopo esserne diventata di proprietà dell'omonima famiglia che la ricevette in dono dai Marchesi di Saluzzo, dei quali furono vicari generali Galeazzo Cavassa e suo figlio Francesco, appartiene al Comune di Saluzzo, destinatario del lascito di Emanuele Tapparelli d'Azeglio, diplomatico, filantropo e collezionista d'arte. Emanuele Tapparelli d'Azeglio ha donato l'edificio, che aveva comprato dai Cavassa, proprio perché il Comune lo trasformasse in museo, che è stato aperto al pubblico nel 1890.
Un altro impegno costante della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo è quello a favore dell'ospedale cittadino, che, a causa dei tagli imposti dai piani sanitari regionali, ha subito una progressiva dequalificazione ed è stato depauperato di prestazioni d'eccellenza trasferite altrove. La Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo sta contribuendo al recupero di servizi sanitari, a supporto anche dell'ambito territoriale. In quest'ottica si inquadra lo stanziamento deliberato dalla Fondazione nel 2017 per dotare di attrezzature sanitarie l'ospedale cittadino.
Relativa al settore sanitario è anche l'erogazione di 58.000 euro alla locale Croce Verde da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo per l'acquisto di una nuova ambulanza.

Casa Cavassa a Saluzzo


Altre notizie sull'attività delle Fondazioni piemontesi di origine bancaria si possono leggere sul sito della loro Associazione: www.fondazionibancariepiemonte.it

Borsa: Prima Industrie e Buzzi Unicem nelle prime dieci più aggredite dall'Orso

Sono piemontesi due delle dieci società che hanno fatto registrare i maggiori ribassi percentuali dei prezzi delle loro azioni nella seduta di Borsa di oggi, 8 febbraio, dominata dall'Orso, cioè dalle vendite: si tratta di Prima Industrie e di Buzzi Unicem. Il titolo dell'impresa torinese presieduta da Gianfranco Carbonato ha chiuso a 34,85 euro (-6,32%) e quello del gruppo cementiero di Casale Monferrato a 20,77 euro (-6,19%). Il tasso di deprezzamento di Prima Industrie è risultato l'ottavo più elevato della seduta, quello di Buzzi Unicem il nono.
Il valore di Buzzi Unicem si è avvicinato al minimo del 29 agosto dell'anno scorso, quando fu di 19,31 euro; mentre il prezzo finale di Prima Industrie è rimasto ben lontano dagli 8,75 euro di due anni fa, il più basso degli ultimi quattro anni.
Proprio oggi, Buzzi Unicem, che fa capo all'omonima famiglia, ha anticipato che nel 2017 il gruppo ha avuto ricavi netti per 2,806 miliardi, con un incremento del 5,1% sui 2,669 miliardi del 2016. Ha venduto 26,8 milioni di tonnellate di cemento (+4,4%) e 12,3 milioni di metri cubi di calcestruzzo (+3,1%). In particolare, è risultato di 428 milioni il fatturato in Italia (+14%).
Positiva anche la riduzione dell'indebitamento netto, calato a 863 milioni al 31 dicembre scorso, dai 962 milioni alla stessa data 2016.
Enrico Buzzi, presidente Buzzi Unicem

Gianfranco Carbonato, presidente Prima Industrie













L'Orso di Piazza Affari (-2,26%) ha graffiato duramente anche Carige, il cui titolo ordinario è sceso del 5% a 0,0076 euro, minimo storico.  

Nel 2017 persi altri 25.000 abitanti

Altri 25.000 in meno. Nel 2017, le tre regioni del Nord Ovest hanno subito un ulteriore calo della popolazione. Il primo giorno di gennaio, i residenti sono risultati 6.059.700, lo 0,41 per mille in meno rispetto a dodici mesi prima, quando erano 6.084.700. Dati dell'Istat, l'istituto nazionale di statistica, che, all'inizio di quest'anno, ha censito 4.375.600 residenti in Piemonte, 1.557.800 in Liguria e 126.300 in Valle d'Aosta.
Proporzionalmente, a perdere più popolazione è stata la Liguria, “dimagrita” dello 0,48 per mille, tasso equivalente a 7.500 residenti. Inferiore di pochissimo è risultato il calo percentuale della Valle d'Aosta, che ha censito 600 abitanti in meno (-0,47 per mille) Invece, la popolazione del Piemonte è diminuita dello 0,38 per mille, corrispondente a 16.900 residenti.
Il calo del Nord Ovest, comunque, è risultato relativamente minore della media nazionale che è stata dell'1,6 per mille, pari a quasi 95.000 residenti, diventati così 60.494.800.
Non tutte le regioni, però, hanno perso popolazione: la Lombardia l'ha aumentata del 2,1 per mille (al primo giorno di gennaio2018 contava 10.039.900 residenti), l'Emilia-Romagna dello 0,8 per mille (4.452.200) e il Lazio dello 0,4 per mille (5.900.800); la provincia autonoma di Bolzano addirittura del 7 per mille (528.000).
Invece, altre regioni hanno evidenziato cali ben superiori alla media nazionale: fra queste, il Molise (6,6 per mille), la Campania (2,1 per mille) il Veneto (0,8 per mille) e la Toscana (0,5 per mille).
Il Piemonte si trova al settimo posto nella graduatoria delle regioni più popolose, la Liguria al dodicesimo e la Valle d'Aosta all'ultimo. In testa, dopo la Lombardia, figurano il Lazio e la Campania (5.826.700 residenti). Completano la top ten la Sicilia (5.027.700), il Veneto (4.903.500), l'Emilia-Romagna, la Puglia (4.049.300) e la Calabria (1.957.100).
L'anno scorso, in Italia, si sono registrate 464.000 nascite (-2% rispetto al 2016 e nuovo minimo storico) e 647.000 decessi, 31.000 in più.
Gli stranieri residenti nel nostro Paese sono risultati 5.065.000, pari all'8,4% della popolazione. Circa 224.000 stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana nell'anno passato, quando gli immigrati sono stati 337.000 (+12% rispetto al 2016), mentre gli emigrati sono stati 153.000 (-2,6%). Delle persone che hanno lasciato la Penisola 40.000 erano di origine straniera e 112.000 cittadini italiani.

Giovanni Toti, presidente Regione Liguria


Quattro torinesi in accelerazione


SKF ITALIA DA' SODDISFAZIONI AGLI SVEDESI

Per gli svedesi, l'Italia resta un Bel Paese. La Skf italiana, infatti, ha dato nuove soddisfazioni alla capogruppo svedese: nel 2017 ha fatturato 1,137 miliardi di euro (+9,2% rispetto al 2016) e ha conseguito un utile operativo di 110 milioni, il 9,5% in più rispetto ai 91 dell'esercizio precedente. Inoltre, ha fatto investimenti per 30,5 milioni (16,7 milioni nel2016). Il tutto con poco meno di 3.550 dipendenti (a livello mondiale, il gruppo Skf, leader nel mercato globale dei cuscinetti, attivo anche nel settore delle guarnizioni e della meccatronica, ha circa 45.000 occupati).
Amministratore delegato della Skf Italia, dal maggio del 2015, è Ezio Miglietta, torinese, 55 anni, laurea in Ingegneria meccanica nel 1988 al Politecnico di Torino, poi studi alla London Business School e alla Stantford University. Ha fatto tutta la carriera in Skf, dove è entrato nel 1989 e ha ricoperto incarichi di crescente responsabilità in Italia e all'estero.

Ezio Miglietta, ad Skf Italia

ALPITOUR RAFFORZA LA SUA LEADERSHIP

Quello appena chiuso si è rivelato un ottimo esercizio anche per il gruppo Alpitour, che ha registrato un fatturato di 1,224 miliardi (1,141 miliardi nel bilancio precedente) un margine operativo lordo di 46 milioni (+25%) e un utile netto di 20,5 milioni. Agli aumenti ha contribuito in modo rilevante la divisione Tour Operating, che ha avuto ricavi per 747 milioni, oltre 62 in più. E anche il nuovo esercizio è incominciato in modo molto promettente, dato che i ricavi del gruppo sono cresciuti del 18% rispetto al corrispondente periodo precedente.
Nata 71 anni fa a Cuneo, come piccola agenzia di viaggi, Alpitour, da tempo con sede e direzione a Torino, circa 2.000 dipendenti, è il principale operatore italiano del settore. E' pilotata da Gabriele Burgio, presidente e amministratore delegato dal 21012, quando con altri manager e due fondi di private equity l'ha rilevata dal gruppo Agnelli-Elkann-Nasi, che a sua volta l'aveva comprata dalla famiglia Isoardi di Cuneo.
Di Alpitour, che conta di raddoppiare il fatturato nei entro i prossimi quattro anni e ha in programma la quotazione in Borsa, è diventata socia la Tip del finanziere Giovanni Tamburi, acquisendone il 33% del capitale con un investimento di 120 milioni.

Gabriele Burgio, presidente e ad Alpitour

MEGADYNE FA IL POKER DI ACQUISIZIONI

Megadyne, società torinese che vanta la leadership mondiale nel settore delle cinghie di trasmissione potenza e dei nastri trasportatori, controllata dal fondo Astorg Partners e dalla famiglia Tadolini, ha comprato il il gruppo spagnolo Ave, produttore di nastri modulari in materiale plastiuco e acciaio. La nuova acquisizione, avvenuta nel dicembre scorso, fa seguito ad altre tre del 2017, quelle di Sacif, Megabelt e Cimexa, per un valore complessivo superiore ai 40 milioni.
Come ha spiegato Giorgio Tadolini, amministratore delegato di Megadyne, le acquisizioni sono contemplate nel piano strategico volto all'ampliamento della gamma prodotti, all'ingresso in altri mercati, al raggiungimento di un fatturato consolidato di 700 milioni entro il 2020 e, quindi, all'ottenimento delle migliori condizioni per la quotazione in Borsa.
Megadyne, che ha sede a Mathi, è stata fondata nel 1957 da Corrado Tadolini.

Giorgio Tadolini, amministratore delegato Megadyne

SKINLABO: 10.000 CLIENTI NEGLI OBIETTIVI 2018

Diecimila clienti, 30.000 “pezzi” venduti e un fatturato di 100.000 euro al mese sono gli obiettivi 2018 della start up SkinLabo, prima marca digitale italiana della cosmetica. Fondata sul finire del 2016 da un gruppo di imprenditori e venture capitalist provenienti dal mondo dell'e-commerce, dell'industria e della finanza, SkinLabo ha già raccolto dagli investitori 600.000 euro, 200.000 dei qualio provenienti dall'aumento di capitale varato nel dicembre scorso.

SkinLabo punta a un mercato in forte crescita, trainata soprattutto da donne giovani. Amministratore delegato è cofondatore è Angelo Muratore, marketing manager di Fca dal 2003 al 2009, business angel che ha al suo attivo più di dieci investimenti in aziende e start up, non solo italiane. Cofondatore è anche Carlo Tafuri, proprietario della piattaforma on line Brandsdistribution.com, protagonista europea nella distribuzione di abbigliamento e accessori per rivenditori. 

Carlo Tafuri, cofondatore SkinLabo

Separazione Tecnoinvestimenti-Cedacri

Separazione Tecnoinvestimenti-Cedacri. Nell'estate scorsa, si diceva che Cedacri avrebbe ancora aumentato la sua partecipazione in Tecnoinvestimenti, allora al 4,9%, e in effetti ha poi l'ha incrementata di circa un punto; ma, oggi, 8 febbario, è stato comunicato ufficialmente che Cedacri ha venduto a un gruppo di investitori istituzionali quasi 2 milioni di azioni di Tecnoinvestimenti, pari al 4,25% del capitale della società che ha al vertice Enrico Salza (presidente) e Piera Andrea Chevallard (amministratore delegato).
La cessione, avvenuta al prezzo di 6,70 euro per azione, indica chiaramente che le strade si separano. Non è divorzio, però, almeno per ora; perché Cedacri manterrà l'1,4% del capitale di Tecnoinvestimenti per i prossimi sei mesi (lock-up).
La Borsa, comunque, non l'ha presa bene: a fine mattinata, l'azione Tencoinvestimenti quotava 7 euro, il 5,15% meno di ieri, quando, invece, aveva chiuso a 7,38 euro, suo massimo storico.
Cedacri è il principale operatore italiano nel settore dei servizi di outsourcing per banche e istituzioni finanziarie (fatturato di circa 330 milioni nel 2017). Sede a Colecchio, in provincia di Parma, Cedacri ha come maggiore azionista, dalla fine del dicembre scorso, un fondo gestito da Fsi Sgr, che ne ha rilevato il 27% del capitale per 99 milioni di euro. Tra i soci di Cedacri si trovano il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti (11,1%), Banca del Piemonte (4,2%) e Reale Mutua Assicurazioni (1,3%).

Tecnoinvestimenti, che ha il quartiere generale a Torino, nel 2017 ha fatturato 181 milioni (+22,9% rispetto al 2016) e prevede di avere ricavi superiori ai 215 milioni nel 2018, inizio di un triennio durante il quale investirà circa 29 milioni e farà nuove acquisizioni.

Enrico Salza, presidente Tecnoinvestimenti