Buona reputazione 2018: Ferrero leader Lavazza sale e conquista il quarto posto

Due imprese piemomtesi tra le prime quattro per la migliore reputazione in Italia. Nella sua classifica Italy RepTrak 2018, il Reputation Institute, multinazionale che vanta la leadership mondiale nei servizi di misurazione e di consulenza sulla reputazione, ha attribuito la medaglia d'oro alla Ferrero, che l'ha tolta alla Walt Disney, scesa dal gradino più alto del podio al terzo, essendo stata superata anche della Ferrari.

Giuseppe Lavazza, vice presidente Lavazza
L'altra piemontese nella top ten 2018 è la torinese Lavazza, quarta. Il campione nazionale del caffè ha preceduto anche Canon, Samsung, Lego, Amazon, Pirelli e Giorgio Armani.
Nelle prime 150 classificate si trovano la De Agostini di Novara al posto numero 15, La7 dell'alessandrino Urbano Cairo (75), la genovese Costa (110), la Rcs Media Group, controllata dalla Cairo Communication (114), la Gedi GruppoEditoriale che fa capo alla Fratelli De Benedetti ed è partecipata dalla Exor della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi, Intesa Sanpaolo, il cui maggiore azionista singolo è la torinese Compagnia di San Paolo (124), la subalpina Reale Mutua (126), la genovese Erg (134), Fca-Fiat Chrysler Group (135) e Ubi Banca (141), che ha la fondazione cuneese Crc come socio con la quota più alta.

AOSTA FACTOR IL MAGGIOR UTILE DI SEMPRE
Jean-Claude Mochet, presidente Aosta Factor
Aosta Factor, appartenente al gruppo finanziario Finaosta, ha chiuso l'esercizio 2017 con un utile netto di 4,3 milioni di euro, superiore del 23,7% a quello del 2016 e il maggiore della sua storia. La perfomance reddituale è stata praticamente uguale a quella degli impieghi medi in essere, che, alla fine del passato esercizio hanno sfiorato i 226 milioni (il turnover è risultato di 1,2 milioni, incrementato del 14%).
Oltre ad approvare il bilancio 2017, l'assemblea degli azionisti di Aosta Factor ha eletto il vertice per il triennio 2018-2020: Jean-Claude Mochet presidente, Dilva Segato, Veronica Celesia, Sabrina Janin e Luca Merano consiglieri di amministrazione.


DA SINLOC DIVIDENDI PER FONDAZIONI PIEMONTESI
Società di consulenza e investimento che promuove lo sviluppo attraverso la realizzazione di infrastrutture locali, sia fornendo progetti e studi di fattibilità (oltre 300) sia investendo direttamente in iniziative di partenariato pubblico-privato, Sinloc ha conseguito l'anno scorso rivavi per quasi 5 milioni (+21% rispetto al 2016) e un utile netto di 509.000 euro, 483.000 dei quali destinati agli azionisti come dividendo.

Andrea Silvestri, dg Fondazione Crc
Tra i soci di Sinloc spiccano la Compagnia di San Paolo, rappresentata in Consiglio di amministrazione dal saluzzese Alberto Eichilzer, responsabile Analisi e controllo degli investimenti dell'ente torinese di corso Vittorio Emanuele II presieduto da Francesco Profumo e la cuneese Fondazione Crc, rappresentata nel vertice di Sinloc dal suo direttore generale, il torinese Andrea Silvestri.
Sinloc, guidata da Antonilo Rigon, amministratore delegato e direttore generale, ha asset del valore di una cinquantina di milioni e ha favorito investimenti per lo sviluppo locale per oltre 900 milioni.



BANCA DI CHERASCO: ALTRI 1.254 SOCI E NUOVI INCARICHI
Giovanni Claudio Olivero, presidente
La Banca di Cherasco (credito cooperativo), che conta quasi 13.000 soci, 1.254 acquisiti l'anno scorso, ha chiuso il bilancio 2017 con un utile netto di 264,000 euro, una raccolta totale di 1,422 miliardi (+3,1% rispetto all'esercizio 2016), di cui 834 milioni rappresentati dalla raccolta diretta da clientela (+0,8%). Gli impieghi netti alla clientela sono aumentati dello 0,46% a 639 milioni. Il Cet1, indice di solidità, è salito all'11,81%.
Pochi giorni fa, il Consiglio di amministrazione della Banca di Cherasco, presieduta da Giovanni Claudio Olivero, titolare dell'omonino studio torinese di commercialisti con alcuni Associati, ha nominato Amedeo Prevete vice presidente dell'Istituto e presidente del Comitato esecutivo. Classe 1982, manager socio sanitario (lavora al “Cottolengo” di Torino), Amedeo Prevete è anche segretario di Uneba Piemonte e consigliere di amministrazione dell'Uneba nazionale.
Oltre ad Amedeo Prevete, il Consiglio di amministrazione ha nominato vice presidente del Comitato esecutivo Mario Bottero, classe 1986, è responsabile della divisione corporate finance di una primaria società di consulenza e, fra l'altro, collabora con il Politecnico di Milano. Infine, ha nominato nel Comitato esecutivo Gaia Taricco,avvocato ad Alba. 
Direttore generale della Banca di Cherasco è Pier Paolo Rovere.

Piemonte e Val d'Aosta in controtendenza nel 2017 diminuite le capitane d'azienda


Meno “rosa” il sistema imprenditoriale del Nord Ovest. Al 31 dicembre 2017, l'Unioncamere e Infocamere hanno censito 136.521 aziende a conduzione femminile iscritte ai registri delle Camere di commercio di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, 289 meno che alla stessa data del 2016. Il calo delle imprese “rosa” è limitato allo 0,21%; però, assume un significato maggiore se si considera che a livello nazionale sono aumentate dello 0,72%, diventando così 1.331.367.
Delle regioni del Nord Ovest soltanto la Liguria ha presentato un saldo positivo (36.036 le aziende guidate da donne, 126 in più rispetto alla fine del 2016). Nell'anno appena passato, infatti, il Piemonte ha perso 370 imprese “rosa”, scese a 97.578 e la Valle d'Aosta ne ha perse 45, calando così a 2.907. Qui, comunque, il tasso di femminilizzazione (23,24%) è rimasto superiore a quelli del Piemonte (22,38%) e della Liguria (22,11%).
Marisa Delgrosso, presidente Aidda Piemonte-Val d'Aosta
Per quanto riguarda specificatamente il Piemonte, i dati di Unioncamere e Infocamere evidenziano che l'anno scorso, nella provincia di Torino, le imprese con capitano donna sono aumentate; mentre sono diminuite in altre cinque province. Al 31 dicembre, infatti, sono risultate 49.153 le aziende “rosa” iscritte alla Camera di commercio del capoluogo regionale, 155 in più rispetto alla stessa data del 2016. Così che la loro quota è diventata pari al 22,1% delle imprese attive in provincia, superiore solo a quella di Biella (20,6%), dove sono scese da 3.743 a 3.711.
In Piemonte, con Biella hanno registrato cali di imprese femminili le province di Alessandria (da 10.332 a 10.097), Asti (da 5.495 a 5.457), Cuneo (da 15.845 a 15.588) e Vercelli (da 97.948 a 97.578). Invece, sono aumentate nelle province di Novara (da 6.839 a 6.979) e di Verbania (da 2.962 a 2.987), oltre che, appunto, nella provincia di Torino, dove la crescita è stata dello 0,3%.
Il tasso di femminilizzazione delle aziende iscritte alle Camere di commercio piemontesi è più alto della media nazionale (21,85%), come quelli della Valle d'Aosta e della Liguria; ma inferiore a quello di 12 regioni, dal Molise (28,10%) alla Sardegna (22,81%).
Oltre il 10% delle imprese imprese “rosa” attive in Piemonte è guidato da donne straniere e poco meno del 12% da giovani; più di un quarto opera nel commercio, il 14,6% nell'agricoltura e l'11,5% nei servizi, soprattutto alla persona, come precisato da Unioncamere e Infocamere, che hanno un osservatorio specifico. Il settore alloggio e ristorazione conta il 9,7% delle aziende a conduzione femminile e l'immobiliare il 7,4%.

Liguria, crollo delle vendite di auto nuove nel primo trimestre solo 9.250 acquirenti


 Crollo delle vendite di auto nuove in Liguria. Come riporta l'Anfia, l'associazione della filiera automobilistica italiana, la regione marittima ha fatto registrare 9.250 immatricolazioni di vetture nuove nel primo trimestre di quest'anno, l'11,4% in meno rispetto allo stesso periodo del 2017. La perdita non solo è maggiore di 10 punti rispetto alla media dell'intero Paese, dove sono state contate 574.262 nuove iscrizioni al Pra (Pubblico registro automobilistico); ma è la seconda più pesante a livello nazionale, perché unicamente la Sardegna ha denunciato un calo percentuale superiore a quello della Liguria (11,7%).
In Piemonte, le nuove immatricolazioni sono diminuite del 3,8%, risultando così 55.984 al 31 marzo scorso; mentre in Valle d'Aosta sono aumentate del 6,1% a 23.684, grazie alla più favorevole Ipt, l'imposta provinciale di trascizione.
Complessivamente, dunque, dal primo giorno di gennaio all'ultimo di marzo, sono state 88.918 le vetture nuove acquistate nelle tre regioni del Nord Ovest.
Ecco, in particolare, provincia per provincia le nuove immatricolazioni di marzo 2018 e, tra parentesi, dello stesso mese 2017: Alessandria 1.184 (1.410), Aosta 8.741 (8.027), Asti 556 (610), Biella 517 (555), Cuneo 1.923 (1.838), Genova 1.776 (2.065), Imperia 360 (402), La Spezia 544 (702), Novara 1.097 (1.201), Savona 612 (797), Torino 14.074 (14.922), Verbania 383 (495), Vercelli 473 (520).

La Ferrari Portofino

Private banking, Fideuram cambia il n.1 Matteo Colafrancesco in pole per la Bim


Nuovo presidente per Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking, la banca che ha sede legale a Torino e che fa capo interamente a Intesa Sanpaolo. Il Consiglio di amministrazione del colosso finanziario presieduto da Gian Maria Gros-Pietro ha nonimato al vertice della maggiore private bank in Italia, e tra le prime nell'area euro, Paolo Grandi, nato a Milano, nel 1964. Subentra al torinese Matteo Colafrancesco.
Laurea in Scienze politiche con lode alla Cattolica, corsi di specializzazione e perfezionamento a Paolo Grandi, dal 2013 è chief governance officer. Dal 1979 al 1982 ha lavorato nella direzione centrale del Credito Italiano. Nel 200 è entrato in Banca Intesa, dove ha assunto sempre maggiori responsabilità gestionali. Attualmente è anche consigliere di amministrazione di Banca Prossima, Banca Imi, Banca Cr Firenze, Abi, Ieo (Istituto europeo di oncologia), Palladio Holding, Intesa Sanpaolo Group Services e presidente della lussemburghese Intesa Sanpaolo Holding International.
Paolo Grandi eredita da Matteo Colafrancesco un gruppo con 226 filiali, quasi 3.200 dipendenti e quasi 6.000 private banker, masse amministrate pari a 214,2 miliardi al 31 dicembre 2017 (+8% rispetto a fine 2016), una raccolta netta di 12,4 miliardi (+47%) nell'esercizio, chiuso con un utile consolidato di 871 milioni, superiore dell'11% a quello precedente.
Amministratore delegato e direttore generale di Fideuram Intesa Sanpaolo Private Banking, dal 2015, è Paolo Molesini, nato a Feltre nel 1957.

Matteo Colafrancesco
In merito a Matteo Colafrancesco, il giornale finanziario Mf ha pubblicato che, “secondo voci circolate nei giorni scorsi, è in pole position di Bim, dopo l'uscita dell'ad Giorgio Girelli, efficace da martedì 17”. Bim-Banca Intermobiliare, boutique di private banking con sede e quartiere generale a Torino, dove è nata, è appena stata acquisita da Trinity del gruppo inglese Attestor, che ne ha rilevato il controllo dai commissari liquitarori di Veneto Banca e che si appresta a lanciare un'Opa sul capitale ancora in circolazione (Bim è quotata in Borsa; oggi, al termine delle contrattazioni, il prezzo della sua azione è risultato di 0,55 euro, l'1,79% in meno alla precedente seduta).

La torinese Santander Consumer Bank festeggia gli ottant'anni con utili boom


Profitti boom, l'anno scorso, per Santander Consumer Bank, la banca torinese che nel novembre prossimo compie i suoi primi 30 anni di attività (è nata nel 1998 come Finconsumo, per iniziativa di dieci aziende private di credito del Nord Ovest e della loro controllata Leasimpresa). Nel 2017, infatti, Santander Consumer Bank ha conseguito un utile netto di 108,7 milioni a livello consolidato (91,9 nel 2016) e di 80,2 milioni come società capogruppo (66,4 milioni nell'esercizio precedente). Utile mandato interamente a riserva, per l'ulteriore rafforzamento patrimoniale.
Istituto di credito al consumo, tra i principali italiani del settore, vanta la leadership nel comparto automobilistico, ma offre una vasta gamma di prodotti e servizi finanziari: cessione del quinto, carte revolving, leasing, prestiti personali e, fra l'altro, conti deposito. Al 31 dicembre scorso, aveva crediti lori verso clientela per quasi 8 miliardi e una raccolta da clientela, attraverso i conti deposito, superiore al miliardo.
Santander Consumer Bank opera in Italia con 21 filiali e più di 6.000 negozi convenzionati. Il 13 aprile è stata inaugurata la sua nuova sede, frutto della ristrutturazione del palazzo dove è nata la Fiat e che poi ha ospitato la Scuola Allievi, quindi l'Isvor e il Centro di formazione del gruppo automobilistico torinese. Nel palazzo di tre piani e 7.000 metri quadrati, all'angolo tra corso Dante e corso Massimo D'azeglio, lavorano circa 500 dipendenti della banca che gruppo spagnolo Santander, tra i maggiori del settore al mondo, possiede interamente dal 2003, quando ha rilevato anche il 20% dell'allora Finconsumo dal Sanpaolo Imi.
Alla Santander Consumer Bank fa capo il 50% della Banca Psa Italia, joint venture costituita con il gruppo Peugeot-Citroen per il finanziamento degli acquisti delle vetture del Costruttore francese, diventato proprietario anche della Opel, comprata dalla General Motors.
Presidente di Santander Consumer Bank è Ettore Gotti Tedeschi, plenipotenziario del colosso finanziario spagnolo in Italia; amministratore delegato e direttore generale, dal 2015, Alberto Merchiori, il quale, precedentemente e per vari anni, è stato alla guida di società estere del gruppo Fiat specializzate nei finanziamenti di autoveicoli.

Alberto Merchiori 

Una cinquina femminile di vertice

CARLA FERRARI CONFERMATA  PRESIDENTE EQUITER

Carla Ferrar
  Carla Ferrari è stata confermata presidente di Equiter, società torinese investitore e advisor nel settore delle infrastrutture e dell'innovazione a sostegno delle economie locali. Con lei, l'assemblea degli azionisti (il 33% appartiene a Intesa Sanpaolo, mentre il resto del capitale è diviso fra la Compagnia di San Paolo, la Fondazione Crt di Torino e la Fondazione Crc di Cuneo) ha nominato vice presidenti Luciano Nebbia e Giovanni Quaglia, consiglieri di amministrazione Marco Casale, Nicolagiovanni Di Vico, Giandomenico Genta e Ernesto Lavatelli; componenti del collegio sindacale Enrico Grosso (presidente), Eugenio Braja e Maurizio Ferrero.
Equiter ha chiuso il 2017 con un utile netto di 11 milioni (+70%) e ricavi operativi per 16,8 milioni. A fine esercizio il patrimonio gestito supera gli 800 milioni. Pochi mesi fa è stata selezionata dalla Bei-Banca Europea degli Investimenti per la gestione di 124 milioni di euro destinati dal Miur a sostegno di progetti di ricerca e innovazione, incarico che ha portato a oltre 300 milioni il totale delle risorse comunitarie per le quali Equiter svolge il ruolo di advisor.
Nata a Genova nel 1957, dove si è laureata in Economia e commercio, ma torinese d'adozione, Carla Ferrari, un'intensa e brillante carriera nel gruppo diventato Intesa Sanpaolo, è anche direttore Finanza della Compagnia di San Paolo e consigliere di amministrazione della Cdp-Cassa Depositi e Prestiti, il braccio finanziario del Governo.


IL PRIMATO DELLA DE BERNARDI NELLA FONDAZIONE DI ALESSANDRIA

Per la prima volta da quando è stata costituita, la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria ha un consigliere di amministrazione donna. A far segnare questo primato è Giovanna Maria De Bernardi, titolare dell'hotel Acqui, che appartiene alla sua famiglia dal 1923 e si trova nel cuore della città termale.
Giovanna Maria De Bernardi è stata eletta dal Consiglio generale della Fondazione, all'unanimità, insieme con il notaio Luciano Mariano, il commercialista Egidio Rangone e il riconfermato Agostino Gatti. Il vertice gestionale dell'ente alessandrino è completato dal presidente Pier Angelo Taverna, classe 1949, in carica dal 2009.


MARCHIONI BOCCA PRESIDENTE DELLA PICCOLA INDUSTRIA PIEMONTESE

Gabriella Marchioni Bocca
Gabriella Marchioni Bocca è stata eletta presidente di Piccola Industria di Confindustria Piemonte per il mandato che scadrà nel 2020. E' subentrata a Carlo Robiglio, diventato presidente nazionale di Piccola Industria. Gabriella Marchioni Bocca è amministratore delegato della Lamebo, impresa di Leinì che produce lame a spaccare per concerie, calzaturifici, pellicceria, lavorazioni di materiali espansi, sintetici e sugherifici. La Lamebo, fondata nel 1969 da Enrico e Rita Bocca, è il maggior costruttore italiano del settore e vende in una novantina di Paesi.

Gabriella Marchioni Bocca di Piccola Industria della Confindustria Piemonte è anche presidente di Assomac, l'associazione nazionale confindutriale dei costruttori tecnologie per calzature, pelletteria e conceria e componente dell'advisory board del Comitato piccola industria dell'Unione Industriale di Torino.


MONICA POGGIO NUMERO UNO DI BAYER ITALIA

Monica Poggio
E' nata ad Alessandria, nel 1965, Monica Poggio, la super manager che dal 2017 guida Bayer Italia, la filiale nazionale del colosso farmaceutico tedesco che, nel passato esercizio, ha fatturato nel nostro Paese 1,1 miliardi di euro. Laurea in Scienze politiche alla Statale di Milano, poi un master in gestione aziendale alla Bocconi, Monica Poggio, un figlio, ha ricoperto incarichi di responsabilità in diverse società importanti, comprese General Electric, Finmeccanica (ora Leonardo) e Unicredit, dove ha lavorato dal 2007 al 2012.
In Bayer, prima di diventare amministratore delegato, Monica Poggio è stata capo delle risorse umane, carica mantenuta. Fra l'altro, la top manager di origini alessandrine è presidente dell'Its Lombardia di meccanica e meccatronica, istituto tecnico che fa da cerniera tra la scuola e il mondo del lavoro.


RAFFAELLA BOLOGNA VIGNAIOLA DELL'ANNO

Raffaella Bologna 
La piemontese Raffaella Bologna è stata premiata come “Vignaiola dell'anno 2018” durante la presentazione della guida “I migliori 100 vini e vignaioli d'Italia” edita dal Corriere della Sera e firmata dala giornalista Luciano Ferraro con il sommelier Luca Gardini.
Raffaella Bologna è figlia d'arte, di quel Giacomo, che era chiamato “il Re del mosto” e che ha valorizzato la Barbera, come nessun altro prima di lui. 
Lei, già collocata tra le "Dieci signore del Vino" nel 2016, continua la tradizione paterna e di famiglia, insieme con il fratello Giuseppe, gestendo l'azienda Braida di Rocchetta Tanaro, fondata dal nonno e produttrice di vini unici e di alta qualità, quali il Bricco dell'Uccellone e la Monella.

Finanza da Savigliano a Spinetta Marengo


CASSA DI RISPARMIO DI SAVIGLIANO: UTILE NETTO DI 3,753 MILIONI
Il bilancio 2017 della Banca Cassa di Risparmio di Savigliano, appena approvato, riporta un utile netto di 3,735 milioni di euro, superiore ai 3,2 milioni del 2016, che già aveva evidenziato un incremento del 36% su quello del 2015. Per il terzo anno consecutivo, dunque, la Banca cuneese presieduta da Francesco Osella (vice è Luca Crosetto e direttore generale Emanuele Regis), ha aumentato il profitti, evidenziando una redditività del 4,7%. 
Emanuele Regis, direttore generale Banca Cr Savigliano
Alla fine dell'esercizio passato, la Banca Cassa di Risparmio di Savigliano – 25 filiali, distribuite nelle province di Cuneo e di Torino, circa 200 dipendenti – ha evidenziato una raccolta globale pari a 1,667 miliardi (1,012 miliardi come raccolta diretta, cresciuta dell'1,33%) e prestiti a famiglie e imprese per 837,7 milioni.
Fondata 160 anni fa, la Banca Cassa di Risparmio di Savigliano, ha come azionista di maggioranza assoluta la Fondazione Cassa di Risparmio di Savigliano, la quale dovrà cedere buona parte delle sue azioni per rispettare il protocollo Acri-Mef, secondo il quale le Fondazioni di origine bancaria non possono avere più del 33% del loro patrimonio impegnato in un unico asset.
L'altro azionista della banca di Savigliano è il gruppo Bper (Popolare dell'Emilia Romagna), accreditato di una partecipazione pari al 31% del capitale e candidato naturale all'acquisizione.


RECORD STORICO DEI DEPOSITI BANCARI
Nuovo balzo dei depositi bancari da parte della clientela residente. A fine marzo 2018, il totale delle somme sui conti correnti, dei pronti contro termine e dei prodotti finanziari analoghi, è risultato pari a 1.456,8 miliardi di euro, il 5,27% rispetto alla stessa data dell'anno scorso, quando le banche attive in Italia avevano depositi della clientela pari a 1.383,9 miliardi.
Il livello dei depositi bancari in Italia non è mai stato così alto, mentre è da parecchi anni che è non è mai stato così basso il totale delle obbligazioni bancarie possedute dalla clientela: 265,6 miliardi, il 18,3% inferiore ai 324 miliardi di fine marzo 2017, che già mostrava una perdita del 14,3% sui 378 miliardi del 31 marzo 2016.


CONSEL IN GRANDE ACCELERAZIONE
Consel a tutto gas. La società torinese del gruppo Sella, specializzata nel credito alle famiglie, in particolare prestiti personali, finanziamenti finalizzati presso gli esercenti convenzionati, cessione del quinto, carte e linee di credito, nel 2017 ha erogato finanziamento alla clientela per oltre 518 milioni, il 12% in più rispetto al 2016. E ha conseguito un utile netto di 8,1 milioni, a fronte dei 2,1 milioni dell'esercizio precedente.
Fondata alla fine del 2000, nel capoluogo piemontese, dove ha sede, Consel svolge la propria attività attraverso una struttura operativa costituita da punti vendita convenzionati su tutto il territorio italiano e una rete di di agenti in costante evoluzione. Presidente è Stefano Cosma, vice Attilio Viola e amministratore delegato Giorgio Orioli.


GUALA CLOSURES TORNERA' IN BORSA
Dopo una decina d'anni di assenza, Guala Closures si appresta a rientrare alla Borsa di Milano, dalla quale era uscita appunto nel 2008. Il ritorno al listino di Piazza Affari, infatti, è l'esito del programma deciso dai nuovi acquirenti del controllo del gruppo alessandrino di Spinetta Marengo, leader globale nel settore delle chiusure di sicurezza per prodotti liquidi - liquori, vini, oli, aceti, bevande - e farmaceutici (27 insediamenti produttivi, vendite in un centinaio di Paesi, fatturato di 535 milioni nel 2017).
Marco Giovannini, n1 Guala Closures
  La Space4, spac promossa da Sergio Erede e, fra gli altri, Sergio Mion (ex braccio destro dei Benetton) ha deciso di rilevare, insieme con il fondo Peninsula II Capital, un po' più dell'80% del capitale della lussemburghese Gcl Holding, che possiede il 100% della Guala Closuer, a sua volta a capo delle diverse società che ne costituiscono l'omonimo gruppo. A vendere sono altri fondi d'investimento.
All'operazione partecipa la squadra di manager azionisti di Guala Closuer, capitanata dal numero 1 Marco Giovannini, presidente e amministratore delegato. Questo team avrà circa il 24% della società, valutata oltre un miliardo di euro.

Celebrato il ventennale della Scialuppa Crt onlus che combatte l'usura prevenendola


Don Ciotti, i presidenti del Tribunale (Massimo Terzi), dell'Ordine degli Avvocati (Michela Malerba), della Fondazione Crt (Giovanni Quaglia), il direttore della sede piemontese di Banca d'Italia (Luigi Capra), la sindaca Chiara Appendino, gli assessori alle Politiche sociali del Comune (Sonia Schellino) e della Regione (Augusto Ferrari), banchieri, imprenditori, manager della finanza e delle risorse umane, commercialisti …tutti alla celebrazione del ventennale della Scialuppa Crt Onlus – Fondazione Antiusura, ieri sera, a Torino.
Oltre duecento persone a rendere omaggio alla Scialuppa Crt Onlus, fondata nel 1998 dalla Fondazione Crt, che continua encomiabilmente a sostenerla con generosità e convinzione. Da allora, alla fine del 2017, la Fondazione antiusura ha assistito, in modo totalmente gratuito, 13.566 soggetti, prevalentemente famiglie e piccoli imprenditori sovraindebitati e, perciò, a rischio di cadere nelle grinfie degli strozzini, deliberando 2.089 finanziamenti bancari assistiti dalla sua garanzia, per un valore complessivo di 36,312 milioni di euro.
Quando la Scialuppa Crt Onlus ha iniziato l'attività – ha ricordato appassionatamente il vice presidente Gastone Cottino - al vertice della sua “levatrice”, la Fondazione Crt, c'era Andrea Comba, fervente sostenitore della nuova iniziativa, come Giovanni Quaglia, che ne era il vice vicario. La Scialuppa Crt Onlus, ha incominciato “a navigare nel mare tempestoso dei debiti” con cinque volontari, ex bancari, diventati ora 42. Il loro decano, Luigi Dotta, è stato premiato ieri, insieme con Franco Alunno, Luciano Cagnassone, Gastone Cottino, Ernesto Ramojno e Giacomo Zunino, tutti sempre attivi sulla “Scialuppa”, a vario titolo, fin dal suo varo.
A evidenziare il grande valore della Scialuppa Crt Onlus è stato, per primo, Giovanni Quaglia, ricordando quanto ha fatto e sta facendo la Fondazione antiusura per aiutare tante persone a uscire dalle difficoltà dovute all'eccesso di debiti, spesso conseguente a cause non dipendenti dalla propria volontà. Ai ringraziamenti del presidente della Fondazione Crt a tutti i “rematori” della “Scialuppa”, dagli amministratori ai volontari, si sono aggiunti quelli degli Assessori territoriali alle Politiche sociali, di Giovanni Godino, rappresentante dei dirigenti delle Risorse umane, del presidente del Tribunale di Torino, di Gastone Cottino, di don Luigi Ciotti e, infine, di Chiara Appendino.
L'intervento di don Ciotti è stato particolarmente pregnante e toccante. Il fondatore del Gruppo Abele e di Libera ha esordito con la volontà di promuovere le cose positive, “come lo straordinario servizio che fa la Scialuppa”, alla quale ha manifestato la sua riconoscenza.
Fra l'altro, don Ciotti ha sottolineato che la criminalità organizzata e quella mafiosa in particolare è diventata protagonista dell'usura, usata anche come mezzo per impossessarsi delle imprese sane. Vent'anni fa, la mafia si limitava a chiedere il pizzo agli usurai; invece, da qualche anno è il principale artefice di questa attività abietta, malefica, peste della comunità e dell'economia, che umilia e uccide le persone, “stritolandole come un serpente”. E da combattere soprattutto con la prevenzione, come fa la Scialuppa Crt Onlus.
Presente in tutto il Piemonte e in Valle d'Aosta, la Scialuppa Crt Onlus – presidente Ernesto Ramojno e consigliere delegato Luciana Malatesta – consente ai soggetti sovraindebitati, ma con i requisiti adeguati (a partire dalla possibilità di restituire il prestito), di ottenere dalle banche convenzionate un finanziamento particolarmente agevolato, grazie alla garanzia della Fondazione antiusura, fino a 32.000 euro e con durata massima di 84 mesi.

Un momento della celebrazione del ventennale della Scialuppa Crt Onlus

L'Università di Torino batte il Politecnico nel "derby" del bilancio economico 2018


Il “derby” economico tra gli atenei torinesi quest'anno lo vincerà l'Università, ribaltando il risultato dell'anno scorso, quando ha trionfato il Politecnico. Secondo i rispettivi budget 2018, infatti, l'Università, capitanata dal rettore Gianmaria Ajani, chiuderà l'esercizio in corso con un avanzo (utile netto, ma non definibile così riferendosi a soggetti non profit) di 3,4 milioni di euro; mentre il Politecnico, del quale ha assunto la guida, da poche settimane, Guido Saracco, terminerà l'anno con un risultato netto inferiore al milione (768.566 euro, secondo le previsioni).
I budget assestati 2017, invece, hanno evidenziato un risultato d'esercizio di 27,3 milioni per il Politecnico e di 3,2 milioni per l'Università. Quanto all'ultimo bilancio consuntivo approvato, quello relativo al 2016, il Politecnico ha dichiarato un avanzo netto di 42,869 milioni e di 13,618 milioni l'Università.
Tornando al budget 2018, quello dell'Università, firmato da Giamaria Ajani, indica proventi operativi per 442,3 milioni, 95,273 dei quali rappresentati da proventi propri (87,112 per la didattica, cioè tasse e contributi pagati dagli studenti iscritti ai corsi di laurea piuttosto che a quelli di perfezionamento e master); mentre 328,479 milioni sono costituiti dai contributi, provenienti prevalentemente dal Miur – ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca – e dalle altre Amministrazioni pubbliche centrali: 283,552 milioni.
I costi operativi previsti per quest'anno dall'Università sono di 418,764 milioni, 249,129 dei quali per il personale: in particolare,176,805 milioni per i docenti e i ricercatori; 72,323 milioni per il personale dirigente e tecnico amministrativo. Il costo per il sostegno degli studenti (borse di studio e dottorato, contributi per stage e altri aiuti) sarà di 59,044 milioni e di 49,710 per l'acquisto di servizi e e collaborazioni tecnico gestionali.
Politecnico. Nel budget 2018, curato dal precedente rettore, Marco Gilli, non più rieleggibile, il totale dei proventi operativi ammonta a 282,677 milioni, somma composta dagli 83,800 milioni di proventi propri (32,281 per la didattica e gli altri da ricerche e trasferimento tecnologico) e dai 152,365 milioni dai contributi, di cui 135,948 milioni dal Miur e dalle altre amministrazioni pubbliche centrali, 5 milioni dall'Unione europea e da altri organismi internazionali, 8,782 milioni da soggetti privati, a partire da Compagnia di San Paolo, Fondazione Crt, Fondazione Crc di Cuneo e Fca-Fiat Chrysler Automobiles.
I costi operativi del Politecnico per quest'anno sono previsti in 270,594 milioni: 153,158 milioni per il personale (108,305 milioni per docenti e ricercatori, 44,893 per i dirigenti e tecnici amministrativi), 30,810 milioni per l'acquisto di servizi e collaborazioni tecniche, 28,516 milioni per il sostegno agli studenti.
L'Università conta 74.500 iscritti, di cui 4.400 stranieri. Le matricole di quest'anno sono 22.400, per il 7% straniere. Nel 2017 ha consegnato 12.600 lauree, 7.150 di primo livello e 5.450 di secondo. Al 31 dicembre scorso aveva 398 professori ordinari, 743 associati e 727 ricercatori; più 1.764 dipendenti amministrativi a tempo pieno e 110 a tempo determinato.
Il Politecnico, 33.000 iscritti nell'anno accademico 2016/17 (43% da regioni italiane diverse dal Piemonte e il 15% dall'estero, con la componente cinese pari al 24%), in quello in corso ha 5.300 matricole. Nel 2016 ha attribuito 6.530 lauree, 3.206 di primo livello e 3.327 magistrali. All'inizio dell'ottobre scorso, disponeva di 225 professori ordinari, 373 associati, 302 ricercatori. Lo staff amministrativo era composto da 878 dipendenti.

Gianmaria Ajani, rettore Università Torino

Guido Saracco, rettore Politecnico Torino

Fondazione Crt: nel 2017 nuova crescita patrimonio netto a 2,2 miliardi di euro


Ammonta a 232 milioni di euro la liquidità (disponibilità finanziaria) della Fondazione Crt al 31 dicembre 2017. Il dato è stato comunicato al termine del Consiglio di Indirizzo dell'ente torinese di via XX Settembre, presieduto da Giovanni Quaglia, che ha approvato, all'unanimità, il bilancio relativo all'esercizio passato. L'entità della posizione finanziaria netta è ancora più rilevante considerando l'esborso per l'adesione all'aumento di capitale di Unicredit e il carico fiscale complessivamente superiore ai 22 milioni.
L'esercizio 2017 è stato chiuso con un avanzo netto (non si può parlare di utile perché la Fondazione è un soggetto non profit) di 85 milioni, superiore del 147,6% ai 35 milioni del 2016).
A fine 2017, il patrimonio netto è risultato di 2,2 miliardi e di 3,2 miliardi il valore di mercato degli attivi in portafoglio della Fondazione, comprendente le partecipazioni in Atlantia (5,06%), Unicredit (1,65%), Generali (1,2%) Banco Bpm (1,1%), oltre a quelle in Cdp-Cassa depositi e prestiti, F2i, Sias e non solo.
Inoltre, è salito a 173 milioni il fondo stabilizzazione erogazioni, riserva costituita per assicurare l'operatività istituzionale anche in anni difficili per scarsità o insufficienza di risorse finanziarie. A proposito va ricordato che, nell'anno appena passato, la Fondazione Crt ha destinato 100 milioni a supporto del territorio di riferimento: in particolare 64 milioni sono stati stanziati per iniziative nei settori statutari, ai quali si sono aggiunti gli investimenti “mission related”, coerenti con le finalità istituzionali a beneficio della comunità locale.
Giovanni Quaglia ha ringraziato il Consiglio di amministrazione, il Segretario generale Massimo Lapucci, il settore Finanza e tutti i collaboratori della Fondazione, evidenziando che l'efficace e attenta gestione del patrimonio, abbinata a una gestione operativa prudente e oculata, ha consentito di realizzare risultati di particolare rilievo e in ulteriore miglioramento in un contesto ancora molto difficile, con esiti che consolidano il trend positivo degli ultimi anni.

Giovanni Quaglia, presidente della Fondazione Crt

Cifre e curiosità relative a fondi comuni, bilanci familiari e debiti degli enti pubblici


Millecentotre miliardi di euro. A tanto ammonta, al 31 dicembre 2017, il patrimonio netto dei fondi comuni di intermediari italiani e stranieri operanti nel nostro Paese. Lo ha comunicato la Banca d'Italia, precisando che è di 610 miliardi il valore del patrimonio netto dei fondi gestiti da intermediari esteri e di quasi 494 miliardi quello degli intermediari italiani, i quali l'hanno aumentato di 83,4 miliardi rispetto a fine 2015, mentre è cresciuto di 89 miliardi quello degli stranieri.
Quanto alla raccolta netta fatta dai gestori di fondi comuni in Italia, l'anno scorso è stata pari 81,862 miliardi miliardi (circa 31,9 miliardi da parte degli intermediari e 50,6 da parte dei nazionali). Nei confronti del 2016, la raccolta netta è più che raddoppiata (era stata di quasi 38,7 miliardi); ma è risultata ancora inferiore di 15 miliardi rispetto ai 96,8 miliardi del 2015.
Nell'anno passato, nel nostro Paese sono stati fatti investimenti netti per 25,1 miliardi in fondi comuni di diritto italiano e per 25,5 miliardi in fondi di diritto estero.
A proposito ancora di fondi comuni, una ricerca di Prometeia ha evidenziato che il 27% dei fondi comuni ha commissioni così elevate da portare in negativo il risultato di chi li ha sottoscritti. In altre parole: il loro costo si mangia il rendimento. Tanti risparmiatori lo sanno da tempo e stanno alla larga dai fondi di investimento, nonostante la piena consapevolezza che i titoli di Stato rendono poco o nulla e le obbligazioni corporate (banche e imprese) più o meno lo stesso; per non parlare dei depositi sui conti correnti, decisamente a zero o sottozero.
Una via d'uscita provvisoria e alternativa ai soldi in cassaforte o sotto il materasso sono i conti di deposito di alcune banche non commerciali e con un buon indice di solidità (Core tier1), che un minimo di rendimento lo danno.

Chi punta sulle cicale ne sarà soddisfatto, il contrario chi crede sia più opportuno il comportamento della formica. Nel 2017, in Italia, la propensione al risparmio delle famiglie è scesa al 7,8%, il valore più basso dal 2012 e inferiore del 40% ai tassi dei primi anni del Duemila (13% ancora a fine 2004).
Come ha certificato l'Istat, l'istituto nazionale di statistica, infatti, l'anno scorso le famiglie del nostro Paese hanno aumentato la spesa per consumi finali (+2,5%) in misura superiore all'incremento del reddito disponibile (+1,7%). La spesa delle famiglie per i loro consumi è stata di 1.039 miliardi (26 miliardi in più rispetto al 2016), mentre è stato di 1.121,9 miliardi il totale del loro reddito disponibile lordo (19,2 miliardi in più).
L'Istat ha aggiunto che le imposte correnti sul reddito e sul patrimonio delle famiglie abitanti in Italia nel 2017 sono ammontate a 209,188 miliardi, a fronte dei 206,484 del 2016 e i 203,580 del 2015. In particolare, le imposte sul reddito delle persone fisiche sono risultate pari a 184,712 miliardi (+1,3% sul 2016), le ritenute sugli interessi e sugli altri redditi da capitale a 8,217 miliardi (+2,3%), le imposte sulle assicurazioni vita e sulla previdenza complementare a 1,769 miliardi (+17,5%).
Curiosità: le imposte sulle patenti sono state pari a 5,254 miliardi (+4,5%), sulle vincite da lotterie e giochi a 634 milioni (+1,9%) e 814 milioni (+10,6%) quelle sulle successioni e donazioni. Dal canone di abbonamento televisivo sono arrivati 1,922 miliardi e dalla regolarizzazione delle attività finanziarie e patrimoniali costituite o detenute all'estero sono derivate entrate per 1,012 miliardi.

Pochi giorni fa, la Banca d'Italia ha anche comunicato che il debito delle amministrazioni pubbliche italiane al 28 febbraio 2018 è risultato di 2.286,561 miliardi di euro, cifra sostanzialmente identica alla fine del mese precedente. Insomma, non è aumentato, ma neppure diminuito. Cosa non positiva comunque.
Sia pure di poco, invece, è cresciuto il debito delle amministrazioni pubbliche locali, risultato infatti di 88,004 miliardi, quindi superiore di 926 milioni al 31 gennaio. Per colpa dei Comuni. I debiti dell'insieme dei municipi italiani è risalito a 39,811 miliardi, dai 39,519 del 31 gennaio e si è trattato del terzo aumento mensile consecutivo.
Al contrario, per il terzo mese consecutivo è calato l'indebitamento sia delle Regioni e delle Province autonome (dai 31,537 miliardi del 31 dicembre 2017 ai 31,313 miliardi del 289 febbraio scorso) sia delle Province e delle Città metropolitane (da 7,319 miliardi a 7,183).

I più ricchi dividendi delle nostre quotate Ai Garrone-Mondini 108 milioni di euro


 Una barcata di soldi. La famiglia genovese Garrone-Mondini si appresta ad incassare 108 milioni di euro, come dividendi erogati dalla Erg, in funzione del 62,5% delle azioni possedute attraverso le società San Quirico e Polcevera. Nessuna altra famiglia a capo di quotate del Nord Ovest riceverà, quest'anno, un dividendo maggiore di quello dei Garrone e Mondini, neppure la famiglia Agnelli-Elkann-Nasi, la cui Exor controlla Fca-Fiat Chrysler Automobiles, Ferrari, Cnh Industrial, Juventus e, fra l'altro, The Economist.
Tutti gli altri azionisti della Erg si divideranno i restanti 64 milioni dei quasi 173 costituenti il monte dividendi 2018 dell'impresa genovese che ha abbandonato completamente l'oil business per produrre energia esclusivamente da fonti rinnovabili e green.

Gustavo Denegri
La famiglia Garrone-Mondini, quest'anno, riceve dalla sua società più dividendi anche del Paperon de Paperoni delle quotate piemontesi, il torinese Gustavo Denegri, il quale, entro la fine di dicembre, vedrà remunerato il suo investimento in Diasorin con 66 milioni: oltre 21 milioni in maggio e il resto prima che finisca il 2018. 
A erogarglieli sarà appunto Diasorin, controllata dalla Finde, la finanziaria di Gustavo Denegri, che è anche il presidente della società di Saluggia a capo dell'omonimo gruppo mondiale leader nella diagnostica in vitro (nel 2017 ha fatturato 637,5 milioni conseguendo un utile netto di 140). Altri 12,5 milioni li riceverà, come remunerazione del suo 8,5% di capitale, Carlo Rosa, amministratore delegato della Diasorin, il cui azionariato si spartirà il monte dividendi di 146,8 milioni.

La terza famiglia del Nord Ovest con società quotate in Borsa ad avere più dividendi per l'esercizio passato è quella formata dagli Agnelli, Elkann e Nasi. Il grande e famoso gruppo familiare torinese riceverà 43,6 milioni, degli 82,3 che costituiscono il monte dividendi, dalla Exor, la holding posseduta per il 53% dalla Giovanni Agnelli Bv, la finanziaria al vertice dell'omonimo Gruppo.

Beniamino Gavio
 Quella capitanata da Beniamino Gavio è la quarta famiglia del Nord Ovest che riceverà più dividendi dalle sue società quotate a Piazza Affari: 24,5 milioni, derivanti dal possesso del 56,6% della Astm-Autostrada Torino Milano, la quale ha, a sua volta, il 61,7% della Sias.

Tre milioni meno dei Gavio incasserà la famiglia novarese Boroli-Drago, la cui De Agostini detiene il 58,3% del capitale di Dea Capital, la sola nel listino milanese delle tre società del gruppo quotate nelle Borse (le restanti due sono l'Igt a New York e la Atresmedia a Madrid).

La famiglia Buzzi, che ha il 58% dell'omonimo gruppo cementiero, avrà 16,4 dei 28,2 milioni destinati ai soci per il loro investimento nella società di Casale Monferrato; mentre il torinese Carlo Acutis, titolare del 59,2% della Vittoria Assicurazioni otterrà dividendi per 11,2 milioni e Urbano Cairo per 6,7 milioni dalla Cairo Communication, della quale detiene il 50,3% e, attraverso di essa, il 59,83% di Rcs MediaGroup.

Mario Rizzante
Dividendi per 6 milioni andranno alla famiglia torinese Rizzante, fondatrice e azionista di Reply con il suo 46,2% (Mario Rizzante è presidente e amministratore delegato, incarico quest'ultimo che condivide con la figlia Tatiana, mentre l'altro figlio, Filippo, è consigliere di amministrazione e chief tecnology officer). 

Infine, 5,2 milioni si spartiranno i figli di Carlo De Benedetti, la cui Fratelli De Benedetti detiene il 52% della Cofide, controllante di Cir, Sogefi e Gedi Gruppo Editoriale, la società che pubblica la Repubblica, la Stampa, il Secolo XIX, l'Espresso e diversi altri giornali.

Interrogativi, indiscrezioni, curiosità


 
Sergio Marchionne
Sergio Marchionne
. Chi prenderà il suo posto alla guida di Fca-Fiat Chrysler Automobiles? Lascerà anche le presidenze della Ferrari e della Cnh Industrial? Domande sempre più frequenti e diffuse, non solo nel mondo economico, oltre che destinate a restare – sembra – senza risposta ancora per un bel po'. Stupisce, però, il silenzio su un altro interrogativo, che è il seguente: lasciato il comando di Fca cosà farà Sergio Marchionne? E' una risorsa straordinaria, un'eccellenza; è forte e vigoroso, pimpante, in grado di dare ancora molto. Cosa farà? Dove andrà?


Iti Mihalich 
  Altro quesito, inevitabile dopo la pubblicazione della notizia, pubblicata dal Corriere Torino, che Iti Mihalich, “storico” presidente esecutivo della Reale Mutua Assicurazioni, ha comunicato, a tutti i dipendenti, la sua decisione che 27 di questo mese lascerà la presidenza, dopo cinque mandati, cinquant'anni di lavoro nella più antica mutua assicurativa d'Italia (è stata fondata il 31 dicembre del 1828, a Torino, allora capitale del Regno di Sardegna) e gli 86 anni compiuti nel settembre scorso. 
Chi sarà il nuovo presidente della Reale, a capo dell'omonimo gruppo, formato da una ventina di imprese, oltre 3.600 dipendenti, più di mille agenzie, quasi 4 milioni di clienti e una raccolta premi destinata a risultare di 5 miliardi alla fine di quest'anno? La risposta ufficiale si avrà venerdì 27, dopo le votazioni dell'assemblea dei delegati, a scrutinio segreto. 
A Iti Mihalich il Corriere Torino ha dedicato un'intera pagina, firmata dal bravo Christian Benna, che ha raccontato benissimo la straordinaria vita del numero uno della Reale, portandone alla luce tanti aspetti sconosciuti e intimi.

Giuseppe Lavazza con il presidente della Colombia
  Giuseppe Lavazza, vice presidente dell'omonima impresa del caffé diventata nel mondo sinonimo di "espresso" italiano, riceverà, il prossimo 10 maggio a Montecitorio, il prestigioso Premio Guido Carli, assegnato ogni anno a 14 personalità che si sono distinte nei settori dell'economia, dell'alata finanza, dell'imprenditoria e dell'impegno sociale. Lo ha anticipato Il Messaggero, aggiungendo la motivazione del riconoscimento a Giuseppe Lavazza: "Con la determinazione e l'intraprendenza ereditate dal padre Emilio, guida l'azienda a una serie di acquisizioni internazionali, Il 2017 si chiude con i ricavi più alti di sempre: 2 miliardi e una crescita di oltre il 6% rispetto all'anno precedente, tre volte superiore a quella del mercato. Appassionato di viaggi e di vini francesi, è profondamente legato alle sue origini sabaude".
Classe 1965, laurea in Economia e commercio, Giuseppe Lavazza è stato il primo esponente della quarta generazione a entrare nel consiglio di amministrazione dell'azienda ultracentenaria di famiglia, che ha appena inaugurato a Torino la "Nuvola", la nuova se che ha comportato un investimento di 120 milioni e che conferma concretamente la volontà di restare nel capoluogo piemontese, come, qualche mese fa, aveva detto Iti Mihalich per la Reale Mutua, altra eccellenza e motivo d'orgoglio della città.


Una cuneese nella lista dei candidati a far parte del Consiglio di amministrazione della quotata torinese Reply, che gli investitori istituzionali presenteranno alla prossima assemblea dei soci. Si tratta di Secondina Giulia Ravera, classe 1966, laurea in Ingegneria elettronica del Politecnico di Torino e master in Business Administration.
Già consigliere indipendente della multiutility A2A, anch'essa nel listino di Piazza Affari, con incarichi nel comitato per il controllo e rischi e in quello per la remunerazione e nomine, Secondina Giulia Ravera, fra l'altro, è stata nei Consigli di amministrazione di H3G, £Italia, amministratore delegato di 3Lettronica Industriale, presidente di Assotelecomunicazioni e componente del Comitato generale di Confindustria Digitale. Ha ricevuto diversi premi, compresi l'Aldai “Merito & Talento” - Business Woman of the year 2015, il Rosa (Risultati ottenuti senza aiuti) 2016, Le Magnifiche 100 di Capital 2016 e Fondazione Marisa Bellisario.


Vittorio Neirotti
  Emilio Rossi e Antonio Robecchi sono stati eletti vice presidenti del “Subalpino”, il prestigioso ed esclusivo circolo torinese di cui è diventato recentemente presidente Alberto Prono. L'ultimo Consiglio direttivo ha completato il vertice del Subalpino nominando membri della commissione ammissione soci Vittorio Neirotti (presidente), Alessandro Barberis, Enrico Boglione, Enrico Filippi e Vincenzo Fontana; inoltre ha confermato tesoriere lo stesso Emilio Rossi, che ha questo incarico da anni. I soci del Subalpino, tra i quali spiccano numerose eccellenze professionali piemontesi, sono pochi meno di 160.


Ermenegildo Zegna
Tra i consiglieri di amministrazione di Fca che la controllante Exor di John Elkann, presidente e amministratore delegato, ha deciso di confermare per il nuovo mandato figura Ermenegildo Zegna, amministrato delegato dell'omonimo gruppo dal 1997, oltre che di Tom Ford International, della Camera Nazionale della Moda Italiana e di Elah Dufour, produttrice anche del cioccolato Novi e Baratti & Milano.
Laureato in Economia alla University of London e studi anche alla Harvard Business School, Ermenegildo (Gildo) Zegna è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2011. L'impresa che guida con i fratelli Paolo (presidente) e Anna (direttore Comunicazione e presidente della Fondazione dedicata a Ermenegildo Zegna, che l'ha fondata nel 1910), conta nel mondo oltre 500 boutique e 7.000 dipendenti.

In Elite altre sei società del Nord Ovest due cuneesi, due biellesi e una genovese


Sono del Nord Ovest sei delle nuove 50 società entrate nel programma italiano di Elite, dedicato alle imprese ad alto potenziale di crescita. Si tratta delle biellesi Ilario Ormezzano e Pratrivero, delle cuneesi Eurostampa e Golosità dal 1885, della torinese Cecomp e della genovese Ifm Group. Elite è un'innovativa piattaforma di servizi creata da Borsa Italiana, in collaborazione con Confindustria, per supportare le aziende nei loro progetti di crescita, accelerandone l'internazionalizzazione e favorendone l'accesso ala mercato dei capitali.

Ilario Ormezzano, che ha la sede storica e lo stabilimento principale a Gaglianico (l'altro a Bollate, nel Milanese). Nata nel 1897 come farmacia, trasformatasi poi in impresa di prodotti chimici e naturali, continua a fare capo alla famiglia del fondatore ed è presieduta da Giancarlo Ormezzano. Nel tempo, ha fatto alcune acquisizioni, compresa la lombarda Ratti. Nel 2016 ha fatturato 64,4 milioni.

Pratrivero, guidata da Paolo e Sergio Barberis Canonico, sede e stabilimento principale a Trivero, una filiale produttiva nel Bergamasco e una negli Usa, vanta la leadership mondiale nella fabbricazione di tessuto non tessuto di tecnologia stichbond, usato in svariati settori. Nell'impresa lavora già la quattordicesima generazione del fondatore. Precedentemente a Pratritrero e Ilario Ormezzano era entrata in Elite la biellese Fratelli Piacenza.

Luciano Cillario (Eurostampa)
 Eurostampa, fino a una decina d'anni fa azienda italiana con una rilevante quota di export, è ora un gruppo multinazionale con oltre 900 addetti e stabilimenti produttivi a Bene Vagienna, dove ha sede e quartiere generale, ma anche a Cincinnati (Ohio), Napa (California), Glasgow (Scozia), più due in Francia. E' guidata da Luciano Cillario e dai suoi tre figli – Gianmario, Giuseppe e Gianfranco. Dal 1996 produce etichette di qualità per i settori del vino, dei liquori, del cioccolato, degli alimenti e della cosmesi.

Golosità dal 1885 appartiene alla famiglia Sebaste di Gallo d'Alba (amministratore delegato è Matteo Rossi Sebaste) e, come rievoca immediatamente il nome, produce generi alimentari. Golosità dal 1885 ed Eurostampa, si aggiungono ad altre due cuneesi entrate nel programma Elite, pochi mesi fa: Nicole Fashion Group di Centallo e Gruppo Silvateam di San Michele Mondovì, così che sono diventate sette le imprese della provincia di Cuneo appartenenti alla Community internazionale di Elite.

Cecomp. Fondata nel 1978, a Torino, per iniziativa dell'attuale presidente Giovanni Forneris, formatosi al Centro Stile Fiat con Michelotti e Giugiaro, la Cecomp esegue tutti i tipi di attività della moderna carrozzeria industriale: design, prototipazione, industrializzazione, progetti chiavi in mano fino alla produzione in piccola serie di veicoli completi. L'impresa è guidata da Gianluca e Paolo Forneris, figli di Giovanni. Ha anche uno stabilimento in Slovenia. Conta oltre 400 dipendenti. 

Ifm Group offre soluzioni integrate per telecomunicazioni, contact management e tecnologie multisensoriali. Ha sede a Genova.

Un tris d'eccellenze della sanità di Torino le equipe di Biancone, Porpiglia e Rinaldi


Il valore di un sistema sanitario, ai fini della salute delle persone ma anche dell'economia locale (indubbiamente, la sanità pubblica è sempre più importante pure per l'occupazione, la ricerca, l'innovazione tecnologica, i fornitori esterni di beni e servizi, l'indotto, insomma per la produzione di ricchezza) è dato in buona parte dalle persone dedite alle cure degli individui, a partire dai medici e dai primari, responsabili di reparti e attività.
Per questo, è giustificato e opportuno occuparsi della salute anche dal punto di vista economico e, perciò, evidenziarne, fra l'altro, le eccellenze scientifiche e manageriali. Ecco, quindi, la segnalazione di Luigi Biancone, Francesco Porpiglia e Mauro Rinaldi, eccellenze torinesi loro e le strutture che guidano.

Luigi Biancone
  Luigi Biancone, nefrologo responsabile del Centro trapianti di rene alla Città della Salute, che, nei giorni scorsi, è riuscito a trapiantare i reni di un donatore con patologia congenita tanto da essere posto in dialisi anche quando era già in coma, consentendo il miglioramento della vita di due persone.
“Speriamo che questo esperimento, riuscito, apra la strada a un incremento del numero di trapianti, dato che la richiesta è sempre alta” ha commentato Luigi Biancone, accompagnato nell'intervento alle Molinette dai chirurghi vascolari di Maurizio Merlo, gli urologi di Paolo Gontero e gli anestesisti di Pier Paolo Donadio. Il secondo rene, rivitalizzato, è stato trapiantato all'ospedale di Novara dall'equipe di Vincenzo Cantaluppi.

Secondo caso. Il professor Francesco Porpiglia, che guida l'Urologia dell'ospedale San Luigi di Orbassano, alla fine di marzo, durante il congresso dell'Eau, la più importante società europea di urologia, ha ricevuto il premio premio per la migliore ricerca scientifica pubblicata nel 2017 da “European Urology”, una delle più prestigiose pubblicazioni internazionali del settore, che ha riconosciuto il valore di un nuovo percorso diagnostico nei pazienti con Psa alterato e sospetto di carcinoma prostatico, mai sottoposti a precedente biopsia. 
Fra l'altro, nel corso del congresso, Francesco Porpiglia e la sua equipe del “San Luigi” hanno presentato una nuova tecnica chirurgica urologica. 


Mauro Rinaldi 
 “Correva l'anno 1967, quando il 3 dicembre accadde un evento di portata mondiale, che avrebbe cambiato la storia della medicina: il primo trapianto di cuore”. Incomincia così l'articolo, dedicato alla straordinaria esperienza del cardiochirurgo sudafricano Christian Barnard, scritto dal professor Mario Rinaldi per “Cardio Piemonte, la rivista ufficiale dell'associazione regionale Amici del cuore, Onlus della quale è diventato vice presidente (presidente è Sebastiano Marra) e componente del comitato scientifico.
Considerato un “mago dei trapianti di cuore”, Mauro Rinaldi è in forza al Dipartimento cardiovascolare e toracico della Città della Salute e della Scienza di Torino, dove è direttore della struttura di cardiochirugia (dal 2005) e, dall'inizio dell'anno, anche responsabile di tutto il settore all'ospedale Molinette. Nato a Como nel 1962, allievo di Mario Viganò a Pavia, con il quale ha realizzato innovazioni leader in Italia e, fra l'altro, messo a punto diversi programmi d'avanguardia anche nel campo della chirurgia mini invasiva, Mauro Rinaldi può vantare un curriculum ricchissimo. Fra l'altro, sta contribuendo ad arricchire la reputazione di competenza ed efficienza della scuola torinese di cardiochirurgia, creata, prima in Italia, dal professore Achille Dogliotti.

Ecco due genovesi da "medaglia d'oro": Giulio Anselmi e Giuseppe Cuccurese

Giulio Anselmi, presidente  dell'Ansa

Un orgoglio di Genova e della categoria dei giornalisti. Il soggetto è Giulio Anselmi, che nei giorni scorsi è stato confermato presidente dell'Ansa, l'agenzia giornalistica nazionale. Nato a Valbrevenna, nel Genovesato, 73 anni fa, Giulio Anselmi è stato un grande direttore di giornali e un grande maestro di giornalismo. Cresciuto sotto la tutela del cardinale Giuseppe Siri, porporato mitico, al quale era stato affidato in seguito alla prematura scomparsa di entrambi i genitori, Giulio Anselmi dopo la laurea in Giurisprudenza ha fatto un paio d'anni di praticantato; ma ben presto si è dedicato al giornalismo, incominciando a collaborare con il Corriere Mercantile, quotidiano ligure purtroppo poi scomparso.

Dal Mercantile, Giulio Anselmi è passato a Stampa Sera e da qui a Panorama, dove è diventato inviato sotto la direzione di Lamberto Sechi, creatore di giornalisti di razza, bravi e con la schiena sempre diritta. Nessun stupore, perciò, che Giulio Anselmi, abbia diretto il Corriere della Sera, la Stampa, il Messaggero, il Secolo XIX, L'Espresso, il Mondo e l'Ansa, della quale ha poi assunto l'incarico di presidente. L'Ansa ha chiuso il 2017 con 588 dipendenti, ricavi per 71,6 milioni e, dopo la perdita di 4,9 milioni, prevede di terminare l'esercizio in corso con un utile.


Giuseppe Cuccurese, dg Banco di Sardegna
Un altro genovese del quale la città della Lanterna può vantarsi è il banchiere Giuseppe Cuccurese, dal giugno 2012 direttore generale del Banco di Sardegna (gruppo Bper), dopo esserlo stato della Cassa di Risparmio di La Spezia, allora controllata da Intesa Sanpaolo. Nel colosso finanziario maggiore d'Italia, Giuseppe Cuccurese è rimasto fino a quando è sbarcato in Sardegna, dopo avervi fatto una grande carriera. Nello storico “San Paolo” di Torino, Giuseppe Cuccurese, 63 anni compiuti pochi giorni fa, è entrato giovanissimo, subito dopo avere terminato gli studi e rapidamente ha iniziato la sua scalata. Nel 1996 era già direttore della sede di New York e supervisore di tutte le attività americane; nel 2002 è rientrato in Italia come responsabile delle attività internazionali e delle reti estere del Gruppo e nel 2005 è stato promosso direttore centrale e capo della direzioni delle Reti estere. Incarichi, sempre accompagnati da altri apicali.
Sotto la guida di Giuseppe Cuccurese, il Banco di Sardegna (raccolta globale di 15,4 miliardi e impieghi economici per 7,7 miliardi) è diventato un istituto che da grandi soddisfazioni agli azionisti (utile netto di 8,9 milioni e dividendi per 3,1), è molto apprezzato dalla clientela, come dimostra la crescita dei depositi e dei prestiti alle famiglie e alle imprese, oltre ad avere accresciuto molto la sua solidità, tanto da presentare un Cet1 del 32,12%, “al top del sistema”.
All'ombra della Lanterna alcuni esponenti del mondo economico-finanziario locale si chiedono, da tempo, perché Giuseppe Cuccurese non sia stato ancora chiamato al comando operativo di Carige, banca che ha un gran bisogno di un manager come lui, con le sue doti professionali, un'esperienza encomiabile e una profonda conoscenza della Liguria nelle sue varie componenti. Si sa per certo che era arrivato in finale tra i candidati alla guida di Banca Carige post-Berneschi, ma gli fu preferito Montani; scelta sbagliata, suggerita da Roma e non gradita da diversi azionisti, come quella successiva.

Gran fermento nelle Fondazioni bancarie Torino e Cuneo in manovra da proattive


Fermento nel mondo delle Fondazioni di origine bancaria (Fob), dove il Nord Ovest conta parecchio, soprattutto per il ruolo e il peso di tre enti tra i più potenti a livello nazionale: la Compagnia di San Paolo, la Fondazione Crt di Torino e la Fondazione Crc di Cuneo. Soltanto loro tre, a fine 2016, avevano un patrimonio netto vicino ai 10 miliardi di euro e quest'anno erogheranno almeno 245 milioni, quasi interamente a beneficio della comunità locale.
Il fermento è determinato da diversi fattori, alcuni dei quali concatenati. Fra l'altro, in Compagnia di San Paolo, seconda maggiore fondazione italiana, è in corso il processo per la scelta del nuovo Segretario generale, figura di gran rilievo nell'ente torinese di corso Vittorio Emanuele II, dove la struttura interna ha sempre contato molto e più che in qualsiasi altra fondazione. Risulta che siano almeno una quindicina i candidati a subentrare a Piero Gastaldo, che ha deciso di abbandonare l'incarico svolto per tanti anni. 
Ai papabili già emersi, tra i quali Stefano Firpo (torinese, 44 anni, attuale direttore generale al ministero dello Sviluppo economico) e Carla Patrizia Ferrari (genovese di nascita, direttore finanza della Compagnia presieduta dal savonese Francesco Profumo, oltre che presidente di Equiter e consigliere di amministrazione del colosso Cdp-Cassa depositi e prestiti, il braccio finanziario del Governo), si è appena aggiunto – come ha scritto lo Spiffero diretto dal bravo Bruno Babando – l'economista torinese Pietro Garibaldi, classe 1968, professore universitario, ha anche lavorato al Fondo monetario internazionale ed è stato consigliere economico del ministero dell'Economia e delle Finanze, direttore del Collegio Carlo Alberto, oltre che membro del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo).
Francesco Profumo

Ancora per quanto riguarda la Compagnia di San Paolo, si dice che il suo presidente, Francesco Profumo, potrebbe diventare il successore dell'anziano Giuseppe Guzzetti al vertice dell'Acri, l'associazione che rappresenta le 88 Fob italiane e che terrà il suo congresso annuale a Parma, il 7 e 8 giugno prossimi. Guzzetti, che è anche presidente storico della Fondazione Cariplo, la più grande d'Italia, non è ancora in scadenza; ma le manovre per rilevarne la poltrona romana sono partite da qualche tempo e coinvolgono anche la Liguria, dato che viene attribuita qualche chance all'avvocato Matteo Melly, presidente della Fondazione Cr Spezia, da poco nominato presidente di Cdp Immobiliare, molto vicino a Guzzetti in Acri, per la quale ha diversi incarichi.
Alla presidenza dell'Acri, però, molti vorrebbero Giovanni Quaglia, numero uno della Fondazione Crt, salita al terzo posto nella graduatoria nazionale per entità patrimoniale e, certamente, molto dinamica e innovativa.
Giovanni Quaglia

A proposito di Giovanni Quaglia, spumeggiante e poliedrico cuneese diventato torinese, va ricordato che pochi giorni fa la Fondazione da lui presieduta ha confermato di avere acquisito, progressivamente, l'1% circa del capitale del Banco Bpm, il gruppo nato dalla fusione della Popolare di Milano con il Banco Popolare, gruppo che possiede, fra l'altro, il 13,65% della Banca di Asti. La nuova partecipazione della Fondazione Crt si aggiunge a quelle in Unicredit (1,65%), Atlantia (5,06%, quota tra le più alte), Generali (1,2%), Cdp, F2i, Sias.
Quaglia e Cuneo rievocano inevitabilmente la Fondazione Crc e il suo presidente, Giandomenico Genta, altro numero uno molto attivo. Proprio Giandomenico Genta è non soltanto del progetto finalizzato all'unione/aggregazione delle Fob della provincia di Cuneo (esclusa quella di Fossano, almeno finora); ma è anche il più acceso sostenitore dell'opportunità di un riassetto del sistema nazionale delle Fob, che porti all'incorporazione delle Fondazioni non più in grado di svolgere le funzioni istituzionali per insufficienza di risorse da parte delle Fondazioni più ricche e capaci.
Le Fondazioni di origine bancaria non più in grado di stare da sole adeguatamente non sono poche e si trovano in varie regioni, compresa la Liguria. Alcuni casi stanno esplodendo: per esempio, Fondazione Banco di Napoli (commissariata dal ministero dell'Economia e delle Finanze, autorità di vigilanza delle Fob) e Cassamarca di Treviso.
Giandomenico Genta 
Giandomenico Genta, inoltre, si sta impegnando molto per migliorare la qualità della governance di Ubi Banca, il gruppo del quale la Fondazione Crc è il socio con la quota maggiore (5,91%). Come scritto da Mf, giornale finanziario, Giandomenico Genta mira a costituite un nocciolo duro di azionisti che disponga del 20-25% del capitale, “per dare maggiore stabilità alla banca in vista delle sfide future, compresa quella del consolidamento del settore”.
Giandomenico Genta ha spiegato a Mf che la sua proposta “va letta come disponibilità della Fondazione a dialogare con gli altri soci e a superare i localismi per offrire alla Banca un azionariato stabile e meno frammentato di quello attuale”.