Nuove partite Iva: nel 2017 Aosta record Piemonte in frenata, Liguria in velocità

Boom di nuove partite Iva, l'anno scorso, in Valle d'Aosta. Il fenomeno è stato rilevato dal Mef (ministero dell'Economia e delle Finanze), il quale ha attribuito alla regione alpina l'incremento del 9,4% di nuove aperture rispetto al 2017, il tasso più elevato in Italia, il cui aumento medio è risultato dell'1,2%. Nel 2017, infatti, sono state 1.110 le nuove partite Iva aperte in Valle d'Aosta.
Superiore alla media nazionale è risultata la crescita percentuale anche della Liguria, dove sono state contate 13.145 nuove aperture Iva, oltre 500 e il 4,1% in più rispetto al 2016. Invece, l'incremento è stato solo dello 0,58% in Piemonte, che, l'anno scorso, ha fatto registrare 35.232 nuove iscrizioni ai registri Iva.
L'insieme delle tre regioni del Nord Ovest, quindi, hanno contato 49.487 nuove aperture di partite Iva, l'1,7% più che nell'anno precedente. A livello nazionale, sono state 511.803, delle quali 358.814 dovute a persone fisiche, 123.454 a società di capitali, 24.756 a società di persone e 2.760 a soggetti non residenti nel nostro Paese.
Le persone fisiche, dunque, rappresentano il 62% dei titolari che hanno aperto la partita Iva nel 2017. E il Mef ha precisato che il 46,5% delle nuove partite Iva si deve a giovani fino a 35 anni di età. Constatazione che impone una riflessione ambivalente.
Che tanti giovani abbiano deciso di aprire la partita Iva è un fatto che può essere interpretato come un risultato di almeno due fenomeni. Primo: non trovando un posto di lavoro da dipendente, né fisso e, magari, neppure a tempo determinato, molti aprono la partita Iva per avviare un'attività in proprio o per cogliere almeno le minime opportunità costituite da lavoretti non in nero. Insomma, un modo per evitare la disoccupazione.
Secondo: la crescita delle aperture di partita Iva può significare che una quota maggiore di giovani manifesti spirito d'iniziativa, volontà di intraprendere, creando un'impresa, in un settore che può essere il commercio, piuttosto che l'artigianato, l'industria, l'agricoltura o il sempre più ampio campo dei servizi dedicati alla persona o alle aziende.

Comunque, la diffusione delle partite Iva si può considerare positiva.

Nicola Rosset, presidente Camera valdostana

Mercato auto: Torino locomotiva 2017

Piemonte locomotiva del mercato automobilistico italiano 2017. La conferma è arrivata, fresca fresca, dall'Unrae, l'unione nazionale dei Costruttori esteri operanti nel nostro Paese (45 associate, con 58 marche, 160.000 occupati, 2.650 concessionarie, fatturato di circa 50 miliardi di euro). L'anno scorso, il Piemonte ha registrato un incremento del 23,2% delle immatricolazioni di vetture nuove, risultate infatti 219.866 contro le 178.457 del 2016.
La seconda regione con la seconda maggiore quota d'aumento (20,4%) è la Valle d'Aosta (59.946 nuove immatricolazioni nel 2017) e la terza il Trentino-Alto Adige con il 15,6% (299.929 vetture nuove iscritte al Pra, il numero più alto in Italia, dopo quello della Lombardia).
Al contrario, la Liguria figura tra le tre regioni che hanno avuto i minori incrementi. Quello della Liguria è stato dell'1,6% (35.659 nuove immatricolazioni) superiore soltanto all'1,4% della Toscana, al meno 0,5% della Campania e al meno 0,6% della Basilicata, fanalino di coda.
Se il Piemonte può vantare il più elevato tasso di crescita delle vendite di auto nuove, l'anno scorso, a livello di regioni, Torino può farlo come provincia. Infatti, l'Unrae ha accreditato alla provincia di Torino l'incremento del 32,7% (158.198 nuove immatricolazioni contro le 119.217 del 2016), oltre 6 punti in più rispetto alla provincia di Sondrio e 10 punti esatti in più rispetto a quella di Trento (117.527 iscrizioni al Pra). Subito sotto il podio, Aosta con l'aumento del 20,4%.
Tra le tante cifre interessanti che si possono trovare nel Book 2017 dell'Unrae figurano i 37,1 milioni di vetture circolanti in Italia (età media di 10,7 anni), i 41,5 miliardi di euro che rappresentano il fatturato conseguente alle vendite nell'anno (21,041 euro il prezzo medio ponderato delle auto consegnate agli acquirenti), le 1.965 elettriche immatricolate (+42,7% rispetto al 2016) e, fra l'altro, la previsione che il 2018 dovrebbe terminare con 1.995.000 nuove immatricolazioni, l'1,3% più dell'anno scorso.
A sua volta, l'Anfia, l'associazione nazionale della filiera dell'industria automobilistica ha comunicato che nell'intero 2017 sono state fabbricate in Italia oltre 740.000 vetture (+4% rispetto al 2016) mentre è stato di 1,14 milioni il totale degli autoveicoli prodotti (+3,5%). L'associazione presieduta dal torinese Aurelio Nervo ha riferito inoltre che è stato esportato il 56% delle vetture prodotte, quota che sale al 65% per l'insieme degli autoveicoli.

Nei primi 11 mesi del 2017 il valore delle esportazioni di autoveicoli italiani è ammontato a 22 miliardi di euro, mentre le importazioni sono state pari a 30,5 miliardi di euro,  

Aurelio Nervo, presidente Anfia

Start up in aumento in Piemonte e Liguria

Start up innovative in accelerazione in Piemonte e in Liguria, ferme in Valle d'Aosta. E' il quadro che emerge dallo specifico registro delle imprese delle Camere di commercio, aggiornato al 5 febbraio. In un centinaio di giorni, il Piemonte ha contato 36 start un innovative in più, diventate così 472; in Liguria sono salite a 159, dieci in più; mentre, in Valle d'Aosta sono rimaste 17, quante erano al 23 ottobre scorso. Da allora, nel Nord Ovest sono quindi aumentate da 602 a 648.
Il numero delle star up innovative del Nord Ovest è pari al 7,56% delle 8.530 registrate dalle Camere di commercio in tutta l'Italia. In particolare, è del 5,5% la quota del Piemonte, dell'1,86% quella della Liguria e dello 0,2% quella della Valle d'Aosta, che chiude la graduatoria nazionale basata sulla quantità di start up attive nelle rispettive regioni.
In questa classifica il Piemonte è sesto e la Liguria quindicesima. Rispetto al 23 ottobre, il Piemonte ha mantenuto la stessa posizione, mentre la Liguria ne ha guadagnata una. In testa resta saldamente la Lombardia con 2.023 start up innovative, seguita, nell'ordine, da Emilia-Romagna con 865, Lazio con 850, Veneto con 779, Campania con 628. Il Piemonte precede invece la Sicilia (440), la Toscana (387), le Marche (348) e il Trentino-Alto Adige (229), ultima delle top ten.
Una consolazione per il Nord OVest: alla fine del terzo trimestre dell'anno scorso, Torino era al terzo posto nella classifica delle province basata sul numero delle start up innovative ospitate: ne aveva 299, superata solo da Roma (675) e Milano (1.242). La provincia subalpina, quindi, ne contava più di Napoli (283) e anche di Bologna (259).
La dinamica delle start up innovative è un buon indicatore della volontà di fare impresa, soprattutto da parte dei giovani, oltre che della creatività e di capacità di trasferimento tecnologico.
Lo stesso registro delle Camere di commercio riporta che in Italia, al 5 febbraio, erano 33 le società iscritte alla sezione degli incubatori certificati, quattro delle quali in Piemonte, la metà di quelle in Lombardia ma numero che vale il secondo posto in Italia, a pari merito con Lazio e Friuli-Venezia Giulia.
Il principale incubatore di imprese innovative del Nord Ovest e tra i maggiori a livello europeo è I3P del Politecnico di Torino. Fondato nel 1999, oltre che dall'ateneo subalpino, dal Comune e dalla Città Metropolitana di Torino, dalla locale Camera di Commercio, da Finpiemonte e dalla Fondazione Torino Wireless, l'incubatore I3P nel 2017 ha accolto 597 idee, lanciato 123 progetti, costituito 32 imprese, 17 delle quali incorporate.
A proposito di innovazione e Politecnico di Torino, va ricordato che nell'ottobre scorso è entrato ufficialmente in funzione l'Energy Center dell'ateneo di corso Duca degli Abruzzi, punto di riferimento di tutte le iniziative locali legate all'energia. La nuova struttura ha comportato un investimento di 20 milioni di euro, provenienti anche dalla Compagnia di San Paolo e dalla Fondazione Crt.

A fianco dell'Energy Center, un'area delle nuove Ogr, per la cui realizzazione la Fondazione Crt ha impegnato cento milioni di euro, è destinata a ospitare un acceleratore di imprese, laboratori sui big data e laboratori di ricerca.

Giuseppina De Santis, assessore all'Economia Regione Piemonte

Nuovo giornale online, Grandi direttore

"ElecToMag". E' la testata del nuovo giornale online che l'editore torinese Vittorio Corelli ha deciso di affiancare all'emittente ElecToRadio e di presentare oggi, 12 febbraio, nel capoluogo piemontese.
“ElecToMag - è stato spiegato - nasce per la volontà di offrire la possibilità di scrivere e comunicare a chi ha scelto di pensare liberamente. Nasce dall’esperienza estremamente positiva e soddisfacente di ElecToRadio, la più ascoltata webradio del Nord Ovest, che può ora contare su un direttore artistico come Alessio Sisci. E nasce dall’esperienza, che aveva portato al lancio della radio, dell’Associazione creata nel 2008 per favorire la crescita di una nuova classe dirigente in grado di dialogare con tutti”.
ElecToMag – che è diretto da Augusto Grandi, giornalista con la voglia di continuare a impegnarsi dopo 30 anni al Sole 24 Ore - avrà diversi registri di scrittura, perché diverse sono le sensibilità, gli interessi, i gusti. Cercando di garantire, in ogni caso, la qualità dell’informazione, dell’analisi e della scrittura. “Non ci saranno censure, proprio per il rifiuto di adeguarsi al pensiero unico obbligatorio – ha anticipa Augusto Grandi - E non ci saranno problemi se gli articoli sosterranno tesi differenti, opposte”.
ElecToMag non avrà, invece, una sezione politica. “Non per disinteresse o spregio, tutt’altro – ha spiegato il direttore - Ma non ci interessa il pettegolezzo delle anticamere dei partiti; mentre le grandi iniziative delle maggioranze di governo , nazionale o locale, e le precise contestazioni delle opposizioni troveranno spazio nelle altre sezioni. Perché tutto è politica: l’economia, i rapporti internazionali, la cultura, l’innovazione, lo sport, la montagna trascurata da tutti”.

La scelta del nome, ElecToMag, indica anche che si punterà sugli approfondimenti e non sulle news. Nessuna velleità di far concorrenza alle versioni web di grandi quotidiani nazionali o ai dinamici quotidiani web già presenti, e con ottimi risultati, sul territorio. “Grazie anche alla collaborazione con il think tank Il Nodo di Gordio – ha concluso Augusto Grandi - vogliamo invece contribuire a portare Torino nel mondo e il mondo a Torino. Per questo, la sezione di politica estera potrà contare sulla collaborazione di corrispondenti da vari Paesi di altri Continenti. E seppur con un occhio di riguardo per la città che ci ospita, ci occuperemo di ciò che accade in Italia, sempre con analisi affidate a collaboratori di altre regioni. Anche loro, ovviamente, liberi di pensare e di scrivere”.

Augusto Grandi, direttore ElecToMag

Nerissima l'ultima settimana borsistica "bruciati" 6,6 miliardi della Agnelli e soci

“Nerissima, l'ultima settimana borsistica. Tutte le quotate che si possono considerare piemontesi - perché in regione hanno sede o direzione generale o le radici il principale socio - venerdì hanno visto le loro azioni con prezzi inferiori a quelli di sette giorni prima. Unica eccezione la Bim-Banca Intermobiliare, che ha chiuso a 0,662 euro a fronte dei 0,64 euro della seduta del 2 febbraio”. Inizia così l'articolo pubblicato oggi, 11 febbraio, nella pagina di Economia del Corriere Torino, l'edizione locale del Corriere della Sera.
Volendo allargare il campo all'intero Nord Ovest, va aggiunto che la settimana passata è stata all'insegna dell'Orso anche per le liguri Erg (15,69 euro il prezzo finale della sua azione, a fronte dei 16,39 euro del 2 febbraio) e Orsero di Albenga (8,95 euro a fronte di 9,15), ma non per la Biancamano dei savonesi Pizzimbone, il cui titolo è salito da 0,326 a 0,380 euro. Sostanzialmente invariata, invece, l'ordinaria di Banca Carige: 0,008 euro, valore corrispondente a una capitalizzazione complessiva di 442 milioni, inferiore di 27,5 milioni a quella del venerdì precedente, quando l'azione era stata trattata a 0,0085 euro.
Quanto a Erg, il valore riconosciuto da Piazza Affari alla società controllata dalla famiglia Garrone-Mondini, al termine della seduta di venerdì scorso è stato di 2,359 miliardi, circa 100 milioni di euro in meno rispetto al 2 febbraio.
Tornando all'analisi del Corriere Torino, nell'articolo si legge che “Da un venerdì all'altro, soltanto le tredici società “piemontesi” più capitalizzate sono state svalutate di oltre 8 miliardi di euro, da Piazza Affari. E' infatti sceso a 153,337 miliardi il valore riconosciuto dal mercato all'insieme formato da Intesa Sanpaolo, Fca-Fiat Chrsyler Automobiles, Ferrari, Cnh Industrial, Exor, Ubi Banca, Diasorin, Italgas, Buzzi Unicem, Sias, Iren, Astm-Autostrada Torino Milano e Replay”.
E' stato rilevato, inoltre che “l'81,4% del deprezzamento del complesso dei 13 titoli piemontesi più capitalizzati si deve alle quattro società che fanno capo alla famiglia Agnelli-Elkann-Nasi. Il loro valore è sceso di 6,6 miliardi: in particolare, il calo è stato di 2,148 miliardi per Cnh Industrial, 1,115 miliardi per Fca, 1,176 miliardi per Exor (la capogruppo) e 1,163 miliardi per la Ferrari. Alla chiusura di venerdì scorso, secondo Piazza Affari, il poker della Famiglia torinese valeva 79 miliardi”.
Aggiungendo la Juventus (valore borsistico di 778 milioni, 43 meno del 2 febbraio), altra controllata da Exor, la capitalizzazione delle cinque quotate facenti capo alla famiglia Agnelli-Elkann-Nasi, sale a quasi 80 miliardi.
In assoluto, il calo maggiore, dopo quello delle quattro principali quotate targate Torino, è stato di Intesa Sanpaolo, la capitalizzazione è risultata di 48,903 miliardi, inferiore di mezzo miliardo ai 49,403 miliardi del venerdì precedente. Quanto alle due quotate del gruppo Gavio – Sias e Astm – insieme hanno fatto registrare una perdita virtuale di 422 milioni, dato che la loro capitalizzazione è scesa a 5,080 miliardi. Di poco inferiore a quello della coppia dei Gavio è stato il deprezzamento della sola Buzzi Unicem, alla quale Piazza Affari ha attribuito un valore di 3,391 miliardi, a fronte dei 3,916 miliardi del venerdì precedente.
Le cinque quotate che fanno capo ai De Benedetti, Carlo e i suoi figli – Cir, Cofide, Gedi Gruppo Editoriale, M&C, Sogefi – alla fine di venerdì capitalizzavano insieme poco più di 2 miliardi: 872,1 milioni la Cir, 361 milioni Cofide, 296,6 milioni Gedi Gruppo Editoriale, 54,5 milioni M&C e 430,7 milioni Sogefi. In particolare, l'azione Gedì venerdì ha toccato il suo minimo storico avendo chiuso a 0,583 euro.
Gruppo Cairo. Le due società che hanno come azionista di maggioranza assoluta il presidente del Torino al termine della settimana valevano in Piazza Affari 1,075 miliardi: 502,7 milioni la Cairo Communication e 572 milioni Rcs MediaGroup, della quale Urbano Cairo è presidente e amministratore delegato.
Ed ecco le nuove capitalizzazioni delle altre quotate “piemontesi” maggiori: Diasorin 3,891 miliardi (-392 milioni rispetto al 2 febbraio), Italgas 3,628 miliardi (-228 milioni), Iren 2,860 miliardi (-222 milioni), Reply 1,885 miliardi (-114 milioni) e Ubi Banca 4,686 miliardi (-34 milioni). Ubi ha come maggiore socio la Fondazione cuneese Crc, che ne possiede il 5,91% del capitale.

John Elkann, numero uno di Exor 

Banche: Ubi e Sella hanno fatto profitti Carige e Bim di nuovo con bilanci in rosso

Due a due. Due le banche del Nord Ovest che hanno chiuso il 2017 con risultati molto positivi; altre due, invece, presentano bilanci in rosso.

UBI BANCA
Il gruppo Ubi, che ha come maggiore azionista la Fondazione Crc di Cuneo, la quale ne possiede il 5,91% del capitale (il 5,123% fa capo a Silchester International Investors e il 4,959% alla Fondazione Banca del Monte di Lombardia), nel 2017 ha conseguito un utile di 690,6 milioni (contro la perdita di 830,2 milioni nel 2016), che, al netto delle componenti non ricorrenti, diventa di 188,7 milioni (perdita di 474,4 milioni nel 2016).
Da qui la decisione degli amministratori di proporre all'assemblea la distribuzione di un dividendo di 11 centesimi per azione, per un totale di 125,5 milioni, a fronte dei 107,1 dell'anno scorso. E, pur tenendo conto di questa “uscita”, il Cet1, indicatore della solidità patrimoniale, sale all'11,43%, a livello consolidato.
Il gruppo Ubi Banca, terzo italiano per capitalizzazione di Borsa (4,686 miliardi), dispone di 1.881 sportelli e di quasi 21.500 dipendenti. Al 31 dicembre 2017, la sua raccolta globale da clientela ammontava a 176,9 miliardi, somma degli 80,4 miliardi derivanti dalla raccolta diretta (86,3 miliardi alla stessa data 2016) e dei 96,5 miliardi dall'indiretta (98,8 miliardi).
L'ultimo prezzo dell'azione Ubi, alla Borsa di Milano, oggi 9 febbraio, è stato di 4,095 euro, lo 0,44% in meno rispetto a ieri, un calo limitato e comunque inferiore all'1,33% medio del Mib, l'indice che rappresenta le quaranta principali quotate a Piazza Affari.


GRUPPO SELLA
Un altro esercizio positivo per il gruppo biellese che fa capo alla famiglia Sella, che l'ha costituito e che lo guida, da sempre, con suoi esponenti. L'utile netto è stato di 53,4 milioni, la raccolta globale da clientela è salita del 6,3% a 35,3 miliardi, 11 dei quali costituiti dalla raccolta diretta (+0,2%). Gli impieghi a famiglie e imprese sono cresciuti dell'1,4% a 8 miliardi. Cet1: 12,25%.
In particolare, Banca Sella, la principale del Gruppo che ha superato il milione di clienti, ha avuto una raccolta globale di 15,6 miliardi, un utile netto di 15,6 milioni e un cet1 del 15,12%.


BANCA CARIGE
Come primo punto del comunicato relativo ai risultati preliminari 2017, non casualmente, il Consiglio di amministrazione di Banca Carige ha evidenziato il Cet1 “riportato al 12,4% grazie al successo del rafforzamento patrimoniale da oltre un miliardo di euro”. E al secondo ha posto la diminuzione del 34,6% del credito deteriorato, “a seguito delle due operazioni di derisking di sofferenze per complessivi 2,2 miliardi”.
Una rete diventata di 529 sportelli,58 in meno rispetto a fine 2016, il gruppo Carige, al 31 dicembre contava 4.642 dipendenti (-231), aveva una raccolta diretta di 16,862 miliardi (-13%) e una raccolta indiretta di 21,292 miliardi (-0,9%), crediti verso la clientela per 15,520 miliardi (-12,4%), sofferenze nette pari al 3,9% dei prestiti alla clientela, la metà dei dodici mesi precedenti.
Il margine operativo lordo è stato di 7,7 milioni (64,8 nel 2016); ma il risultato consolidato netto di pertinenza della capogruppo è stato negativo per 380,5 milioni (nel 2016 il rosso è stato di 291,7 milioni), “dopo aver contabilizzato rettifiche e perdite di valore su cessioni di crediti per complessivi 378 milioni”.
Le notizie sulla banca genovese, che ha come principale socio la famiglia Malacalza, sono state accolte favorevolmente dagli investitori. L'azione ordinaria è risalita oggi, 9 febbraio, a 0,008 euro, facendo segnare un incremento del 5,26%, il secondo più alto della giornata. Nella seduta sono passati di mano 1,229 miliardi di azioni Carige, il numero maggiore in assoluto.


BIM-BANCA INTERMOBILIARE
Altro bilancio con tanti segni meno per Bim, l'istituto torinese di private banking il cui controllo è stato recentemente ceduto dai commissari straordinari di Veneto Banca, finita in liquidazione coatta amministrativa. Il risultato finale 2017 è negativo per 49,3 milioni, comunque dimezzato rispetto ai 93,4 milioni del 2016.
La raccolta globale è scesa del 20,8% a 7,4 miliardi; in particolare quella diretta al 31 dicembre scorso è di 0,9 miliardi (-35,8%) e di 6,5 miliardi quella indiretta (-18%). Il risultato della gestione operativa è stato di 1,8 milioni (2,3 milioni nell'esercizio precedente), il Cet1 è calato a 10,44% da 11,13% di fine 2016.

Oggi, in Piazza Affari, l'ultimo prezzo dell'azione Bim è stato di 0,622 euro, il 3,12% in meno rispetto a ieri.

Potpourri di Fondazioni piemontesi


CUNEO PROMUOVE L'AGROALIMENTARE 4.0

Agroalimentare 4.0 è il titolo del programma di iniziative strategiche della Fondazione Crc (Cuneo) finalizzate all'accelerazione e alla diffusione dell'innovazione nel settore agroalimentare cuneese. Un'iniziativa rilevante che ha già preso l'avvio con la progettazione preliminare di un primo intervento riguardante la tracciabilità, diventata un fattore determinante. “Intervento per il quale è stato previsto un impegno di un milione di euro – si legge nelle news del sito dell'Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte (www.fondazionibancariepiemonte.it) - e reso possibile anche in seguito alla scrupolosa ricerca sull'innovazione nel settore agroalimentare coordinata dal Centro Studi della Fondazione Crc e realizzata in collaborazione con il Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria)”.
La Fondazione Crc intende favorire le condizioni perché i prodotti dell'eccellenza agroalimentare del Cuneese, suo territorio di pertinenza, adeguatamente tracciati in modo da garantirne e certificarne la provenienza, possano trovare sbocco e apprezzamenti in nuovi mercati, potenzialmente ricchi di clienti pronti a riconoscere i valori della migliore produzione del territorio.
Dal sito dell'Associazione delle Fob piemontesi, presieduta da Giovanni Quaglia, si apprende inoltre che i primi risultati dello studio di fattibilità, affidato dalla Fondazione Crc all'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e ancora in corso, “evidenziano già l'importanza di investire sull'acquisizione di competenze, necessarie per consentire alle imprese cuneesi della filiera agroalimentare di attuare quel processo di digital transformation che incentiva e facilita l'accesso al mercato dell'e-commerce, in rapidissima espansione e particolarmente adatto ai prodotti di alta qualità, sia pure di nicchie più o meno grandi”.

Giandomenico Genta, presidente Fondazione Crc

IL PRIMO BILANCIO SOCIALE DELLA CONSULTA DI TORINO

La Consulta per la valorizzazione dei Beni artisti e culturali di Torino ha appena pubblicato il “Bilancio sociale 2017/ Trent'anni di attività”, corposo volume illustrato che “è' un compendio di cosa e di come i soci Consulta hanno voluto e saputo fare per la Città durante questo, ormai non breve, periodo” ha scritto il past president Luigi Garosci, aggiungendo che l'iniziativa “è anche un modo per ringraziare il luogo in cui, come persone e come aziende, siamo nati, abbiamo lavorato e passato il tempo della nostra vita. Un luogo e una Città che amiamo, nella quale ritroviamo le radici, le tradizioni, le eccellenze”.
Torino ha insegnato molte cose all'Italia e al mondo. Con questa pubblicazione, la Consulta cerca di “farle sapere a chi ancora non le conosce” ha sotolineato Luigi Garosci, convinto che “la bellezza è sempre stata un'ottima ambasciatrice e Torino è anche bellezza”.
La Consulta per la valorizzazione dei Beni artistici e culturali di Torino ha realizzato, finora, più di 90 interventi, che hanno comportato tre milioni di ore di lavoro di storici dell'arte, restaurato e professionisti, oltre che un investimento complessivo superiore ai 30 milioni di euro.
I soci della Consulta sono: 2A, Arriva, Banca del Piemonte, Banca Fideuram, Banca Passadore, Buffetti, Buzzi Unicem, Cln, Compagnia di San Paolo, Costruzioni Generali Gilardi, Deloitte & Touche, Ersel, Fenera Holding, Exor, Ferrero, Fca Fiat Chrysler Automobiles, Fondazione Crt, Garosci, Geodata, Gruppo Ferrero-Sied Energia, Intesa Sanpaolo, Italgas, Lavazza, Martini & Rossi, Megadyne, M.Marsiaj & C, Reale Mutua, Reply, Skf, Unione Industriale di Torino, Vittoria Assicurazioni.
Presidente attuale della Consulta è Adriana Acutis, la quale ha precisato che il primo bilancio sociale ha “la finalità di condividere con gli stakeholders il valore generato, mettendo in evidenza le peculiarità proprie dell'associazione e la valenza del metodo adottato”, concludendo la sua introduzione con l''augurio che il modello di Consulta “possa crescere ed essere replicato in altre regioni, a favore dell'inestimabile patrimonio artistico e cultura del Paese”.

Appartamento della Regina alla Palazzina di Stupinigi, un intervento della Consulta 

FOSSANO FINANZIA IL RESTAURO DI PALAZZO BURGOS

Il recupero di uno dei palazzi storici più belli del centro di Fossano – Palazzo Burgos – sarà il risultato dei lavori di restauro finanziati dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano, insieme con la Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Fossano e il Comune. La ristrutturazione prenderà il via nella prossima primavera. Il progetto è già stato approvato dalla Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio per le province di Alessandria, Asti e Cuneo.
Nel suo complesso, il progetto prevede interventi di ristrutturazione delle facciate esterne, degli infissi e dell'androne, l'insonorizzazione dei locali adibiti ad aule e la realizzazione di nuove aule didattiche (Palazzo Burgos è sede della Fondazione Fossano Musica e della relativa scuola), la costruzione dell'ascensore per l'accesso alle persone con disabilità, la messa in sicurezza dell'impianto elettrico più una serie di interventi minori.
Come si può leggere sul sito dell'Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte, “L'ammontare complessivo dei lavori supera i 600.000 euro, di cui 150.000 a carico del Comune di Fossano, proprietario del Palazzo. La Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano e la locale Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artisti e Culturali si faranno carico della parte restante”.
Gianfranco Mondino, presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano ha spiegato che “il sostegno finanziario della Fondazione è importante e convinto, avendo una duplice valenza: il restauro di un importante edificio nel centro di Fossano contribuisce al suo ulteriore abbellimento e la ristrutturazione migliora la funzionalità e l'efficienza didattica della scuola di musica, la cui attività è in continua espansione”.
Gianfranco Mondino ha anche espresso il suo compiacimento per il nuovo intervento della Consulta, di cui la Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano è socio costituente. “In seguito all'impegno per il restauro di Palazzo Burgos, supera i tre milioni di euro il valore degli stanziamenti della Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Fossano” ha riferito Gianfranco Mondino, ricordando che “Le principali aziende fossanesi, unitamente alle Fondazioni, danno pertanto un forte impulso al miglioramento del centro storico cittadino che, recentemente, ha ottenuto significativi riconoscimenti a livello piemontese”.
Ancora in merito alla Fondazione Cassa di Risparmio di Fossano, va aggiunto che la stessa ha ricevuto in donazione da Massimo Squarotti l'edificio a tre piani, dove ha abitato l'omonima famiglia, in pieno centro storico. Massimo Squarotti ha deciso di donare l'immobile alla Fondazione in memoria della madre Quirina Gamba e del padre Giovanni, direttore generale della Cassa di Risparmio di Fossano per una quarantina d'anni.

Gianfranco Mondino, presidente Fondazione Cr Fossano

L'IMPEGNO DI SALUZZO PER CASA CAVASSA E L'OSPEDALE

I nuovi restauri di Casa Cavassa, diventata sede del museo civico di Saluzzo, dopo essere stata antica dimora dei Marchesi di Saluzzo, costituiscono una delle attività finanziate, pochi mesi fa, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo, ben consapevole del valore storico e artistico di questa struttura che ha avuto il suo massimo splendore tra il XV e il XVI secolo, periodo degli straordinari affreschi a grisaille e della pala della Madonna della Misericordia firmata dal fiammingo Hans Clemer.
Casa Cavassa, così denominata dopo esserne diventata di proprietà dell'omonima famiglia che la ricevette in dono dai Marchesi di Saluzzo, dei quali furono vicari generali Galeazzo Cavassa e suo figlio Francesco, appartiene al Comune di Saluzzo, destinatario del lascito di Emanuele Tapparelli d'Azeglio, diplomatico, filantropo e collezionista d'arte. Emanuele Tapparelli d'Azeglio ha donato l'edificio, che aveva comprato dai Cavassa, proprio perché il Comune lo trasformasse in museo, che è stato aperto al pubblico nel 1890.
Un altro impegno costante della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo è quello a favore dell'ospedale cittadino, che, a causa dei tagli imposti dai piani sanitari regionali, ha subito una progressiva dequalificazione ed è stato depauperato di prestazioni d'eccellenza trasferite altrove. La Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo sta contribuendo al recupero di servizi sanitari, a supporto anche dell'ambito territoriale. In quest'ottica si inquadra lo stanziamento deliberato dalla Fondazione nel 2017 per dotare di attrezzature sanitarie l'ospedale cittadino.
Relativa al settore sanitario è anche l'erogazione di 58.000 euro alla locale Croce Verde da parte della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo per l'acquisto di una nuova ambulanza.

Casa Cavassa a Saluzzo


Altre notizie sull'attività delle Fondazioni piemontesi di origine bancaria si possono leggere sul sito della loro Associazione: www.fondazionibancariepiemonte.it

Borsa: Prima Industrie e Buzzi Unicem nelle prime dieci più aggredite dall'Orso

Sono piemontesi due delle dieci società che hanno fatto registrare i maggiori ribassi percentuali dei prezzi delle loro azioni nella seduta di Borsa di oggi, 8 febbraio, dominata dall'Orso, cioè dalle vendite: si tratta di Prima Industrie e di Buzzi Unicem. Il titolo dell'impresa torinese presieduta da Gianfranco Carbonato ha chiuso a 34,85 euro (-6,32%) e quello del gruppo cementiero di Casale Monferrato a 20,77 euro (-6,19%). Il tasso di deprezzamento di Prima Industrie è risultato l'ottavo più elevato della seduta, quello di Buzzi Unicem il nono.
Il valore di Buzzi Unicem si è avvicinato al minimo del 29 agosto dell'anno scorso, quando fu di 19,31 euro; mentre il prezzo finale di Prima Industrie è rimasto ben lontano dagli 8,75 euro di due anni fa, il più basso degli ultimi quattro anni.
Proprio oggi, Buzzi Unicem, che fa capo all'omonima famiglia, ha anticipato che nel 2017 il gruppo ha avuto ricavi netti per 2,806 miliardi, con un incremento del 5,1% sui 2,669 miliardi del 2016. Ha venduto 26,8 milioni di tonnellate di cemento (+4,4%) e 12,3 milioni di metri cubi di calcestruzzo (+3,1%). In particolare, è risultato di 428 milioni il fatturato in Italia (+14%).
Positiva anche la riduzione dell'indebitamento netto, calato a 863 milioni al 31 dicembre scorso, dai 962 milioni alla stessa data 2016.
Enrico Buzzi, presidente Buzzi Unicem

Gianfranco Carbonato, presidente Prima Industrie













L'Orso di Piazza Affari (-2,26%) ha graffiato duramente anche Carige, il cui titolo ordinario è sceso del 5% a 0,0076 euro, minimo storico.  

Nel 2017 persi altri 25.000 abitanti

Altri 25.000 in meno. Nel 2017, le tre regioni del Nord Ovest hanno subito un ulteriore calo della popolazione. Il primo giorno di gennaio, i residenti sono risultati 6.059.700, lo 0,41 per mille in meno rispetto a dodici mesi prima, quando erano 6.084.700. Dati dell'Istat, l'istituto nazionale di statistica, che, all'inizio di quest'anno, ha censito 4.375.600 residenti in Piemonte, 1.557.800 in Liguria e 126.300 in Valle d'Aosta.
Proporzionalmente, a perdere più popolazione è stata la Liguria, “dimagrita” dello 0,48 per mille, tasso equivalente a 7.500 residenti. Inferiore di pochissimo è risultato il calo percentuale della Valle d'Aosta, che ha censito 600 abitanti in meno (-0,47 per mille) Invece, la popolazione del Piemonte è diminuita dello 0,38 per mille, corrispondente a 16.900 residenti.
Il calo del Nord Ovest, comunque, è risultato relativamente minore della media nazionale che è stata dell'1,6 per mille, pari a quasi 95.000 residenti, diventati così 60.494.800.
Non tutte le regioni, però, hanno perso popolazione: la Lombardia l'ha aumentata del 2,1 per mille (al primo giorno di gennaio2018 contava 10.039.900 residenti), l'Emilia-Romagna dello 0,8 per mille (4.452.200) e il Lazio dello 0,4 per mille (5.900.800); la provincia autonoma di Bolzano addirittura del 7 per mille (528.000).
Invece, altre regioni hanno evidenziato cali ben superiori alla media nazionale: fra queste, il Molise (6,6 per mille), la Campania (2,1 per mille) il Veneto (0,8 per mille) e la Toscana (0,5 per mille).
Il Piemonte si trova al settimo posto nella graduatoria delle regioni più popolose, la Liguria al dodicesimo e la Valle d'Aosta all'ultimo. In testa, dopo la Lombardia, figurano il Lazio e la Campania (5.826.700 residenti). Completano la top ten la Sicilia (5.027.700), il Veneto (4.903.500), l'Emilia-Romagna, la Puglia (4.049.300) e la Calabria (1.957.100).
L'anno scorso, in Italia, si sono registrate 464.000 nascite (-2% rispetto al 2016 e nuovo minimo storico) e 647.000 decessi, 31.000 in più.
Gli stranieri residenti nel nostro Paese sono risultati 5.065.000, pari all'8,4% della popolazione. Circa 224.000 stranieri hanno acquisito la cittadinanza italiana nell'anno passato, quando gli immigrati sono stati 337.000 (+12% rispetto al 2016), mentre gli emigrati sono stati 153.000 (-2,6%). Delle persone che hanno lasciato la Penisola 40.000 erano di origine straniera e 112.000 cittadini italiani.

Giovanni Toti, presidente Regione Liguria


Quattro torinesi in accelerazione


SKF ITALIA DA' SODDISFAZIONI AGLI SVEDESI

Per gli svedesi, l'Italia resta un Bel Paese. La Skf italiana, infatti, ha dato nuove soddisfazioni alla capogruppo svedese: nel 2017 ha fatturato 1,137 miliardi di euro (+9,2% rispetto al 2016) e ha conseguito un utile operativo di 110 milioni, il 9,5% in più rispetto ai 91 dell'esercizio precedente. Inoltre, ha fatto investimenti per 30,5 milioni (16,7 milioni nel2016). Il tutto con poco meno di 3.550 dipendenti (a livello mondiale, il gruppo Skf, leader nel mercato globale dei cuscinetti, attivo anche nel settore delle guarnizioni e della meccatronica, ha circa 45.000 occupati).
Amministratore delegato della Skf Italia, dal maggio del 2015, è Ezio Miglietta, torinese, 55 anni, laurea in Ingegneria meccanica nel 1988 al Politecnico di Torino, poi studi alla London Business School e alla Stantford University. Ha fatto tutta la carriera in Skf, dove è entrato nel 1989 e ha ricoperto incarichi di crescente responsabilità in Italia e all'estero.

Ezio Miglietta, ad Skf Italia

ALPITOUR RAFFORZA LA SUA LEADERSHIP

Quello appena chiuso si è rivelato un ottimo esercizio anche per il gruppo Alpitour, che ha registrato un fatturato di 1,224 miliardi (1,141 miliardi nel bilancio precedente) un margine operativo lordo di 46 milioni (+25%) e un utile netto di 20,5 milioni. Agli aumenti ha contribuito in modo rilevante la divisione Tour Operating, che ha avuto ricavi per 747 milioni, oltre 62 in più. E anche il nuovo esercizio è incominciato in modo molto promettente, dato che i ricavi del gruppo sono cresciuti del 18% rispetto al corrispondente periodo precedente.
Nata 71 anni fa a Cuneo, come piccola agenzia di viaggi, Alpitour, da tempo con sede e direzione a Torino, circa 2.000 dipendenti, è il principale operatore italiano del settore. E' pilotata da Gabriele Burgio, presidente e amministratore delegato dal 21012, quando con altri manager e due fondi di private equity l'ha rilevata dal gruppo Agnelli-Elkann-Nasi, che a sua volta l'aveva comprata dalla famiglia Isoardi di Cuneo.
Di Alpitour, che conta di raddoppiare il fatturato nei entro i prossimi quattro anni e ha in programma la quotazione in Borsa, è diventata socia la Tip del finanziere Giovanni Tamburi, acquisendone il 33% del capitale con un investimento di 120 milioni.

Gabriele Burgio, presidente e ad Alpitour

MEGADYNE FA IL POKER DI ACQUISIZIONI

Megadyne, società torinese che vanta la leadership mondiale nel settore delle cinghie di trasmissione potenza e dei nastri trasportatori, controllata dal fondo Astorg Partners e dalla famiglia Tadolini, ha comprato il il gruppo spagnolo Ave, produttore di nastri modulari in materiale plastiuco e acciaio. La nuova acquisizione, avvenuta nel dicembre scorso, fa seguito ad altre tre del 2017, quelle di Sacif, Megabelt e Cimexa, per un valore complessivo superiore ai 40 milioni.
Come ha spiegato Giorgio Tadolini, amministratore delegato di Megadyne, le acquisizioni sono contemplate nel piano strategico volto all'ampliamento della gamma prodotti, all'ingresso in altri mercati, al raggiungimento di un fatturato consolidato di 700 milioni entro il 2020 e, quindi, all'ottenimento delle migliori condizioni per la quotazione in Borsa.
Megadyne, che ha sede a Mathi, è stata fondata nel 1957 da Corrado Tadolini.

Giorgio Tadolini, amministratore delegato Megadyne

SKINLABO: 10.000 CLIENTI NEGLI OBIETTIVI 2018

Diecimila clienti, 30.000 “pezzi” venduti e un fatturato di 100.000 euro al mese sono gli obiettivi 2018 della start up SkinLabo, prima marca digitale italiana della cosmetica. Fondata sul finire del 2016 da un gruppo di imprenditori e venture capitalist provenienti dal mondo dell'e-commerce, dell'industria e della finanza, SkinLabo ha già raccolto dagli investitori 600.000 euro, 200.000 dei qualio provenienti dall'aumento di capitale varato nel dicembre scorso.

SkinLabo punta a un mercato in forte crescita, trainata soprattutto da donne giovani. Amministratore delegato è cofondatore è Angelo Muratore, marketing manager di Fca dal 2003 al 2009, business angel che ha al suo attivo più di dieci investimenti in aziende e start up, non solo italiane. Cofondatore è anche Carlo Tafuri, proprietario della piattaforma on line Brandsdistribution.com, protagonista europea nella distribuzione di abbigliamento e accessori per rivenditori. 

Carlo Tafuri, cofondatore SkinLabo

Separazione Tecnoinvestimenti-Cedacri

Separazione Tecnoinvestimenti-Cedacri. Nell'estate scorsa, si diceva che Cedacri avrebbe ancora aumentato la sua partecipazione in Tecnoinvestimenti, allora al 4,9%, e in effetti ha poi l'ha incrementata di circa un punto; ma, oggi, 8 febbario, è stato comunicato ufficialmente che Cedacri ha venduto a un gruppo di investitori istituzionali quasi 2 milioni di azioni di Tecnoinvestimenti, pari al 4,25% del capitale della società che ha al vertice Enrico Salza (presidente) e Piera Andrea Chevallard (amministratore delegato).
La cessione, avvenuta al prezzo di 6,70 euro per azione, indica chiaramente che le strade si separano. Non è divorzio, però, almeno per ora; perché Cedacri manterrà l'1,4% del capitale di Tecnoinvestimenti per i prossimi sei mesi (lock-up).
La Borsa, comunque, non l'ha presa bene: a fine mattinata, l'azione Tencoinvestimenti quotava 7 euro, il 5,15% meno di ieri, quando, invece, aveva chiuso a 7,38 euro, suo massimo storico.
Cedacri è il principale operatore italiano nel settore dei servizi di outsourcing per banche e istituzioni finanziarie (fatturato di circa 330 milioni nel 2017). Sede a Colecchio, in provincia di Parma, Cedacri ha come maggiore azionista, dalla fine del dicembre scorso, un fondo gestito da Fsi Sgr, che ne ha rilevato il 27% del capitale per 99 milioni di euro. Tra i soci di Cedacri si trovano il Gruppo Cassa di Risparmio di Asti (11,1%), Banca del Piemonte (4,2%) e Reale Mutua Assicurazioni (1,3%).

Tecnoinvestimenti, che ha il quartiere generale a Torino, nel 2017 ha fatturato 181 milioni (+22,9% rispetto al 2016) e prevede di avere ricavi superiori ai 215 milioni nel 2018, inizio di un triennio durante il quale investirà circa 29 milioni e farà nuove acquisizioni.

Enrico Salza, presidente Tecnoinvestimenti

Intesa Sanpaolo, scambi per 677 milioni Nel '17 Corcos più performante di Molesini

Diverse novità interessanti si possono trovare nel comunicato stampa diramato ieri, 6 febbraio, da Intesa Sanpaolo, la cui azione ordinaria ha fatto segnare, oggi, il nuovo record storico, così come la risparmio. Infatti, l'azione ordinaria ha chiuso a 3,21 euro (+3,41% rispetto alla seduta borsistica precedente) e l'azione di risparmio a 3,31 euro (+3,37%).
Fra l'altro, Intesa Sanpaolo è risultata al primo posto nella graduatoria basata sul controvalore delle azioni più scambiate nella giornata, dato che Piazza Affari, oggi, ha registrato compravendite di ordinarie della principale banca italiana per 677 milioni di euro, a fronte dei 399 milioni di euro di Fca-Fiat Chrysler Automobiles, la cui azione è stata quotata 18,856 euro, con un incremento del 6,77%, il più elevato nel paniere Mib, quello delle 40 maggiori quotate.
La nuova impennata di Intesa Sanpaolo è stata favorita dalla generale ripresa borsistica odierna, ma certamente è conseguente anche alle riconsiderazioni degli investitori sui dati presentati ieri dalla società che è presieduta da Gian Maria Gros-Pietro, guidata da Carlo Messina e con maggiore azionista la Compagnia di San Paolo.
“Nel 2018 – riporta la nota di Intesa Sanpaolo - è atteso un aumento del risultato netto rispetto al 2017”, che è stato di 3,8 miliardi, esclusi i 3,5 miliardi di contributo pubblico conseguente all'acquisizione di Veneto Banca e Popolare di Vicenza; inoltre, “la politica di dividendi per l'esercizio 2018 prevede un impegno alla distribuzione di un ammontare di dividendi cash corrispondente a un pay out ratio pari all'85% del risultato netto”.
E le promesse di Carlo Messina finora sono state mantenute, come confermano le cifre del consuntivo del Piano di Impresa 2014-2017: dividendi cash per 10 miliardi, come previsto; circa 200 miliardi di nuovo credito di medio-lungo periodo all'economia reale, cioè a famiglie imprese (30 miliardi in più rispetto al Piano), spese del personale contenute nei 21 miliardi, acquisti e investimenti per 11 miliardi (uno in più), imposte dirette e indirette per circa 10 miliardi.
Ritornando ai risultati del solo 2017, il comunicato di ieri specifica i rispettivi contributi delle sei aree di business del Gruppo, che, alla fine dell'anno scorso, disponeva di 5.843 sportelli bancari (4.694 in Italia e 1.149 all'estero) e contava 96.892 dipendenti.
La Divisione Banca dei Territori, guidata da Stefano Barrese, ha avuto proventi operativi netti per 8,884 miliardi (+3% rispetto al 2016), pari al 52% dei proventi netti consolidati del Gruppo; il suo risultato lordo è stato di 2,328 miliardi (-10%) e di 1,371 miliardi l'utile netto (-24,3%)
Divisione Corporate e Investment Banking (responsabile Mauro Micillo): proventi netti per 3,341 miliardi (-1,3%), pari al 19% dei proventi netti consolidati; il risultato lordo è stato di 2,287 miliardi (+8%) e di 1,615 quello netto (+11,5%).
Terza maggiore Divisione è quella denominata International Subsidiary Banks (responsabile Ignacio Jaquotot) che ha avuto proventi operativi netti per 1,948 miliardi (-2,7%), un risultato lordo di 1,006 miliardi (+10,2%) e un utile netto di 827 milioni (+17,6%).
La Divisione Private Banking (clientela di fascia alta), guidata da Paolo Molesini, ha avuto proventi netti per 1,879 miliardi (+8%), un risultato lordo di 1,308 miliardi (+12%) e un utile netto di 879 milioni (+23,8%).
La Divisione Insurance (Intesa Sanpaolo Vita e Fideuram Vita), che fa capo a Nicola Maria Fioravanti) ha registrato proventi operativi netti per 1,067 miliardi, un risultato lordo di 887 milioni (-12%) e un utile netto di 613 milioni (-8,4%).
Infine, la Divisione Asset Management (Eurizon Capital), guidata Tommaso Corcos: proventi netti per 785 milioni, risultato lordo di 628 e utile netto di 439 milioni (+38,1%).

Dal confronto emerge che proprio la Divisione Asset Managent è quella che ha fatto registrare le migliori performances operative e reddituali, avendo la meglio anche sulla Divisione Private Banking
Tommaso Corcos (Asset Management)


Paolo Molesini (Private Banking)




Intesa Sanpaolo sugli scudi della Borsa

Intesa Sanpaolo sugli scudi della Borsa, oggi 6 febbraio. L'azione ordinaria ha chiuso a 3,104 euro, lo 0,66% in più rispetto a ieri. Un incremento che assume un valore ben maggiore se si considera che l'indice Mib, rappresentativo delle 40 principali quotate a Piazza Affari, è risultato negativo per il 2,08% (il calo di Exor è stato del 4,21% e del 3,99% quello dell'Italgas).
L'aumento di Intesa Sanpaolo, il secondo più elevato nel paniere Mib, comunque non è bastato a far superare il record storico dei 3,155 euro segnato il 30 gennaio appena passato.
Invece, l'azione di risparmio di Intesa Sanpaolo è quella che ha terminato la seduta in testa alla graduatoria dei dieci titoli più performanti della giornata: il suo prezzo finale è stato di 3,202 euro (+7,34% rispetto ai ieri). Ha beneficiato della notizia che Carlo Messina, l'amministratore delegato della prima banca italiana, porterà alla prossima assemblea dei soci la proposta della conversione delle azioni di risparmio in ordinarie, alle condizioni che gli investitori hanno giudicato favorevoli.
Altrettanto positivi sono stati ritenuti i risultati 2017 del Gruppo guidato da Carlo Messina, il suo nuovo piano quadriennale e la decisione di distribuire, quest'anno, un dividendo complessivo di 3,4 miliardi di euro, cash. D'altra parte, il bilancio 2017 riporterà un utile netto 7,316 miliardi (compresi i 3,5 miliardi costituenti il contributo pubblico ottenuto come compensazione per avere rilevato Veneto Banca e Popolare di Vicenza, poste in liquidazione). Riporterà, inoltre, un Cet1 del 14%, indice di grande solidità patrimoniale.
A proposito di patrimonio, però, continua a far discutere la scelta di distribuire una così rilevante quota del profitto netto ai soci, invece di rafforzare ulteriormente i mezzi propri. I soci con più azioni di Intesa Sanpaolo sono la Compagnia di San Paolo (8,252% del capitale), il fondo BlackRock (5,010%) e la Fondazione Cariplo (4,836%).

Carlo Messina, ad Intesa Sanpaolo


COVER 50: VALTER CANTINO NUOVO CONSIGLIERE

Ancora una notizia riguardante una quotata torinese. L'assemblea di Cover 50, controllata e guidata dalla famiglia Fassino, ha eletto consigliere di amministratore Valter Cantino, che subentra a Aldo Milanese, mancato l'8 gennaio scorso. Valter Cantino, nato sotto la Mole nel 1961, laureato in Economia e Commercio all'Università di Torino, dove ora è professore ordinario di Economia aziendale e direttore del Dipartimento di Management.

Valter Cantino è anche consigliere dell'Ordine dei commercialisti di Torino, consigliere di amministrazione della Seven e presidente del Collegio sindacale della Fondazione Crt, organo del quale fanno parte anche Piera Braja e Maurizio Delfino.  
Nel Consiglio di amministrazione di Cover 50, l'indipendente Valter Cantino affianca Pierangelo Fassino, fondatore, presidente e amministratore delegato, incarico quest'ultimo condiviso con il figlio Alberto Edoardo. 

Sanremo dedica un museo al suo Festival la Rai "brinda" ai conti dell'edizione 2018

Un affarone per la Rai, il Festival di Sanremo 2018. La nuova edizione della più famosa manifestazione musicale italiana renderà alla società concessionaria esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo nazionale oltre 9 milioni di euro, forse 10. A prevederlo è Firstonline, il giornale web indipendente di economia e finanza che fa capo a Ernesto Auci e Franco Locatelli, direttore.
Come riporta Firstonline, che riporta quanto riferito da Angelo Teodoli, direttore di RaiUno, i costi del Festival di Sanremo ammonteranno, quest'anno, a 16,6 milioni, compreso l'onere previsto dalla convenzione con il Comune della Riviera dei Fiori. Quanto alle entrate, ammontano già a 25 milioni i ricavi derivanti dalla vendita della pubblicità ed è previsto un altro milione dallo stacco dei biglietti d'ingresso.
A proposito dei costi, è stato precisato che quelli relativi ai tre conduttori sono pari a 1,6 milioni, così suddivisi: 600.000 euro per Claudio Baglioni, anche direttore artistico; 400.000 euro per Michelle Hunziker e 300.000 euro per Pier Francesco Favino.

Michelle Hunziker

Altra notizia che riguarda la capitale italiana della musica. Oggi, all'interno del Casinò di Sanremo, sede provvisoria, è stato inaugurato il Museo del Festival, ideato e promosso dal commercialista Marco Canova, il quale, per la sua realizzazione, si impegnato molto e con grande determinazione. Fra gli oggetti in esposizione si trovano il mandolino di Renzo Arbore, il vestito indossato da Nilla Pizzi nell'edizione del 1958, microfoni degli anni cinquanta, un juke box, decine di cimeli, numerosi vinili e strumenti musicali che hanno segnato la storia del Festival, oltre che 14 dei 45 calchi di mano di artisti della canzone italiana.

A presentare il Museo del Festival, il cui allestimento è stato curato dall'architetto Alberto Pulinetti, con Marco Canova e il critico musicale Dario Salvatori, è stato il sindaco di Sanremo, Alberto Biancheri, il quale ha detto che “quello di oggi è il nostro primo passo. L'obiettivo è ampliare il progetto e trovare uno spazio definitivo, perché un museo senza dimora fissa non stimola neppure le ricerche di pezzi rari e pregiati per arricchire la collezione”.

Marco Canova, ideatore del Museo del Festival

Auto: in gennaio l'Alfa Romeo batte Bmw ma Porsche ha la meglio sulla Maserati

Nel Nord Ovest, l'Alfa Romeo ha avuto la meglio sulla Bmw, nel Gran Premio delle vendite di gennaio; ma la sua vittoria ha un gusto un po' amaro. Soltanto in quattro delle tredici province dell'area formata da Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta, infatti, l'Alfa Romeo ha fatto registrare un numero di nuove immatricolazioni superiore a quello della Bmw, la sua rivale tedesca. E' successo ad Aosta (476 gli acquirenti di vetture con il marchio del Biscione in gennaio, contro i 29 della Casa di Monaco di Baviera), nell'Imperiese (7 a 6), nel Savonese (16 a 8) e, logicamente, nella provincia di Torino (719 le vendite Alfa rispetto alle 171 della marca con gli scacchi bianco-azzurri).
Sull'intero mercato del Nord Ovest, comunque, l'Alfa Romeo ha prevalso nettamente: 1.351 le consegne di sue vetture nuove a clienti finali, a fronte delle 436 della Bmw, la quale ha avuto 34 clienti in provincia di Alessandria (18 l'Alfa Romeo), 26 nell'Astigiano (4), 24 nel Biellese (14), 37 nel Cuneese (24), 35 in provincia di Genova (23), 14 nello Spezzino (9), 34 nel Novarese (29), 7 nel Verbano-Cusio-Ossola (5) e 11 nel Vercellese (7).
In tutta l'Italia, l'Alfa Romeo ha venduto 4.520 auto nuove (+28,3% rispetto a gennaio 2017), la Bmw 4.832 (-5,11%). Pertanto, il Nord Ovest ha rappresentato il 29,9% del mercato nazionale della Casa appartenente interamente a Fca-Fiat Chrysler Automobiles, rispetto al 9% dell'Audi. La forte sproporzione evidenzia lo sbilanciamento dell'Alfa sul mercato di casa, mentre è equilibrata la quota del Costruttore tedesco.
Un confronto analogo si può fare tra Maserati e Porsche. Questo altro duello itao-tedesco, però, ha visto, in gennaio, la vittoria netta della Casa di Stoccarda, anche nel Nord Ovest (62 nuove immatricolazioni, 20 più della Maserati), oltre che in tutto il Paese (678 contro le 268 della Casa con il Tridente).
Nel mese scorso, Maserati ha venduto più di Porsche unicamente in provincia di Alessandria (4 a 3) e in Valle d'Aosta (16 a 3). E' finita pari nelle province di Asti (1 a 1), Imperia (0 a 0) e Verbania (0 a 0). In tutto il resto del Nord Ovest Porsche ha avuto più clienti: 2 a Biella (Maserati 0), 10 a Cuneo (9), 5 a Genova (3) come a La Spezia (1) e a Novara (0), 1 a Savona (0), 25 a Torino (8) e 2 a Vercelli (0). Il Nord Ovest ha rappresentato il 9,14% del mercato italiano di Porsche e il 15,67% di quello della Maserati.

Alfa Romeo e Maserati, marchi premium di Fca, hanno un nuovo responsabile a livello globale: Tim Kuniskis, da 26 anni nel Gruppo e da tempo nel Gec, il ristretto team dei principali collaboratori di Sergio Marchionne.

Tim Kuniskis, nuovo capo Alfa Romeo e Maserati

Scialuppa Crt Onlus: 2,6 milioni nel 2017 per aiutare tante famiglie sovraindebitate

Oltre 2,6 milioni di euro: è la somma stanziata, nel 2017, dal Consiglio di amministrazione de La Scialuppa CRT Onlus – Fondazione antiusura, per garantire nuovi prestiti bancari a 117 soggetti del Piemonte e della Valle d'Aosta che, altrimenti, per il loro sovraindebitamento, potevano finire nella larga e inesorabile rete degli strozzini.
I nuovi finanziamenti della Scialuppa CRT Onlus sono stati deliberati dopo l'istruttoria dei volontari della Fondazione e il parere favorevole della specifica Commissione dell'Ente torinese costituito vent'anni fa, con lungimiranza, dalla Fondazione CRT, la quale continua a sostenerlo generosamente, con la consapevolezza della sua efficacia e del suo valore socio-economico.
I volontari della Scialuppa CRT Onlus, l'anno scorso, hanno assistito 895 soggetti a rischio di usura: singoli individui, famiglie, piccoli imprenditori, artigiani, commercianti, incontrati riservatamente, ascoltati, aiutati anche con consulenze, sempre molto qualificate e totalmente gratuite.
In seguito agli interventi dell'anno scorso, a fine 2017 sono diventati più di 2.000 i finanziamenti deliberati dalla Scialuppa CRT Onlus dall'inizio della sua attività (2.089, per la precisione), per un totale di 36,3 milioni di euro e sono risultate 13.566 le consulenze fornite dai suoi volontari ad altrettanti soggetti che hanno richiesto aiuto.
Tutti gli “sos” raccolti dalla Scialuppa CRT Onlus, che opera in Piemonte e Valle d'Aosta, vengono esaminati dai circa 40 volontari -funzionari e dirigenti di banca in pensione – impegnati a cercare le soluzioni più adeguate e opportune.
I problemi dei sovraindebitati a rischio di usura, ma nelle condizioni di poter essere “salvati”, vengono risolti favorendo la ristrutturazione dei loro debiti e con la concessione della garanzia della Fondazione necessaria per ottenere un nuovo finanziamento bancario, naturalmente quando chi è finito in gravi difficoltà dispone comunque di un reddito familiare sufficiente ad assicurare la restituzione del prestito agevolato.
La Scialuppa CRT Onlus – Fondazione Antiusura è presieduta da Ernesto Ramojno e ha Luciana Malatesta come consigliere delegato.
La gravità della piaga dell'usura è stata ribadita, ancora pochi giorni fa, da Papa Francesco, il quale ha ricordato, testualmente che “L'usura umilia e uccide. L'usura è un male antico e purtroppo ancora sommerso che, come un serpente, strangola le vittime. Bisogna prevenirla, sottraendo le persone alla patologia del debito fatto per la sussistenza o per salvare l'azienda. E si può prevenirla educando a uno stile di vita sobrio, che sappia distinguere ciò che è superfluo e ciò che è necessario e che responsabilizzi a non contrarre debiti per procurarsi cose alle quali si potrebbe rinunciare”.
Papa Francesco ha aggiunto che “Alla base delle crisi economiche e finanziarie c'è sempre una concezione di vita che pone al primo posto il profitto e non la persona. La dignità umana, l'etica, la solidarietà e il bene comune dovrebbero essere sempre al centro delle politiche economiche attuate dalle pubbliche istituzioni. Da esse ci si attende che disincentivino, con misure adeguate, strumenti che, direttamente e indirettamente, sono causa di usura, come a esempio il gioco d'azzardo”.

Questa la conclusione del Pontefice: “L'usura è un peccato grave: uccide la vita, calpesta la dignità delle persone, è veicolo di corruzione e ostacola il bene comune. Essa indebolisce anche le fondamenta sociali ed economiche di un Paese. Infatti, con tanti poveri, tante famiglie indebitate, tante vittime di gravi reati e tante persone corrotte, nessun Paese può programmare una seria ripresa economica né tanto meno sentirsi al sicuro”.

Ernesto Ramojno

Luciana Malatesta

Aeroporti: Genova vola a bassa quota Torino soltanto 13° a livello nazionale

Ha volato basso, nel 2017, l'aeroporto di Genova. Il “Cristoforo Colombo”, infatti, nell'anno appena passato, ha avuto 1.249.374 passeggeri, lo 0,7% dei 175.413.402 registrati dai 38 scali italiani censiti da Assaeroporti, la loro associazione.
Il dato dell'anno scorso, ancora inferiore dell'1,6% a quello del 2016 mentre è stata del 6,4% la crescita media del sistema aeroportuale nazionale, pone il Cristoforo Colombo al posto numero 23 nella graduatoria 2017 degli scali italiani, dietro persino a quelli di Trapani, Alghero, Brindisi e Lamezia Terme.
Questa situazione certamente rappresenta una denuncia dei problemi dell'aeroporto di Genova e della città stessa, ancora in grosse difficoltà come confermano diversi indicatori economici e sociali; ma è anche uno sprone a fare di più, ai fini di un rilancio e di un recupero nei confronti di scali confrontabili, oltre che un motivo di fiducia perché mostra chiaramente quanto siano ampi i margini di crescita e di miglioramento.
L'Aeroporto di Genova ha come azionista di maggioranza assoluta l'Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale con il 60% del capitale, mentre la Camera di commercio di Genova ne possiede il 25% e la Aeroporti di Roma il 15% restante. Presidente della società, dal luglio scorso, è Paolo Odone, classe 1942, per tanti anni al vertice della locale Camera di commercio, dove esercita un grande potere Maurizio Caviglia, il Segretario generale che figura tra gli amministratori pubblici con i redditi più alti in Liguria.
Nella classifica nazionale degli aeroporti con più passeggeri nel 2017, naturalmente al primo posto si trova Roma Fiumicino (40.971.881). Il podio è completato da Milano Malpensa (22.169.167) e Bergamo Orio al Serio (12.336.137). Quarto è lo scalo di Venezia (10.371.380), che precede quelli di Milano Linate (9.548.363), Catania (9.120.913), Napoli (8.577.507), Bologna (8.198.156), Roma Ciampino (5.885.812) e Palermo (5.775.274).
Subito dopo i top ten si trovano gli aeroporti di Pisa (5.233.831 passeggeri) Bari (4.686.016) e Torino (4.176.556).
L'incremento dell'aeroporto di Torino è stato del 5,8% rispetto al 2016 e tale da far segnare il nuovo record storico; però, è risultato inferiore alla media nazionale (6,4%) e tale da non consentire di superare il tredicesimo posto nella graduatoria 2017 basata sui clienti degli scali del Bel Paese. E i
dati del “Sandro Pertini”, l'assoluto e quello percentuale, diventano ancora più significativi valutando che i passeggeri che hanno utilizzato l'aeroporto di Caselle rappresentano meno del 2,4% delle persone transitate in tutti gli scali dell'Italia.
Il “Sandro Pertini” è gestito, dal 1956, dalla Sagat, società che ne ha la concessione almeno fino al 2035 e che da cinque anni esatti ha come azionista di maggioranza assoluta, con il 75,28% del capitale, 2i Aeroporti (gruppo Cdp-Cassa Depositi e Prestiti). Il 10% fa capo alla Fct Holding, finanziaria del Comune di Torino, il 6,76% a Tecno Holding (Camere di commercio) e il 5% alla Città Metropolitana. Presidente è Giuseppe Donato e amministratore delegato Roberto Barbieri.

Roberto Barbieri, ad Sagat 
Paolo Odone, presidente Aeroporto di Genova

Borsa: scesa al minimo storico la Gedi Gruppo editoriale dei De Benedetti

Zampata dell'Orso, oggi, 5 febbraio, su Gedi Gruppo Editoriale. L'azione dell'impresa, controllata dalla Fratelli De Benedetti attraverso la Cir con il 43,4% e partecipata dal gruppo Agnelli-Elkann-Nasi, che ne possiede il 6,98%, ha chiuso la seduta di Borsa a 0,621 euro, lo 0,80% rispetto a venerdì scorso. Il nuovo prezzo rappresenta il nuovo minimo storico della Gedi Gruppo Editoriale. Il precedente primato negativo risaliva al 5 dicembre 2016, quando il titolo era sceso a 0,622 euro.
Il gruppo che fa capo alla Gedi opera in quattro aree: stampa, radio e tv, digitale, raccolta pubblicitaria. Nei primi nove mesi 2017 ha fatturato 440 milioni (+3,7% rispetto allo stesso periodo dell'anno prima) con un risultato operativo di 22,7 milioni, ma registrando una perdita netta di 143,9 milioni a causa di un onere fiscale straordinario di 154,5 milioni conseguente alla definizione di un contenzioso alla Commissione tributaria regionale di Roma.
Presieduto da Marco De Benedetti e guidato da Monica Mondardini, amministratore delegato, il gruppo Gedi, che conta circa 2.500 dipendenti, pubblica numerose testate, da Repubblica a La Stampa e a Il Secolo XIX, ma ha anche Radio Deejai e Radio Capital, alcune reti televisive musicali e la Manzoni.
Nel consiglio di amministrazione della capogruppo si trovano, fra gli altri, Rodolfo De Benedetti, John Elkann e Carlo Perrone.
La capitalizzazione della Gedi Gruppo Editoriale oggi è scesa a 316 milioni.

Marco De Benedetti, presidente Gedi

VISIBILIA E BIM TRA LE TOP TEN DEL GIORNO
Oggi, mentre l'indice Mib, basato sulle 40 principali società della Borsa di Milano, ha segnato un – 1,64%, due quotate del Nord Ovest si sono trovate fra le dieci che hanno fatto segnare i maggiori incrementi percentuali di prezzo rispetto alla seduta precedente: si tratta delle Visibilia Editore e della Bim-Banca Intermobiliare.
L'azione di Visibilia Editore, società controllata e guidata da Daniela Garnero Santanchè, ha chiuso a 0,13 euro, con un aumento dell'8,33%, il secondo più alto della giornata, mentre il terzo (+6,25%) è stato quello della Bim, il cui ultimo prezzo è stato di 0,68 euro.

Daniela Santanchè (Visibilia Editore)

Carige, "caso" che evoca il mitico Cuccia

Raccontano che Enrico Cuccia, il mitico “imperatore” della Mediobanca dominatrice delle grandi imprese italiane, quando era necessario diceva che “le azioni si pesano, non si contano”. E, naturalmente, la bilancia era lui. Insomma, per il vero potere non basta avere più soldi.
La frase di Cuccia, una delle tante emblematiche dell'eccezionale banchiere, viene in mente quando si pensa al “caso” Carige-Malacalza-Banca d'Italia-Bce (Banca Centrale Europea)
I Malacalza hanno investito sulla Banca Carige forse più di 360 milioni di euro, arrivando a possederne meno del 21%, quota che la Borsa di venerdì 2 febbraio ha valutato circa 97 milioni. Vittorio Malacalza, il capo famiglia e il protagonista dell'operazione, è il vice presidente dell'istituto genovese di via Cassa di Risparmio, che da anni sta vivendo un travaglio interminabile.
Nessuno ha più azioni della Malacalza Investimenti srl (secondo maggiore socio è Gabriele Volpi, con il 9,1%); ma le azioni dei Malacalza “pesano” poco, pochissimo, come frequentemente si può constatare. Per qualsiasi cosa deve chiedere preventivamente l'autorizzazione alle Autorità di Vigilanza, che dicono anche cosa bisogna fare, quando e come.
E' vice presidente, ma non può esercitare le funzioni che gli spettano. E' l'azionista di riferimento, ma non può dire la sua neppure sulle strategie, figuriamoci sul resto. Che non provi a influenzare il “suo” amministratore delegato e i consiglieri, parte dei quali nominati da lui, perché altrimenti gli mandano subito i controllori da Roma o da Bruxelles e magari gli precludono la partecipazione alle riunioni di vertice. Le critiche, legittime, perché abbiano ascolto deve metterle per iscritto e chiedere che vengano inserite nell'ordine del giorno del Consiglio d'amministrazione.
Insomma, il potere, vero, non l'ha Malacalza; ma l'hanno la Bce e la Banca d'Italia. E a chi si chiede come sia possibile che dirigenti della Banca d'Italia e della Bce “pesino” più non solo del vice presidente e maggiore azionista di Carige, ma anche del presidente, dell'amministratore delegato, di consiglieri di grande calibro, preparati ed esperti, una risposta potrebbe essere questa: non fare quello che “suggerisce” la Banca d'Italia o, peggio, mettersi contro, comporta il rischio di multe salatissime, da pagare personalmente, rigorosamente e senza eccezioni (neppure le Assicurazioni possono intervenire). Può comportare, inoltre, forme d'interdizione, perché la Banca d'Italia ha il potere di approvare o meno le nomine degli amministratori.
A questo punto, restano in sospeso alcune domande: Vittorio Malacalza, quando ha deciso di prendere il timone di Carige era consapevole della sfida, non imprenditoriale (sulle sue capacità è difficile dubitare, visti i suoi successi precedenti) ma contro Poteri di cui certamente non conosceva né, forse, immaginava la forza? E' pentito? Continuerà a battagliare, nonostante tutto?

Vittorio Malacalza, vice presidente e primo azionista di Carige
Ps: primo, non ho mai incontrato Vittorio Malacalza né i suoi figli; però “tifo” per lui, a ragione di quello che rappresenta, cioè un imprenditore vero, che rischia soldi suoi e che vuole che le sue azioni vengano contate e non pesate; secondo, non mi mancano i dubbi sull'operato e sui comportamenti di Banca d'Italia, Bce, Consob e affini, naturalmente non soltanto per il clamoroso “caso” genovese.