Galateri ai "Subalpini": per vincere puntare su sostenibilità e innovazione

“Le Generali saranno socialmente responsabili anche nei loro investimenti”: Lo ha detto il presidente del colosso assicurativo italiano, Gabriele Galateri di Genola, ieri sera a Torino, all'incontro con i consoci del “Circolo Subalpino”, che riunisce buona parte dell'élite del sistema imprenditoriale, finanziario, professionale, sanitario e accademico piemontese.
L'affermazione di Galateri assume un significato particolarmente rilevante si considera che gli investimenti delle Generali superano i 600 miliardi di euro e che il gruppo di Trieste, quasi bicentenario, è uno dei protagonisti mondiali dell'industria assicurativa, operando in oltre 60 Paesi, con 420 società e circa 76.000 dipendenti. La raccolta premi supera i 70 miliardi.
Proprio l'allocazione delle risorse finanziarie dei 55 milioni di clienti e del Gruppo è una delle attività che più impegnano e appassionano Gabriele Galateri, il quale fa parte del Comitato per gli investimenti e le operazioni strategiche, oltre che presiedere il Comitato per la corporate governance e la sostenibilità sociale e ambientale, incarichi che si aggiungono alla presidenza della società capogruppo.
Galateri ha aggiunto che la sostenibilità sociale e ambientale è diventata un fattore essenziale del fare business, un'opportunità e un dovere. E l'impegno delle Generali su questo fronte è molto forte, come per l'innovazione, “che crea occupazione, non disoccupazione”, a patto che sia accompagnata da tanta educazione e formazione.
Ai “Subalpini”, presieduti dal sempre brillante Giovanni Gandini, Gabriele Galateri ha parlato molto anche di ricerca e, appunto, di innovazione, risultato del trasferimento tecnologico, “che si ottiene creando vicinanze tra quelli che ricercano e quelli che usano”, facendo incontrare fisicamente le persone che inventano con quelle che usano le invenzioni, cioè i ricercatori e le imprese.
Un settore, anche questo, che vede in primo piano Gabriele Galateri, in quanto presidente dell'IIT, l'Istituto Italiano di Tecnologia, orgoglio del Paese e modello ammirato in tutto il mondo. Straordinaria eccellenza guidata da Roberto Cingolani, scienziato-manager, l'Iit, che ha sede a Genova ma una dozzina di centri di ricerca in diverse parti del Paese (uno anche a Torino, naturalmente), a fine dicembre 2016 vantava già oltre 480 fra brevetti registrati e domande di brevetto, figurando fra i 25 istituti più citati al mondo a livello scientifico.
Settantun anni appena compiuti, laurea in Giurisprudenza e master in Business administration alla Columbia University di New York, Gabriele Galateri è stato, fra l'altro, amministratore delegato dell'Ifil targata Umberto Agnelli, amministratore delegato e direttore generale di Ifi (oggi Exor), e, per un breve periodo, alla guida della Fiat. Tra i suoi incarichi precedenti spiccano le presidenze di Mediobanca e della Telecom.
Attualmente, oltre che presidente delle Generali e dell'Iit, è consigliere di amministrazione della Lavazza, di Moncler, della Fondazione Giorgio Cini e di Edenred Sa; inoltre, fa parte dei board della Columbia Business School e di temasek. Scia a Sesteriere e, per il mare, ha scelto Camogli.
Ai "Subalpini" ha confidato che il mondo delle assicurazioni è appassionante e non noioso, come quasi tutti pensano e che a lui fare l'assicuratore piace molto.

Gabriele Galateri, presidente Generali Assicurazioni

L'incontro del Papa con i volontari Avo sostenuto dalle 12 Fondazioni piemontesi

L'Avo (Associazione Volontari Ospedalieri) ha incontrato Papa Francesco, il 24 gennaio: l'iniziativa, molto attesa dai 25.000 volontari delle 242 sezioni Avo diffuse in Italia, è stata sostenuta dall'Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte, che ha contribuito alla sua realizzazione. L'ultimo incontro tra l'Avo e un pontefice risaliva a oltre 27 anni fa, al 17 novembre del 1990, quando i volontari dell'Associazione furono ricevuti da Papa Giovanni Paolo II.
Circa settemila volontari Avo, provenienti da tutto il Paese, han no partecipato all'udienza di Papa Francesco, in piazza San Pietro. Inoltre, una delegazione ha consegnato al Santo Padre la tessera n.1 di Volontario Avo. Era presente anche il presidente dell'Associazione delle fondazioni di origine bancaria del Piemonte, Giovanni Quaglia.
Nell'occasione sono state riportate a Papa Francesco le preghiere, le preoccupazioni e le speranze dei tanti pazienti che i volontari Avo avvicinano ogni giorno, per ascoltarli, confortarli, sostenerli, aiutarli. Un servizio delicato e dedicato alle persone, malate, sole, sofferenti, che si trovano negli ospedali, negli hospice e nelle case di riposo.
Per esprimere concretamente la riconoscenza verso Papa Francesco, per il suo grande impegno a sostegno dei malati, degli emarginati e per la sua costante attenzione al mondo della salute, i volontari dell'Avo hanno offerto un contributo economico destinato alle opere del Pontefice.
A loro volta, i volontari dell'Avo, hanno ricevuto da Papa Francesco nuove energie e incoraggiamenti a proseguire la loro missione e il loro servizio di solidarietà e sussidiarietà, praticato sempre con discrezione e grande umanità.
L'Avo è stata fondata nel 1975, a Milano, dal professor Erminio Longhini, eminente medico (mancato nel 2016), decorato nel 2004 con medaglia d'oro al merito della Sanità pubblica dal presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi. I suoi volontari operano, in modo totalmente gratuito, in oltre 700 strutture, tra ospedali e altre strutture di ricovero.
L'Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte, nata nel 1995, riunisce le Fondazioni Cassa di Risparmio di Alessandria, Asti, Biella, Bra, Cuneo, Fossano, Saluzzo, Savigliano, Torino, Tortona, Vercelli e la Compagnia di San Paolo. Ha l'obiettivo di promuovere iniziative congiunte, studiare e armonizzare l'attività svolta dalle singole Fondazioni e favorirne il confronto su tematiche di interesse comune. Rappresenta un sistema essenziale per lo sviluppo sociale, culturale ed economico della regione.
Dal 2017, l'Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte è presieduta da Giovanni Quaglia, presidente anche della Fondazione Crt. Vice presidenti dell'Associazione sono Francesco Profumo e Giandomenico Genta, al vertice rispettivamente della Compagnia di San Paolo e della Fondazione Crc (Cuneo).

Completano il Consiglio di amministrazione dell'Associazione piemontese i presidenti delle Fondazioni aderenti: Dante Davio (Tortona), Franco Ferraris (Biella), Paolo Garbarino (Vercelli), Gianfranco Mondino (Fossano), Giovanni Rabbia (Saluzzo), Mario Sacco (Asti), Sergio Soave (Savigliano) Pier Angelo Taverna (Alessandria), Donatella Vigna (Bra). Segretario tesoriere è Sergio Invernici, responsabile amministrativo della Fondazione Crt.

Papa Francesco con Giovanni Quaglia, presidente Associazione Fob del Piemonte

Vittoria Assicurazioni al massimo storico

Sempre più in alto. L'azione della Vittoria Assicurazioni ieri, 23 gennaio, ha chiuso in Borsa a 12,70 euro, nuovo massimo storico. Un anno fa valeva oltre due euro in meno. La sua performance annuale è superiore al 25%. A questo punto, la capitalizzazione della Compagnia, che ha sede a Milano ma fa capo alla famiglia torinese di Carlo Acutis, supera gli 855 milioni di euro.
La Vittoria Assicurazioni, compagnia indipendente che conta oltre 440 agenzie, al 30 settembre scorso aveva in portafoglio investimenti per circa 3,5 miliardi. La sua raccolta premi ammontava a 929 milioni e il patrimonio netto sfiorava i 929 milioni. L'utile netto di gruppo conseguito nel periodo è stato di 58,6 milioni.
Attraverso le finanziarie Vittoria Capital e Yafa Holding, entrambe con sede sotto la Mole, Carlo Acutis possiede il 59,24% della Vittoria Assicurazione, società della quale è presidente onorario. Presidente operativo è il figlio Andrea Acutis, vice Roberto Guarena e Cesare Caldarelli amministratore delegato. Nel Consiglio di amministrazione si trovano anche Adriana Acutis Biscaretti di Ruffia, sorella del presidente Andrea e i torinesi Marco Brignone, Giorgio Marsiaj e Luca Paveri Fontana.
Carlo Acutis, (Vittoria Assicurazioni)

Zanetti al club torinese "Dumse da fé" "Ecco come detassare il ceto medio"

Ridurre la tassazione sul ceto medio, applicando l'aliquota fissa del 27% ai redditi da 15.000 a 75.000 euro e, contestualmente, abolendo le aliquote del 38% e del 41%. E' la proposta che Enrico Zanetti, ex vice ministro dell'Economia nel governo Renzi ed ex segretario di Scelta Civica, neo cofondatore di Noi con l'Italia (“la quarta gamba del centro-destra”), ha illustrato, ieri, all'incontro con i numerosi aderenti al club torinese “Dumse da fé” organizzato dal commercialista Piero Gola.
Enrico Zanetti ha spiegato che l'adozione di questo provvedimento consentirebbe a sei milioni di contribuenti di risparmiare tra i 1.500 e i 3.000 euro all'anno, una boccata d'ossigeno per quel ceto medio “che più ha pagato in questi anni di crisi”.
Enrico Zanetti ha aggiunto che questa “flat tax” specifica, prima tappa verso l'obiettivo della tassa forfettaria al 23%, da raggiungere progressivamente, costerebbe nove miliardi nel suo primo anno e 12 a regime; ma sarebbe assolutamente sostenibile, soprattutto se accompagnata dalla quella “pace fiscale” (specie di condono) destinata a finanziare anche la no tax area fino a 12.000 euro, determinando così risparmi anche per i redditi più bassi.
Nato a Venezia nel 1973, laurea in Economia e commercio all'Università di Trieste, sposato con Barbara, due figli, Enrico Zanetti è anche socio amministratore di Eutekne, centro di studi tributari con sede a Torino. Nel dicembre scorso ha condiviso la costituzione di “Noi con l'Italia” insieme con il cuneese Enrico Costa, Flavio Tosi, Maurizio Lupi e Raffaele Fitto.

“Dumse da fé” è il club che, coordinato da Piero Gola, riunisce un gruppo di esponenti del sistema locale imprenditoriale, accademico, istituzionale, sociale e delle libere professioni, invitati, ogni due settimane, ad ascoltare l'invitato di turno e poi a discutere il suo intervento.

Enrico Zanetti all'incontro del club "Dumse da fé"

Borsa: Erg, Exor, Fidia, Intesa e Iren hanno migliorato i loro record storici

Nuova seduta di record per diverse quotate del Nord Ovest, oggi 22 gennaio. Sono ancora saliti i prezzi delle azioni Erg, Exor, Fidia, Intesa Sanpaolo e Iren, tanto da migliorare i precedenti primati storici. Il titolo Erg ha chiuso a 16,88 euro (+0,84% rispetto a venerdì scorso), Exor a 62,35 (+0,56%), Fidia a 10,20 (+12,33%), Intesa Sanpaolo a 3,126 (+1,23%) e Iren a 2,704 (+0,37%).
Notevole è risultato, in particolare, l'incremento a due cifre della Fidia, società torinese a capo dell'omonimo gruppo tra i leader a livello mondiale del settore della progettazione, produzione e commercializzazione di sistemi integrati ad alte prestazioni. In seguito al nuovo balzo il valore attribuito dagli investitori alla Fidia ha superato i 50 milioni di euro, arrivando a 52,2 milioni, mentre era di 36,2 milioni ancora al 29 dicembre scorso.
Il prezzo dell'azione Fidia, che fa parte del segmento borsistico Star, è risultato praticamente doppio rispetto a poco più di un anno fa, poco prima che l'impresa di San Mauro Torinese annunciasse di aver vinto la gara internazionale per la fornitura di tre impianti al gruppo Volkswagen, destinati a due alla Skoda e a uno alla Seat. Successo che aveva fatto schizzare su del 30,3%, a 7 euro, il titolo della Fidia, fondata oltre 40 anni fa da Giuseppe Morfino, che ne è il presidente e amministratore delegato, oltre che azionista di maggioranza assoluta, possedendone poco meno del 56% del capitale.
Il gruppo Fidia conta circa 340 dipendenti e nei primi nove mesi del 2017 ha avuto ricavi netti per 28,8 milioni. Al 30 novembre scorso, il suo portafoglio ordini ammontava a 44,4 milioni, contro i 23,4 milioni alla stessa data del 2016.
Giuseppe Morfino, presidente e ad Fidia

In accelerazione con le startup innovative

Avanti piano, però più velocemente della media italiana . Il numero delle startup innovative cresce anche nel Nord Ovest e a un tasso superiore a quello nazionale. Il fenomeno si rileva dallo specifico registro delle imprese tenuto dalle Camere di commercio, dal quale emerge che attualmente le startup innovative sono 468 in Piemonte, 157 in Liguria e 17 in Valle d'Aosta. In tutto 642, pari al 7,6% delle 8.456 registrate nell'intero Paese.
Al 30 settembre scorso, le startup innovative erano 431 in Piemonte, 145 in Liguria e 16 in Valle d'Aosta: complessivamente 592 sul totale di 7.854 a livello nazionale. Rispetto ad allora, perciò, sono 50 in più. L'incremento è dell'8,4%, a fronte del 7,6% dell'intera Italia.
In termini assoluti, tuttavia, le tre regioni del Nord Ovest non brillano, anzi. Il Piemonte figura al sesto posto nella graduatoria delle regioni con più startup innovative, preceduto anche dalla Campania (623), oltre che dal Veneto (768) e dalle tre sul podio, che sono la Lombardia (1.986), l'Emilia-Romagna (861) e il Lazio (834).
La Liguria è addirittura in sedicesima posizione, seguita soltanto da Umbria (141), Basilicata (73), Molise (41) e Valle d'Aosta (17), naturale fanalino di coda.
Una consolazione: alla fine del terzo trimestre dell'anno scorso, Torino era al terzo posto nella classifica delle province basata sul numero delle startup innovative ospitate: ne aveva 299, superata solo da Roma (675) e Milano (1.242). La provincia subalpina, quindi, ne contava più di Napoli (283) e anche di Bologna (259).

La dinamica delle startup innovative è un buon indicatore della volontà di fare impresa, soprattutto da parte dei giovani, oltre che della creatività e di capacità di trasferimento tecnologico.
Alberto Barberis, presidente Gruppo Giovani Unione Industriale di Torino

"Cerea" della Banca d'Alba alla Crocetta dove apre il suo ottavo sportello torinese

“Cerea”. E' con questo saluto piemontese reverenziale che la Banca d'Alba si presenta ai torinesi della Crocetta, alla vigilia dell'apertura della filiale nel quartiere “in” del capoluogo, in programma alla metà di febbraio. Il cartello con il tradizionale e rispettoso “Cerea” è comparso sulle vetrine all'angolo di corso De Gasperi e via Cristoforo Colombo, dove si stanno ultimando i lavori di quella che sarà l'ottava filiale della Banca d'Alba in Torino città.
L'iniziativa torinese della Banca d'Alba, che proprio nel 2018 compie i suoi primi vent'anni (è nata nel 1998 dalla fusione di tre Casse rurali e artigiane: Diano d'Alba, Gallo di Grinzane Cavour, Vezza d'Alba, tutte sorte alla fine del 1800), è in controtendenza rispetto al sistema. Quasi non passa giorno, infatti, che non vengano annunciate chiusure di filiali, da parte di istituti di ogni dimensione. La nuova apertura, perciò, indica che la Banca d'Alba crede nel mercato torinese e ha la volontà di continuare a crescere anche attraverso la diffusione territoriale.
Al 30 giugno scorso, la Banca d'Alba (presidente Tino Cornaglia, vice Pierpaolo Stra e direttore generale Riccardo Corino), disponeva di 70 sportelli, distribuiti nelle province di Cuneo, Alessandria, Asti, Torino, Verbania, ma anche Imperia e Savona. Aveva 454 dipendenti e un patrimonio netto di 327 milioni di euro. Presentava una raccolta diretta di 3,683 miliardi, una raccolta indiretta di 2,195 miliardi e crediti verso clientela per 2,798 miliardi (sofferenze nette al 4,7%).
Nel primo semestre 2017, la Banca d'Alba, istituto di credito cooperativo con oltre 54.000 soci, ha conseguito un utile netto di 10,2 milioni e il suo roe è risultato del 3,1%, indice superiore alla media nazionale.
Tino Cornaglia, presidente Banca d'Alba (al centro)

"Mago" Marchionne fa volare anche Exor Record storico dell'azione della holding

Il “mago” della Famiglia di Torino. Come definire altrimenti Sergio Marchionne, il quale ha portato il gruppo che fa capo al clan Agnelli-Elkann-Nasi a essere valutato dagli investitori una cifra neppure immaginabile pochi mesi fa, per non parlare dell'inizio degli anni 2000, quando Fiat era “più di là che di qua”, considerata praticamente spacciata?
Attualmente, le sole quattro società della Famiglia quotate alla Borsa di Milano – Fca (Fiat Chrysler Automobiles), Ferrari, Cnh Industrial ed Exor, la holding - valgono oltre 85 miliardi di euro.
Dal 12 di gennaio, quando il prezzo della sua azione è stato di 19,93 euro (record storico), la capitalizzazione di Fca supera i 30 miliardi. Ieri, il titolo ha chiuso a 19,55 euro, il 2% in più rispetto al giorno prima. Esattamente un anno fa quotava 9,36 euro, oltre 10 euro in meno. Una performance annuale vicina al 120% e al 27% nell'ultimo mese.
Come se non bastasse, sempre ieri, l'azione Exor ha scalato la vetta dei 62 euro. E' il nuovo primato. Mai il titolo della finanziaria che controlla Fca, Ferrari e Cnh Industrial era stato scambiato in Borsa a un prezzo così elevato. Così la capitalizzazione di Exor ha sfiorato i 15 miliardi.
L'azione Cnh Industrial veleggia sopra i 12 euro, che corrispondono a un valore complessivo della società superiore ai 21 miliardi; mentre il titolo Ferrari si sta riavvicinando al livello dei 100 euro, oltrepassato, per la prima volta, all'inizio del novembre scorso.
Un'altra magia di Marchionne, che dell'impresa di Maranello è presidente e amministratore delegato, oltre che azionista. Un anno fa, l'azione Ferrari prezzava 56,35 euro. Adesso, la Casa delle Rosse, orgoglio dell'Italia intera, vale circa 19 miliardi.
Tornando a Exor, presidente e amministratore delegato è John Elkann, il quale ha come vice non esecutivi Alessandro Nasi e Sergio Marchionne. Con loro compongono il consiglio di amministrazione, fra gli altri, Andrea Agnelli Niccolo Camerana, Lupo Rattazzi e Ginevra Elkann, tutti membri della grande famiglia. Alessandro Nasi, nato nel 1971 a Torino, nella cui Università ha conseguito il diploma di Amministrazione aziendale, ricopre diversi incarichi anche gestionali nel Gruppo. Ginevra Elkann, laurea in Comunicazioni visive all'Università americana di Parigi e poi un master in Film making alla London Film School, è presidente di Asmara Film, che ha fondato nel 2010 e di Good Films, società produttrice e distributrice di Film, della quale è stata co-fondatore. Presiede anche la Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli.
Di Sergio Marchionne, nato a Chieti nel giugno del 1952, figlio di un maresciallo dei Carabinieri, una laurea in Filosofia a Toronto (la sua famiglia si era trasferita in Canada quando lui aveva 14 anni), poi una laurea in Legge e un master in Business Administration, bisogna almeno ricordare che ha assunto la guida del gruppo Fiat il primo giorno del giugno 2004, dopo che, l'anno prima, era entrato nel consiglio di amministrazione della Fiat, per volontà e su chiamata di Umberto Agnelli.

Oltre che numero 1 della Ferrari, vice presidente di Exor e amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles, Sergio Marchionne è anche presidente di Cnh Industrial, multinazionale dei veicoli industriali e commerciali, delle macchine movimento terra e agricole.

Sergio Marchionne al mercato della Crocetta a Torino

John Elkann, presidente e ad Exor

Otto nuove imprese culturali piemontesi vincono il "Funder 35" e 400.000 euro

Fra tutte, riceveranno quasi 400.000 euro le otto nuove imprese culturali piemontesi che hanno vinto il bando nazionale “Funder 35 – l'impresa culturale che cresce”, promosso dalla Fondazione Crt e da altre 18 fondazioni iscritte all'Acri, l'associazione delle fondazioni e delle Casse di risparmio italiane presieduta dall'inossidabile Giuseppe Guzzetti. Con il contributo, le imprese selezionate potranno realizzare i progetti presentati.
Funder 35, iniziativa varata nel 2012, ha l'obiettivo di rafforzare sul piano organizzativo e gestionale le imprese culturali non profit composte prevalentemente da giovani con meno di 35 anni di età, premiandone l'innovazione e favorendone la sostenibilità. Nel solo 2017, Funder 35 da destinato, a livello nazionale, 2,5 milioni di euro a sostegno di 62 progetti. Così è salita a 10,5 milioni la somma stanziata dalle Fondazioni a favore di 223 imprese culturali, attive nel settore.
Le otto imprese culturali del Piemonte appena selezionate e destinate a ricevere il contributo di Funder 35 sono: The Godness Factory (Torino), Fanichen-House (Torino), Plug (Torino), Mulino ad Arte (Cumiana), Il cerchio di gesso (Torino), Craft (Asti), Giosef Unito (Torino) e F.E.A. (Torino).
Oltre al contributo economico e al programma formativo, le imprese culturali selezionate hanno la possibilità di usufruire di nuove opportunità, quali l'accesso a facilitazioni al credito grazie a “Banche per la cultura” (protocollo d'intesa tra Acri, Funder 35 e Abi) e la partecipazione a CorwdFunder35, che ha già facilitato il sostegno economico diretto di singoli individui e comunità locali a progetti specifici.
A livello nazionale, sono state 62 le imprese culturali selezionate in seguito all'ultimo bando Funder 35 e sostenute complessivamente con 2,5 milioni di euro. Per numero di vincitori il Piemonte è risultato secondo, preceduto unicamente dalla Lombardia (10). La Valle d'Aosta ha avuto un'impresa selezionata (Alfa, Charvensod), invece nessuna la Liguria.

Le Fondazioni del Nord Ovest che hanno promosso il nuovo bando, oltre alla Fondazione Crt, sono la Compagnia di Sanpaolo, la Fondazione di La Spezia e quella di Cuneo.  

Giosef Unito, impresa culturale torinese selezionata

Potpourri economico-finanziario


ENTRATE CONTRIBUTIVE OLTRE 200 MILIARDI

Hanno superato i 200 miliardi gli incassi contributivi dei primi undici mesi 2017. Lo ha riferito il ministero dell'Economia e delle Finanze, precisando che le entrate contributive sono ammontate a 201,811 miliardi, quasi 5,2 in più rispetto ai 196,632 miliardi di gennaio-novembre 2016. In particolare, l'Inps ha incassato 185,8 miliardi (+2,5% rispetto ai primi undici mesi 2016), l'Inail 7,588 miliardi (+4,3%) e gli enti previdenziali privatizzati hanno introitato 8,369 miliardi (+4,2%).

Tito Boeri, presidente Inps

NEL 2018 VENDITE DI AUTO A 74 MILIONI

Le auto nuove vendute l'anno scorso in tutto il mondo sono state 71,3 milioni, secondo il preconsuntivo diramato dall'Anfia, l'associazione che rappresenta la filiera dell'industria italiana dell'automotive. Rispetto al 2016, l'incremento è del 2,5%. Alla crescita hanno contribuito anche i mercati emergenti, a partire da Brasile (+10%), Argentina (+24%) e Cina (+1,4%). Business Monitor International prevede per il 2018 la vendita di 73,9 milioni di vetture, ancora il 3,6% in più rispetto all'anno scorso.

Aurelio Nervo, presidente Anfia

ECCO IL PORTAFOGLIO DEGLI ENTI PUBBLICI LOCALI

Poco meno di 15 miliardi di euro. E' il valore delle azioni e delle partecipazioni possedute dalle amministrazioni pubbliche locali italiane al 30 settembre scorso. In particolare, 3,2 miliardi erano rappresentati da azioni quotate in Borsa. A censirlo è stata la Banca d'Italia, la cui rilevazione ha anche evidenziato che, alla stessa data, gli enti pubblici locali avevano depositi bancari e liquidità per circa 16,5 miliardi, titoli a medio e lungo termine per 3,9 miliardi, quote di fondi comuni per quasi 2,9 miliardi e, fra l'altro, crediti a medio e lungo termine per 7 miliardi. Il totale delle attività finanziarie delle pubbliche amministrazioni pubbliche locali alla fine del terzo trimestre 2017 era pari a 56,3 miliardi (59,1 miliardi dodici mesi prima); ma il totale delle passività era di 175,4 miliardi (185,9 al 30 settembre 2016). Il portafoglio finanziario degli enti pubblici locali, pertanto, evidenzia un saldo negativo di oltre 119 miliardi di euro.

Ignazio Visco, Governatore Banca d'Italia

IN ITALIA 14.000 IMPRESE A CONTROLLO ESTERO

Nel nostro Paese si sono contate 14.007 imprese a controllo estero, a fine 2015, anno della più recente rilevazione da parte dell'Istat, l'istituto nazionale di statistica, il quale ha aggiunto che sono risultate 438 in più rispetto al 31 dicembre 2014, contribuiscono per oltre un quarto all'export italiano di merci e per il 45% agli acquisti sui mercati internazionali. Inoltre, l''Istat ha censito 22.796 controllate italiane all'estero (in 173 Paesi), 408 in più rispetto alla fine del 2014. Gli Usa sono il Paese con il più elevato numero di imprese a controllo estero in Italia (2.347, con quasi 279.000 dipendenti) e conservano anche il primato come principale Paese di localizzazione degli investimenti esteri italiani (oltre 142.000 addetti nell'industria e oltre 108.000 nei servizi).
L'espansione delle multinazionali italiane all'estero è continuata anche nel biennio 2016-2017, quando il 51,2% ha realizzato o programmato nuovi investimenti di controllo estero.

Licia Mattioli, vice presidente Confindustria

RISALITE LE “SOFFERENZE” DELLE BANCHE

In termini assoluti sono aumentate anche nel novembre scorso, le “sofferenze” del sistema bancario italiano, come nei due mesi precedenti; però, è ancora scesa la loro incidenza sugli impieghi (i crediti concessi dagli istituti alla clientela), confermando la tendenza ininterrotta dal maggio scorso. L'Abi, l'associazione nazionale delle banche, ha comunicato che a fine novembre 2017 le sofferenze nette degli istituti di credito ammontavano a 66,295 miliardi di euro (65,868 alla fine del mese precedente) ed erano pari al 3,74% degli impieghi. Il progressivo miglioramento della situazione relativa alle sofferenze bancarie (crediti la cui riscossione totale non è certa perché i soggetti debitori si trovano in stato di insolvenza o in condizioni sostanzialmente equiparabili) emerge dal confronto coi i dati del passato: le sofferenze nette ammontavano a 85,221 miliardi al 30 novembre 2016 e a 88,835 miliardi alla stessa data 2015, mentre la loro incidenza era, rispettivamente, del 4,80% e del 4,89%.

Antonio Patuelli, presidente Abi

Chiellini, "capitano" della solidarietà

Giorgio Chiellini è l'unico calciatore italiano a partecipare progetto mondiale “Common Goal”, che comporta, per chi vi aderisce, la donazione dell'1% del suo compenso lordo affinché la relativa somma venga donata in beneficenza. Lo ha pubblicato il Corriere della Sera, nell'inserto “Buone notizie”, dedicandovi due pagine. Opportunamente, sia perché il fatto lo merita e fa un grande onore al difensore della Juventus e nella Nazionale sia perché la decisione di Chiellini potrebbe essere seguita da altri giocatori, campioni o meno.
Le somme raccolte attraverso Common Goal, iniziativa ideata dal tedesco Jurgen Griesbeck e che ha avuto come primo aderente il centrocampista spagnolo Juan Manuel Mata Garcia (Manchester United), vengono utilizzate interamente per finanziare operazioni ad alto impatto sociale, come quelle “per la parità di genere in India, la pace in Colombia e l'integrazione dei rifugiati in Germania” ha scritto Paolo Tomaselli, l'autore del servizio di “Buone notizie”.
Al giornalista del Corriere della Sera, Giorgio Chiellini ha spiegato che “il calcio è un linguaggio universale, un motore potentissimo, per cui, con Common Goal possiamo aiutare persone in tanti angoli del mondo”, con la certezza che ogni centesimo donato si trasforma in un investimento per migliorare le condizioni delle persone più bisognose”.
Destinato a rilevare da Gigi Buffon la fascia di capitano della squadra bianconera e della Nazionale, Giorgio Chiellini ha anche confidato che non si tira mai indietro quando c'è da aiutare soggetti svantaggiati, bambini con malattie gravi, sistemare strutture dove si svolgono attività sociali. “Sono cose che faccio sempre col cuore e, secondo me, lo fanno anche tanti altri calciatori”.
Nato a Pisa, nel 1984, ma cresciuto a Livorno, che considera la sua città, Giorgio Chiellini, sposato con Carolina, padre di Nina, si è laureato in Economia e commercio nel 2010 all'Università di Torino, dove, l'anno scorso, ha conseguito la laurea magistrale in business administration. Ha incominciato a giocare quando aveva sei anni, nel Livorno, dal quale è poi passato alla Fiorentina, per un'unica stagione e, quindi, dal 2005, alla Juventus.
Nel 2016, secondo una stimata, in Italia ha superato i nove miliardi euro il valore delle donazioni finalizzate al sostegno di attività socialmente utili. Cifra inferiore, in Europa, soltanto a quelle del Regno Unito e della Germania.

Circa la metà della somma deriva da elargizioni di singoli individui, 1,5 miliardi dalle oltre 6.200 fondazioni (quelle di origine bancaria sono 88) e il resto da imprese, lasciti testamentari e altre forme.  
Giorgio Chiellini, difensore della Juventus e della Nazionale

Depositi bancari cresciuti di 50 miliardi

Cinquanta miliardi di euro in più. Di tanto sono aumentati, l'anno scorso, i depositi della clientela italiana nelle banche del nostro Paese. Al 31 dicembre 2017, infatti, sono risultati 1.444,7 i miliardi depositati negli istituti di credito, mentre erano 1.394,2 alla stessa data del 2016. L'incremento è del 3,6%, tasso superiore a quello dell'inflazione e che, perciò, conferma la crescita reale. Nonostante che l'interesse medio pagato dalle banche per le somme tenute sul conto corrente resti allo 0,06%, il minimo dopo l'ininterrotta discesa: alla fine del 2016, le banche riconoscevano l'interesse medio dello 0,09%, a fronte dello 0,18% del 2015, dello 0,27% del 2014, dello 0,42% del 2013 e dello 0,54% del 2012.
Il progressivo calo del rendimento dei depositi bancari è in linea con quello dei titoli di Stato sul mercato secondario e con i libretti postali. Come ricordato dall'Abi, l'associazione nazionale delle banche che si appresta a confermare Antonio Patuelli alla sua presidenza, per il terzo mandato consecutivo (vice presidente è il torinese Camillo Venesio), i Bot presentano un rendimento lordo addirittura negativo, da due anni; come i Ctz. Quanto ai Cct, a fine novembre mostravano un tasso d'interesse medio dello 0,17% e dell'1,65% i Btp, media delle varie durate.
A sua volta, la Banca d'Italia, pochi giorni fa, ha riferito che le attività finanziarie delle famiglie e delle istituzioni senza scopo di lucro al loro servizio al 30 settembre 2017 ammontavano a 4.291,3 miliardi di euro, quasi 174 miliardi in più rispetto allo stesso giorno del 2016. Alla formazione della somma hanno contribuito i depositi a vista e la liquidità per 883,7 miliardi, i titoli a medio e lungo termine per 325,8 miliardi, le azioni e altre partecipazioni per 991,3 miliardi, le quote di fondi comuni per 517,3 miliardi e, fra l'altro, riserve assicurative e garanzie per 993,9 miliardi.
Per contro, le famiglie residenti in Italia avevano passività finanziarie per un totale di 935,4 miliardi (918,6 miliardi alla fine del terzo trimestre 2016). La componente maggiore delle passività è costituita dai prestiti a medio e lungo termine, ammontanti a 652,9 miliardi. Comunque, il patrimonio finanziario netto a fine settembre 2017 era pari a 3.356 miliardi.
Camillo Venesio, vice presidente Abi

Alfa Romeo campione d'Europa

Alfa Romeo campione d'Europa 2017. La marca del Biscione è quella che, l'anno scorso, ha avuto il maggior incremento percentuale delle vendite. Dal primo giorno di gennaio all'ultimo di dicembre, sono state 85.691 le nuove Alfa Romeo immatricolate nella parte occidentale del Vecchio Continente, il 29,5% in più rispetto alle 66.167 del 2016. Il balzo della Casa appartenente al gruppo Fca-Fiat Chrysler Automobiles è risultato superiore anche a quello della Lada (gruppo Renault), che ha fatto segnare l'incremento del 28,9%, avendo contato 5.167 acquirenti.
In seguito alla sua prestazione, dovuta soprattutto al successo della Stelvio e della nuova Giulia, oltre che alla buona tenuta della Giulietta, la quota dell'Alfa Romeo è salita dallo 0,4 allo 0,5% del mercato europeo, che è stato di 15.631.687 nuove immatricolazioni, il 3,3% in più rispetto al 2016.
Proprio sul grande rilancio dell'Alfa Romeo e sul boom della Jeep punta Sergio Marchionne per l'ulteriore crescita delle vendite e degli utili di Fca, che, intanto, grazie a queste due marche di valore mondiale ha avuto oltre un milione di acquirenti in Europa: per la precisione, 1.044.714, il 5,2% più che nel 2016.
Così, la quota di Fiat Chrysler Automobiles è salita al 6,7% del mercato europeo, che vale il quarto posto nella graduatoria dei Costruttori che hanno venduto più vetture nell'anno appena passato. Fca ha sorpassato Ford (penetrazione del 6,6% a fronte del 6,8% del 2016) e anche il fortissimo gruppo Bmw-Mini. Il gruppo tedesco ha fatto registrare 1.042.580 nuove immatricolazioni, ancora l'1% in più rispetto al 2016, ma un paio di migliaia in meno di Fca.

Sul podio europeo sono rimasti il gruppo Volkswagen con 3.717.566 vendite (+2,1%) e quota del 23,8% (24,1% nel 2016), seguito dal gruppo Psa (Peugeot, Citroen e Ds più Opel e Vauxhall, acquistate pochi mesi fa) con 1.885.553 consegne, pari al 12,1% del mercato e dal gruppo Renault, (comprende anche Dacia e Alpine), che ha avuto 1.628.472 clienti (+6,7%) che valgono la quota del 10,4%, superiore di tre decimi a quella del 2016.

La nuova Giulia dell'Alfa Romeo

Borsa: Intesa Sanpaolo, Erg e Iren migliorano ancora i loro primati

Nuovi record, oggi 17 gennaio 2018, per tre quotate del Nord Ovest: Intesa Sanpaolo, Erg e Iren. L'ultimo prezzo dell'azione del gruppo bancario guidato da Carlo Messina è stato di 3,058 euro, la cifra più alta da oltre due anni (il primato storico, però, è stato segnato nel luglio 2015, quando il titolo ha toccato i 3,6 euro). L'ordinaria è ancora aumentata dello 0,46% rispetto alla seduta precedente. La scalata di Intesa Sanpaolo è sostenuta anche dalla previsione di un dividendo molto ricco, confermata dallo stesso amministratore delegato.
Per Erg, invece, i 16,56 euro di oggi rappresentano il record storico. La società genovese controllata dalla famiglia Garrone-Mondini è a capo dell'omonimo gruppo che da primario operatore petrolifero italiano è diventato primario attore indipendente nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili sia programmabili (termoelettrica e idroelettrica) sia non programmabili (eolica), espandendosi anche all'estero. Nell'eolico, in particolare, il gruppo genovese ha la leadership nazionale e una posizione di primo piano in Europa.
In seguito all'incremento odierno ( il prezzo dell'azione risultato superiore dello 0,42% a quello di ieri), la capitalizzazione della Erg ha sfiorato i 2,490 miliardi di euro.
A sua volta, Iren oggi è stata valutata dal mercato 3,2 miliardi, corrispondente a 2,676 euro per azione. Il nuovo prezzo del titolo della multiutility che ha come maggiori soci i Comuni di Torino e di Genova, aumentato dell'1,44% da ieri, è il più elevato da almeno gli ultimi cinque anni.
Per altre due quotate del Nord Ovest, invece, ha prevalso l'Orso. L'azione della Gedi Gruppo Editoriale, società che fa capo ai De Benedetti ed è partecipata dalla Exor della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi, ha chiuso a 0,66 euro, il valore più basso degli ultimi due anni e inferiore del 3,51% a quello di ieri.

A toccare il punto più basso dal novembre 2016 è stata l'azione della ligure Orsero, uno dei principali importatori e distributori europei di prodotti ortofrutticoli (conta oltre mille dipendenti). L'ultimo contratto di compravendita di titoli Orsero è stato chiuso al prezzo di 8,99 euro per azione, il 2,49% in meno rispetto a ieri.  

Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo

Buone azioni delle Fondazioni


OGR: OLTRE CENTOMILA VISITATORI NEI PRIMI CENTO GIORNI

“Oltre centomila persone hanno visitato le Ogr nei primi cento giorni di apertura: un successo che è andato certamente oltre le nostre aspettative e che dimostra come le Officine Grandi Riparazioni stiano diventando un luogo iconico, un place to be per un pubblico ampio e trasversale, italiano e straniero”. Lo ha detto Massimo Lapucci, direttore generale delle Ogr, il grande complesso industriale torinese dove si riparavano i treni e che, dismesso e dopo decenni di abbandono, è stato riconvertito in un polo polifunzionale con un investimento di cento milioni di euro da parte della Fondazione Crt, della quale lo stesso Lapucci è il Segretario generale (presidente è Giovanni Quaglia).
“Il 2018 proietterà ancora di più le Ogr sulla scena globale – ha aggiunto Massimo Lapucci – attivando nuove reti e connessioni internazionali e, nello stesso tempo, rafforzando ed estendendo le collaborazioni con le eccellenze culturali cittadine. Sarà anche l'anno della seconda fase del Big Bang: l'inaugurazione della Officina Sud, dedicata alla ricerca e all'accelerazione d'impresa; un laboratorio futuristico non solo di idee ma anche di innovazione, nel cuore di Torino, aperto al mondo”.
A sua volta, Nicola Ricciardi, direttore artistico delle Ogr, ha detto che “inclusione, innovazione e sono le parole chiave attorno alle quale è stata elaborata la mission delle rinate Ogr con l'obiettivo di renderle non solo un contenitore di eventi, ma un ecosistema per lo sviluppo e la crescita del capitale culturale, sociale ed economico del territorio”.
E Fulvio Gianaria, presidente delle Ogr, ha sottolineato la particolare rilevanza che assumono alcuni progetti paralleli della Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea Crt, quali il Public Program e Ogr You, ma anche il “decalogo” italiano per eventi for all – vademecum redatto dalle Ogr con Fondazione Crt, grazie alla collaborazione della Consulta per le persone in difficoltà – che intende diventare un utile punto di riferimento per i musei, le arene, i palazzetti per i concerti e qualsiasi altro luogo dedicato a mostre, spettacoli, festival, fiere, rassegne, tornei sportivi, manifestazioni, convegni dibattiti”.
Massimo Lapucci , direttore generale Ogr

CRESCE L'IMPEGNO DI INTESA SANPAOLO ONLUS PER GLI SVANTAGGIATI

Nell'ambito delle sue attività di contrasto alla povertà, la Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus nel 2017 ha garantito oltre 5.000 pasti e un migliaio di posti letto, consentendo così la piena operatività di 27 dormitori e di 36 mense, in diverse parti d'Italia. In seguito ai nuovi interventi, è salito a 300 il numero delle mense e dei dormitori per persone indigenti aiutati dalla Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus, dal 2012, quando è diventata operativa. E ha raggiunto il milione di euro il suo impegno finanziario per far fronte a necessità primarie di persone particolarmente bisognose.
Presieduta da Pietro De Sarlo, la Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus agisce con finalità di contrasto al disagio economico e sociale di individui e famiglie anche con l'erogazione di borse di studio e di dottorato per giovani in stato di disagio e meritevoli di supporto, assistenza ai dipendenti in difficoltà e attività di sostegno a enti e progetti dedicati alla solidarietà verso le persone svantaggiate.



A CUNEO SI AIUTA CHI DISTRUGGE LE BRUTTURE URBANE

Molti progetti delle Fondazioni piemontesi di origine bancaria si caratterizzano per essere innovativi, originali ed esemplari. Una prova recente è costituita dal “Bando Distruzione” della Fondazione Crc di Cuneo, che al 31 dicembre 2016 aveva un patrimonio di 1,303 miliardi, l'ottavo maggiore in Italia.
Il Bando Distruzione è stato lanciato per finanziare interventi di recupero e tutela del paesaggio nei contesti urbani, attraverso la demolizione di strutture che deturpano i luoghi e attraverso la riqualificazione artistica e ambientale per un nuovo orizzonte privo di brutture.
Da quanto risulta, unico del suo genere in Italia, il Bando Distruzione ha avuto un successo superiore alle attese, tanto che la Fondazione Crc ne ha aumentato il budget e ha deciso di riproporlo anche quest'anno, dotandolo di risorse finanziarie ancora maggiori.
I primi cinque progetti finanziati dalla Fondazione cuneese sono stati presentati, rispettivamente, dal Comune di Margarita (completamento della demolizione della cosiddetta Cascina Castello, fabbricato a ridosso del centro abitato), parrocchia di Maria Vergine Assunta e Comune di Benevagienna (demolizione del fabbricato adiacente alla parrocchia, già utilizzato come sede teatrale), Comune di Govone (rimozione delle scatole elettriche collocate sulla facciata del Castello), Comune di Monticello (mitigazione del muro in cemento armato nel centro storico, con l'installazione di un'opera artistica), Comune di Cravanzana (riqualificazione dell'area adiacente al Castello).
Giandomenico Genta, presidente Fondazione Crc

LA VARIEGATA SOLIDARIETA' NELLA RIVIERA DEI FIORI

Rispettando una tradizione avviata nel 2007, quando ha incominciato la sua attività istituzionale, la Fondazione comunitaria della Riviera dei Fiori Onlus ha erogato, a cavallo di fine anno, il suo “Dono di Natale” a 43 anziani della provincia di Imperia particolarmente bisognosi di aiuti (il Dono di Natale della Fondazione consiste in 400 euro, accompagnati da una confezione di dolci).
A beneficiare del regalo della Fondazione Riviera dei Fiori Onlus sono state persone segnalate dalla Caritas, dalla San Vincenzo de Paoli, da assistenti sociali, da parroci, e, fra gli altri, da amministratori di enti pubblici locali. Gli oltre 17.000 euro sono stati distribuiti in diverse località dell'estremo Ponente Ligure, da Santo Stefano al Mare a Ventimiglia e nell'entroterra.
Quello del “Dono di Natale” è uno dei filoni dell'attività benefica della Fondazione Riviera dei Fiori Onlus, costituita per iniziativa della Compagnia di San Paolo, che l'ha anche sostenuta per anni. Altri filoni sono rappresentati dal Primo Soccorso (erogazione di 250 euro a individui con necessità di un contributo immediato per superare una grave difficoltà contingente), dalle Borse di studio a giovani di famiglie indigenti, dai Prestiti sull'onore (finanziamenti a tasso zero, da iniziare a restituire dopo alcuni anni e con rate mensili minime, perciò facilmente sostenibili), da interventi straordinari di beneficenza e da operazioni speciali, come il restauro di opere d'arte e il ripristino del un grande uliveto di Ceriana.
La Fondazione della Riviera dei Fiori Onlus, i cui amministratori operano a titolo totalmente gratuito (non hanno neppure il rimborso spese), come il Revisore unico, trae le risorse per la sua attività dalle donazioni di persone fisiche e giuridiche private e da società che apprezzano e condividono le azioni della Fondazione, dal “Cinque per mille” e dal patrimonio.

Dal 2007 alla fine dell'anno scorso, la Fondazione Riviera dei Fiori Onlus ha stanziato oltre un milione di euro a favore della comunità locale e ha aiutato migliaia di individui e le loro famiglie.
Marco Canova (Fondazione Riviera dei Fiori Onlus)

Debito pubblico: oltre il 32% all'estero

Frenata del debito pubblico nel novembre scorso. Banca d'Italia ha comunicato che il debito delle amministrazioni pubbliche alla fine dei primi undici mesi del 2017 è risultato pari a 2.275 miliardi di euro, 14,650 miliardi in meno rispetto al 31 ottobre dello stesso anno, ma ancora 44,124 miliardi in più rispetto al 30 novembre del 2016.
Positivo è anche che il calo di novembre è arrivato dopo che nel trimestre precedente il debito aveva ripreso a crescere. Però, bisognerà attendere i prossimi dati prima di parlare di una inversione di tendenza. Attualmente appare prematuro, anche perché negli ultimi due anni si sono riscontrate diminuzioni del debito in singoli mesi, tuttavia subito seguite da rialzi.
Comunque, nella capacità dell'Italia nell'onorare i propri debiti continuano a credere anche all'estero, tant'è vero che oltre il 32% del debito pubblico del nostro Paese, tasso corrispondente a 736,5 miliardi, è detenuto da investitori esteri.
La quota del debito pubblico italiano nei portafogli dei soggetti “non residenti”, come la Banca d'Italia definisce i detentori stranieri di Btp, Bot, Cct e gli altri titoli di debito delle Amministrazioni pubbliche, è la più alta. Al 31 ottobre, infatti, la stessa Banca d'Italia aveva titoli pubblici per 353,8 miliardi, le altre istituzioni finanziarie monetarie residenti per 624 miliardi, le restanti Ifm per 455 miliardi e gli altri residente per poco più di 120 miliardi.

A fine novembre 2017, risultavano in essere Btp per 1.367,9 miliardi di euro, Btp indicizzati per 200,4, Cct per 132,6, Ctz per 42,5, Bot per 113,4, titoli internazionali per 35 miliardi e titoli di debito delle Amministrazioni locali per 18,5 miliardi. Amministrazioni locali che, comunque, alla stessa data denunciavano un debito pari a 88,3 miliardi, 40,3 dei quali relativi ai Comuni, 7,3 alle Province e Città metropolitane e 30,8 alle Regioni e alle Province autonome.  
Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia

Talenti femminili in Piemonte

ELISA LUCIANO
“Long-Term Investors@Unito” è il nuovo polo di ricerca specializzato negli investimenti di medio e lungo termine, istituito dall'Università di Torino insieme con il Collegio Carlo Alberto (ente strumentale della Compagnia di San Paolo) e con il supporto di partner, tra i quali spiccano Reale Group, Ersel, Equiter e Intesa Sanpaolo. Un'iniziativa importante, perché il ruolo degli investitori di lungo termine – fondazioni bancarie, compagnie di assicurazione, family office, fondi pensione e infrastrutturali – è cruciale dato che possono sostenere le esigenze dell'economia reale senza destabilizzare i mercati finanziari con attività speculative.
A coordinare il progetto Lti@Unito, che prevede un investimento di oltre 1,2 milioni di euro in cinque anni e che ha nel suo comitato scientifico fior di esperti italiani e stranieri, è Elisa Luciano, brillante docente dell'Università di Torino, oltre che componente di comitati strategici di diversi soggetti, a partire da Intesa Sanpaolo Vita.
Laureata in Economia sotto la Mole, nel 1985, con 110 lode, menzione e dignità di stampa, con successivo dottorato in Matematica applicata all'economia e alla finanza all'Università di Trieste nel 1990, Elisa Luciano è professore di Finanza alla facoltà di Economia a Torino (dal 1994), Senior Fellow al Collegio Carlo Alberto, docente al Netspar e al Cerp, membro del team di ricerca presso la cattedra Axa in Socio-economic risks.
Il curriculum di Elisa Lucianoè impressionante, come l'elenco dei premi e dei riconoscimenti già ricevuti e come la lista delle sue pubblicazioni scientifiche. Insomma, un vero, grande talento.
Elisa Luciano

EMILIA PARODI
E' destinata ad avere diffusione internazionale l'invenzione di Emilia Parodi, la specialista di Neonatologia dell'ospedale Mauriziano di Torino, diretta da Mario Frigerio. Nata a Ivrea nel 1977, laurea in medicina con 110 lode e dignità di stampa, diploma di specializzazione in pediatria ancora con lode, Emilia Parodi ha ideato un sistema automatico e non invasivo che consentente di misurare, con la massima precisione, il dolore provato dal neonato e i suoi parametri vitali quando è sottoposto a esami, semplicemente tramite una specifica app e smartphone.
Dall'elaborazione della videoregistrazione del volto del piccolino si ottiene un punteggio che indica il grado di dolore patito, grazie al sistema ideato da Emilia Parodi e realizzato con la collaborazione di medici, infermieri, ingegneri del “Boella” (ente strumentale della Compagnia di San Paolo), statistici del Dipartimento di Matematica dell'Università di Torino e epidemiologi del Dipartimento di Scienze cliniche e biologiche dello stesso ateneo.
Emilia Parodi

MARTINA GULMINETTI
Un metodo per estrarre dai semi di pomodoro olio a uso alimentare e farmaceutico è allo studio di esperti di una università olandese e dei ricercatori di Tomato Farm, impresa alessandrina del Gruppo Gavio (quarto maggior gestore mondiale di autostrade), guidata dalla giovane Martina Gulminetti. Tomato Farm trasforma in polpa, salsa e passata circa un milione di quintali di pomodori all'anno, coltivati anche sui 1.500 ettari di proprietà dell'azienda, 200 dei quali dedicati al biologico. Dal 2014, in rotazione al pomodoro, viene coltivato il Tritordeum, cereale frutto dell'incrocio naturale tra il frumento duro e l'orzo selvatico, dal quale si ricava una farina caratterizzata. da rilevanti proprietà organolettiche e nutrizionali
La Tomato Farm fattura circa 18 milioni di euro, per la metà all'estero. Esporta anche in Giappone e in Nuova Zelanda.
Martina Gulminetti

CATIA BASTIOLI
Per la “guerra” conseguente alla decisione del Governo di far pagare i sacchetti biodegradabili e ultraleggeri per frutta e verdura, Catia Bastioli è stata messa sulla graticola mediatica per vari giorni, con l'accusa che il provvedimento era stato emanato per favorire Novamont, l'impresa della quale lei è amministratore delegato e unica produttrice della materia prima – Mater-Bi – necessaria alle circa 150 aziende italiane che poi realizzano i contenitori contestati per il prezzo.
Catia Bastioli non c'è stata. Ha respinto con durezza l'accusa, definendola oltraggiosa e vergognosa, anche perché il prodotto della Novamont, frutto di un brevetto e di una tecnologia che sono un patrimonio nazionale di valore mondiale, ha comportato investimenti per 500 milioni di euro, tra ricerca, rinnovamento degli impianti e, fra l'altro, nuove assunzioni.
Catia Bastioli, novarese ad honorem, oltre che amministratore delegato di Novamont, leader a livello globale nello sviluppo e nella fabbricazioni di bioplastiche e biochemicals (600 dipendenti, fatturato annuo di 170 milioni, portafoglio di un migliaio di brevetti, stabilimenti in varie parti del Paese) che è anche presidente, dal 2014, di Terna, uno dei maggiori gestori europei di reti per la trasmissione di energia elettrica.
Laurea in Chimica pura e Scuola di business administration “Alti potenziali Montedison” alla Bocconi, titoli ai quali si sono aggiunte altre due lauree ad honorem da parte delle Università di Genova e di Palermo, prestigiosi premi internazionali e persino il Panda d'Oro assegnatole nel 2016 dal WWF, Catia Bastioli è stata recentemente insignita Cavaliere del Lavoro da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Catia Bastioli

FRANCESCA BISANTI
Docente di Radiodiagnostica per immagini alla Scuola Superiore di Osteopatia Italiana, lunga carriera nella torinese Asl To4, per la quale ha iniziato a lavorare nel 2008, la dottoressa Francesca Bisanti è il nuovo direttore della Struttura Complessa Radiologia di Chivasso. Classe 1972, specializzazione in Radiodiagnostica all'Università di Torino con il massimo dei voti e la lode, Francesca Bisanti dal marzo scorso è anche responsabile del servizio Tac al presidio ospedaliero di Venaria. Fra l'altro, può vantare numerose pubblicazioni scientifiche e relazioni a congressi specialistici.
Francesca Bisanti

ALESSANDRA GENNARI
Nuova direttrice anche alla Struttura complessa di Oncologia dell'oespedale Maggiore della Carità di Novara: è Alessandra Gennari, che dal 2009 era dirigente medico all'Oncologia del “Galliera” di Genova, dove è stata responsabile del Centro sperimentazioni cliniche e data management e, fra l'altro, ha svolto attività assistenziale nell'ambito del day ospital oncologico.
Pisana, responsabile scientifico di diversi progetti di ricerca internazionali, studi accademici anche a Milano e a Heildenberg, Alessandra Gennari affianca il nuovo incarico a quello di professore associato di Oncologia all'Università del Piemonte Orientale.
Alessandra Gennari

Le tre regioni del Nord Ovest arrancano nell'agroalimentare di qualità certificata

Agroalimentare di qualità: Liguria in miglioramento, ma ancora nella parte più bassa della classifica nazionale. Nel 2016, l'Unione Europea ha riconosciuto alla regione marittima una Dop e una Igp in più rispetto al 2015; ma anche con questo aumento è limitato a 6 il totale dei due attestati di qualità, numero che vale la diciottesima delle venti posizioni regionali, condivisa con il Molise e il Friuli-Venezia Giulia. Una quantità inferiore di Dop (Denominazione di origine protetta) e Igp (Indicazione geografica protetta) l'ha unicamente la Valle d'Aosta, che, infatti, ne vanta quattro, tutte Dop.
Anche il Piemonte, che pure è la culla di Slow Food e di Eataly, creazioni di valore mondiale, a opera rispettivamente di Carlin Petrini e di Oscar Farinetti, non brilla per quantità di prodotti agroalimentari di qualità riconosciuti come tali dall'Unione Europea. Come censito dall'Istat, l'istituto nazionale di statistica, la regione subalpina presenta 13 Dop e 9 Igp, quante l'anno precedente. Nessun incremento.
Per le sue 22 certificazioni Ue, il Piemonte risulta ottavo nella graduatoria delle regioni. Sul podio, invece, si trovano l'Emilia-Romagna con 20 Dop e 25 Igp, il Veneto (19 Dop e 19 Igp) e la Lombardia (21 Dop e 14 Igp). Fra l'altro, tutte e tre hanno rafforzato la loro posizione avendo aumentato i riconoscimenti ricevuti da Bruxelles.
Nel 2016, l'Italia si è confermata al primo posto continentale per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg (Specialità tradizionale garantita) conferiti dall'Unione Europea. I prodotti agroalimentari di qualità riconosciuti dalla Ue sono diventati 291, 13 in più rispetto a fine dicembre 2015.
L'Istat ha aggiunto che, nel 2016, sono cresciute tutte le componenti del settore dei prodotti agroalimentari di qualità: produttori, trasformatori, allevamenti e superfici, oltre che il numero di prodotti riconosciuti con la qualifica di Dop o Igp o Stg.
I produttori sono risultati 78.784 (+4,4% rispetto al 31 dicembre 2015) e i trasformatori 7.481 (+4,6%), portando così a 83.695 la somma degli operatori (+4,6%). Gli allevamenti certificati sono aumentati del 3,2% a 40.557 e la superficie investita si è ampliata del 16% a 197.527 ettari.
I comparti con il maggior numero di riconoscimenti Ue sono: Ortofrutticoli e cereali (110 prodotti), Formaggi (52), Oli extravergine di oliva (45) e preparazioni di carni (41).
Il lardo d'Arnad Dop della Valle d'Aosta

Innovazione con targa piemontese


ELITE BASKET BOND: CORNAGLIA TRA I PRIMI DIECI

Un nuovo strumento della Borsa Italiana che consente anche alle imprese medie e medio-piccole di ottenere finanziamenti non dalle banche, ma dal mercato e, in particolare, dagli investitori istituzionali, normalmente interessati alle grandi aziende. Ecco, in poche parole, cos'è l'Elite Basket bond, obbligazione dalle caratteristiche assolutamente originali e iniziativa che, appena varata, appare già destinata a un'ampia diffusione.
Dieci le imprese che partecipano alla prima operazione di Elite Basket Bond, da 122 milioni di euro. Tra queste spicca la piemontese Officine Metallurgiche G.Cornaglia. L'azienda dell'omonima famiglia torinese, che ne è anche alla guida, condivide con le altre nove, pro quota, il prestito obbligazionario decennale sottoscritto dalla Bei (Banca europea degli investimenti) per il 50%, dalla Cdp-Cassa Depositi e Prestiti per il 33% e da altri investitori istituzionali per la parte restante.
Il nuovo bond, ideato e strutturato da Banca Finint, è peculiare anche per la garanzia fornita in forma mutualistica dalle stesse società emittenti, così che ognuna è responsabile (entro certo limiti) della performance delle altre nel caso di mancato pagamento del capitale o degli interessi relativi alla propria quota dell'obbligazione “consortile”.
Ognuna delle dieci imprese, tutte appartenenti al Progetto Elite, che sostiene le Pmi e ne favorisce la quotazione in Borsa, ha emesso un proprio minibond, che poi è stato impacchettato insieme agli altri dalla società veicolo che a sua volta, strutturata appunto da Banca Finint, ha emesso le obbligazioni Elite Basket.
Il successo del primo Elite Basket Bond, presentato pochi giorni fa a Piazza Affari, è tale da giustificare la previsione che ne sarà emesso il secondo entro l'estate.
Umberto Cornaglia, amministratore delegato Cornaglia

DEED E OVAL MONEY IN GARA AL B HEROES

Un'altra iniziativa innovativa è B Heroes, lanciata da Fabio Cannavale, numero uno di Lastminute.com Group, insieme con Intesa Sanpaolo, per sostenere le migliori startup italiane, favorendone la crescita e promuovendone una maggiore cultura di impresa, con uno specifico “programma di accelerazione” che durerà tre mesi.
Alla prima fase del programma B Heroes, parteciperanno 32 startup selezionate tra le 250 che si erano candidate tra le 540 che avevano manifestato il loro interesse. Tra le 32 selezionate, imprenditori e manager esperti sceglieranno le 12 ammesse alla seconda fase. Alla finale accederanno quattro startup e quella giudicata migliore riceverà un investimento di mezzo milione di euro da parte di Boost Heroes.
Delle 32 startup selezionate per la prima fase due sono torinesi. Si tratta della Deed e di Oval Money. In particolare, Deed ha ideat “get”, in pratica un bracciale che permette di accedere a telefonate, notifiche e suoni senza utilizzare auricolari o vivavoce, ma semplicemente avvicinando un dito all'orecchio.
Oval Money, invece, presenta una piattaforma che permette di riprendere il controllo delle proprie finanze e che consiste in una app gratuita che traccia ogni transazione effettuata e fornisce un resoconto delle abitudini di spesa, creando una consapevolezza maggiore dell'uso del proprio denaro. Gli utenti possono così accumulare risparmi e investirli diversificando il patrimonio grazie alla possibilità di selezione tra un marketplace di prodotti finanziari.
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ALLA BANCA SELLA IL PREMIO DEI PREMI

Banca Sella è uno dei quattro istituti di credito che hanno vinto il Premio dei Premi, assegnato ogni anno per i migliori progetti d'innovazione nel settore bancario, nei servizi, nel sistema universitario, nella pubblica amministrazione e nel terziario. Il Premio dei Premi è il riconoscimento istituito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dalla Fondazione Cotec, nell'ambito della giornata per l'innovazione, al fine di valorizzare le migliori capacità innovative e creative di aziende, atenei, amministrazioni, enti e individui.
Al Premio dei Premi la Banca Sella era stata candidata in quanto già vincitrice del Premio Abi per l'innovazione 2017, insieme con altre sette banche. All'ultima edizione del Premio dell'Associazione bancaria italiana hanno partecipato 66 progetti di 23 banche, tutti esaminati dal Comitato tecnico scientifico Abi e dalla Giuria, composta da rappresentanti del mondo imprenditoriali, istituzionale e accademico.


Pietro Sella, amministratore delegato Banca Sella

Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta nel 2018 crescita del Pil inferiore alla media italiana

Quest'anno, la crescita del Pil (prodotto interno lordo) di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta sarà inferiore alla media italiana. Lo ha previsto l'Ufficio studi della Cgia, l'associazione degli artigiani e delle piccole imprese di Mestre. A fronte dell'1,3% nazionale, le aspettative di crescita sono dell'1,2% per il Piemonte e la Valle d'Aosta e dello 0,9% per la Liguria, alla quale è stato attribuito un tasso superiore soltanto a quelli della Puglia (0,8%), della Calabria e del Molise(0,7%).
Sul podio nazionale della crescita nel 2018 si troveranno, invece, il Veneto (+1,6%), l'Emilia-Romagna e la Lombardia (+1,5%).
L'Ufficio studi della Cgia ha anche calcolato il gap da recuperare rispetto al 2007, quando il Pil italiano ha sfiorato i 1.700 miliardi, dopo che nel quadriennio precedente l'economia nazionale viaggiava sui livelli del 2013 e prima che iniziasse la grande crisi, appunto non ancora superata.
Al livello di Pil 2007, secondo la Cgia, l'Italia ci tornerà nel 2022-2023, mentre le famiglie riprenderanno a consumare quanto allora un po' prima, nel 2019-2020. Invece, per recuperare il gap di quasi il 25% sugli investimenti, l'attesa arriva fino al 2030.
Relativamente al solo Pil, lo studio evidenzia che se è pari al 5,4% il gap da recuperare come media nazionale, le singole regioni presentano prospettive diverse. Così, mentre il Trentino-Alto Adige e la Lombardia hanno addirittura già recuperato tutto, la Liguria ha da colmare un gap dell'11,4%, la Valle d'Aosta il 9,8% e il Piemonte l'8,7%.
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LOTTA ALL'EVASIONE: INCASSI AUMENTATI DEL 30%

Carniere ricco per il Fisco a caccia di evasori. Nei primi undici mesi 2017, le entrate tributarie derivanti dall'attività di accertamento e controllo sono aumentate del 30,3% rispetto allo stesso periodo del 2016, salendo così a 10,226 miliardi di euro, 2,375 miliardi in più. Questa fonte di gettito fiscale è risultata di poco inferiore a quella dei giochi, il cui introito per l'erario è stato di 12,950 miliardi, 316 milioni meno che nel gennaio-novembre 2016.
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PRODOTTE 700.000 AUTO NEI PRIMI UNDICI MESI

Dall'inizio di gennaio alla fine di ottobre dell'anno scorso, il valore delle esportazioni italiane di autoveicoli ha sfiorato i 20 miliardi di euro, pari al 5,4% delle vendite nazionale all'estero. L'incremento delle esportazioni di autoveicoli fabbricati nel nostro Paese è stato del 13,6% rispetto ai primi dieci mesi 2016, mentre è aumentato del 10,7% l'importo di autoveicoli, comunque pari a 27,3 miliardi di euro.
I dati sono stati comunicati dall'Anfia, l'associazione dei costruttori della filiera nazionale dell'automotive, con l'aggiunta che le esportazioni di autoveicoli nei primi dieci mesi 2017 sono cresciute del 5,3% nei Paesi Ue e del 25% in quelli extra Ue; in particolare, l'aumento è stato del 15,3% negli Usa, principale mercato di sbocco della produzione italiana (23%), seguito dalla Francia, che assorbe il 13% e dalla Germania (11%). Nel periodo, le esportazioni in Russia sono salite del 53,9%.
L'Anfia ha anche riferito che nei primi undici mesi 2017, dagli stabilimenti italiani sono uscite 700.000 auto nuove, il 5% più che nel gennaio-novembre 2016. Inoltre, ha ricordato che mentre le Case italiane hanno meno del 30% del mercato nazionale, in Germania i costruttori tedeschi hanno il 69% del mercato interno e i francesi il 54,5% del loro.
Aurelio Nervo, presidente Anfia