Quei "siluri" di Enrico Colombatto l'economista più controcorrente

Enrico Colombatto

Economista controcorrente, liberista puro e duro, spirito libero come pochi, sempre sferzante, Enrico Colombatto, invitato a presentare il suo libro - “L'economia che serve”, G.Giappichelli Editore - al “Dumse da fé”, gruppo anomalo di esponenti torinesi che, coordinato dall'infaticabile Piero Gola, si riuniscono ogni due settimane per confrontarsi con eccellenze locali, ha confermato tutta la sua verve e, rispondendo a tante domande di attualità, non ha mancato di ribadire quei concetti e principi che lo fanno considerare particolarmente “scomodo” nel sistema cittadino, compreso quello accademico al quale appartiene.
Ordinario di Politica economica all'Università di Torino, oltre che presidente del comitato scientifico e responsabile della ricerca del francese Iref (Institut de Recherches Economiques et Fiscales) e senior fellow del Gis (Geopolitical Intelligence Service, Liechtenstein), Enrico Colombatto è inflessibile e caustico già con gli economisti, pochi dei quali sono veramente “buoni” e, comunque, proprio per questo “scartati”. Buoni, secondo lui, sono gli economisti che non dicono di avere la bacchetta magica e “usano il buon senso, rendendosi conto che molti fenomeni sono troppo complessi per essere spiegati dalla giusta equazione o dal giusto modello”, riconoscendo che “gli esseri umani non sono né cloni né angeli”, oltre che “il ricorso all'intervento pubblico non è necessariamente la soluzione migliore, quando le libere interazioni umane non forniscono la risposta desiderata a un problema economico”.
Infatti, come ha spiegato, “anche i protagonisti della politica economica sono esseri umani fallibili, rispondono agli incentivi generati dal mondo della politica e, qualche volta, sono meno altruisti di quanto sarebbe desiderabile”. Non solo: naturalmente, “tendono a perseguire i propri fini, a volte ispirati da un lodevole altruismo e a volte, invece, da avidità, vanità, sete di potere, pregiudizi ideologici”.
Enrico Colombatto ha invitato a diffidare di chi sostiene di operare per il bene comune o il benessere sociale (“sono solo slogan politici, derive utilitaristiche”), di chi dice che il pil, i consumi, l'occupazione si possono aumentare stampando moneta o facendo debiti o accrescendo il deficit; “un Paese diventa più ricco e migliora unicamente se incrementa la produzione e la produttività”, consentendo a tutti di valorizzare i propri talenti e la propria volontà di fare, di intraprendere, lasciando la maggiore libertà individuale possibile, limitandola soltanto al rispetto delle libertà altrui. Non tartassando (“l'imposizione fiscale è furto aggravato e continuato”) e non impedendo, ovunque, la concorrenza, fattore fondamentale dello sviluppo.
Classe 1954, torinese-valdostano, laurea in Economia e commercio nell'Ateneo dove insegna, master e dottorato alla London School of Economics, allievo prediletto dell'indimenticabile Sergio Ricossa e con riferimenti ideologici del calibro di Mises, Rothbard e De Jasay, Enrico Colombatto sorride amaramente quando sente parlare di reddito di cittadinanza, incentivi alle imprese o all'innovazione, finanziamenti pubblici di infrastrutture che, se sostenibili, sarebbero realizzate da privati, misure di politica economica “miracolose” ...
Colombatto ha concluso dicendo semplicemente che i migliori provvedimenti economici sono quelli che modificano gli errori fatti e che non consentono al Fisco di mettere le mani nelle tasche delle persone.

Nel Nord Ovest 256 nuovi fallimenti dall'inizio dell'anno alla fine di marzo

Mini rallentamento dei fallimenti. Nel primo trimestre di quest'anno, in tutta l'Italia, sono state 2.972 le imprese che hanno portato i libri in Tribunale, lo 0,87% in meno rispetto alle 2.998 del corrispondente periodo 2017. In particolare, nelle tre regioni del Nord Ovest, i nuovi fallimenti censiti da Cribis, la società del gruppo Crif specializzata nella business information, sono stati 256, dei quali 195 in Piemonte (6,6% del totale nazionale), 57 in Liguria (1,9%) e 4 in Valle d'Aosta (0,1%).
Con quelli registrati dal primo giorno di gennaio al 31 marzo, diventano 1.329 i fallimenti dichiarati nel Nord Ovest negli ultimi 15 mesi, dato che, l'anno scorso, erano stati 714 in Piemonte, 238 in Liguria e 21 in Valle d'Aosta. Quanto all'Italia tutta, la somma sale a 14.911. Nel 2017, infatti, sono state 11.939 le imprese che hanno portato i libri in Tribunale nel nostro Paese, l'11,3% in meno rispetto alle 13.467 del 2016.
Il calo dei fallimenti è un altro fenomeno positivo emerso dall'economia nazionale e diventa ancora più significativo se il dato del 2017 si confronta con quello del 2014, l'anno con il più alto numero di fallimenti (15.336) dal 2009, quando le chiusure definitive delle aziende furono 9.384 (da allora sono salite progressivamente fino al 2015, quando invece il numero annuale dei fallimenti ha incominciato a diminuire).
Dal primo giorno del 2009 all'ultimo del 2017, comunque, Cribis ha registrato 7.964 fallimenti in Piemonte, 2.349 in Liguria e 127 in Valle d'Aosta.
Tornando al primo trimestre 2018, la disaggregazione dei dati Cribis evidenzia che, in valori assoluti, il Piemonte figura al settimo posto nella graduatoria delle regioni per numero di fallimenti, la Liguria al quattordicesimo e la Valle d'Aosta all'ultimo, preceduta da Molise e Basilicata.
In testa si trova la Lombardia con 634 fallimenti nel 2017. Seguono, immediatamente, il Lazio con 381 e la Campania con 283. Poi, la Toscana con 226, il Veneto con 219 e la Sicilia con 207. Chiudono la classifica trimestrale delle prime dieci regioni l'Emila-Romagna con 180 fallimenti, la Puglia con 127 e la Calabria con 101.
Invece, ancora in merito al 2017 e all'Italia intera, è stato rilevato che a denunciare il maggior numero di fallimenti è stato il commercio: 3.901, comunque meno dei 4.493 precedenti. Un significativo miglioramento è emerso anche nell'edilizia, dove le aziende che hanno portato i libri in Tribunale sono state 2.313, a fronte delle 2.749 del 2016. Idem per l'industria, dove il numero delle chiusure definitive è calato da 2.632 a 2.209.
Nel primo trimestre l'andamento è risultato sostanzialmente in linea con quello dell'anno scorso, però con la particolarità del settore dei servizi, dove i fallimenti (682) sono cresciuti del 2,7% rispetto al corrispondente periodo dell'anno scorso.

Alla scoperta del nuovo mondo FinTech

di MARINA BOSIO

E' notizia di qualche giorno fa l'investimento record per la finanza digitale italiana, pari a 46 milioni di euro. Ad aggiudicarsi il finanziamento è stata Moneyfarm, la startup di gestione finanziaria fondata a Milano, nel 2011, da Andrea Scarso, Giovanni Daprà e Paolo Galvani, che Wired Italia ha inserito tra le 50 startup italiane da tenere d'occhio nel 2018. Ammonta a 70 milioni il totale della raccolta di Moneyfarm, che entra così nell'élite delle aziende innovative più finanziate in Italia e in Europa.
Utilizzeremo questi finanziamenti per investire ulteriormente sul nostro prodotto e aumentare la gamma dei servizi”, si legge nel comunicato dell’azienda. A partire da un fondo pensionistico integrativo per il mercato italiano, già testato nel Regno Unito. Moneyfarm offre servizi di gestione patrimoniale, piani di accumulo e consulenza individuale, applicando il principio della diversificazione mediante l'utilizzo di strumenti semplici e trasparenti quali Etf e fondi comuni passivi a basso costo di gestione.
Secondo Morgan Stanley, il segmento della consulenza finanziaria online è destinato a crescere, fino a superare i duemila miliardi nel 2020.
Negli Stati Uniti esistono già due "unicorni" che operano nel settore (Betterment e Wealthfront), mentre in Europa Moneyfarm è in prima fila, insieme a società come Nutmeg nel Regno Unito e Scalable Capital in Germania.
Il FinTech in Italia è un fenomeno, la cui importanza sta assumendo valenza strategica tanto per gli operatori Finance quanto per gli analisti di mercato. È un segmento di mercato emergente, in cui si inseriscono tutte le aziende la cui offerta è volta a innovare, mediante le tecnologie digitali, servizi tradizionali del mondo finanziario. Le aziende FinTech si caratterizzano per la focalizzazione sull’erogazione di uno specifico servizio – caratteristica tipica delle startup – per il quale potrebbero trovarsi in una posizione di concorrenza rispetto ai player tradizionali del mondo Finance, banche e assicurazioni in primis.
Oggi i maggiori investimenti sono in America edin Asia (in particolare, in Cina). In Europa, è Londra la capitale europea del FinTech, sebbene gli investimenti si siano notevolmente ridotti a causa dell’incertezza Brexit. Al rallentamento nella City, si contrappone la nascita di nuovi ecosistemi in Germania, Francia, Paesi Scandinavi e Israele.
Anche in Italia, seppure con cifre di affari più contenute, il comparto sta attraversando un periodo di fermento. In particolare, Milano è considerata la città che meglio si presta allo sviluppo del FinTech, data la presenza di numerosi hub a sostegno delle startup innovative ed essendo la sede di Borsa Italiana e di Big Tech Companies come Google, Cisco, Microsoft o Facebook.
Nel capoluogo lombardo, inoltre, è stato creato il FinTech District , su iniziativa di Banca Sella. Al polo aderiscono aBanksealer, Blender Italia, Blockchainlab, Conversate, Credimi, Diaman Tech, Digital Magics, Domec, Dpixel, Endeavor, Enhancers, Finleap, Freetrade, Growish, Hype, Lendix Italia, Moneyfarm, MyPass, P101, Primomiglio, Sardex, Satispay, Soisy, Stamplay, SupernovaeLabs, The ING Project (Tip Ventures).
In Italia gran parte delle FinTech presenta una value proposition nel Crowdfunding, cui segue l'offerta in ambito Wealth & Asset Management, che raggruppa tutte le aziende specializzate in attività di Robo Advisoring & Financial Planning (come MoneyFarm), e di Alternative Investments.
Il comparto più maturo oggi è invece quello di Payments, che comprende tutte le aziende volte ad innovare il mondo dei pagamenti, dal Peer-to-Peer Payment (come Satispay) a Technology Provider di soluzioni che abilitano pagamenti digitali (come Jusp).
Seguono il Lending, con tutte le FinTech che innovano il comparto dei prestiti personali, crediti e mutui attraverso piattaforme social e di collaboration; i Capital Market & Trading, aziende che offrono tecnologie e soluzioni innovative a supporto delle attività di trading di professionisti e investitori privati; le FinTech di Money Management, tutte le soluzioni a supporto della gestione finanziaria di clienti Retail,che consentono di pianificare il risparmio e soluzioni di tesoreria per aziende di piccole e medie dimensioni.
Due i principali operatori: aziende che offrono servizi finanziari direttamente al consumatore finale e quelle che offrono soluzioni (B2B o B2B2C), che possono essere integrate nei sistemi informativi bancari, al fine di supportarne la digitalizzazione dei processi. Perchè il FinTech sta ridisegnando il mondo delle istituzioni finanziare e rivoluzionando il settore dei Financial Services.
Le banche più attive sono le più grandi: Intesa Sanpaolo con il fondo di Corporate Venture Capital Neva Finventures; Unicredit con il fondo EVO in joint venture con Anthemis Group; Banca Sella con il proprio incubatore d’impresa (SellaLab); CheBanca con investimenti diretti in FinTech del Robo-Advisoring.
Il sistema bancario italiano è però costituito per di più da piccole e medie realtà territoriali, che necessitano di essere accompagnate nel percorso di conoscenza e posizionamento nei confronti delle FinTech. Fondamente, per il nostro Paese ,è quindi favorire lo sviluppo di un ecosistema di riferimento in cui, oltre alla volontà delle banche di aprirsi al FinTech, il legislatore nazionale ponga le basi per una crescita effettiva dell’ecosistema nel suo complesso.
I trend che indirizzeranno lo sviluppo del FinTech per il prossimo biennio, almeno per quanto riguarda l’Europa, saranno influenzati inoltre dalla PSD2 (Payment Service Directive), che imponendo alle banche un modello basato su Open API, rappresenterà un forte driver per le aziende del comparto FinTech.
In particolare le aree su cui si attendono le crescite più significative nel FinTech sono: Robo Advisor, che secondo gli analisti di mercato raggiungerà 100 trilioni di dollari in masse gestite entro il 2020; Artificial Intelligence e Data Analytics a supporto della Customer Experience.
In particolare, le tecnologie di Artificial Intelligence consentiranno di ridurre notevolmente i costi operativi, tema particolarmente strategico per le banche tradizionali, mentre l'ampia diffusione di soluzioni di Data & Analytics è giustificata dalla capacità di tali tecnologie di consentire la raccolta e l’analisi dei dati dei clienti, e la successiva formulazione di un’offerta di prodotti e servizi più mirata e di un’esperienza di marketing personalizzato. Le tecnologie di Advanced Analytics sono fondamentali anche per la gestione del rischio e l’implementazione di modelli statistici avanzati per comprendere meglio la correlazione tra i fattori e i rischi.

Questo articolo è stato pubblicato anche da ElectoMag, giornale torinese on line diretto da Augusto Grandi

Piemonte sesto per start up innovative però la Liguria cresce più velocemente

Giuseppina De Santis, assessore Economia Regione Piemonte
Liguria più veloce del Piemonte, nella gara delle start up innovative. Negli ultimi quattro mesi, nella regione marinara le nuove imprese d'avanguardia sono diventate 175, aumentando di 16; a fronte delle 15 in più registrate dal Piemonte, che ora ne conta 487. In Valle d'Aosta, poi, sono passate da 17 a 19. Totale delle start up del Nord Ovest a oggi: 681, pari al 7,35% delle 9.261 censite in tutta l'Italia dallo specifico osservatorio.
Altre regioni corrono più forte delle tre del Nord Ovest; comunque, il Piemonte è riuscito a mantenere il sesto posto nella graduatoria nazionale, anche se è a rischio di sorpasso, perchè la Sicilia ha aumentato da 440 a 482 le sue start up innovative e la Campania, quinta, è salita da 628 a 685, con un incremento di 57 imprese rispetto all'inizio del febbario scorso.
Sul gradino più alto del podio si trova, irraggiungibile, la Lombardia con 2.237 start up innovative (2.023 quattro mesi fa); seguita dal Lazio, che ha conquistato il secondo posto, scavalcando l'Emilia-Romagna. L'Osservatorio, infatti, ha attribuito al Lazio 948 start up innovative (erano 850 al 4 febbraio) e 902 all'Emilia-Romagna, che ne aveva 865.
Consolidato il quarto posto del Veneto con 850 (779). Ottava è la Toscana con 412 (317). Nona posizione per le Marche, a quota 375 (348). Chiude la top pen italiana delle start up innovative la Puglia con 360.

Giuseppe Borsalino, mito del cappello "imprenditore sociale" d'avanguardia

Belmondo e Delon con i cappelli Borsalino
La recente proroga del periodo d'affitto del ramo d'azienda della Borsalino concessa dal Tribunale fallimentare, oltre al sequestro dello storico marchio alessandrino dei cappelli famoso in tutto il mondo, riporta l'attenzione sull'impresa dichiarata fallita alla fine dell'anno scorso, ma che ancora cerca di sopravvivere. Comunque, ecco la storia delle sue origini, raccontata da Gustavo Mola di Nomaglio.
Di Gustavo Mola di Nomaglio
Renzo Borsalino, appartenente a una vecchia famiglia di Pecetto (Alessandria), sposò nel 1813 Rosa Veglio, figlia di Giovanni Battista, maire del paese durante il regime napoleonico. La giovane coppia, che aveva quale unico reddito il magro stipendio d’inserviente comunale di Renzo, viveva abbastanza poveramente, sbarcando il lunario con crescente fatica, man mano che la famiglia cresceva, allietata dalla nascita di alcuni figli, tra i quali almeno due maschi, Lazzaro e Giuseppe. Quest’ultimo, nato il 15 settembre 1834, sarebbe ben presto divenuto uno dei piemontesi più famosi nel mondo. In un volume,pubblicato per celebrarne il centenario della nascita, si legge che la vita di Giuseppe Borsalino racchiude in sé l’”insegnamento di una volontà dura e ferma e di una laboriosità intelligente, indefessa e intenta a disegni sempre più vasti ed arditi”.
Non si tratta di una frase retorica. Sin da bambino, Giuseppe si rivelò diverso dai propri coetanei. Era uno scavezzacollo incredibile, esuberante, sempre in cerca di esperienze nuove e di avventure; il suo rapporto con lo studio era pessimo, un biografo scrive che era “ultimo a scuola, ma sempre primo in piazza se si trattava di combinare una birichinata”.
Verso i 13 anni, pare in seguito ad una punizione paterna, fuggì di casa alla volta di Alessandria, dove si fece assumere come apprendista nel cappellificio Camagna. Già in quegli anni la provincia di Alessandria era famosa per i suoi cappellifici, tanto che tanto che Luigi de Bartolomeis nelle sue notizie topografiche, pubblicate negli anni quaranta dell’Ottocento, poteva scrivere: “varie ed abbondanti sono le fabbriche di cappelli di pelo, nelle quali se ne fanno tanti da somministrare molti paesi circonvicini”.
Un bel giorno, Giuseppe non ebbe più nulla da imparare e cercò impiego, per conoscere i segreti di tutte le fasi di produzione del cappello, in altri primari cappellifici. Fu prima a Sestri Ponente, poi in Francia, a Marsiglia, Aix-en-Provence, Bordeaux e, infine, a Parigi, presso la prestigiosa casa Berteil. Nel 1857, appena ventitreenne, ma dotato già di un’eccezionale esperienza, tornò ad Alessandria, dove aprì, associandovi il fratello Lazzaro (del quale sposò la cognata, Angela Prati, che rese madre di Teresio e Mario) la sua prima follatura.
In breve l’azienda ebbe dieci operai, che producevano una quindicina di cappelli al giorno. Nel 1861, dopo aver rilevato la ditta Primo, gli operai salirono a 60 e la produzione giornaliera raggiunse i 120 capi. Impianti, dipendenti e produzione continuarono a crescere con ritmo serrato. Nel 1896, uno degli ultimi anni in cui Giuseppe diresse personalmente l’industria, mille operai producevano giornalmente 1.360 cappelli, gran parte dei quali esportati in tutto il mondo, non esclusa l’Australia, dove Borsalino, munito di un campionario, si era recato, quasi sessantenne, quando, appassionatissimo di alpinismo, era andato in Nuova Zelanda per scalare il monte Cook, insieme con la guida alpina valdostana Mattia Zurbriggen.
Giuseppe morì in Alessandria il 1° aprile 1900, considerato ormai uno dei più affermati industriali italiani, amatissimo dai suoi dipendenti, per i quali aveva, anticipando la legislazione stessa, creato una “Cassa interna malattie”, una “Cassa pensioni” (che poté entrare subito in funzione, grazie a un suo grosso versamento iniziale), una “Cassa infortuni” e un educatorio per i figli degli operai. In Pecetto è dedicata alla sua memoria una grande statua, opera dello scultore Luigi Contratti.
L’attività industriale fu continuata dal figlio Teresio (nato ad Alessandria l’1 agosto 1867), mentre del figlio Mario si ricordano soprattutto alcune imprese alpinistiche. Teresio compì, per volere del padre, un duro tirocinio. A 12 anni fu apprendista nell’azienda di famiglia, studiò in Svizzera, Belgio, Inghilterra e Germania, dove lavorò come operaio per perfezionarsi nel mestiere.
Nonostante l’amichevole concorrenza del grosso cappellificio fondato dal cugino Giovanni Battista, figlio di Lazzaro, nel 1906 (poi incorporato nella Borsalino nel 1937) sotto la gestione di Teresio la produzione giunse a superare, nel 1913, i due milioni di capi, circa tre quarti dei quali venduti all’estero.
Teresio non solo diede seguito ai successi imprenditoriali del padre, ma ne continuò l’opera sociale. Trasformò e migliorò le casse malattie, infortuni e pensioni interne, destinò fondi “a favore della natalità e dell’allattamento”, fece costruire a proprie spese un grande sanatorio, con 216 letti, nella piana di Valle San Bartolomeo, finanziò la costruzione di un nuovo acquedotto e della rete fognaria di Alessandria, costruì l’Ospizio della Divina Provvidenza, che nel 1934 poteva dare ospitalità a 400 donne inabili al lavoro per età o malattia e a 100 orfane. Morì in Alessandria il 29 marzo 1939, non avendo avuto discendenza maschile dal tardivo matrimonio con Alessandra Drudi (una celebre cantante d’operetta, nata a Cotignola nel 1878, conosciuta dai contemporanei col nome d’arte di Gea Della Garisenda). Dopo di lui, il governo dell’azienda passò a Teresio Usuelli e Giampiero Vaccarino, entrambi pronipoti di Teresio Borsalino, discendenti da due figlie delle sorelle di quest’ultimo, Rosa e Paolina Borsalino. Nonostante il declino della produzione dei cappelli, il marchio Borsalino rimane ancor oggi famoso a livello internazionale.

In gravi difficoltà perché sovra indebitato? Meglio telefonare alla Scialuppa Crt Onlus


La Scialuppa CRT Onlus – Fondazione Anti Usura aiuta gratuitamente i soggetti sovraindebitati e perciò a rischio di usura. Chi si trova in gravi difficoltà, perché non riesce più a pagare quanto dovuto, può telefonare al numero 011.19410104: sarà ascoltato e informato delle modalità per ricevere sostegno, gratuitamente.

Cassa integrazione: "miracolo" in Liguria spia rossa in Piemonte, gialla ad Aosta


Giovanni Toti, governatore Regione Liguria
“Miracolo” della Liguria: nessun'altra regione d'Italia ha fatto registrare un maggiore calo percentuale di ore autorizzate per trattamenti di integrazione salariale sia in aprile che nei primi quattro mesi dell'anno. Il fenomeno emerge dagli ultimi consuntivi dell'Inps, secondo i quali, in Liguria sono state autorizzate 221.133 ore di “cassa” nell'aprile scorso (-69,25% rispetto alle 719.226 dello stesso mese 2017) e 1.290.765 nel primo quadrimestre (-71,41%).
In particolare, le ore di cassa integrazione straordinaria sono calate dell'83,36% in aprile (da 555.875 a 92.471) e dell'81,89% dall'inizio dell'anno alla fine del quarto mese (da 3.793.063 a 687.109). Sono diminuite anche le ore di solidarietà, a 39.943 (-42,20%) in aprile e a 218.098 (-10,67%) nel quadrimestre, come quelle della “cassa” in deroga, rispettivamente a 4.296 (-89,835) e a 21.832 (-90,80%); mentre sono aumentate le ore di cassa integrazione ordinaria, del 2,69% in aprile (da 121.108 a 124.366) e del 20,20% nel primo quadrimestre (da 484.027 a 581.824).
Per quanto riguarda la Valle d'Aosta, l'Inps ha rilevato il totale di 54.817 ore autorizzate per trattamenti di integrazione salariale in aprile (-27,93% rispetto allo stesso mese 2017) e 216.507 nel primo quadrimestre (+31,90%). Le ore di cassa straordinaria sono risultate 2.454 nel mese (zero nell'aprile 2017) e 15.622 nel quadrimestre (zero nello stesso periodo precedente); quelle di cassa ordinaria 52.363 in aprile (-28,89%) e 200.885 nei primi quattro mesi (+24,41%). Per solidarietà sono state autorizzate 2.454 ore in aprile e 5.286 nel quadrimestre (zero negli stessi periodi 2017), mentre, in questo inizio d'anno, non sono state autorizzate ore di cassa in deroga.
Luigi Di Maio, nuovo ministro del Lavoro
Piemonte. Qui, la cassa integrazione è tornata ad aumentare, in controtendenza rispetto a buona parte del resto del Paese e, comunque, alla media italia. Le ore autorizzate per i trattamenti di integrazione salariale, infatti, in Piemonte sono ammontate a 2.409.820, l'11,92% in più rispetto all'aprile del 2017 (a livello nazionale, invece, sono calate del 15,39% a 19.436.209 e delle regioni settentrionali, oltre al Piemonte, soltanto il Trentino-Alto Adige ha fatto registrare una crescita delle ore di trattamenti di integrazione salariale).
In particolare, in Piemonte, le ore di cassa integrazione straordinaria ad aprile sono state 1.151.080, il 21,5% in più rispetto alle 947.390 del corrispondente mese dell'anno scorso; mentre sono risultate 1.258.620 le ore di cassa integrazione ordinaria (+10,51%). Invece, sono calate del 42%, da 852.898 a 494.417, le ore di Cigs per solidarietà e del 99,82%, da 66.905 a 120, quelle in deroga, previste per i lavoratori che non possono beneficiare della cassa straordinaria e ordinaria.
Il “rosso” di aprile, comunque, non ha pregiudicato la chiusura positiva del bilancio quadrimestrale del mercato del lavoro piemontese. Nei primi quattro mesi 2018, infatti, l'Inps ha censito 10.737.413 ore autorizzate per trattamenti di integrazione salariale in Piemonte, il 33,49% meno dei 16.143.531 dello stesso quadrimestre 2017. Una diminuzione percentualmente in linea con la media nazionale, che è stata del 34,39% (le ore sono calate da 124.723.017 a 81.827.393).
Il confronto quadrimestrale piemontese è positivo per tutte le tipologie di cassa integrazione: le ore di straordinaria sono diminuite del 46,72% (da 10.516.308 a 5.503.725) e dell'1,85% le ore dell'ordinaria, da 5.233.932 a 5.130.371. Quanto alla solidarierà, le ore di Cigs autorizzate in Piemonte, dal primo giorno di gennaio all'ultimo di aprile, sono state 2.614.836, il 62,44% meno dei 6.961.732 dello stesso periodo dell'anno scorso. Infine, i dati Inps relativi alla cassa integrazione in deroga (può durare al massimo 12 mesi): 3.317 le ore autorizzate, il 99,15% in meno.
Pochi giorni fa, l'Inps ha comunicato anche i consuntivi relativi alle domande di prestazione Naspl (disoccupazione e mobilità): in Piemonte, nel primo trimestre sono state 26.332, mentre erano ammontate a 103.560 nell'intero 2017 e a 95.819 in tutto il 2016. Nello stesso periodo, in Liguria sono state presentate 9.440 domande (50.053 in tutto il 2017 e 47.903 l'anno prima) e in Valle d'Aosta 837 (rispettivamente 6.740 e 6.377).

Borsa: Fca fa registrare il maggior ribasso ma quota ancora il doppio di un anno fa

Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles
Shock Fca – Fiat Chrysler Automobiles. Oggi, 1 giugno, quando la Borsa di Milano ha chiuso la seduta con l'indice Ftse Mib tornato sopra i 22.000 punti (per la precisione è salito a 22.109,55, grazie all'incremento odierno dell'1,49%) e Sergio Marchionne ha annunciato, fra l'altro, l'azzeramento del debito entro fine mese e il prossimo ritorno alla distribuzione di dividendi, l'azione Fca ha fatto registrare il maggior ribasso di tutto il listino di Piazza Affari. L'ultimo prezzo di Fca, infatti, è stato di 18,522 euro, inferiore del 4,53% ai 19,400 euro di ieri.
Il calo, in controtendenza, da alcuni è stato interpretato come una bocciatura del nuovo piano industriale di Fca da parte degli investitori e da altri è stato giustificato con i dati del mercato automobilistico italiano di maggio, non positivi per il Gruppo guidato da Sergio Marchionne. 
Ma c'è stato anche chi, giustamente, ha rilevato che la caduta del prezzo del titolo Fca è stata conseguente, in buona parte, alla decisione di incassare i guadagni derivanti dai consistenti aumenti delle quotazioni.
Insomma, massicce sono state le vendite per “prese di beneficio”. D'altra parte, ancora tre mesi fa l'azione Fca valeva poco più di 16 euro e un anno fa addirittura 9,774 euro, proprio la metà di oggi. E in Borsa vige sempre la regola del “vendi, guadagna e pentiti”.
Un'altra notizia da Piazza Affari, relativa alle contrattazione di oggi: l'azione Diasorin ha fatto registrare il suo nuovo massimo storico. L'ultimo prezzo, infatti, è risultato di 85,50 euro, superiore del 3,51% a quello di ieri. Trenta giorni fa, Diasorin quotava 78,70 euro. Ora la sua capitalizzazione è vicina ai 4,8 miliardi, cifra che porta Diasorin al sesto posto nella classifica delle società che fanno riferimento al Nord Ovest con il maggior valore borsistico, preceduta soltanto da Cnh Industrial, Exor, Ferrari, Fca e Intesa Sanpaolo.
Diasorin sta acquistando azioni proprie (per 6,882 milioni di euro negli ultimi cinque giorni); attualmente ne ha in portafoglio 935.692, pari all'1,672% del capitale. Anche Basicnet sta facendo la stessa operazione ed è arrivata ad avere azioni proprie in quantità pari al 10,588% del suo capitale.

A 3.500 miliardi il "tesoro" delle famiglie ecco come sono investiti i risparmi italiani

Ignazio Visco, Governatore della Banca d'Italia
Quasi 3.500 miliardi di euro. A tanto ammontava, al 31 dicembre scorso, la ricchezza finanziaria netta delle famiglie in Italia. Tesoro costituito dalle somme depositate in banca, dai titoli di Stato, le obbligazioni bancarie, le quote di fondi comuni d'investimento, azioni e partecipazioni, assicurazioni, fondi pensione e Tfr.
La precisazione “netta”, riferita alla ricchezza finanziaria delle famiglie, specifica che i 3.478,972 miliardi in portafoglio tengono conto dei 927,722 miliardi rappresentati dai debiti che, a fine 2017, le famiglie avevano ancora da onorare: 51,273 miliardi a breve termine (per 49,094 miliardi nei confronti delle banche), 658,077 miliardi a medio e lungo termine, prevalentemente mutui immobiliari (580,322 miliardi verso gli istituti di credito) e 218,372 miliardi come debiti commerciali e fondi di quiescienza.
Nel 2017, la ricchezza finanziaria netta delle famiglie in Italia è aumentata di 20,432 miliardi, comunque meno dell'anno prima, quando, infatti, era cresciuta di 25,070 miliardi. Perché se è vero che, l'anno scorso, le attività finanziarie delle famiglie sono aumentate di 41,404 miliardi arrivando a 4.406,694 miliardi, è altrettanto vero che le passività sono cresciute di 20,972 miliardi, quasi 9 miliardi in più rispetto al 2016, soprattutto in conseguenza della contrazione di nuovi mutui per la casa.
In merito alle attività lorde possedute dalle famiglie al 31 dicembre 2017, Banca d'Italia ha rilevato che erano rappresentate da depositi bancari per 1.167,926 miliardi (+21,577 miliardi rispetto alla stessa data del 2016), da titoli pubblici italiani, quali Btp, Bot e Cct, per 122,171 miliardi (+2,622 miliardi), obbligazioni bancarie per 88,600 miliardi (-42,448), quote di fondi comuni d'investimento italiani per 261,246 miliardi (+21,245) e quote di fondi esteri per 275,813 miliardi (+35,802), azioni e partecipazioni italiane per 991,050 miliardi (-41,743) ed estere per 71,360 miliardi (+467 milioni), assicurazioni, fondi pensione e Tfr per 996,174 miliardi (+32,733 miliardi).
Quest'ultimo capitolo di attività rappresentava, a fine 2017, il 22,6% della ricchezza lorda delle famiglie (22,2% a fine 2016), a fronte del 24,1% delle azioni e partecipazioni (23,3%), il 12,2% delle quote di fondi comuni d'investimento (11,2%), il 2% delle obbligazioni bancarie (3,2%), il 2,8% dei titoli pubblici (3,1%) e il 26,5% dei depositi bancari (27%).

Fondazioni, gli impegni di Lapucci (Efc) l'attività di Scialuppa Crt, Biella e Cuneo


MASSIMO LAPUCCI: "UN ANNO EUROPEO DELLA FILANTROPIA"
Massimo Lapucci, presidente Efc e Sg di Fondazione Crt
“Istituire un Anno europeo della Filantropia rappresenterebbe un passo avanti verso un'Europa senza frontiere”: lo ha detto Massimo Lapucci, presidente dell'Efc (European Foundation Center), alla conferenza annuale del network internazionale della filantropia istituzionale, appena chiusa a Bruxelles, dove si sono riuniti circa 600 esponenti del settore, provenienti da tutto il mondo.
Massimo Lapucci, che è anche Segretario generale della Fondazione Crt, ha aggiunto che è stato aperto un dialogo stabile con le istituzioni della Ue, per “liberare” risorse destinate a progetti capaci di creare valore, prima ancora che profitto.
“Coinvolgere i player della finanza è fondamentale – ha spiegato Lapucci – ma l'attuale regolamentazione non favorisce l'impiego di risorse finanziarie da parte del sistema bancario per investimenti e iniziative che non siano a pieno valore di mercato. Per questo, la creazione di fondi di garanzia ad hoc può costituire una misura rapida ed efficace verso l'utilizzo di risorse comunitarie per iniziative a impatto sociale, favorendo così una naturale ibridazione tra profit e non profit”.
Il presidente di Efc, che rappresenta circa 300 organizzazioni di 40 Paesi, le quali gestiscono complessivamente un patrimonio superiore ai 200 miliardi di euro, ha ricordato, a Bruxelles, che il settore filantropico destina, annualmente, oltre 60 miliardi di euro a interventi con finalità sociali, risultando un pilastro fondamentale della società civile europea.
Per questo, secondo Massimo Lapucci, è opportuno “favorire la libera circolazione delle risorse non profit tra gli Stati, superando alcune barriere, come restrizioni dei finanziamenti stranieri o incoerenti sistemi di tassazione transfrontaliera, che rischiano di mettere a repentaglio il ruolo della filantropia come “collante”sociale e il lavoro di oltre 140.000 mila fondazioni”.
Un'altra sfida al centro dell'impegno dell'Ifc a firma Lapucci è l'utilizzo dei Big Data per il non profit, per misurare l'effetto dell'azione filantropica e massimizzare, così, la creazione di valore.

AUMENTANO LE RICHIESTE DI AIUTO ALLA SCIALUPPA CRT
Luciana Malatesta (La Scialuppa Crt)
In aumento le richieste di aiuto da parte dei soggetti sovraindebitati e, perciò, a rischio di usura. A rilevarlo è La Scialuppa Crt – Fondazione antiusura, che negli ultimi due mesi ha registrato un aumento del 10% delle richieste di intervento inoltrate da persone in gravi difficoltà, a causa dell'eccesso di debiti, che non riescono più a onorare. Così si trovano sotto sfratto, piuttosto che con l'incubo di vedersi tagliata l'erogazione del gas o della luce elettrica, l'auto sotto sequestro, il quinto dello stipendio e altri beni pignorati …
Dall'inizio di aprile al 30 maggio, La Scialuppa Crt – Fondazione antiusura, costituita 20 anni da dalla Fondazione Crt, che continua a sostenerla con convinzione e generosità, ha ricevuto 183 nuove richieste di aiuto, che portano a 417 il totale dal primo giorno di gennaio. Da allora al 30 maggio di quest'anno, il Consiglio di amministrazione della Scialuppa Crt ha deliberato finanziamenti per 1,207 milioni di euro, a garanzia dei nuovi prestiti destinati a soggetti sovraindebitati residenti in Piemonte o in Valle d'Aosta, le due regioni dove opera l'ente torinese di via Nizza, che ha come consigliere delegato Luciana Malatesta.
Dal 1988, la Scialuppa Crt – Fondazione antiusura ha aiutato circa 14.000 persone e famiglie (per la precisione 13.983), ha deliberato 2.145 pratiche di finanziamento per un importo complessivo superiore ai 37,5 milioni di euro.

IL BILANCIO 2017 DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI BIELLA
Franco Ferraris, presidente Fondazione Cr Biella
“Particolarmente soddisfatti di questi risultati, che confermano la validità della strategia della Fondazione”: così si sono dichiarati Franco Ferraris e Mario Ciabattini, rispettivamente presidente e Segretario generale della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, in occasione della presentazione del bilancio 2017, venticinquesimo anno di attività.
Il commento del vertice dell'ente biellese è giustificato: l'avanzo di gestione (utile netto) è stato di 6,416 milioni (+28% rispetto ai 5 milioni del 2016), il patrimonio netto è salito a 225,064 milioni dai 223,781 del 31 dicembre 2016 e il totale dell'attivo ha sfiorato i 248 milioni, a fronte dei 246,3 milioni precedenti.
I proventi lordi sono aumentati del 12,27 milioni (1,499 milioni sono rappresentati dal dividendo incassato da Biverbanca, della quale la Fondazione Cassa di Risparmio di Biella possiede il 33,44% del capitale, il cui valore di bilancio è di 69.467 milioni, pari al 28% dell'attivo totale e perciò inferiore al limite consentito dal protocollo d'intesa Acri-Mef, che impone di vendere la quota eccedente il 33,3%).
Sono diminuiti, invece, gli oneri di gestione, calati del 20% a 1,570 milioni mentre erano stati pari a 1,962 milioni nell'esercizio 2016 ( fra l'altro, sono scesi da 173.751 a 168.169 euro i costi costituiti dai compensi e dai rimborsi spese degli organi statutari, che sono il Consiglio di indirizzo, il Consiglio di amministrazione e il Collegio sindacale).
In seguito alla destinazione dell'avanzo, i fondi per le attività istituzionali sono ammontati a 18,708 milioni (17,964 milioni al 31 dicembre 2016). In proposito, va rilevato che la Fondazione guidata da Franco Ferraris e Mario Ciabattini nel 2017 ha deliberato stanziamenti per 3,770 milioni, il 10% in più rispetto all'anno prima, come finanziamenti di interventi a favore della comunità locale.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, molto attiva anche direttamente, con le sue società strumentali - Città Studi e Palazzo Gromo Losa – possiede anche partecipazioni nella Cdp – Cassa depositi e prestiti (0,08%, valore di 8,725 milioni) nella Cdp Reti (12 milioni), nella Banca d'Italia (7,5 milioni) e nella Banca Sella (250.000 euro).

LA FONDAZIONE CRC SOSTIENE IL PROGETTO CUNEESE BIKE LAND
Giandomenico Genta, presidente Fondazione Crc
La Fondazione Crc di Cuneo ha deciso di sostenere il progetto Bike Land dalle Langhe alle Alpi, che mette insieme i programmi presentati da Ente Turismo Alba, Bra Langhe e Roero e dall'Unione montana Alta Val Tanaro sui temi del ciclo turismo e dell'outdoor. A favore del progetto diventato congiunto, su suo invito, la Fondazione Crc (presidente Giandomenico Genta, direttore generale Andrea Silvestri) ha stanziato 600.000 euro, 200.000 dei quali già deliberati, mentre gli altri 400.000 saranno a valere, in parti uguali, sul 2019 e il 2020.
Il progetto Bike Land dalle Langhe alle Alpi si presenta come un grande circuito ciclo bike immerso nel contesto paesaggistico delle Langhe e del Cebano, dell'asta fluviale del Tanaro, dell'Alta Val Tanaro e delle vallate Monregalesi. Il circuito prevede una duplice offerta: la prima tocca le principali località del distretto del Barolo, la seconda le alte colline delle Langhe, fino a giungere al Mar Ligure. Così l'offerta è diversificata, destagionalizzata e complementare.

Crollati gli investimenti italiani all'estero aumentano quelli esteri nel nostro Paese


Crollo degli investimenti diretti degli italiani all'estero. Nel 2017, sono stati pari a 6,5 miliardi di euro, a fronte dei 13,7 miliardi del 2016 e di importi ancora maggiori negli anni immediatamente precedenti: 14,4 miliardi nel 2015 e 15,3 miliardi sia nel 2014 che nel 2013.
Il fenomeno è documentato nell'ultima relazione della Banca d'Italia, dove viene riportato che, al contrario, sono aumentati gli investimenti diretti esteri in Italia: 17,8 miliardi nel 2017, come l'anno prima, mentre erano stati pari a 12 miliardi nel 2015, a 12,9 miliardi nel 2014 e a 14,6 miliardi nel 2013.
Negli ultimi cinque anni, pertanto, gli investimenti diretti esteri in Italia sono ammontati a 75,1 miliardi, oltre 10 miliardi in più rispetto agli investimenti diretti degli italiani all'estero.
Insomma, mentre gli stranieri aumentano gli acquisti di attività nel nostro Paese, gli italiani riducono i loro investimenti all'estero. Italia produttiva sempre più straniera, resto del mondo sempre meno italiano.

Blue Panorama Airlines punta su Torino: nuova base e un aereo esclusivo per Roma



Alitalia, in retromarcia, lascia spazio; Blue Panorama se lo prende e accelera. Succede all'aerporto “Sandro Pertini” di Torino-Caselle, che, così è destinato a riprendere quota, dopo i cali di questi ultimi mesi, causati proprio dalla riduzione dei voli della ex Compagnia di Bandiera. Cali appena confermati da Assaeroporti, l'associazione dei 38 scali italiani. In aprile, infatti, il “Sandro Pertini” ha fatto registrare 3.816 voli (-1,6% rispetto allo stesso mese dell'anno scorso) e 346.722 passeggeri (1,1%), mentre tutti gli aeroporti insieme, in aprile, hanno contato 128.389 movimenti (+2,9%) e 15.365.963 passeggeri (+5,9%).
Già con il mese prossimo, però, l'aeroporto di Torino-Caselle dovrebbe riprendere quota. Il 2 giugno, infatti, Blue Panorama Airlines inaugurarà intanto il nuovo collegamento diretto Torino-Cagliari, che verrà operato, per tutto il periodo estivo, ogni martedì, giovedì, sabato e domenica, aggiungendosi al consolidato volo per Tirana, negli stessi giorni.
Inoltre, dal primo ottobre, Blue Panoramo Airlines baserà un suo Boeing 737-800 Next Generation da 189 posti proprio al “Sandro Pertini”, che verrà impiegato innanzi tutto per servire la rotta Torino-Roma con 24 voli alla settimana, a partire proprio dall'1 ottobre. Questo aereo impiegherà l'lteriore disponibilità di frequenze verso destinazioni nazionali e internazionali ad alto potenziale di traffico per Torino oltre che, soprattutto in estate, per mete tipicamente leisure attualmente non servite.
Con la nuova base operativa a Caselle, composta da personale di volo, equipaggi e staff tecnico assegnato appositivamente, Blue Panorama Airlines “concretizza la scelta strategica e industriale del vettore di fare di Torino un importante asse del proprio sviluppo, prefigurando un'ulteriore crescita negli anni a venire” si legge nel comunicato della Sagat, la società che gestisce il “Sandro Pertini”.
Molta soddisfazione per questa iniziativa è stata manifestata sia dall'amministratore delegato della Sagat, Roberto Barbieri, sia da Giancarlo Zeni, amministratore delegato di Blue Panorama Airles, compagnia che appartiene al gruppo Uvet, leader italiano nella fornitura di servizi e soluzioni innovative per viaggi d'affari, mobility, turismo, incoming ed eventi corporate. Formato da una pluralità di società il gruppo Uvet ha oltre 1.500 dipendenti e nel 2017 ha fatturato 2,6 miliardi.
Sede a Milano, dove è nato oltre 60 anni fa, il gruppo Uvet è presieduto da Luca Patanè, figlio del fondatore e, fra l'altro, presidente di Confturismo-Confcommercio.
Uvet ha rilevato il 100% di Blue Panorama Airlines, nel dicembre scorso, dall'amministrazione straordinaria.


IN APRILE IMPENNATA DEL CRISTOFORO COLOMBO
INVECE CUNEO-LEVALDIGI PERDE ANCORA QUOTA 

A proposito di aeroporti del Nord Ovest, aprile ha mostrato un nuovo miglioramento del “Cristoforo Colombo” di Genova e, invece, un nuovo calo dello scalo di Cuneo-Levaldigi. L'aeroporto di Genova ha registrato 1.612 voli (+10,3% rispetto ad aprile 2017) e 118.901 passeggeri (+15,7%); mentre i movimenti a Cuneo-Levaldigi sono stati 357 (-2,7%) e i passeggeri 8.519 (-20%).
Nell'intero 2017, l'aeroporto di Genova ha avuto 1.249.374 passeggeri, lo 0,7% dei 175.413.402 registrati da tutti gli aeroporti italiani. Il dato 2017 era ancora inferiore dell'1,6% a quello del 2016 e, comunque, tale da porre il Cristoforo Colombo al posto numero 23 nella graduatoria nazionale 2017, dietro anche a quelli di Trapani, Alghero, Brindisi e Lamezia Terme.
L'Aeroporto di Genova ha come azionista di maggioranza assoluta l'Autorità portuale del Mar Ligure Occidentale con il 60% del capitale, mentre la Camera di commercio di Genova ne possiede il 25% e la Aeroporti di Roma il 15% restante. Presidente della società, dal luglio scorso, è Paolo Odone, classe 1942, da parecchi anni al vertice pure della locale Camera di commercio.
L'aeroporto di Torino-Caselle, nell'intero 2017 ha avuto 4.176.556 passeggeri, nuovo record storico, grazie all'incremento del 5,8% rispetto al 2016. Nella graduatoria 2017 basata sui clienti degli scali del Paese, il “Sandro Pertini” è stato preceduto anche dagli aeroporti di Bari (4.686.016 passeggeri), Pisa (5.233.831) e Palermo (5.775.274).
Il “Sandro Pertini” è gestito, dal 1956, dalla Sagat, società che ne ha la concessione almeno fino al 2035 e che da cinque anni esatti ha come azionista di maggioranza assoluta, con il 75,28% del capitale, 2i Aeroporti (gruppo Cdp-Cassa Depositi e Prestiti). Il 10% fa capo alla Fct Holding, finanziaria del Comune di Torino, il 6,76% a Tecno Holding (Camere di commercio) e il 5% alla Città Metropolitana. Presidente è Giuseppe Donato.

Fondi aperti: Intesa Sanpaolo con Eurizon al primo posto per raccolta di fondi aperti

Tommaso Corcos, responsabile Eurizon 
Raccolta boom, in aprile, per i fondi comuni aperti e le gestioni di portafoglio del gruppo Intesa Sanpaolo, che così ha guadagnato il primo posto nella graduatoria italiana nel mese. Il gruppo Intesa Sanpaolo, attivo nel settore con Eurizon e Fideuram, ha fatto registrare una raccolta netta di 1,225 miliardi di euro, non soltanto superiore a qualsiasi altri gestore ma addirittura pari al 41,6% dei 2,946 miliardi raccolti in aprile da tutti gli operatori. In particolare, la raccolta netta di Eurizon è stata di 1,442 miliardi, mentre per Fideuram il totale dei deflussi è risultato superiore di 216,8 milioni alle nuove sottoscrizioni di fondi e di apporti ai portafogli in gestione.
Nel mese scorso, dunque, il gruppo Intesa Sanpaolo ha incrementato i tesori in gestione per conto della clientela più di Jp Morgan Asset Management (raccolta netta di 1,002 miliardi), Axa Am (947,3 milioni), Amundi Group (868 milioni), Anima Holding (346), M&G Investments (314,3), Morgan Stanley (271,7), gruppo Ubi Banca (252,8), Ubs Asset Management (245,3) e Kairos Partners (157,4), che chiude la top ten.
Per quanto riguarda gli altri gestori piemontesi di fondi comuni aperti e di portafogli, la rilevazione di Assogestioni, l'associazione nazionale delle società di gestione del risparmio gestito, mostra che in aprile hanno tutti avuto una raccolta netta negativa, esattamente pari a 79 milioni il gruppo Bim-Banca Intermobiliare, 68,3 milioni Ersel, 9,2 milioni il gruppo Banca Sella e 0,2 milioni la Alpi.
Dall'inizio di gennaio alla fine di marzo, Intesa Sanpaolo ha avuto una raccolta netta di 3,720 miliardi, a fronte dei 3,960 miliardi Amundi Group, il colosso mondiale di asset management che fa capo al francese Crédit Agricole.
A far registrare una raccolta netta superiore al miliardo di euro nel primo trimestre 2018 sono stati soltanto cinque gruppi e tra questi si trova Ubi Banca, la cui quota di maggioranza relativa appartiene alla Fondazione Crc di Cuneo, presieduta da Giandomenico Genta e diretta da Andrea Silvestri. La raccolta netta del gruppo Ubi Banca nei primi tre mesi è stata di 1,194 miliardi, inferiore soltanto a quelle di M&G Investments (3,142 miliardi) e del gruppo Bnp Paribas (2,178 miliardi), oltre che, naturalmente, di Amundi Group e del gruppo Intesa Sanpaolo.
Positiva, nel primo trimestre, è stata la raccolta netta anche di Ersel, la cui somma di fondi aperti e di gestioni di portafoglio è aumentata di 71,5 milioni e della sgr Alpi (13,7 milioni). In particolare, Ersel (famiglia Giubergia-Argentero), è risultata ventiduesima nella graduatoria dei gestori di risparmio investito in fondi comuni aperti e in gestioni di portafoglio.
Invece, i gruppi Bim e Banca Sella sono i gestori piemontesi di risparmio piemontesi che, dall'inizio di gennaio alla fine di marzo, hanno subito una perdita di fondi investiti dalla loro clientela. Lo si rileva dall'ultimo rapporto di Assogestioni, l'associazione italiana delle società di gestione del risparmio (Sgr), bancarie, assicurative e indipendenti.
Secondo Assogestioni, infatti, nel primo trimestre, la raccolta netta del gruppo Bim-Banca Intermobiliare, il cui controllo è stato rilevato dall'irlandese Trinity (Attestor) è stata negativa per 443,5 milioni, come è stata negativa, ma per 62,7 milioni, quella del gruppo Banca Sella.
Alla fine di aprile 2018, comunque, il patrimonio gestito in fondi aperti e portafogli dal gruppo Banca Sella, risulta di 7,7 miliardi e tale da garantire il mantenimento del terzo posto nella graduatoria delle sgr che fanno capo a soggetti con riferimento al Piemonte.
Il gruppo biellese, che ha al suo vertice Maurizio Sella, infatti, precede l'Ersel, pilotato da Guido Giubergia (patrimonio gestito per 6,307 miliardi al 30 aprile) e la Alpi (156 milioni), biellese presieduta da Carlo Vedani e guidata da Angelo Rusconi, ma posseduta interamente dalla Fiduciaria Orefici sim di Milano. Il patrimonio gestito dal gruppo Ubi Banca è ammontato a 60,482 miliardi, che valgono il secondo posto piemontese.
Leader piemontese dell'industria del risparmio gestito è, naturalmente, il gruppo Intesa Sanpaolo, con un patrimonio gestito di 402,247 miliardi, inferiore, in Italia, esclusivamente a quello del gruppo Generali, presieduto dal subalpino Gabriele Galateri di Genola (479,697 miliardi). Per patrimonio gestito al 31 marzo, il gruppo Intesa Sanpaolo, capitanato da Carlo Messina, precede di molto anche Amundi (207,424 miliardi).
A livello italiano, Assogestioni ha rilevato che, alla fine del primo quadrimestre 2018, il patrimonio gestito in fondi e gestioni di portafoglio da parte di tutte le sgr associate è ammontato a 2.037.852 miliardi.

Multati dai vigili urbani per 500 milioni ma nel Nord Ovest paga meno della metà


Poco meno di 300 milioni di euro. E' il valore delle multe per violazione del codice della strada, inflitte dai vigili urbani dei Comuni del Nord Ovest, nel 2016. Inferiore alla metà, però, è risultata la somma realmente riscossa nell'anno. Infatti, la quota di riscossione è stata pari al 41,9% dell'importo delle multe in Piemonte, ancora più bassa del 45,5% della Liguria e del 48,2% della Valle d'Aosta, la meno morosa delle regioni del Nord Ovest.
Per percentuale di riscossione, comunque, la Valle d'Aosta è a metà classifica, precisamente al nono posto, mentre la Liguria è all'undicesimo e il Piemonte al quindicesimo. Peggio sono soltanto Sardegna, Puglia, Lazio, Campania e Sicilia, fanalino di coda con il 18,4%.
In compenso, delle tre regioni del Nord Ovest è il Piemonte ad avere evidenziato, nel 2016, la più elevata incidenza delle entrate da multe stradali sulle entrate correnti: 5,1%, a fronte del 4% della Liguria e dell'1,4% della Valle d'Aosta. In quest'ultima, nel 2016, i vigili urbani hanno fatto multe per violazione del codice della strada per 3,5 milioni, in Liguria per 80 milioni e in Piemonte per 213,3 milioni.
Dieci anni prima, i vigili urbani avevano fatto multe stradali per 109,8 milioni in Piemonte (riscosse per il 60,8% nello stesso anno), per 52,4 milioni in Liguria (riscossione dell'87,8%) e per 1,6 milioni in Valle d'Aosta (55,3%).
A fornire questi dati è stata la Cgia di Mestre, associazione locale degli artigiani e delle piccole imprese, aggiungendo che le persone ferite a seguito di incidenti stradali nel 2016 sono state 15.762 in Piemonte (-28% rispetto al 2006), 10.375 in Liguria (-21%) e 386 in Valle d'Aosta (-31%). Le vittime della strada sono risultate 247 in Piemonte (-39% rispetto al 2006), 58 in Liguria (-51%) e 3 in Valle d'Aosta (-50%).
A livello nazionale, l'importo delle multe per violazione del codice della strada di competenza delle amministrazioni comunali nel 2016 è stato di 2,499 miliardi (1,382 miliardi nel 2006), somma pari al 4,1% delle entrate correnti dei municipi italiani (2,8% dieci anni prima), ma riscossa solo per il 38,8% l'anno scorso (59,7% nel 2006).

Banca d'Alba: tutti positivi i risultati 2017 tranne l'utile netto calato a 10,224 milioni


Tino Cornaglia (al centro), presidente di Banca d'Alba
 Tranne uno, sono tutti positivi i risultati conseguiti dalla Banca d'Alba nel 2017. Dal confronto con il 2016, il segno più incomincia a emergere con il numero dei soci, diventati 54.226, mentre erano 50.360 l'anno precedente. L'incremento è del 5%, pari a 3.866 soci. Sono aumentati anche gli sportelli, da 70 a 72 e i dipendenti, risultati 469, 12 in più rispetto al 31 dicembre 2016.
Quanto ai dati finanziari, il bilancio, approvato da un'assemblea che ha fatto registrare la presenza record di 15.472 soci, evidenzia che la massa fiduciaria, cioè le attività gestite per conto della clientela hanno superato i 6 miliardi di euro, ammontando, per la precisione, a 6,097 miliardi, il 6,9% in più rispetto alla fine dell'esercizio precedente, In particolare, la raccolta diretta è salita del 6,4% a 3,841 miliardi e a 2,094 miliardi l'indiretta (+7,7%).
I prestiti alla clientela hanno raggiunto il valore complessivo di 2,868 miliardi (+5,15%), mentre è diminuito al 3,4% il rapporto delle sofferenze nette sugli impieghi economici. Sono scesi anche i costi operativi a 61,550 milioni (-10,8%) e le spese amministrative a 68,820 milioni (-6,4%).
A crescere è stato anche il patrimonio netto, diventato di 331,108 milioni (+4,7%), con conseguente beneficio sul Cet1 (indice di solidità), passato dal 13,5% al 14,4%.
L'unico dato non positivo, rispetto al bilancio 2016, è quello dell'utile netto, calato da 13.041 milioni a 10,224 milioni. La flessione del 21,6% è conseguente anche agli oneri derivanti dall'incorporazione della Bcc di Rivarolo Canavese-Riva Banca, avvenuta nell'anno passato. Naturalmente, ne è derivato un calo della redditività: il roe, che misura il ritorno economico dei mezzi propri, è sceso di un punto, al 3,1% dal 4,1% del 2016.
La Banca d'Alba, le cui origini risalgono al 1895, è presieduta da Tino Ernesto Cornaglia, che ha come vice Pierpaolo Strà, il quale ricopre anche l'incarico di presidente del comitato esecutivo. Direttore generale del grande istituto albese di credito cooperativo è Riccardo Corino, vice Mario Musso.

Quelle Pastiglie Leone al "Martini Rosso" che evocano le origini della famiglia Rossi


Singolare partnership produttiva tra due marchi storici torinesi. Pastiglie Leone (dal 1857) e Martini&Rossi (gruppo Bacardi) hanno dato vita alle “Pastiglie Leone al Martini Rosso”, caramelline con il gusto dell'iconico aperitivo conosciuto in tutto il mondo, frutto di una miscela segreta di erbe. Le nuove Pastiglie Leone al Martini Rosso “hanno un'equilibrata nota amaricante – spiega una nota congiunta delle due imprese – che ricorda gli antichi gusti digestivi e stimola piacevolmente i sensi senza contenere alcol”.
La nota aggiunge che si tratta di una “sinergia tutta piemontese, quella tra Pastiglie Leone e Martini, due aziende uniche e con una storia appassionante che, dalla loro nascita fino ai giorni nostri, si sono distinte per la loro innata capacità di portare avanti la tradizione e la qualità dei propri territori. I loro prodotti sono in grado di evocare ricordi del passato, ma anche di stare al passo con i tempi e le esigenze dei nuovi consumatori”.
A proposito di storia appassionante, qui sotto si può leggere quella della Martini&Rossi descritta da Gustavo Mola di Nomaglio.
Di Gustavo Mola di Nomaglio
Luigi Rossi nacque a Val della Torre (piccolo comune del Torinese), il 19 giugno 1828, da un’antica famiglia che, pur essendo al tempo della sua nascita in condizioni economiche modeste, poteva essere considerata tra quelle che avevano contato nelle vicende locali. Il teologo Pietro Prato, autore di una storia di Val della Torre, pubblicata nel 1913, ricorda, “nella lunga trafila degli antenati” Michele e Martino Rosso, il primo sindaco nel 1565 e il secondo, quasi ininterrottamente, dal 1577 al 1600.
Poco più che ventenne, Luigi lasciò Val della Torre, in cerca di fortuna. Dopo alcuni anni di gavetta. lo troviamo nel Chierese, a Pessione, alle dipendenze della Ditta Martini e Sola, produttrice di Vermouth, si vuole dapprima in qualità di “brindor” (brentatore), ma presto, con tappe serrate, quale direttore tecnico, socio, unico proprietario.
Nel 1863, dopo l’uscita di Sola, l’azienda prese il nome di Martini e Rossi, che mantenne anche più tardi, quando Luigi liquidò Alessandro Martini e suo genero Felice Govean (coi quali i Rossi restarono comproprietari di immobili nelle centrali vie torinesi Bogino, Carlo Alberto, Doria e Mazzini).
Luigi possedeva un’intelligenza fuori dal comune. Quasi esclusivamente da autodidatta, divenne esperto di contabilità e imparò a parlare e scrivere correttamente in francese, inglese, tedesco e spagnolo. La padronanza delle lingue straniere fu una delle chiavi che gli consentì di muovere i primi passi dell’espansione nei mercati mondiali, estesa poi straordinariamente dal figlio Teofilo.
Luigi sposò Marianna Barberis, dalla quale ebbe sei figli, quattro maschi (ciascuno originò nuove linee della famiglia) e due femmine. Morì a Torino il 12 maggio 1892 e fu sepolto in Valdellatorre, nel grandioso sepolcreto dei Rossi, presso la parrocchiale di S. Donato. Ai discendenti lasciò, scrive ancora il teologo Prato, “insieme ad una invidiabile posizione sociale, una nobilissima tradizione di rettitudine e di laboriosità”.
Con la seconda generazione “da imprenditori”, i Rossi entrarono a far parte dei vertici della classe dirigente subalpina, certo grazie all’enorme ricchezza accumulata con sempre più ambiziose e articolate imprese industriali e commerciali, ma ancor più in virtù d’altri fattori, tra i quali possono essere menzionati l’impegno politico e intellettuale, le alleanze matrimoniali che, in breve tempo, portò la famiglia a imparentarsi con esponenti di spicco del mondo industriale torinese (Leumann, Bosso) e con molte famiglie della nobiltà piemontese e italiana (Galateri di Genola, Morra di Lavriano, Spinola, Litta Modignani, d’Harcourt di Fiano, Guidobono Cavalchini Roero San Severino…).
La concessione di un titolo nobiliare sembrò, così, la logica conseguenza di uno modo di vivere. Tre dei figli di Luigi, furono parlamentari. Cesare, ingegnere, consigliere provinciale, sindaco di Chieri e deputato per quattro legislature, entrò nel Gabinetto Boselli come sottosegretario alle Poste e Telegrafi, conservando la delega nel Gabinetto Orlando, sino al gennaio 1919. Nel governo Giolitti fu sottosegretario alla Pubblica Istruzione.
Enrico, avvocato, fu deputato nelle legislature XX-XXII, nelle file dei “ministeriali”. Tra tutti gli esponenti della famiglia nei secoli XIX e XX, si distinse in modo particolare il primogenito di Luigi, Teofilo, nato a Chieri nel 1865.
Dotato di una prodigiosa memoria, Teofilo Rossi, si fece notare, già all’età di 17 anni, aggiudicandosi la medaglia d’oro per la letteratura italiana nel concorso tra tutti i “licenziati d’onore” dei Licei d’Italia. In seguito, conciliò –con eccezionale capacità di lavoro- gli interessi che una personalità poliedrica suscitava in lui. Insieme coi fratelli, fu industriale di successo (ebbe la nomina a cavaliere del lavoro nel 1907, nello stesso giorno di Giovanni Agnelli); ma merita di essere ricordato quale cultore delle lettere greche e latine, poliglotta, studioso di Dante raffinato e costitutore di una grande biblioteca dantesca, di cui lasciò erede la Biblioteca Civica torinese. Storico e promotore di studi storici, fu autore di vari saggi e scrisse, in collaborazione con Gabotto, una pregevole seppur incompiuta storia di Torino.
A lungo presidente della Camera di Commercio, Teofilo fu deputato per quattro legislature (poi senatore). Nel Gabinetto Giolitti, fu sottosegretario ai Lavori pubblici e nei successivi governi Facta e Mussolini, ministro dell’Agricoltura, Industria e Lavoro. Quale sindaco di Torino ebbe parte fondamentale nel successo dell’Esposizione Internazionale che portò nel 1911 milioni di visitatori nella città da tutto il mondo.
n quello stesso anno fu creato conte, titolo poi esteso ai fratelli, con successiva concessione del predicato di Montelera, che tuttora distingue i discendenti della famiglia.

PIEMONTESI ALLA RIBALTA


GUGLIELMO GIORDANENGO "AVVOCATO DELL'ANNO"
Guglielmo Giordanengo
“Avvocato dell'Anno – Boutique d'eccellenza – Diritto penale”. E' il riconoscimento appena ricevuto, a Milano, da Guglielmo Giordanengo, titolare dell'omonimo studio torinese. Ad attribuirgli il premio internazionale “Le Fonti 2018” è stato “Top Legal”. Figlio d'arte, 44 anni, Guglielmo Giordanengo, laureatosi nel 1998 con lode e menzione, dopo la pratica presso l'illustre penalista Cesare Zaccone, ha superato l'esame di abilitazione nel distretto della Corte d'Appello di Torino come primo classificato.
Specializzato in Diritto penale societario e fallimentare, igiene e sicurezza del lavoro, reati tributari e finanzieri, Guglielmo Giordanengo può vantare numerosi successi professionali, oltre che pubblicazioni su riviste specializzate, docenze, collaborazioni con vari organismi italiani e internazionali. Fra l'altro, è presidente dell'organismo di vigilanza della Juventus, di Cnh Industrial e di Abbott Medical Italia. E' anche professore a contratto di Diritto penale progredito all'Università del Piemonte Orientale.
Lo studio Giordanengo è formato anche dagli avvocati Roberto Calleri di Sala, Maurizio Anglesio, Simona Carosso, Matteo Mario Letorio e Stefano Valentini, associati con i quali Guglielmo Giordanengo ha voluto subito condividere il premio.


LICIA MATTIOLI CONSOLE DEL PRINCIPATO DI MONACO
Licia Mattioli
Nuovo incarico di prestigio a Licia Mattioli, amministratore delegato dell'omonima impresa di gioielli fondata con il padre Luciano e, fra l'altro, vice presidente sia di Confindustria sia della Compagnia di San Paolo. Licia Mattioli è il nuovo console onorario del Principato di Monaco a Torino. A investirla è stato Robert Fillon, ambasciatore del Principato di Monaco in Italia, che, nella presentazione ha sottolineato l'importanza della riapertura del Consolato dopo quasi tre anni di vuoto e la soddisfazione per la nomina di Licia Mattioli.
Cavaliere del lavoro da un anno, iscritta all'albo degli avvocati, consigliere di amministrazione delle quotate Pininfarina e Sias, sposata, una figlia e un figlio, Licia Mattioli guida con il padre l'azienda di famiglia, in forte crescita e sempre più attiva anche all'estero.


RINALDO OCLEPPO UNISCE BUFFETTI E PIGNA
Rinaldo Ocleppo
E' sempre schiacciato sull'acceleratore della crescita il piede del piemontese Rinaldo Ocleppo, presidente del gruppo Buffetti e della Dylog, software house torinese fondata nel 1980. La dimostrazione più recente arriva dalla notizia che Buffetti ha rilevato il 40% delle Cartiere Pigna, storico marchio finito in crisi e ora alla prova del rilancio. In seguito all'acquisizione, Buffetti diventa il maggiore azionista delle Cartiere Pigna con il 40% del capitale, mentre il fondo Idea Corporate Credit Recovery (gruppo De Agostini) mantiene il 31% e Giorgio Iannone il 29%. Rinaldo Ocleppo è pienamente convinto delle sinergie possibili tra le Cartiere Pigna e Buffetti, i cui negozi in franchising diventeranno 830 entro la fine dell'anno. Nato nel 1955 a Canale (Cuneo), Rinaldo Ocleppo è un imprenditore molto attivo e impegnato in diversi campi, compreso quello finanziario.


BATTAGLINO PROMUOVE BARRICALLA
Alessandro Battaglino
Alessandro Battaglino, manager torinese molto impegnato anche nel sociale, ha ragione di essere orgoglioso dei risultati 2017 della Barricalla, società che presiede, ma anche delle attività, degli investimenti in corso e dei riconoscimenti. Barricalla gestisce la principale discarica italiana di rifiuti speciali, pericolosi e non pericolosi; arriva in gran forma al compleanno del trentesimo anniversario del suo impianto, costruito nel 1988 a Collegno, alle porte del capoluogo piemontese. Capitale per il 70% privato, diviso equamente tra Sereco Piemonte e Ambienthesis, e per il 30% pubblico (Finpiemonte Partecipazioni, che fa capo alla Regione), Barricalla ha chiuso il bilancio 2017 con un utile netto di 2,4 milioni e, fra l'altro, ha confermato il suo ruolo di impresa sociale, portando a 9,5 i milioni di euro erogati sotto forma di tributi e contributi.
Dal momento della sua entrata in attività, Barricalla, che occupa una superficie di 150.000 metri quadrati con un volume complessivo di 1,318 milioni di metri cubi, non ha mai generato alcuna emergenza, diventando anzi un punto di riferimento ambientale.

Il "Deloitte 2018" a due imprese imperiesi 14 piemontesi in finale all'Intesa Sanpaolo

Gianfranco Carli, numero 1 della Fratelli Carli
Sono della provincia di Imperia due delle 31 imprese vincitrici del “Best Managed Companies” Italia, prima edizione italiana dell'omonimo premio internazionale di Deloitte, assegnato, da una giuria indipendente di esperti, alle aziende che si sono distinte per capacità organizzativa, competenze, impegno verso le persone e performance.
Le due vincitrici imperiesi sono la storica industria olearia Fratelli Carli e Unogas Energia. Quest'ultima ha sede a Taggia, nell'estremo Ponente ligure; opera nel settore della distribuzione di gas naturale e di elettricità. Nata nel 2003, capitale interamente privato, è già uno dei principali attori nel suo campo di attività.
Nel 2017, Unogas Energia ha fatturato 623 milioni (+5% rispetto all'anno precedente), conseguendo un margine operativo lordo di 44,5 milioni (49%) e un utile netto di 22,6 milioni (+103,2%). Al 31 dicembre scorso, il suo patrimonio netto è ammontato a 111,2 milioni (+7%), mentre l'indebitamento netto è diminuito del 35% a 31,9 milioni. Amministratore delegato e azionista di riferimento è Fabio De Martini, presidente e azionista Walter Lagorio.
Tra le 31 vincitrici del “Best Managed Companies”, che Deloitte assegna da oltre vent'anni in diverse parti del mondo e che in Italia è stato sostenuto anche dall'Università Cattolica, da Elite (Borsa) e da Confindustria, una terza ligure è la Sanlorenzo del torinese Massimo Perotti, azionista di maggioranza e gran timoniere del gruppo cantieristico spezzino leader mondiale nel comparto degli yacht di gran lusso.


Gabriella Fantolino con Allegra Agnelli
Sono 14 le imprese piemontesi finaliste del premio “Women Value Company 2018 – Intesa Sanpaolo”, istituito dalla banca guidata da Gian Maria Gros-Pietro e Carlo Messina, rispettivamente presidente e amministratore delegato, con la Fondazione Marisa Bellisario e rivolto alle Pmi che si distinguono nella valorizzazione del lavoro femminile e nella gestione della “gender diversity”, in virtù dell'attuazione di politiche e strategie finalizzate a garantire pari opportunità e riconoscimenti di carriera.
Ecco le 14 finaliste piemontesi (in tutt'Italia sono 110): Lanificio Subalpino (Ceretto Castello, Biella), Sweetbio (Castellamonte, Torino), Witt Italia (Poirino, Torino), Astidental di Sabbione (Asti), Astro (Baldichieri, Asti), Fantolino (Cafasse, Torino), Passami il sale (Venaria Reale, Torino), Reynaldi (Pianezza, Torino), Etafelt (San Mauro Torinese), Frediani (Torino), Delfin (Settimo Torinese), Equilibra (Torino), Enanimation (Torino), Dolceria Alba (Moncalieri).
Le due imprese vincitrici saranno proclamate il 15 giugno, durante la trentesima edizione del Premio Marisa Bellisario “Donne ad alta quota”.

Borsa: Diasorin vale oltre 4,7 miliardi Italia Independent ribassata più di tutte

Gustavo Denegri, presidente Diasorin 
Diasorin super, Italia Independent in caduta libera. Sono due delle notizie della seduta di Borsa di oggi, 25 maggio, caratterizzata da molti ribassi, conseguenti alla situazione politica italiana e internazionale (l'indice Ftse Mib, che rappresenta le 40 principali società quotate a Piazza Affari è sceso sotto i 22.400 punti, perdendo l'1,54% rispetto a ieri).
L'ultimo prezzo della Diasorin, società piemontese di Saluggia, controllata e presieduta dal torinese Gustavo Denegri, è stato di 84,15 euro, il più alto da sempre. Rispetto a ieri, l'incremento è risultato del 2,56%. Esattamente 12 mesi fa, il titolo Diasorin valeva 68,95 euro e 41,81 il 25 maggio 2015, quando valeva, appunto,meno della metà.
Chi allora pensava che l'azione Diasorin fosse troppo cara e, perciò, non ha comprato, certamente si mangia le mani, come chi ha fatto la stessa considerazione ancora poco tempo fa.
Comunque, con il nuovo record, il valore di Diasorin riconosciuto da Piazza Affari (capitalizzazione) ha superato i 4,7 miliardi.
Al contrario, oggi, l'azione di Italia Independent, che fa capo a Lapo Elkann, il quale ha assicurato il buon esito dell'aumento di capitale già deliberato, impegnandosi a sottoscrivere l'eventuale inoptato, è stata quella che ha fatto segnare il maggior ribasso della Borsa di Milano. Il prezzo di Italia Independent è sceso del 7,57% a 3,91 euro, non molto lontano dal suo record negativo.