Alle "pantere grigie" oltre 132.000 posti crescono le cariche aziendali degli over 70

Altro che “rottamazione” dei senior. Sarà per l'infinita crisi economica, sarà per la volontà di aiutare figli e nipoti, sta di fatto che, nelle tre regioni del Nord Ovest, le “pantere grigie” si tengono stretto il posto e, anzi, guadagnano posizioni. A prescindere dalla legge Fornero e con gioia del presidente Tito Boeri, che vede entrare nelle casse dell'Inps i contributi anche degli ultrasettantenni.
Già, perchè sono in aumento le cariche tenute nelle imprese dagli “over 70”.
Il fenomeno emerge dai dati di Infocamere (Unioncamere). Al 31 marzo 2018, infatti, le cariche imprenditoriali tenute da persone con più di settant'anni nel Nord Ovest – cariche di amministratore o socio o titolare di azienda - sono risultate 132.386, oltre 4.000 in più rispetto alla stessa data dell'anno scorso. L'incremento è del 3,17%.
In Piemonte le cariche ricoperte dagli “over 70” a fine marzo erano 91.323 (+2,9% rispetto al 31 marzo 2017), in Liguria 38.704 (+3,6%) e in Valle d'Aosta 2.359 (+3,4%).
In particolare, per quanto riguarda la carica di amministratore, Infocamere ha rilevato che quelle detenute dalle “pantere grigie” erano 43.067 in Piemonte (41.439 un anno prima), 17.946 in Liguria (17.196) e 1.030 in Valle d'Aosta (984). Invece, le cariche di socio in capo a ultrasettantenni erano 23.509 (22.697) in Piemonte, 11.572 (11.233) in Liguria e 722 (696) in Valle d'Aosta. Infine, le cariche di titolare: Infocamere ne ha censite 18.125 (18.000) in Piemonte, 6.370 (6.179) in Liguria e 469 (456 in Valle d'Aosta).
Disaggregando i dati per provincia, emerge che le cariche di amministratore tenute da ultrasettantenni a fine marzo 2018 erano 3.235 nell'Alessandrino (3.082 alla stessa data 2017), 1.682 nell'Astigiano (1.588), 1.919 nel Biellese (1.855), 5.602 nel Cuneese (5.374), 2.681 nel Novarese (2.575), 1.159 nel Verbano-Cusio-Ossola (1.100) e 1.128 nel Vercellese (1.062); 10.949 nella provincia di Genova (10.505), 2.357 nell'Imperiese (2.259), 1.928 nello Spezzino (1.807) e 2.712 nel Savonese (2.625) e nella provincia di Aosta 1.030 (984).
Quanto alle cariche di socio, gli “over 70” ne avevano 2.321 nella provincia di Alessandria (2.240 al 31 marzo 2017), 1.033 nell'Astigiano (1.011), 2.096 nel Biellese (2.048), 2.181 nel Cuneese (2.124), 1.136 nel Novarese (1.110), 502 nel Verbano-Cusio-Ossola (493) e 989 nel Vercellese (937); 7.713 nella provincia di Genova (7.467), 1.335 nell'Imperiese (1.310), 1.055 nello Spezzino (1.013), 1.469 nel Savonese (1.443) e 722 nella provincia di Aosta (696).
Infine, gli ultrasettantenni titolari di impresa, suddivisi per provincia, al 31 marzo 2108: Alessandria 2.987 (3.056 alla stessa data 2017), Asti 1.795 (1.818), Biella 560 (527), Cuneo 4.721 (4.646), Novara 815 (773), Verbania 384 (358), Vercelli 690 (662), Genova 2.966 (2.848), Imperia 21.281 (1.244), La Spezia 752 (730), Savona 1.371 (1.357), Aosta 469 (456).

Borsa: Intesa Sanpaolo guida la riscossa Ferrari fa segnare il nuovo record storico

Piemontesi al comando della riscossa della Borsa italiana, oggi 11 giugno. Dopo l'amarezza della scorsa settimana, la prima del governo Conte-Salvini-Di Maio, l'indice Ftse Mib, che rappresenta le 40 principali società trattate a Piazza Affari, è tornato sopra i 22.000 punti (per la precisione a 22.086,2), con un incremento del 3,42% rispetto a venerdì e tale da risultare il maggiore in Europa.
E la quotata del paniere Ftse Mib che ha fatto registrare il rialzo più alto è stata Intesa Sanpaolo, la cui azione ordinaria è rimbalzata a 2,596, con un aumento del 6,64%, fra l'alto il settimo più elevato dell'intero listino. Quarto titolo Ftse Mib per rialzo è stato quello di Ubi Banca, cresciuto del 5,4% a 3,278 euro.
Quanto a tutta la Borsa di Milano, la chiusura di oggi ha evidenziato che ben cinque dei dieci maggiori rialzi percentuali si devono ad altrettante azioni di quotate del Nord Ovest. Infatti, nella graduatoria degli apprezzamenti al terzo posto si trova la torinese Bim-Banca Intermobiliare (+8,6%), al quarto la genovese Erg (+8,07%), al settimo appunto l'azione ordinaria di Intesa Sanpaolo e all'ottavo quella di risparmio (+6,45%); infine, a chiudera la top ten, la Astm-Autostrada Torino Milano (+6,29%).
A completare la gran performance del Nord Ovest borsistico, ecco gli exploit ancora di Diasorin e della Ferrari. Entrambe, oggi, hanno hanno fatto segnare il loro nuovo massimo storico. L'ultimo prezzo della Diasorin è stato di 88,95 euro (+1,19% rispetto a venerdì scorso, giorno del precedente primato) ed è stato di 118,15 euro quello della Ferrari (+2,47%).
L'impresa di Maranello, controllata da Exor, la holding della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi, ha migliorato il record del 7 maggio scorso, quando aveva toccato i 118,050 euro. La quotazione della Ferrari, guidata da Sergio Marchionne, presidente e amministratore delegato, oltre che azionista, ha certamente bemeficiato del trionfo di Vettel nel Gran Premio del Canada, grazie al quale è passato in testa al mondiale di Formula 1.
Al recupero di Piazza Affari e alla ridiscesa dello spread, comunque, hanno contribuito anche le dichiarazioni di Giovanni Tria al Corriere della Sera. Il neo ministro dell'Economia e delle Finanze, infatti, ha assicurato l'ancoraggio dell'Italia nell'euro zona e l'attenzione sul debito e i conti pubblici.

Ecco i "segreti" della Fondazione Carige

Paolo Momigliano
Altri 844.597 euro spesi per consulenti e collaboratori esterni (dopo i 787.912 euro del 2016 e 1.535.150 del 2015); oneri di gestione pari a 2,753 milioni a fronte di erogazioni deliberate nell'esercizio per poco più di un milione e liquidate per mezzo milione; patrimonio netto sceso a 55,457 milioni e la montagna dei disavanzi portati a nuovo, cresciuta ancora a 625,779 milioni.
Queste sono alcune delle notizie che si ricavano dal bilancio 2017 della Fondazione Carige, l'ente di Genova presieduto dal dicembre 2013 da Paolo Momigliano. Un bilancio dal quale emerge, fra l'altro, che la Fondazione genovese al 31 dicembre scorso è rimasta con meno di 38 milioni di azioni della Banca conferitaria, pari allo 0,069% del capitale e con valore di 315.194 euro a fine anno (l'attivo principale ora è rappresentato dalla partecipazione dello 0,43% di Cdp, del valore di 15,908 milioni). Cdp-Cassa Depositi e Prestiti ha reso un dividendo di 3,708 milioni, a fronte di 1,180 milioni delle gestioni patrimoniali.
A proposito di Banca Carige, che la Fondazione guidata da Paolo Momigliano ha svalutato dal 2013 per circa 400 milioni, nel resoconto dell'ente si legge che nel 2017 i due soggetti sono arrivati a una transazione in base alla quale il debito residuo di 60,3 milioni nei confronti della Banca è stato estinto, con un minor versamento di 17,7 milioni da parte della Fondazione, a saldo e stralcio dello scoperto di conto correnti. Questo risparmio “trova origine nel risarcimento del danno patrimoniale subito dalla Fondazione che ha originato la già citata transazione – si legge nella relazione del bilancio – danno causato dal comportamento di Banca Carige”. Sui 17,7 milioni, però, incombe il rischio di una fiscalità di 4,252 milioni.
Quanto al patto con Malacalza, nuovo azionista di riferimento di Banca Carige, della quale la Fondazione fino al 2013 possedeva il 46%, il documento della Fondazione riporta che dal 9 maggio 2018 non è più valido.
L'esercizio passato è stato chiuso dalla Fondazione con un avanzo di 469.492 euro, che però diventa un disavanzo di 1,020 milioni dopo gli accantonamenti alla riserva obbligatoria, ai fondi per l'attività istituzionale e per il volontariato e a copertura dei disavanzi pregressi. Nel 2016, la Fondazione ha perso 9,599 milioni, 4,691 milioni nel 2015, dopo le cifre molto superiori del biennio precedente: 216,759 milioni nel 2014 e 914,529 milioni nel 2013.
In merito agli oneri, scesi del 16,1% rispetto al 2015, si rileva che i compensi e i rimborsi spese degli organi statutari sono calati da 301.531 a 207.953 euro: in particole, il costo del presidente è risultato di 43.350 euro, quello dell'intero Consiglio di amministrazione di 51.883 euro e di 36.994 quello di tutto il Consiglio di indirizzo. Il Collegio sindacale è costato 52.769 euro (il presidente del Collegio ha un compenso annuale di 15.000 euro più un gettone 75 euro per presenza).
Dall'ottobre 2016, la Fondazione Carige ha un “accordo di collaborazione” con la torinese Compagnia di San Paolo. La scadenza dell'intesa è prevista con la fine dell'anno prossimo.

Fondazioni 2: il patrimonio delle liguri diminuito di oltre 7 milioni nel 2017

Matteo Melley, presidente Fondazione Carispezia
Tutte le tre fondazioni liguri di origine bancaria – Carispezia, De Mari e Carige – nel 2017 hanno ridotto il loro patrimonio netto; tant'è vero che la somma dei tre al 31 dicembre dell'anno scorso è risultata di 354,877 milioni, 7,374 milioni in meno rispetto alla stessa data del 2016.
In particolare, il patrimonio netto di Fondazione Carispezia è calato da 194,235 a 188,888 milioni, quello della De Mari di Savona da 112,361 a 110,532 (per la svalutazione della partecipazione in Banca Carige) e quello della Fondazione Carige da 55,649 a 55,457 milioni, tra i più bassi a livello nazionale.
In compenso, il trio ligure delle fondazioni di origine bancaria (Fob) ha aumentato l'avanzo d'esercizio (non si può parlare di utile, perche le fob sono enti non profit): a 5,210 milioni la Fondazione Carispezia, a 3,814 milioni la De Mari e a 469.492 euro la Fondazione Carige, la quale aveva chiuso il 2016 con un disavanzo (perdita) di 9,599 milioni.
Quello di Carige è il primo avanzo dal 2012; però, in seguito agli accantonamenti obbligatori, l'ultima riga del conto economico riporta un disavanzo residuo di 1,020 milioni, che va ad aggiungersi ai precedenti disavanzi portati a nuovo, pari a 625,779 milioni.
Sono stati ancora ridotti, invece, gli oneri di gestione. La Fondazione De Mari li ha diminuiti a 954.032 euro (1,097 milioni nel 2016), la Fondazione Carispezia a 2,143 milioni (2,231 milioni) e la Fondazione Carige a 2,753 milioni (3,280 milioni).
Complessivamente, nel 2017 le tre Fob liguri hanno deliberato stanziamenti per una dozzina di milioni di euro, dei quali 8,5 si devono alla Fondazione Carispezia e 2,3 alla De Mari.

Fondazioni 3: l'attivismo delle piemontesi

DUE MILIONI DELLA COMPAGNIA DI SAN PAOLO
PER FINANZIARE GLI SPETTACOLI DAL VIVO
Francesco Profumo presidente Csp
 Due milioni di euro. E' la somma con la quale la Compagnia di San Paolo ha deciso di finanziare i 48 progetti selezionati con il suo bando Performing Arts 2018, lanciato per sostenere manifestazioni di spettacolo dal vivo realizzate nell'anno in Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta. Milleseicento gli eventi previsti, in 130 Comuni e con l'aspettativa di 300.000 spettatori.
L'edizione 2018 segna un cambiamento, in quanto, per la prima volta, la Compagnia di San Paolo supporta e accompagna le manifestazioni selezionate per un triennio e non più per un solo anno, con l'obiettivo di consolidarne lo sviluppo, implementarne le capacità di autonomia e per rafforzare la comunità permanente di soggetti che operano nell'ambito delle arti performative.
Con il bando 2018, inoltre, la Compagnia di San Paolo ha voluto incentivare la cooperazione tra enti, ammettendo per la prima volta i partenariati. E i soggetti coinvolti sono così risultati 74.

LA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI BIELLA
PROMUOVE ACADEMY PER LE IMPRESE TESSILI
Franco Ferraris, presidente Fondazione Cr Biella
Grazie al ruolo centrale della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella, con la collaborazione di Città Studi e Unione Industriale Biella, è nata “Academy, che progetta e realizza percorsi di formazione intensivi dall'impronta marcatamente pratica e fortemente incentrati sul fornire competenze immediatamente spendibili in base alle richieste delle industrie, per ora esclusivamente tessili”. L'obiettivo è formare, attraverso un format di 250-300 ore, tecnici intermedi che abbiano le competenze di base, una corretta informazione dei processi e una buona pratica sui macchinari.
I candidati a entrare in Academy saranno selezionati da Città Studi e dalle aziende aderenti all'iniziativa che, dopo il percorso formativo e lo stage, potranno valutare l'opportunità di inserirli nel loro organico.
“Con il progetto dell'Academy – ha commentato Pier Ettore Pellerey, presidente di Città Studi Biella – intendiamo ribadire il nostro ruolo di strumento al servizio delle aziende per una crescita corale del territorio e della sue economia”. A sua volta, Franco Ferraris, il presidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Biella ha precisato che “L'Academy è un'iniziativa concreta, su cui la Fondazione ha scommesso fin da subito, facendo parte attiva per creare un'opportunità di crescita per il territorio”.
“Operatore di orditura e tessitura” è il primo corso “pilota” dell'Academy, progettato per rispodere alle esigenze di storiche imprese tessili del Distretto: Ermemegildo Zegna, Loro Piana, Piacenza Cashmere, Reda, Vitale Barberis Canoni.

BORSE DELLA FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI ASTI
PER GIOVANI CHE STUDIERANNO UN ANNO ALL'ESTERO
Mario Sacco, presidente Fondazione Cr Asti
Simona Bosco di Chiusano d'Asti e Carlotta De Benedictis di Castelnuovo Belbo sono le due beneficiarie delle borse di studio dell'Associazione Intercultura messe a disposizione dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, il cui presidente, Mario Sacco, che consegnerà l'attestato della vincita alle due diciassettenni mercoledì 13 nella sede dell'ente. Grazie alla borsa di studio della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, Simona Bosco trascorrerà un anno scolastico in Svezia e Carlotta De Benedictis in Argentina. A condividere la consegna dell'attestato delle borse sarà Natascia Borra, direttore della Fondazione astigiana.

"Amara" per il 63,4% delle nostre quotate la prima settimana del governo Conte

Giuseppe Conte, neo presidente del Consiglio
Amara la prima settimana borsistica del governo Conte-Salvini-Di Maio, almeno per il 63,4% delle quotate che fanno riferimento al Nord Ovest. Infatti, delle 41 società trattate a Piazza Affari che fanno capo a soggetti con sede o radici in Piemonte o Liguria, 26 hanno terminato la seduta di venerdì scorso in ribasso rispetto all'1 giugno, giorno dell'insediamento della nuova amministrazione giallo-verde (o giallo-blu) al comando del Paese; invece 12 hanno chiuso con un rialzo e le restanti tre a prezzo invariato.
“I maggiori ribassi percentuali della settimana sono stati fatti segnare dalla Bim-Banca Intermobiliare (-15,5% rispetto a venerdì 1 giugno), Sias (-9,1%), Ubi Banca (-8,1%), Astm-Autostrada Torino Milano (-7,7%) e, con la stessa misura (-6,6%) sia da Intesa Sanpaolo sia dalla Fidia di Morfino” ha scritto il Corriere Torino, edizione locale del Corriere della Sera, nella rubrica dedicata alla Borsa, oggi, come ogni domenica.
Il Corriere Torino, guidato da Umberto La Rocca, ha precisato che “Bim ha chiuso l'ultima seduta di Borsa a 0,311 euro, suo nuovo minimo storico e cifra che porta a poco più di 48,5 milioni il valore riconosciuto da Piazza Affari all'istituto torinese di private banking prossimo a un aumento di capitale di 91 milioni e alle cure di Matteo Colafrancesco (ex numero 1 di Fideuram), che il nuovo socio di controllo, l'irlandese Trinity (Attestor) ha appena chiamato al vertice operativo con la missione del risanamento e del rilancio”.
Le altre quotate del Nord Ovest che hanno perso valore nella prima settimana del nuovo governo sono: Exor (-6,5%), Sogefi e Damiani (-5,9%), Rcs MediaGroup (-5,2%), Orsero (-4,6%) Gedi Gruppo Editoriale (-4,5% e nuovo minimo storico), Basicnet (-4,2%), Cnh Industrial (-3,6%), Cir e Cdr Advance (-3,3%), Fca e Tecnoinvestimenti (-3%). Seguono Buzzi Unicem (-2,8%), Iren (-2,3%), Dea Capital (-2%), Juventus (-1,4%), Cover (-0,8%), Cofide (-0,7%), Cairo Communication (-0,5%) e Italia Independent (-0,2%).
In parità hanno chiuso Ki Group e Visibilia Editore, entrambre presiedute dalla cuneese Daniela Santanché. Più Biancamano.
A guidare la pattuglia delle dodici società di Piemonte e Liguria che hanno invece fatto registrare rialzi delle loro azioni sono Pininfarina (+8,9%), la M&C di Carlo De Benedetti (+4,5%) e la Diasorin (+2,8%) di Gustavo Denegri. Questo terzetto ha fatto meglio di Prima Industrie (+1,9%), Reply (+1,7%), Ferrari (+1,5%), Banca Carige (+1,3%), Centrale del Latte d'Italia (+1%), Erg (+0,8%) e Vittoria Assicurazioni (+0,1%).
Nell'ultima settimana, la capitalizzazione dell'intera Borsa di Milano è scesa di oltre 14 miliardi.

Al Fisco quasi cinque miliardi dai giochi nei primi quattro mesi di quest'anno

Giovanni Tria, neo ministro dell'Economia e delle Finanze
Adesso è Giovanni Tria, nuovo ministro dell'Economia e delle Finanze, che può del continuo aumento delle entrate tributarie; non più Pier Carlo Padoan, che gli ha passato il testimone dell'ambito dicastero, per il quale c'è stato il lungo e polemico braccio di ferro tra il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che l'ha vinto e Matteo Salvini, leader della Lega e neo vice presidente del Consiglio.
Appena presa la guida del Mef, Giovanni Tria ha ricevuto il consuntivo delle entrate tributarie nel primo quadrimestre 2018, aumentate di 3,533 miliardi e del 2,8% rispetto al corrispondente periodo dell'anno scorso e, pertanto, salite a 128,217 miliardi.
Dall'inizio di gennaio alla fine di aprile, il gettito delle imposte dirette è ammontato a 68,916 miliardi (+2,9%) e quello delle indirette a 59,301 miliardi (+2,8%). In particolare, le ritenute Irpef sui lavoratori dipendenti e sui pensionati sono cresciute di 1,372 miliardi (+2,5%) e il gettito dell'Iva è risultato superiore di 407 milioni (+1,2%).
Tra le imposte indirette, mostrano u significativo incremento le entrate dell'imposta di registro (+13,8%, pari a 205 milioni), i versamenti del canone di abbonamento radio e tv (+13,1%, pari a 52 milioni) e dell'imposta di bollo (+20%, pari a 451 milioni).
Nel primi quattro mesi, le entrate dai giochi sono ammontate a 4,920 miliardi, con una variazione positivi di 311 milioni e del 6,8% rispetto allo stesso periodo del 2017.
Sono aumentate anche le entrate tributarie derivanti dalle attività di accertamento e controllo: la lotta all'evasione fiscale ha reso 2,789 miliardi, il 7,1% in più rispetto al primo quadrimestre dell'anno scorso (+186 milioni).

POTPOURRI TORINESE

FONDAZIONE SVILUPPO E CRESCITA CRT PER IL CROWDFUNDING
Cristina Giovando, presidente Fondazione Sviluppo e Crescita Crt
Fondazione Sviluppo e Crescita Crt lancia il bando +Risorse, che sarà online fino al 29 giugno su Eppela, la principale piattaforma italiana di crowdfunding reward based (basato sul sistema delle ricompense). La call, che tiene insieme formazione sul campo ed erogazione di contributi, permetterà agli enti non profit culturali e sociali del Piemonte e della Valle d’Aosta di approcciare con successo il mercato italiano della raccolta fondi online, che nel 2017 è cresciuto di oltre il 45% rispetto all’anno precedente.
L’iniziativa, finanziata interamente dalla Fondazione Sviluppo e Crescita Crt e ideata con lo staff di Eppela, prevede un percorso di accompagnamento nella realizzazione di campagne di crowdfunding e il cofinanziamento delle donazioni raccolte ,secondo il meccanismo del matching grant: al raggiungimento del 50% dell’obiettivo fissato, le donazioni saranno raddoppiate da Fondazione Sviluppo e Crescita Crt fino al tetto massimo complessivo di 130 mila euro.
L’edizione sperimentale di +Risorse, lanciata nel 2017 dalla Fondazione Sviluppo e Crescita Crt, si è rivelata uno strumento efficace per gli obiettivi di raccolta: l’85% delle campagne di crowdfunding, infatti, ha raggiunto il traguardo, coinvolgendo oltre 830 sostenitori e generando un effetto moltiplicatore delle risorse che, grazie al cofinanziamento della Fondazione Sviluppo e Crescita Crt, hanno toccato quota 140 mila euro.
Costituita nel 2007 per iniziativa della Fondazione Crt, Fondazione Sviluppo e Crescita Crt, presieduta da Cristina Giovando e diretta da Massimo Lapucci,  è un ente senza fine di lucro, che collabora per lo sviluppo e la crescita del territorio di riferimento del fondatore, cui sono collegate le proprie finalità istituzionali. Opera affiancando l'attività istituzionale tradizionale della Fondazione Crt con molteplici attività a carattere innovativo, ascrivibili al campo ed alle logiche di impacinvesting . Ha come obiettivo il trasferimento delle competenze, lo sviluppo di nuove reti, l'incremento della sostenibilità dei progetti e la promozione dell'innovazione.


CASELLE: NUOVO COLLEGAMENTO AEGEAN CON ATENE
L'equipaggio del primo volo della nuova linea Torino-Atene
Con il tradizionale “arco d'acqua” dei Vigili del Fuoco, l'aeroporto di Torino-Caselle ha accolto l'arrivo del primo volo di Aegean da Atene, per celebrare l'avvio del nuovo collegamento estivo tra il “Sandro Pertini” e la capitale greca. All'evento ha partecipato Sandro Melis, country manager Italia della Compagnia, che utilizzerà un Airbus 319 da 144 posti.
La programmazione dei voli da Torino per Atene: mercoledì partenza alle 13,45 e arrivo alle 17,10; venerdì partenza alle 10,45 e arrivo alle 14,10. Da Atene per Torino: mercoledì partenza alle 11,25 e arrivo alle 13; venerdì partenza alle 8,25 e arrivo alle 10,00.
Il nuovo collegamento arricchisce l'offerta di destinazioni estive dirette per la Grecia da parte di Torino, aggiungendosi a quelli per Creta, Mykonos, Rodi e Santorini.

ALLA “NUVOLA” PORTE APERTE DEL MUSEO LAVAZZA
I componenti della famiglia Lavazza al vertice dell'azienda
Torino ha un nuovo museo, totalmente dedicato a una sua eccellenza imprenditoriale: la Lavazza. E' appena stato aperto al pubblico, infatti, il Museo Lavazza, all'interno della“Nuvola”, il fantastico complesso che ospita la nuova sede del gruppo torinese del caffè. Guidati da una speciale tazzina interattiva, i visitatori possono percorrere oltre 120 anni di storia dell'azienda, del caffè e non solo. Si attraversano cinque gallerie: Casa Lavazza, con l'album di famiglia e le immagini d'archivio (fra l'altro si può vedere la cambiale di 50 lire del 1885, l'anno della fondazione, firmata da Luigi Lavazza, ); la Fabbrica, per scoprire le lavorazioni del caffè; La Piazza, che celebra il rito della “bevanda degli dei”; L'Atelier, che ricorda uno studio fotografico e mostra le mitiche pubblici di Caballero, Carmencita e il Paradiso; infine, L'Universo, spazio onirico dove il visitatore si immerge in un'esperienza multimediale a 360 gradi.
Il percorso si conclude con la degustazione di una ricetta speciale di Cofee design e lo Store, con i gadget che raccontano le icone della Lavazza.
Impianto multimediale, testi della Scuola Holden e supervisione di Alessandro Baricco.
Ancora a proposito di Lavazza, va ricordato che è anche diventata leader in Francia, per numero di punti vendita – 113.000, con un fatturato di 120 milioni di euro, aumentati del 6% - sul mercato del consumo fuori casa. La crescita, illustrata in occasione dello slam di tennis al Roland-Garros, di cui Lavazza è caffè ufficiale, è conseguente soprattutto all'acquisizione del 74% del capitale di Esp, leader del mercato business del caffè servizio e distribuzione automatica.
La nuova operazione è venuta dopo l'acquisizione di Carte Noir, avvenuta due anni fa, sempre in Francia, diventata il secondo maggiore mercato di Lavazza. Nel 2017, Carte Noir ha fatturato 468 milioni di euro, facendo segnare un incremento del 15% del giro d'affari.
L'anno scorso, il gruppo Lavazza, interamente posseduto dalla famiglia del fondatore, ha egistrato ricavi consolidati del 2 miliardi di euro (+6,3%), realizzati per il 37% in Italia, dove ha confermato la propria leadership. E' attiva in oltre 90 Paesi e conta circa 3.000 dipendenti.

IL GOT TALENT DELLA SPEA PER I GIOVANI TALENTI TECNICI
Nel Centro Valorizzazione Risorse Umane Skillab dell'Unione Industriale di Torino si è svolto lo Spea's Got Talent, contest volto a individuare i 160 migliori talenti degli Istituti tecnici industriali per offrire un percorso professionale in una delle imprese locali più avanzate tecnologicamente e ad alto potenziale di crescita.
L'iniziativa, che ha coivolto i maturandi di 15 Itis torinesi mira a fare incontrare i giovani talenti tecnici con la Spea, azienda che ne è alla continua ricerca per ampliare il suo team e per il suo ulteriore sviluppo. Ai vincitori dello Spea's Got Talent la Spea offre uno stage di 2+4 mesi, con prospettive di assunzione (oltre 60 i neo assunti nel 2017).
Attiva dal 1976, la Spea di Volpiano progetta e realizza macchinari automatici per il collaudo di microchip, mems, schede e dispositivi elettronici, prodotti destinati ai costruttori di autoveicoli, smartphone e, fra l'altro, per le industrie aerospaziali, medicali e militari.
La Spea, della quale è direttore generale Lorenzo Bonaria, attualmente dà lavoro a circa 700 persone (560 in Italia) e fattura oltre 110 milioni di euro, per l'80% all'estero. Nel mondo sono diecimila i suoi sistemi installati.

Banche di credito cooperativo piemontesi ecco le classifiche basate sui bilanci 2017


Soltanto per l'utile netto e per il Cet1 - l'indice di solidità – la Banca d'Alba non è la prima tra tutte le Bcc (Banca di credito cooperativie) e Casse rurali e artigiane del Piemonte e delle Valle d'Aosta, nelle classifiche redatte sulla base dei principali dati dei bilanci 2017.
Dai confronti dei consuntivi relativi all'esercizio passato, infatti, emerge che a conseguire il maggior utile netto è stata la Banca Alpi Marittime (16,1 milioni di euro contro i 10,224 milioni della Banca d'Alba) e a evidenziare il più alto Cet 1 è stata la Bcc Casalgrasso e Sant'Albano Stura (16,89% rispetto al 14,4% dell'istituto cooperativo di Alba). Più è elevato il Cet1 più la banca è solida.
La Banca d'Alba è nettamente in testa nelle graduatorie per raccolta globale (6,097 miliardi), raccolta diretta (3,841 miliardi), impieghi alla clientela (2,868 miliardi), numero di soci (54.226), patrimonio netto (331,1 milioni), dipendenti (469) e sportelli (72).
Per utile netto, la Bcc Alpi Marittime e la Banca d'Alba precedono, nell'ordine: la Bcc Casalgrasso e Sant'Albano Stura (4,483 milioni), la Banca di Caraglio (2,892 milioni), la Bcc Pianfei e Rocca de Baldi (1,531 milioni), la Cassa rurale e artigiana di Boves (1,123 milioni), Bene Banca – Credito cooperativo di Bene Vagienna (0,428 milioni), la Banca di Cherasco – Bcc Banca (0,264 milioni). Quanto alla Banca di credito cooperativo Valdostana, il bilancio 2017 riporta una perdita netta di 15,292 milioni.
Raccolta totale. In seconda posizione si trova la Banca Alpi Marittime con 2.518 miliardi e in terza la Banca di Cherasco con 1,422 miliardi. Il terzetto sul podio precede la Banca di Caraglio (1.418 miliardi), Bene Banca (1,015 miliardi), la Bcc Casalgrasso e Sant'Albano Stura (898,5 milioni), la Cassa rurale e artigiana di Boves (643,4 milioni) e la Bcc Pianfei e Rocca de Baldi (608,2 milioni). La raccolta totale della Bcc Valdostana al 31 dicembre scorso ammontava a 817 milioni.
Impieghi alla clientela. Sul secondo gradino del podio 2017 è finita la Banca Alpi Marittime, con prestiti a famiglie, imprese ed enti per 1,259 miliardi e sul terzo la Banca di Caraglio con 894 milioni. Poi vengono la Banca di Cherasco con 704 milioni, la Bcc Casalgrasso e Sant'Albano Stura con 493 milioni, Bene Banca con 460,3 milioni, la Bcc Pianfei e Rocca de Baldi con 341 milioni, la Cassa rurale e artigiana di Boves con 292,3 milioni. Gli impieghi della Bcc Valdostana sono risultati pari a 446,6 milioni.
Soci. Medaglia d'argento alla Banca Alpi marittime, che al 31 dicembre ne contava 13.262, oltre 200 in più della Banca di Cherasco, medaglia di bronzo. A fine 2017, la Banca di Caraglio ne vantava 11.031, la Bcc Casalgrasso e Sant'Albano Stura 7.600, Bene Banca 7.400, la Cassa rurale e artigiana di Boves 6.700 e la Bcc Pianfei e Rocca de Baldi 5.919. La Bcc Valdostana 10.000.
Patrimonio netto. Dopo la Banca d'Alba, ecco la graduatoria: Banca Alpi Marittime 137,3 milioni, Banca di Caraglio 103,8 milioni, Banca di Cherasco 65,6 milioni come la Bcc Casalgrasso e Sant'Albano Stura; quindi, Bene Banca 60,4 milioni, Cassa rurale e artigiana di Boves 46,6 milioni, Bcc Pianfei e Rocca de Baldi 43,5 milioni, Bcc Valdostana 34,8 milioni.
Sportelli e dipendenti Banca di Caraglio 28 sportelli (187 dipendenti), Banca di Cherasco 25 (169), Banca Alpi Marittime 21 (190), Bcc Casalgrasso e Sant'Albano Stura 19 (110) come Bene Banca (138). Poi, Bcc Pianfei e Rocca de Baldi 13 (81), Cassa rurale e artigiana di Boves 10 (54), Bcc Valdostana 22 (120).
Cet 1. Questi i valori dopo quello record della Bcc Casalgrasso e San'Albano Stura (16,89%), 14,4% Banca d'Alba, 14,33% Cassa rurale e artigiana di Boves, 14,03% Bcc Pianfei e Rocca de Baldi, 13,39% Banca di Caraglio, 12,32% Banca Alpi Marittime, 11,81% Banca di Cherasco, 8,04% Bcc Valdostana.
Tutte insieme le banche di credito cooperativo piemontesi nel 2017 hanno conseguito un utile netto di poco più di 37 milioni. Al 31 dicembre, la loro raccolta totale ammontava a 14,620 miliardi, di cui 14,620 dovuti alla diretta; mentre gli impieghi economici sono arrivati a 7,311 miliardi. Il patrimonio netto ha sfiorato gli 854 milioni. I soci hanno superato quota 119.000. A fine anno il sistema delle bcc piemontesi disponeva di 207 sportelli (compresi quelli in Liguria) e 1.398 dipendenti.

La Borsa valuta Diasorin 5 miliardi di euro Ripresa del titolo Fca, minimo storico Gedi

Laura Cioli, neo ad Gedi Gruppo Editoriale
Nuovo record di Diasorin, altra impennata di Pininfarina, ripresa di Fca-Fiat Chrysler Automobiles e nuovo minimo storico per Gedi Gruppo Editoriale. Sono le maggiori novità relative alle quotate del Nord Ovest emerse dalla seduta borsistica di oggi, 7 giugno, chiuso con il calo dello 0,18% dell'indice Ftse Mib, che rappresenta le 40 principali società trattate a Piazza Affari.
A proposito di queste ultime, va rilevato che il rilazo odierno di Fca è stato il secondo più alto del paniere Ftse Mib. Il prezzo finale dell'azione Fca è risultato di 18,43 euro, superiore del 3,13% al precedente e del 90,2% a quello del 7 giugno dell'anno scorso (9,6897 euro). Però, mancano ancora un euro e quaranta centesimi per eguagliare il primato storico di 19,844 euro, fatto segnare il 29 gennaio 2018.
A conquistare il nuovo record storico, invece, è stata Diasorin, la cui azione ha chiuso a 88,40 euro, ancora lo 0,45% in più di ieri. Esattamente 12 mesi fa, il titolo Diasorin valeva 70,90 euro. L'impresa vercellese di Saluggia con al vertice Gustavo Denegri (presidente e azionista di controllo) e Carlo Rosa (amministratore delegato e secondo maggiore socio) ha una capitalizzazione che ormai sfiora i cinque miliardi di euro, avendo raggiunto quota 4,946 miliardi.
Un altro balzo, oggi del 7,95% (il quinto più alto della Borsa di Milano, in assoluto) l'ha fatto l'azione Pininfarina, il cui prezzo finale è stato di 3,325 euro.
Invece, ha toccato il suo punto più basso di sempre l'azione della Gedi Gruppo Editoriale, la società controllata da Cir-Cofide dei figli di Carlo De Benedetti e partecipata dalla Exor, holding della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi. Infatti, il titolo Gedi Gruppo Editoriale ha terminato la seduta a 0,347 euro, il 2,12% in meno rispetto a ieri. Il 7 giugno dell'anno scorso, l'azione Gedi Gruppo Edioriale quotava 0,857 euro. A Gedi Gruppo Editoriale fanno capo, fra l'altro, la Repubblica, la Stampa, il Secolo XIX, l'Espresso, diverse testate locali e la Manzoni. Nuovo amministratore delegato è Laura Cioli, subentrata a Monica Mondardini.  

Mercato auto, gran frenata nel Nord Ovest In maggio a Torino vendite giù del 40,4%

Fiat Panda, il modello più venduto in Italia
La grande frenata delle vendite in Piemonte, in particolare nella provincia di Torino, ha mandato in rosso profondo il bilancio del mercato automobilistico di maggio relativo all'intero Nord Ovest. Infatti, le nuove immatricolazioni registrate il mese scorso nelle tre regioni sono state 27.522, il 24,2% in meno rispetto alle 36.331 del maggio 2017. Il calo percentuale del Nord Ovest è superiore di 21,4 punti alla media nazionale (in tutta l'Italia gli acquisti di auto nuove sono stati 199.113, il 2,78% in meno rispetto ai 204.807 del maggio precedente).
Causa principale della forte contrazione del mercato automobilistico del Nord Ovest nel mese scorso è il Piemonte, ma anche la Valle d'Aosta ha contribuito in misura rilevante, dato che ha fatto registrare 5.234 nuove immatricolazioni, il 10,27% meno che nel maggio 2017, quando ne erano state contate 5.834. Inferiore, invece, è risultata la diminuzione delle vendite di vetture nuove in Liguria, dove sono calate da 3.538 a 3.361(- 5%).
In particolare, a Torino e nel resto della sua provincia, le nuove immatricolazioni sono diminuite del 40,4% rispetto allo stesso mese 2017, risultando così 12.445. Così tutto il Piemonte ha chiuso il mese a quota 18.927, che rappresenta una perdita di oltre 8.000 unità e del 29,8%.
Alcune province piemontesi, però, hanno evidenziato una controtendenza, facendo registrare crescite delle consegne di targhe nuove. E' successo nelle province di Asti (588 le nuove immatricolazioni nel mese scorso, contro le 535 del maggio precedente), Biella (588 contro 575), Cuneo (1.937 invece di 1.690), Novara (1.184 invece di 1.058) e Vercelli (520 contro le 467).
Il confronto con maggio 2017 è risultato negativo, oltre che per Torino, per le province di Alessandria, dove le immatricolazioni sono calate da 1.272 a 1.262 e per il Verbano-Cusio-Ossola, dove sono scese da 487 a 430.
Tornando al Torinese, dove l'andamento del gruppo Fca-Fiat Chrysler Automobiles influenza il mercato locale molto più che altrove, la disaggregazione delle nuove immatricolazioni mostra che i cinque marchi dell'impresa guidata da Sergio Marchione hanno venduto, complessivamente, 6.200 vetture, 10.077 meno che nel maggio 2017 (-62%). In particolare, nel mese appena passato, le Fiat comprate sono state 5.702, a fronte delle 13.432 di maggio 2017, le Jeep 832 (686), le Alfa Romeo 692 (1.072), le Lancia 631 (1.079) e le Maserati 7, una in meno (dal computo è esclusa la Ferrari).
La Casa stranierè con più acquirenti nel Torinese, in maggio, è risultata Volkswagen, che ne ha contati 605 (467 nello stesso mese 2017), precedendo così Ford, scesa a 426 da 634, Renault 396 (399), come Toyota-Lexus, che ne aveva avuto 401. Per numero di nuove immatricolazioni nel maggio 2018, in provincia di Torino, seguono, nell'ordine: Peugeot con 358 (326), Opel con 251 (254), Hyundai con 220 (241) e Citroen con 210 (185).
Liguria. Nella provincia di Genova, sono state iscritte al Pra (Pubblico registro automobilistico) 1.805 vetture nuove (1.850 nel maggio 2017), nella provincia di Imperia 355 (407), in quella di La Spezia 558 (583) e nella provincia di Savona 643 (698).

Carlo Messina "top manager del mese" Classifica di maggio per reputazione web

Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo
“Il manager del mese” è Carlo Messina, l'amministratore delegato di Intesa Sanpaolo. Ad attribuirgli il titolo per il mese di maggio è “Top Manager Reputation”, osservatorio permanente sui top manager con la migliore reputazione on line. Il riconoscimento è stato conferito a Carlo Messina, che in maggio ha scalato quattro posizioni nella graduatoria nazionale, conquistando così l'ottavo posto, “per diversi eventi rilevanti, che hanno rilanciato l'identità digitale” del numero 1 del colosso bancario e finanziario
Top Manager Reputation ha elencato i motivi del balzo di Carlo Messina: “Intesa primo erogatore di credito in Italia, decimo rapporto annuale di Intesa Sanpaolo, la Cittadella di Banca Intesa a Expo, doppia operazione di Intesa sui crediti in sofferenza, partnership con Poste, Messina commenta l'ascesa dei nazionalismi”.
Al primo posto nella classifica dei 100 top manager con la migliore reputazione su Internet in maggio si è confermato Sergio Marchionne con 78,6 di share. Medaglia d'argento a Urbano Cairo (75,4) e di bronzo a Claudio Descalzi, ad dell'Eni (65,6).
John Elkann è risultato quinto (59,5), preceduto da Francesco Starace, ad Enel (63,6), ma davanti a Diego Della Valle (57,1), Remo Ruffini, guida della Moncler (55,5), appunto Carlo Messina (54,2), Philippe Donnet, ad di Generali (53,4) e Leonardo Del Vecchio, patron di Luxottica (51,9).
Per quanto riguarda gli altri top manager del Nord Ovest, figurano nei primi cento: la novarese Catia Bastioli, presidente di Terna al trentottesimo posto (46), Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo, quarantesimo (45,4), Gabriele Galateri di Genola, presidente di Generali (42,7), Paolo Fiorentino, ad di Banca Carige, sessantottesimo (40,4), Luca Bettonte, ad di Erg, settantottesimo (38,8), Rodolfo De Benedetti, presidente di Cir, ottantunesimo (37,8).

Le Fondazioni piemontesi ospitano il tour di Terra Madre e Salone del Gusto 2018

Carlin Petrini, l'ideatore di Slow Food e Terra Madre
Slow Food, l'Associazione delle Fondazioni di origine bancaria del Piemonte e La Stampa tornano insieme, dopo la positiva esperienza del 2016, per raccontare Terra Madre Salone del Gusto 2018 in otto capoluoghi di provincia: Alessandria, Asti, Biella, Cuneo, Novara, Torino, Vercelli e Savona. In date diverse, a partire dal 14 giugno, queste città ospitano una serie di incontri, durante i quali si parlerà dei rispettivi territori nell'ambito di Terra Madre, in programma dal 20 al 24 settembre.
Le otto province sono coinvolte in modi diversi: innanzi tutto, attraverso i contadini, allevatori e artigiani che presentano i loro prodotti nello spazio espositivo di Lingotto Fiere; in secondo luogo, ospitando i delegati di Terra Madre provenienti da tutto il mondo, nelle famiglie dei numerosi comuni che fanno parte della rete delle Città di Terra Madre. Infine, novità di queste edizione, accogliendo i visitatori in 15 TourDiVini, itinerari piemontesi pensati con le Condotte locali di Slow Food per offrire l'opportunità di conoscere le bellezze artistiche e paesaggistiche della regione e gustare i prodotti più significativi in cui nascono.
Durante gli incontri di giugno e luglio, tutti ospitati nelle sedi delle diverse Fob piemontesi, si affronta, ogni voltam uno dei temi centrali di Terra Madre Salone del Gusto 2018.
Ed ecco le tappe del tour, tutte alle ore 18: 14 giugno Fondazione Cassa di risparmio di Vercelli, 19 giugno Fondazione Cassa di risparmio di Biella, 21 giugno Fondazione Cassa di risparmio di Alessandria, 26 giugno Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, 28 giugno Fondazione Crc di Cuneo; infine, il 3 luglio al Circolo dei Lettori di Novara. E, sempre, in luglio sono previste le tappe di Torino e di Savona.

Quei "siluri" di Enrico Colombatto l'economista più controcorrente

Enrico Colombatto

Economista controcorrente, liberista puro e duro, spirito libero come pochi, sempre sferzante, Enrico Colombatto, invitato a presentare il suo libro - “L'economia che serve”, G.Giappichelli Editore - al “Dumse da fé”, gruppo anomalo di esponenti torinesi che, coordinato dall'infaticabile Piero Gola, si riuniscono ogni due settimane per confrontarsi con eccellenze locali, ha confermato tutta la sua verve e, rispondendo a tante domande di attualità, non ha mancato di ribadire quei concetti e principi che lo fanno considerare particolarmente “scomodo” nel sistema cittadino, compreso quello accademico al quale appartiene.
Ordinario di Politica economica all'Università di Torino, oltre che presidente del comitato scientifico e responsabile della ricerca del francese Iref (Institut de Recherches Economiques et Fiscales) e senior fellow del Gis (Geopolitical Intelligence Service, Liechtenstein), Enrico Colombatto è inflessibile e caustico già con gli economisti, pochi dei quali sono veramente “buoni” e, comunque, proprio per questo “scartati”. Buoni, secondo lui, sono gli economisti che non dicono di avere la bacchetta magica e “usano il buon senso, rendendosi conto che molti fenomeni sono troppo complessi per essere spiegati dalla giusta equazione o dal giusto modello”, riconoscendo che “gli esseri umani non sono né cloni né angeli”, oltre che “il ricorso all'intervento pubblico non è necessariamente la soluzione migliore, quando le libere interazioni umane non forniscono la risposta desiderata a un problema economico”.
Infatti, come ha spiegato, “anche i protagonisti della politica economica sono esseri umani fallibili, rispondono agli incentivi generati dal mondo della politica e, qualche volta, sono meno altruisti di quanto sarebbe desiderabile”. Non solo: naturalmente, “tendono a perseguire i propri fini, a volte ispirati da un lodevole altruismo e a volte, invece, da avidità, vanità, sete di potere, pregiudizi ideologici”.
Enrico Colombatto ha invitato a diffidare di chi sostiene di operare per il bene comune o il benessere sociale (“sono solo slogan politici, derive utilitaristiche”), di chi dice che il pil, i consumi, l'occupazione si possono aumentare stampando moneta o facendo debiti o accrescendo il deficit; “un Paese diventa più ricco e migliora unicamente se incrementa la produzione e la produttività”, consentendo a tutti di valorizzare i propri talenti e la propria volontà di fare, di intraprendere, lasciando la maggiore libertà individuale possibile, limitandola soltanto al rispetto delle libertà altrui. Non tartassando (“l'imposizione fiscale è furto aggravato e continuato”) e non impedendo, ovunque, la concorrenza, fattore fondamentale dello sviluppo.
Classe 1954, torinese-valdostano, laurea in Economia e commercio nell'Ateneo dove insegna, master e dottorato alla London School of Economics, allievo prediletto dell'indimenticabile Sergio Ricossa e con riferimenti ideologici del calibro di Mises, Rothbard e De Jasay, Enrico Colombatto sorride amaramente quando sente parlare di reddito di cittadinanza, incentivi alle imprese o all'innovazione, finanziamenti pubblici di infrastrutture che, se sostenibili, sarebbero realizzate da privati, misure di politica economica “miracolose” ...
Colombatto ha concluso dicendo semplicemente che i migliori provvedimenti economici sono quelli che modificano gli errori fatti e che non consentono al Fisco di mettere le mani nelle tasche delle persone.

Nel Nord Ovest 256 nuovi fallimenti dall'inizio dell'anno alla fine di marzo

Mini rallentamento dei fallimenti. Nel primo trimestre di quest'anno, in tutta l'Italia, sono state 2.972 le imprese che hanno portato i libri in Tribunale, lo 0,87% in meno rispetto alle 2.998 del corrispondente periodo 2017. In particolare, nelle tre regioni del Nord Ovest, i nuovi fallimenti censiti da Cribis, la società del gruppo Crif specializzata nella business information, sono stati 256, dei quali 195 in Piemonte (6,6% del totale nazionale), 57 in Liguria (1,9%) e 4 in Valle d'Aosta (0,1%).
Con quelli registrati dal primo giorno di gennaio al 31 marzo, diventano 1.329 i fallimenti dichiarati nel Nord Ovest negli ultimi 15 mesi, dato che, l'anno scorso, erano stati 714 in Piemonte, 238 in Liguria e 21 in Valle d'Aosta. Quanto all'Italia tutta, la somma sale a 14.911. Nel 2017, infatti, sono state 11.939 le imprese che hanno portato i libri in Tribunale nel nostro Paese, l'11,3% in meno rispetto alle 13.467 del 2016.
Il calo dei fallimenti è un altro fenomeno positivo emerso dall'economia nazionale e diventa ancora più significativo se il dato del 2017 si confronta con quello del 2014, l'anno con il più alto numero di fallimenti (15.336) dal 2009, quando le chiusure definitive delle aziende furono 9.384 (da allora sono salite progressivamente fino al 2015, quando invece il numero annuale dei fallimenti ha incominciato a diminuire).
Dal primo giorno del 2009 all'ultimo del 2017, comunque, Cribis ha registrato 7.964 fallimenti in Piemonte, 2.349 in Liguria e 127 in Valle d'Aosta.
Tornando al primo trimestre 2018, la disaggregazione dei dati Cribis evidenzia che, in valori assoluti, il Piemonte figura al settimo posto nella graduatoria delle regioni per numero di fallimenti, la Liguria al quattordicesimo e la Valle d'Aosta all'ultimo, preceduta da Molise e Basilicata.
In testa si trova la Lombardia con 634 fallimenti nel 2017. Seguono, immediatamente, il Lazio con 381 e la Campania con 283. Poi, la Toscana con 226, il Veneto con 219 e la Sicilia con 207. Chiudono la classifica trimestrale delle prime dieci regioni l'Emila-Romagna con 180 fallimenti, la Puglia con 127 e la Calabria con 101.
Invece, ancora in merito al 2017 e all'Italia intera, è stato rilevato che a denunciare il maggior numero di fallimenti è stato il commercio: 3.901, comunque meno dei 4.493 precedenti. Un significativo miglioramento è emerso anche nell'edilizia, dove le aziende che hanno portato i libri in Tribunale sono state 2.313, a fronte delle 2.749 del 2016. Idem per l'industria, dove il numero delle chiusure definitive è calato da 2.632 a 2.209.
Nel primo trimestre l'andamento è risultato sostanzialmente in linea con quello dell'anno scorso, però con la particolarità del settore dei servizi, dove i fallimenti (682) sono cresciuti del 2,7% rispetto al corrispondente periodo dell'anno scorso.

Alla scoperta del nuovo mondo FinTech

di MARINA BOSIO

E' notizia di qualche giorno fa l'investimento record per la finanza digitale italiana, pari a 46 milioni di euro. Ad aggiudicarsi il finanziamento è stata Moneyfarm, la startup di gestione finanziaria fondata a Milano, nel 2011, da Andrea Scarso, Giovanni Daprà e Paolo Galvani, che Wired Italia ha inserito tra le 50 startup italiane da tenere d'occhio nel 2018. Ammonta a 70 milioni il totale della raccolta di Moneyfarm, che entra così nell'élite delle aziende innovative più finanziate in Italia e in Europa.
Utilizzeremo questi finanziamenti per investire ulteriormente sul nostro prodotto e aumentare la gamma dei servizi”, si legge nel comunicato dell’azienda. A partire da un fondo pensionistico integrativo per il mercato italiano, già testato nel Regno Unito. Moneyfarm offre servizi di gestione patrimoniale, piani di accumulo e consulenza individuale, applicando il principio della diversificazione mediante l'utilizzo di strumenti semplici e trasparenti quali Etf e fondi comuni passivi a basso costo di gestione.
Secondo Morgan Stanley, il segmento della consulenza finanziaria online è destinato a crescere, fino a superare i duemila miliardi nel 2020.
Negli Stati Uniti esistono già due "unicorni" che operano nel settore (Betterment e Wealthfront), mentre in Europa Moneyfarm è in prima fila, insieme a società come Nutmeg nel Regno Unito e Scalable Capital in Germania.
Il FinTech in Italia è un fenomeno, la cui importanza sta assumendo valenza strategica tanto per gli operatori Finance quanto per gli analisti di mercato. È un segmento di mercato emergente, in cui si inseriscono tutte le aziende la cui offerta è volta a innovare, mediante le tecnologie digitali, servizi tradizionali del mondo finanziario. Le aziende FinTech si caratterizzano per la focalizzazione sull’erogazione di uno specifico servizio – caratteristica tipica delle startup – per il quale potrebbero trovarsi in una posizione di concorrenza rispetto ai player tradizionali del mondo Finance, banche e assicurazioni in primis.
Oggi i maggiori investimenti sono in America edin Asia (in particolare, in Cina). In Europa, è Londra la capitale europea del FinTech, sebbene gli investimenti si siano notevolmente ridotti a causa dell’incertezza Brexit. Al rallentamento nella City, si contrappone la nascita di nuovi ecosistemi in Germania, Francia, Paesi Scandinavi e Israele.
Anche in Italia, seppure con cifre di affari più contenute, il comparto sta attraversando un periodo di fermento. In particolare, Milano è considerata la città che meglio si presta allo sviluppo del FinTech, data la presenza di numerosi hub a sostegno delle startup innovative ed essendo la sede di Borsa Italiana e di Big Tech Companies come Google, Cisco, Microsoft o Facebook.
Nel capoluogo lombardo, inoltre, è stato creato il FinTech District , su iniziativa di Banca Sella. Al polo aderiscono aBanksealer, Blender Italia, Blockchainlab, Conversate, Credimi, Diaman Tech, Digital Magics, Domec, Dpixel, Endeavor, Enhancers, Finleap, Freetrade, Growish, Hype, Lendix Italia, Moneyfarm, MyPass, P101, Primomiglio, Sardex, Satispay, Soisy, Stamplay, SupernovaeLabs, The ING Project (Tip Ventures).
In Italia gran parte delle FinTech presenta una value proposition nel Crowdfunding, cui segue l'offerta in ambito Wealth & Asset Management, che raggruppa tutte le aziende specializzate in attività di Robo Advisoring & Financial Planning (come MoneyFarm), e di Alternative Investments.
Il comparto più maturo oggi è invece quello di Payments, che comprende tutte le aziende volte ad innovare il mondo dei pagamenti, dal Peer-to-Peer Payment (come Satispay) a Technology Provider di soluzioni che abilitano pagamenti digitali (come Jusp).
Seguono il Lending, con tutte le FinTech che innovano il comparto dei prestiti personali, crediti e mutui attraverso piattaforme social e di collaboration; i Capital Market & Trading, aziende che offrono tecnologie e soluzioni innovative a supporto delle attività di trading di professionisti e investitori privati; le FinTech di Money Management, tutte le soluzioni a supporto della gestione finanziaria di clienti Retail,che consentono di pianificare il risparmio e soluzioni di tesoreria per aziende di piccole e medie dimensioni.
Due i principali operatori: aziende che offrono servizi finanziari direttamente al consumatore finale e quelle che offrono soluzioni (B2B o B2B2C), che possono essere integrate nei sistemi informativi bancari, al fine di supportarne la digitalizzazione dei processi. Perchè il FinTech sta ridisegnando il mondo delle istituzioni finanziare e rivoluzionando il settore dei Financial Services.
Le banche più attive sono le più grandi: Intesa Sanpaolo con il fondo di Corporate Venture Capital Neva Finventures; Unicredit con il fondo EVO in joint venture con Anthemis Group; Banca Sella con il proprio incubatore d’impresa (SellaLab); CheBanca con investimenti diretti in FinTech del Robo-Advisoring.
Il sistema bancario italiano è però costituito per di più da piccole e medie realtà territoriali, che necessitano di essere accompagnate nel percorso di conoscenza e posizionamento nei confronti delle FinTech. Fondamente, per il nostro Paese ,è quindi favorire lo sviluppo di un ecosistema di riferimento in cui, oltre alla volontà delle banche di aprirsi al FinTech, il legislatore nazionale ponga le basi per una crescita effettiva dell’ecosistema nel suo complesso.
I trend che indirizzeranno lo sviluppo del FinTech per il prossimo biennio, almeno per quanto riguarda l’Europa, saranno influenzati inoltre dalla PSD2 (Payment Service Directive), che imponendo alle banche un modello basato su Open API, rappresenterà un forte driver per le aziende del comparto FinTech.
In particolare le aree su cui si attendono le crescite più significative nel FinTech sono: Robo Advisor, che secondo gli analisti di mercato raggiungerà 100 trilioni di dollari in masse gestite entro il 2020; Artificial Intelligence e Data Analytics a supporto della Customer Experience.
In particolare, le tecnologie di Artificial Intelligence consentiranno di ridurre notevolmente i costi operativi, tema particolarmente strategico per le banche tradizionali, mentre l'ampia diffusione di soluzioni di Data & Analytics è giustificata dalla capacità di tali tecnologie di consentire la raccolta e l’analisi dei dati dei clienti, e la successiva formulazione di un’offerta di prodotti e servizi più mirata e di un’esperienza di marketing personalizzato. Le tecnologie di Advanced Analytics sono fondamentali anche per la gestione del rischio e l’implementazione di modelli statistici avanzati per comprendere meglio la correlazione tra i fattori e i rischi.

Questo articolo è stato pubblicato anche da ElectoMag, giornale torinese on line diretto da Augusto Grandi

Piemonte sesto per start up innovative però la Liguria cresce più velocemente

Giuseppina De Santis, assessore Economia Regione Piemonte
Liguria più veloce del Piemonte, nella gara delle start up innovative. Negli ultimi quattro mesi, nella regione marinara le nuove imprese d'avanguardia sono diventate 175, aumentando di 16; a fronte delle 15 in più registrate dal Piemonte, che ora ne conta 487. In Valle d'Aosta, poi, sono passate da 17 a 19. Totale delle start up del Nord Ovest a oggi: 681, pari al 7,35% delle 9.261 censite in tutta l'Italia dallo specifico osservatorio.
Altre regioni corrono più forte delle tre del Nord Ovest; comunque, il Piemonte è riuscito a mantenere il sesto posto nella graduatoria nazionale, anche se è a rischio di sorpasso, perchè la Sicilia ha aumentato da 440 a 482 le sue start up innovative e la Campania, quinta, è salita da 628 a 685, con un incremento di 57 imprese rispetto all'inizio del febbario scorso.
Sul gradino più alto del podio si trova, irraggiungibile, la Lombardia con 2.237 start up innovative (2.023 quattro mesi fa); seguita dal Lazio, che ha conquistato il secondo posto, scavalcando l'Emilia-Romagna. L'Osservatorio, infatti, ha attribuito al Lazio 948 start up innovative (erano 850 al 4 febbraio) e 902 all'Emilia-Romagna, che ne aveva 865.
Consolidato il quarto posto del Veneto con 850 (779). Ottava è la Toscana con 412 (317). Nona posizione per le Marche, a quota 375 (348). Chiude la top pen italiana delle start up innovative la Puglia con 360.

Giuseppe Borsalino, mito del cappello "imprenditore sociale" d'avanguardia

Belmondo e Delon con i cappelli Borsalino
La recente proroga del periodo d'affitto del ramo d'azienda della Borsalino concessa dal Tribunale fallimentare, oltre al sequestro dello storico marchio alessandrino dei cappelli famoso in tutto il mondo, riporta l'attenzione sull'impresa dichiarata fallita alla fine dell'anno scorso, ma che ancora cerca di sopravvivere. Comunque, ecco la storia delle sue origini, raccontata da Gustavo Mola di Nomaglio.
Di Gustavo Mola di Nomaglio
Renzo Borsalino, appartenente a una vecchia famiglia di Pecetto (Alessandria), sposò nel 1813 Rosa Veglio, figlia di Giovanni Battista, maire del paese durante il regime napoleonico. La giovane coppia, che aveva quale unico reddito il magro stipendio d’inserviente comunale di Renzo, viveva abbastanza poveramente, sbarcando il lunario con crescente fatica, man mano che la famiglia cresceva, allietata dalla nascita di alcuni figli, tra i quali almeno due maschi, Lazzaro e Giuseppe. Quest’ultimo, nato il 15 settembre 1834, sarebbe ben presto divenuto uno dei piemontesi più famosi nel mondo. In un volume,pubblicato per celebrarne il centenario della nascita, si legge che la vita di Giuseppe Borsalino racchiude in sé l’”insegnamento di una volontà dura e ferma e di una laboriosità intelligente, indefessa e intenta a disegni sempre più vasti ed arditi”.
Non si tratta di una frase retorica. Sin da bambino, Giuseppe si rivelò diverso dai propri coetanei. Era uno scavezzacollo incredibile, esuberante, sempre in cerca di esperienze nuove e di avventure; il suo rapporto con lo studio era pessimo, un biografo scrive che era “ultimo a scuola, ma sempre primo in piazza se si trattava di combinare una birichinata”.
Verso i 13 anni, pare in seguito ad una punizione paterna, fuggì di casa alla volta di Alessandria, dove si fece assumere come apprendista nel cappellificio Camagna. Già in quegli anni la provincia di Alessandria era famosa per i suoi cappellifici, tanto che tanto che Luigi de Bartolomeis nelle sue notizie topografiche, pubblicate negli anni quaranta dell’Ottocento, poteva scrivere: “varie ed abbondanti sono le fabbriche di cappelli di pelo, nelle quali se ne fanno tanti da somministrare molti paesi circonvicini”.
Un bel giorno, Giuseppe non ebbe più nulla da imparare e cercò impiego, per conoscere i segreti di tutte le fasi di produzione del cappello, in altri primari cappellifici. Fu prima a Sestri Ponente, poi in Francia, a Marsiglia, Aix-en-Provence, Bordeaux e, infine, a Parigi, presso la prestigiosa casa Berteil. Nel 1857, appena ventitreenne, ma dotato già di un’eccezionale esperienza, tornò ad Alessandria, dove aprì, associandovi il fratello Lazzaro (del quale sposò la cognata, Angela Prati, che rese madre di Teresio e Mario) la sua prima follatura.
In breve l’azienda ebbe dieci operai, che producevano una quindicina di cappelli al giorno. Nel 1861, dopo aver rilevato la ditta Primo, gli operai salirono a 60 e la produzione giornaliera raggiunse i 120 capi. Impianti, dipendenti e produzione continuarono a crescere con ritmo serrato. Nel 1896, uno degli ultimi anni in cui Giuseppe diresse personalmente l’industria, mille operai producevano giornalmente 1.360 cappelli, gran parte dei quali esportati in tutto il mondo, non esclusa l’Australia, dove Borsalino, munito di un campionario, si era recato, quasi sessantenne, quando, appassionatissimo di alpinismo, era andato in Nuova Zelanda per scalare il monte Cook, insieme con la guida alpina valdostana Mattia Zurbriggen.
Giuseppe morì in Alessandria il 1° aprile 1900, considerato ormai uno dei più affermati industriali italiani, amatissimo dai suoi dipendenti, per i quali aveva, anticipando la legislazione stessa, creato una “Cassa interna malattie”, una “Cassa pensioni” (che poté entrare subito in funzione, grazie a un suo grosso versamento iniziale), una “Cassa infortuni” e un educatorio per i figli degli operai. In Pecetto è dedicata alla sua memoria una grande statua, opera dello scultore Luigi Contratti.
L’attività industriale fu continuata dal figlio Teresio (nato ad Alessandria l’1 agosto 1867), mentre del figlio Mario si ricordano soprattutto alcune imprese alpinistiche. Teresio compì, per volere del padre, un duro tirocinio. A 12 anni fu apprendista nell’azienda di famiglia, studiò in Svizzera, Belgio, Inghilterra e Germania, dove lavorò come operaio per perfezionarsi nel mestiere.
Nonostante l’amichevole concorrenza del grosso cappellificio fondato dal cugino Giovanni Battista, figlio di Lazzaro, nel 1906 (poi incorporato nella Borsalino nel 1937) sotto la gestione di Teresio la produzione giunse a superare, nel 1913, i due milioni di capi, circa tre quarti dei quali venduti all’estero.
Teresio non solo diede seguito ai successi imprenditoriali del padre, ma ne continuò l’opera sociale. Trasformò e migliorò le casse malattie, infortuni e pensioni interne, destinò fondi “a favore della natalità e dell’allattamento”, fece costruire a proprie spese un grande sanatorio, con 216 letti, nella piana di Valle San Bartolomeo, finanziò la costruzione di un nuovo acquedotto e della rete fognaria di Alessandria, costruì l’Ospizio della Divina Provvidenza, che nel 1934 poteva dare ospitalità a 400 donne inabili al lavoro per età o malattia e a 100 orfane. Morì in Alessandria il 29 marzo 1939, non avendo avuto discendenza maschile dal tardivo matrimonio con Alessandra Drudi (una celebre cantante d’operetta, nata a Cotignola nel 1878, conosciuta dai contemporanei col nome d’arte di Gea Della Garisenda). Dopo di lui, il governo dell’azienda passò a Teresio Usuelli e Giampiero Vaccarino, entrambi pronipoti di Teresio Borsalino, discendenti da due figlie delle sorelle di quest’ultimo, Rosa e Paolina Borsalino. Nonostante il declino della produzione dei cappelli, il marchio Borsalino rimane ancor oggi famoso a livello internazionale.

In gravi difficoltà perché sovra indebitato? Meglio telefonare alla Scialuppa Crt Onlus


La Scialuppa CRT Onlus – Fondazione Anti Usura aiuta gratuitamente i soggetti sovraindebitati e perciò a rischio di usura. Chi si trova in gravi difficoltà, perché non riesce più a pagare quanto dovuto, può telefonare al numero 011.19410104: sarà ascoltato e informato delle modalità per ricevere sostegno, gratuitamente.

Cassa integrazione: "miracolo" in Liguria spia rossa in Piemonte, gialla ad Aosta


Giovanni Toti, governatore Regione Liguria
“Miracolo” della Liguria: nessun'altra regione d'Italia ha fatto registrare un maggiore calo percentuale di ore autorizzate per trattamenti di integrazione salariale sia in aprile che nei primi quattro mesi dell'anno. Il fenomeno emerge dagli ultimi consuntivi dell'Inps, secondo i quali, in Liguria sono state autorizzate 221.133 ore di “cassa” nell'aprile scorso (-69,25% rispetto alle 719.226 dello stesso mese 2017) e 1.290.765 nel primo quadrimestre (-71,41%).
In particolare, le ore di cassa integrazione straordinaria sono calate dell'83,36% in aprile (da 555.875 a 92.471) e dell'81,89% dall'inizio dell'anno alla fine del quarto mese (da 3.793.063 a 687.109). Sono diminuite anche le ore di solidarietà, a 39.943 (-42,20%) in aprile e a 218.098 (-10,67%) nel quadrimestre, come quelle della “cassa” in deroga, rispettivamente a 4.296 (-89,835) e a 21.832 (-90,80%); mentre sono aumentate le ore di cassa integrazione ordinaria, del 2,69% in aprile (da 121.108 a 124.366) e del 20,20% nel primo quadrimestre (da 484.027 a 581.824).
Per quanto riguarda la Valle d'Aosta, l'Inps ha rilevato il totale di 54.817 ore autorizzate per trattamenti di integrazione salariale in aprile (-27,93% rispetto allo stesso mese 2017) e 216.507 nel primo quadrimestre (+31,90%). Le ore di cassa straordinaria sono risultate 2.454 nel mese (zero nell'aprile 2017) e 15.622 nel quadrimestre (zero nello stesso periodo precedente); quelle di cassa ordinaria 52.363 in aprile (-28,89%) e 200.885 nei primi quattro mesi (+24,41%). Per solidarietà sono state autorizzate 2.454 ore in aprile e 5.286 nel quadrimestre (zero negli stessi periodi 2017), mentre, in questo inizio d'anno, non sono state autorizzate ore di cassa in deroga.
Luigi Di Maio, nuovo ministro del Lavoro
Piemonte. Qui, la cassa integrazione è tornata ad aumentare, in controtendenza rispetto a buona parte del resto del Paese e, comunque, alla media italia. Le ore autorizzate per i trattamenti di integrazione salariale, infatti, in Piemonte sono ammontate a 2.409.820, l'11,92% in più rispetto all'aprile del 2017 (a livello nazionale, invece, sono calate del 15,39% a 19.436.209 e delle regioni settentrionali, oltre al Piemonte, soltanto il Trentino-Alto Adige ha fatto registrare una crescita delle ore di trattamenti di integrazione salariale).
In particolare, in Piemonte, le ore di cassa integrazione straordinaria ad aprile sono state 1.151.080, il 21,5% in più rispetto alle 947.390 del corrispondente mese dell'anno scorso; mentre sono risultate 1.258.620 le ore di cassa integrazione ordinaria (+10,51%). Invece, sono calate del 42%, da 852.898 a 494.417, le ore di Cigs per solidarietà e del 99,82%, da 66.905 a 120, quelle in deroga, previste per i lavoratori che non possono beneficiare della cassa straordinaria e ordinaria.
Il “rosso” di aprile, comunque, non ha pregiudicato la chiusura positiva del bilancio quadrimestrale del mercato del lavoro piemontese. Nei primi quattro mesi 2018, infatti, l'Inps ha censito 10.737.413 ore autorizzate per trattamenti di integrazione salariale in Piemonte, il 33,49% meno dei 16.143.531 dello stesso quadrimestre 2017. Una diminuzione percentualmente in linea con la media nazionale, che è stata del 34,39% (le ore sono calate da 124.723.017 a 81.827.393).
Il confronto quadrimestrale piemontese è positivo per tutte le tipologie di cassa integrazione: le ore di straordinaria sono diminuite del 46,72% (da 10.516.308 a 5.503.725) e dell'1,85% le ore dell'ordinaria, da 5.233.932 a 5.130.371. Quanto alla solidarierà, le ore di Cigs autorizzate in Piemonte, dal primo giorno di gennaio all'ultimo di aprile, sono state 2.614.836, il 62,44% meno dei 6.961.732 dello stesso periodo dell'anno scorso. Infine, i dati Inps relativi alla cassa integrazione in deroga (può durare al massimo 12 mesi): 3.317 le ore autorizzate, il 99,15% in meno.
Pochi giorni fa, l'Inps ha comunicato anche i consuntivi relativi alle domande di prestazione Naspl (disoccupazione e mobilità): in Piemonte, nel primo trimestre sono state 26.332, mentre erano ammontate a 103.560 nell'intero 2017 e a 95.819 in tutto il 2016. Nello stesso periodo, in Liguria sono state presentate 9.440 domande (50.053 in tutto il 2017 e 47.903 l'anno prima) e in Valle d'Aosta 837 (rispettivamente 6.740 e 6.377).

Borsa: Fca fa registrare il maggior ribasso ma quota ancora il doppio di un anno fa

Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat Chrysler Automobiles
Shock Fca – Fiat Chrysler Automobiles. Oggi, 1 giugno, quando la Borsa di Milano ha chiuso la seduta con l'indice Ftse Mib tornato sopra i 22.000 punti (per la precisione è salito a 22.109,55, grazie all'incremento odierno dell'1,49%) e Sergio Marchionne ha annunciato, fra l'altro, l'azzeramento del debito entro fine mese e il prossimo ritorno alla distribuzione di dividendi, l'azione Fca ha fatto registrare il maggior ribasso di tutto il listino di Piazza Affari. L'ultimo prezzo di Fca, infatti, è stato di 18,522 euro, inferiore del 4,53% ai 19,400 euro di ieri.
Il calo, in controtendenza, da alcuni è stato interpretato come una bocciatura del nuovo piano industriale di Fca da parte degli investitori e da altri è stato giustificato con i dati del mercato automobilistico italiano di maggio, non positivi per il Gruppo guidato da Sergio Marchionne. 
Ma c'è stato anche chi, giustamente, ha rilevato che la caduta del prezzo del titolo Fca è stata conseguente, in buona parte, alla decisione di incassare i guadagni derivanti dai consistenti aumenti delle quotazioni.
Insomma, massicce sono state le vendite per “prese di beneficio”. D'altra parte, ancora tre mesi fa l'azione Fca valeva poco più di 16 euro e un anno fa addirittura 9,774 euro, proprio la metà di oggi. E in Borsa vige sempre la regola del “vendi, guadagna e pentiti”.
Un'altra notizia da Piazza Affari, relativa alle contrattazione di oggi: l'azione Diasorin ha fatto registrare il suo nuovo massimo storico. L'ultimo prezzo, infatti, è risultato di 85,50 euro, superiore del 3,51% a quello di ieri. Trenta giorni fa, Diasorin quotava 78,70 euro. Ora la sua capitalizzazione è vicina ai 4,8 miliardi, cifra che porta Diasorin al sesto posto nella classifica delle società che fanno riferimento al Nord Ovest con il maggior valore borsistico, preceduta soltanto da Cnh Industrial, Exor, Ferrari, Fca e Intesa Sanpaolo.
Diasorin sta acquistando azioni proprie (per 6,882 milioni di euro negli ultimi cinque giorni); attualmente ne ha in portafoglio 935.692, pari all'1,672% del capitale. Anche Basicnet sta facendo la stessa operazione ed è arrivata ad avere azioni proprie in quantità pari al 10,588% del suo capitale.

A 3.500 miliardi il "tesoro" delle famiglie ecco come sono investiti i risparmi italiani

Ignazio Visco, Governatore della Banca d'Italia
Quasi 3.500 miliardi di euro. A tanto ammontava, al 31 dicembre scorso, la ricchezza finanziaria netta delle famiglie in Italia. Tesoro costituito dalle somme depositate in banca, dai titoli di Stato, le obbligazioni bancarie, le quote di fondi comuni d'investimento, azioni e partecipazioni, assicurazioni, fondi pensione e Tfr.
La precisazione “netta”, riferita alla ricchezza finanziaria delle famiglie, specifica che i 3.478,972 miliardi in portafoglio tengono conto dei 927,722 miliardi rappresentati dai debiti che, a fine 2017, le famiglie avevano ancora da onorare: 51,273 miliardi a breve termine (per 49,094 miliardi nei confronti delle banche), 658,077 miliardi a medio e lungo termine, prevalentemente mutui immobiliari (580,322 miliardi verso gli istituti di credito) e 218,372 miliardi come debiti commerciali e fondi di quiescienza.
Nel 2017, la ricchezza finanziaria netta delle famiglie in Italia è aumentata di 20,432 miliardi, comunque meno dell'anno prima, quando, infatti, era cresciuta di 25,070 miliardi. Perché se è vero che, l'anno scorso, le attività finanziarie delle famiglie sono aumentate di 41,404 miliardi arrivando a 4.406,694 miliardi, è altrettanto vero che le passività sono cresciute di 20,972 miliardi, quasi 9 miliardi in più rispetto al 2016, soprattutto in conseguenza della contrazione di nuovi mutui per la casa.
In merito alle attività lorde possedute dalle famiglie al 31 dicembre 2017, Banca d'Italia ha rilevato che erano rappresentate da depositi bancari per 1.167,926 miliardi (+21,577 miliardi rispetto alla stessa data del 2016), da titoli pubblici italiani, quali Btp, Bot e Cct, per 122,171 miliardi (+2,622 miliardi), obbligazioni bancarie per 88,600 miliardi (-42,448), quote di fondi comuni d'investimento italiani per 261,246 miliardi (+21,245) e quote di fondi esteri per 275,813 miliardi (+35,802), azioni e partecipazioni italiane per 991,050 miliardi (-41,743) ed estere per 71,360 miliardi (+467 milioni), assicurazioni, fondi pensione e Tfr per 996,174 miliardi (+32,733 miliardi).
Quest'ultimo capitolo di attività rappresentava, a fine 2017, il 22,6% della ricchezza lorda delle famiglie (22,2% a fine 2016), a fronte del 24,1% delle azioni e partecipazioni (23,3%), il 12,2% delle quote di fondi comuni d'investimento (11,2%), il 2% delle obbligazioni bancarie (3,2%), il 2,8% dei titoli pubblici (3,1%) e il 26,5% dei depositi bancari (27%).