Potpourri economico-finanziario


ENTRATE CONTRIBUTIVE OLTRE 200 MILIARDI

Hanno superato i 200 miliardi gli incassi contributivi dei primi undici mesi 2017. Lo ha riferito il ministero dell'Economia e delle Finanze, precisando che le entrate contributive sono ammontate a 201,811 miliardi, quasi 5,2 in più rispetto ai 196,632 miliardi di gennaio-novembre 2016. In particolare, l'Inps ha incassato 185,8 miliardi (+2,5% rispetto ai primi undici mesi 2016), l'Inail 7,588 miliardi (+4,3%) e gli enti previdenziali privatizzati hanno introitato 8,369 miliardi (+4,2%).

Tito Boeri, presidente Inps

NEL 2018 VENDITE DI AUTO A 74 MILIONI

Le auto nuove vendute l'anno scorso in tutto il mondo sono state 71,3 milioni, secondo il preconsuntivo diramato dall'Anfia, l'associazione che rappresenta la filiera dell'industria italiana dell'automotive. Rispetto al 2016, l'incremento è del 2,5%. Alla crescita hanno contribuito anche i mercati emergenti, a partire da Brasile (+10%), Argentina (+24%) e Cina (+1,4%). Business Monitor International prevede per il 2018 la vendita di 73,9 milioni di vetture, ancora il 3,6% in più rispetto all'anno scorso.

Aurelio Nervo, presidente Anfia

ECCO IL PORTAFOGLIO DEGLI ENTI PUBBLICI LOCALI

Poco meno di 15 miliardi di euro. E' il valore delle azioni e delle partecipazioni possedute dalle amministrazioni pubbliche locali italiane al 30 settembre scorso. In particolare, 3,2 miliardi erano rappresentati da azioni quotate in Borsa. A censirlo è stata la Banca d'Italia, la cui rilevazione ha anche evidenziato che, alla stessa data, gli enti pubblici locali avevano depositi bancari e liquidità per circa 16,5 miliardi, titoli a medio e lungo termine per 3,9 miliardi, quote di fondi comuni per quasi 2,9 miliardi e, fra l'altro, crediti a medio e lungo termine per 7 miliardi. Il totale delle attività finanziarie delle pubbliche amministrazioni pubbliche locali alla fine del terzo trimestre 2017 era pari a 56,3 miliardi (59,1 miliardi dodici mesi prima); ma il totale delle passività era di 175,4 miliardi (185,9 al 30 settembre 2016). Il portafoglio finanziario degli enti pubblici locali, pertanto, evidenzia un saldo negativo di oltre 119 miliardi di euro.

Ignazio Visco, Governatore Banca d'Italia

IN ITALIA 14.000 IMPRESE A CONTROLLO ESTERO

Nel nostro Paese si sono contate 14.007 imprese a controllo estero, a fine 2015, anno della più recente rilevazione da parte dell'Istat, l'istituto nazionale di statistica, il quale ha aggiunto che sono risultate 438 in più rispetto al 31 dicembre 2014, contribuiscono per oltre un quarto all'export italiano di merci e per il 45% agli acquisti sui mercati internazionali. Inoltre, l''Istat ha censito 22.796 controllate italiane all'estero (in 173 Paesi), 408 in più rispetto alla fine del 2014. Gli Usa sono il Paese con il più elevato numero di imprese a controllo estero in Italia (2.347, con quasi 279.000 dipendenti) e conservano anche il primato come principale Paese di localizzazione degli investimenti esteri italiani (oltre 142.000 addetti nell'industria e oltre 108.000 nei servizi).
L'espansione delle multinazionali italiane all'estero è continuata anche nel biennio 2016-2017, quando il 51,2% ha realizzato o programmato nuovi investimenti di controllo estero.

Licia Mattioli, vice presidente Confindustria

RISALITE LE “SOFFERENZE” DELLE BANCHE

In termini assoluti sono aumentate anche nel novembre scorso, le “sofferenze” del sistema bancario italiano, come nei due mesi precedenti; però, è ancora scesa la loro incidenza sugli impieghi (i crediti concessi dagli istituti alla clientela), confermando la tendenza ininterrotta dal maggio scorso. L'Abi, l'associazione nazionale delle banche, ha comunicato che a fine novembre 2017 le sofferenze nette degli istituti di credito ammontavano a 66,295 miliardi di euro (65,868 alla fine del mese precedente) ed erano pari al 3,74% degli impieghi. Il progressivo miglioramento della situazione relativa alle sofferenze bancarie (crediti la cui riscossione totale non è certa perché i soggetti debitori si trovano in stato di insolvenza o in condizioni sostanzialmente equiparabili) emerge dal confronto coi i dati del passato: le sofferenze nette ammontavano a 85,221 miliardi al 30 novembre 2016 e a 88,835 miliardi alla stessa data 2015, mentre la loro incidenza era, rispettivamente, del 4,80% e del 4,89%.

Antonio Patuelli, presidente Abi

Chiellini, "capitano" della solidarietà

Giorgio Chiellini è l'unico calciatore italiano a partecipare progetto mondiale “Common Goal”, che comporta, per chi vi aderisce, la donazione dell'1% del suo compenso lordo affinché la relativa somma venga donata in beneficenza. Lo ha pubblicato il Corriere della Sera, nell'inserto “Buone notizie”, dedicandovi due pagine. Opportunamente, sia perché il fatto lo merita e fa un grande onore al difensore della Juventus e nella Nazionale sia perché la decisione di Chiellini potrebbe essere seguita da altri giocatori, campioni o meno.
Le somme raccolte attraverso Common Goal, iniziativa ideata dal tedesco Jurgen Griesbeck e che ha avuto come primo aderente il centrocampista spagnolo Juan Manuel Mata Garcia (Manchester United), vengono utilizzate interamente per finanziare operazioni ad alto impatto sociale, come quelle “per la parità di genere in India, la pace in Colombia e l'integrazione dei rifugiati in Germania” ha scritto Paolo Tomaselli, l'autore del servizio di “Buone notizie”.
Al giornalista del Corriere della Sera, Giorgio Chiellini ha spiegato che “il calcio è un linguaggio universale, un motore potentissimo, per cui, con Common Goal possiamo aiutare persone in tanti angoli del mondo”, con la certezza che ogni centesimo donato si trasforma in un investimento per migliorare le condizioni delle persone più bisognose”.
Destinato a rilevare da Gigi Buffon la fascia di capitano della squadra bianconera e della Nazionale, Giorgio Chiellini ha anche confidato che non si tira mai indietro quando c'è da aiutare soggetti svantaggiati, bambini con malattie gravi, sistemare strutture dove si svolgono attività sociali. “Sono cose che faccio sempre col cuore e, secondo me, lo fanno anche tanti altri calciatori”.
Nato a Pisa, nel 1984, ma cresciuto a Livorno, che considera la sua città, Giorgio Chiellini, sposato con Carolina, padre di Nina, si è laureato in Economia e commercio nel 2010 all'Università di Torino, dove, l'anno scorso, ha conseguito la laurea magistrale in business administration. Ha incominciato a giocare quando aveva sei anni, nel Livorno, dal quale è poi passato alla Fiorentina, per un'unica stagione e, quindi, dal 2005, alla Juventus.
Nel 2016, secondo una stimata, in Italia ha superato i nove miliardi euro il valore delle donazioni finalizzate al sostegno di attività socialmente utili. Cifra inferiore, in Europa, soltanto a quelle del Regno Unito e della Germania.

Circa la metà della somma deriva da elargizioni di singoli individui, 1,5 miliardi dalle oltre 6.200 fondazioni (quelle di origine bancaria sono 88) e il resto da imprese, lasciti testamentari e altre forme.  
Giorgio Chiellini, difensore della Juventus e della Nazionale

Depositi bancari cresciuti di 50 miliardi

Cinquanta miliardi di euro in più. Di tanto sono aumentati, l'anno scorso, i depositi della clientela italiana nelle banche del nostro Paese. Al 31 dicembre 2017, infatti, sono risultati 1.444,7 i miliardi depositati negli istituti di credito, mentre erano 1.394,2 alla stessa data del 2016. L'incremento è del 3,6%, tasso superiore a quello dell'inflazione e che, perciò, conferma la crescita reale. Nonostante che l'interesse medio pagato dalle banche per le somme tenute sul conto corrente resti allo 0,06%, il minimo dopo l'ininterrotta discesa: alla fine del 2016, le banche riconoscevano l'interesse medio dello 0,09%, a fronte dello 0,18% del 2015, dello 0,27% del 2014, dello 0,42% del 2013 e dello 0,54% del 2012.
Il progressivo calo del rendimento dei depositi bancari è in linea con quello dei titoli di Stato sul mercato secondario e con i libretti postali. Come ricordato dall'Abi, l'associazione nazionale delle banche che si appresta a confermare Antonio Patuelli alla sua presidenza, per il terzo mandato consecutivo (vice presidente è il torinese Camillo Venesio), i Bot presentano un rendimento lordo addirittura negativo, da due anni; come i Ctz. Quanto ai Cct, a fine novembre mostravano un tasso d'interesse medio dello 0,17% e dell'1,65% i Btp, media delle varie durate.
A sua volta, la Banca d'Italia, pochi giorni fa, ha riferito che le attività finanziarie delle famiglie e delle istituzioni senza scopo di lucro al loro servizio al 30 settembre 2017 ammontavano a 4.291,3 miliardi di euro, quasi 174 miliardi in più rispetto allo stesso giorno del 2016. Alla formazione della somma hanno contribuito i depositi a vista e la liquidità per 883,7 miliardi, i titoli a medio e lungo termine per 325,8 miliardi, le azioni e altre partecipazioni per 991,3 miliardi, le quote di fondi comuni per 517,3 miliardi e, fra l'altro, riserve assicurative e garanzie per 993,9 miliardi.
Per contro, le famiglie residenti in Italia avevano passività finanziarie per un totale di 935,4 miliardi (918,6 miliardi alla fine del terzo trimestre 2016). La componente maggiore delle passività è costituita dai prestiti a medio e lungo termine, ammontanti a 652,9 miliardi. Comunque, il patrimonio finanziario netto a fine settembre 2017 era pari a 3.356 miliardi.
Camillo Venesio, vice presidente Abi

Alfa Romeo campione d'Europa

Alfa Romeo campione d'Europa 2017. La marca del Biscione è quella che, l'anno scorso, ha avuto il maggior incremento percentuale delle vendite. Dal primo giorno di gennaio all'ultimo di dicembre, sono state 85.691 le nuove Alfa Romeo immatricolate nella parte occidentale del Vecchio Continente, il 29,5% in più rispetto alle 66.167 del 2016. Il balzo della Casa appartenente al gruppo Fca-Fiat Chrysler Automobiles è risultato superiore anche a quello della Lada (gruppo Renault), che ha fatto segnare l'incremento del 28,9%, avendo contato 5.167 acquirenti.
In seguito alla sua prestazione, dovuta soprattutto al successo della Stelvio e della nuova Giulia, oltre che alla buona tenuta della Giulietta, la quota dell'Alfa Romeo è salita dallo 0,4 allo 0,5% del mercato europeo, che è stato di 15.631.687 nuove immatricolazioni, il 3,3% in più rispetto al 2016.
Proprio sul grande rilancio dell'Alfa Romeo e sul boom della Jeep punta Sergio Marchionne per l'ulteriore crescita delle vendite e degli utili di Fca, che, intanto, grazie a queste due marche di valore mondiale ha avuto oltre un milione di acquirenti in Europa: per la precisione, 1.044.714, il 5,2% più che nel 2016.
Così, la quota di Fiat Chrysler Automobiles è salita al 6,7% del mercato europeo, che vale il quarto posto nella graduatoria dei Costruttori che hanno venduto più vetture nell'anno appena passato. Fca ha sorpassato Ford (penetrazione del 6,6% a fronte del 6,8% del 2016) e anche il fortissimo gruppo Bmw-Mini. Il gruppo tedesco ha fatto registrare 1.042.580 nuove immatricolazioni, ancora l'1% in più rispetto al 2016, ma un paio di migliaia in meno di Fca.

Sul podio europeo sono rimasti il gruppo Volkswagen con 3.717.566 vendite (+2,1%) e quota del 23,8% (24,1% nel 2016), seguito dal gruppo Psa (Peugeot, Citroen e Ds più Opel e Vauxhall, acquistate pochi mesi fa) con 1.885.553 consegne, pari al 12,1% del mercato e dal gruppo Renault, (comprende anche Dacia e Alpine), che ha avuto 1.628.472 clienti (+6,7%) che valgono la quota del 10,4%, superiore di tre decimi a quella del 2016.

La nuova Giulia dell'Alfa Romeo

Borsa: Intesa Sanpaolo, Erg e Iren migliorano ancora i loro primati

Nuovi record, oggi 17 gennaio 2018, per tre quotate del Nord Ovest: Intesa Sanpaolo, Erg e Iren. L'ultimo prezzo dell'azione del gruppo bancario guidato da Carlo Messina è stato di 3,058 euro, la cifra più alta da oltre due anni (il primato storico, però, è stato segnato nel luglio 2015, quando il titolo ha toccato i 3,6 euro). L'ordinaria è ancora aumentata dello 0,46% rispetto alla seduta precedente. La scalata di Intesa Sanpaolo è sostenuta anche dalla previsione di un dividendo molto ricco, confermata dallo stesso amministratore delegato.
Per Erg, invece, i 16,56 euro di oggi rappresentano il record storico. La società genovese controllata dalla famiglia Garrone-Mondini è a capo dell'omonimo gruppo che da primario operatore petrolifero italiano è diventato primario attore indipendente nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili sia programmabili (termoelettrica e idroelettrica) sia non programmabili (eolica), espandendosi anche all'estero. Nell'eolico, in particolare, il gruppo genovese ha la leadership nazionale e una posizione di primo piano in Europa.
In seguito all'incremento odierno ( il prezzo dell'azione risultato superiore dello 0,42% a quello di ieri), la capitalizzazione della Erg ha sfiorato i 2,490 miliardi di euro.
A sua volta, Iren oggi è stata valutata dal mercato 3,2 miliardi, corrispondente a 2,676 euro per azione. Il nuovo prezzo del titolo della multiutility che ha come maggiori soci i Comuni di Torino e di Genova, aumentato dell'1,44% da ieri, è il più elevato da almeno gli ultimi cinque anni.
Per altre due quotate del Nord Ovest, invece, ha prevalso l'Orso. L'azione della Gedi Gruppo Editoriale, società che fa capo ai De Benedetti ed è partecipata dalla Exor della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi, ha chiuso a 0,66 euro, il valore più basso degli ultimi due anni e inferiore del 3,51% a quello di ieri.

A toccare il punto più basso dal novembre 2016 è stata l'azione della ligure Orsero, uno dei principali importatori e distributori europei di prodotti ortofrutticoli (conta oltre mille dipendenti). L'ultimo contratto di compravendita di titoli Orsero è stato chiuso al prezzo di 8,99 euro per azione, il 2,49% in meno rispetto a ieri.  

Gian Maria Gros-Pietro, presidente di Intesa Sanpaolo

Buone azioni delle Fondazioni


OGR: OLTRE CENTOMILA VISITATORI NEI PRIMI CENTO GIORNI

“Oltre centomila persone hanno visitato le Ogr nei primi cento giorni di apertura: un successo che è andato certamente oltre le nostre aspettative e che dimostra come le Officine Grandi Riparazioni stiano diventando un luogo iconico, un place to be per un pubblico ampio e trasversale, italiano e straniero”. Lo ha detto Massimo Lapucci, direttore generale delle Ogr, il grande complesso industriale torinese dove si riparavano i treni e che, dismesso e dopo decenni di abbandono, è stato riconvertito in un polo polifunzionale con un investimento di cento milioni di euro da parte della Fondazione Crt, della quale lo stesso Lapucci è il Segretario generale (presidente è Giovanni Quaglia).
“Il 2018 proietterà ancora di più le Ogr sulla scena globale – ha aggiunto Massimo Lapucci – attivando nuove reti e connessioni internazionali e, nello stesso tempo, rafforzando ed estendendo le collaborazioni con le eccellenze culturali cittadine. Sarà anche l'anno della seconda fase del Big Bang: l'inaugurazione della Officina Sud, dedicata alla ricerca e all'accelerazione d'impresa; un laboratorio futuristico non solo di idee ma anche di innovazione, nel cuore di Torino, aperto al mondo”.
A sua volta, Nicola Ricciardi, direttore artistico delle Ogr, ha detto che “inclusione, innovazione e sono le parole chiave attorno alle quale è stata elaborata la mission delle rinate Ogr con l'obiettivo di renderle non solo un contenitore di eventi, ma un ecosistema per lo sviluppo e la crescita del capitale culturale, sociale ed economico del territorio”.
E Fulvio Gianaria, presidente delle Ogr, ha sottolineato la particolare rilevanza che assumono alcuni progetti paralleli della Fondazione per l'Arte Moderna e Contemporanea Crt, quali il Public Program e Ogr You, ma anche il “decalogo” italiano per eventi for all – vademecum redatto dalle Ogr con Fondazione Crt, grazie alla collaborazione della Consulta per le persone in difficoltà – che intende diventare un utile punto di riferimento per i musei, le arene, i palazzetti per i concerti e qualsiasi altro luogo dedicato a mostre, spettacoli, festival, fiere, rassegne, tornei sportivi, manifestazioni, convegni dibattiti”.
Massimo Lapucci , direttore generale Ogr

CRESCE L'IMPEGNO DI INTESA SANPAOLO ONLUS PER GLI SVANTAGGIATI

Nell'ambito delle sue attività di contrasto alla povertà, la Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus nel 2017 ha garantito oltre 5.000 pasti e un migliaio di posti letto, consentendo così la piena operatività di 27 dormitori e di 36 mense, in diverse parti d'Italia. In seguito ai nuovi interventi, è salito a 300 il numero delle mense e dei dormitori per persone indigenti aiutati dalla Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus, dal 2012, quando è diventata operativa. E ha raggiunto il milione di euro il suo impegno finanziario per far fronte a necessità primarie di persone particolarmente bisognose.
Presieduta da Pietro De Sarlo, la Fondazione Intesa Sanpaolo Onlus agisce con finalità di contrasto al disagio economico e sociale di individui e famiglie anche con l'erogazione di borse di studio e di dottorato per giovani in stato di disagio e meritevoli di supporto, assistenza ai dipendenti in difficoltà e attività di sostegno a enti e progetti dedicati alla solidarietà verso le persone svantaggiate.



A CUNEO SI AIUTA CHI DISTRUGGE LE BRUTTURE URBANE

Molti progetti delle Fondazioni piemontesi di origine bancaria si caratterizzano per essere innovativi, originali ed esemplari. Una prova recente è costituita dal “Bando Distruzione” della Fondazione Crc di Cuneo, che al 31 dicembre 2016 aveva un patrimonio di 1,303 miliardi, l'ottavo maggiore in Italia.
Il Bando Distruzione è stato lanciato per finanziare interventi di recupero e tutela del paesaggio nei contesti urbani, attraverso la demolizione di strutture che deturpano i luoghi e attraverso la riqualificazione artistica e ambientale per un nuovo orizzonte privo di brutture.
Da quanto risulta, unico del suo genere in Italia, il Bando Distruzione ha avuto un successo superiore alle attese, tanto che la Fondazione Crc ne ha aumentato il budget e ha deciso di riproporlo anche quest'anno, dotandolo di risorse finanziarie ancora maggiori.
I primi cinque progetti finanziati dalla Fondazione cuneese sono stati presentati, rispettivamente, dal Comune di Margarita (completamento della demolizione della cosiddetta Cascina Castello, fabbricato a ridosso del centro abitato), parrocchia di Maria Vergine Assunta e Comune di Benevagienna (demolizione del fabbricato adiacente alla parrocchia, già utilizzato come sede teatrale), Comune di Govone (rimozione delle scatole elettriche collocate sulla facciata del Castello), Comune di Monticello (mitigazione del muro in cemento armato nel centro storico, con l'installazione di un'opera artistica), Comune di Cravanzana (riqualificazione dell'area adiacente al Castello).
Giandomenico Genta, presidente Fondazione Crc

LA VARIEGATA SOLIDARIETA' NELLA RIVIERA DEI FIORI

Rispettando una tradizione avviata nel 2007, quando ha incominciato la sua attività istituzionale, la Fondazione comunitaria della Riviera dei Fiori Onlus ha erogato, a cavallo di fine anno, il suo “Dono di Natale” a 43 anziani della provincia di Imperia particolarmente bisognosi di aiuti (il Dono di Natale della Fondazione consiste in 400 euro, accompagnati da una confezione di dolci).
A beneficiare del regalo della Fondazione Riviera dei Fiori Onlus sono state persone segnalate dalla Caritas, dalla San Vincenzo de Paoli, da assistenti sociali, da parroci, e, fra gli altri, da amministratori di enti pubblici locali. Gli oltre 17.000 euro sono stati distribuiti in diverse località dell'estremo Ponente Ligure, da Santo Stefano al Mare a Ventimiglia e nell'entroterra.
Quello del “Dono di Natale” è uno dei filoni dell'attività benefica della Fondazione Riviera dei Fiori Onlus, costituita per iniziativa della Compagnia di San Paolo, che l'ha anche sostenuta per anni. Altri filoni sono rappresentati dal Primo Soccorso (erogazione di 250 euro a individui con necessità di un contributo immediato per superare una grave difficoltà contingente), dalle Borse di studio a giovani di famiglie indigenti, dai Prestiti sull'onore (finanziamenti a tasso zero, da iniziare a restituire dopo alcuni anni e con rate mensili minime, perciò facilmente sostenibili), da interventi straordinari di beneficenza e da operazioni speciali, come il restauro di opere d'arte e il ripristino del un grande uliveto di Ceriana.
La Fondazione della Riviera dei Fiori Onlus, i cui amministratori operano a titolo totalmente gratuito (non hanno neppure il rimborso spese), come il Revisore unico, trae le risorse per la sua attività dalle donazioni di persone fisiche e giuridiche private e da società che apprezzano e condividono le azioni della Fondazione, dal “Cinque per mille” e dal patrimonio.

Dal 2007 alla fine dell'anno scorso, la Fondazione Riviera dei Fiori Onlus ha stanziato oltre un milione di euro a favore della comunità locale e ha aiutato migliaia di individui e le loro famiglie.
Marco Canova (Fondazione Riviera dei Fiori Onlus)

Debito pubblico: oltre il 32% all'estero

Frenata del debito pubblico nel novembre scorso. Banca d'Italia ha comunicato che il debito delle amministrazioni pubbliche alla fine dei primi undici mesi del 2017 è risultato pari a 2.275 miliardi di euro, 14,650 miliardi in meno rispetto al 31 ottobre dello stesso anno, ma ancora 44,124 miliardi in più rispetto al 30 novembre del 2016.
Positivo è anche che il calo di novembre è arrivato dopo che nel trimestre precedente il debito aveva ripreso a crescere. Però, bisognerà attendere i prossimi dati prima di parlare di una inversione di tendenza. Attualmente appare prematuro, anche perché negli ultimi due anni si sono riscontrate diminuzioni del debito in singoli mesi, tuttavia subito seguite da rialzi.
Comunque, nella capacità dell'Italia nell'onorare i propri debiti continuano a credere anche all'estero, tant'è vero che oltre il 32% del debito pubblico del nostro Paese, tasso corrispondente a 736,5 miliardi, è detenuto da investitori esteri.
La quota del debito pubblico italiano nei portafogli dei soggetti “non residenti”, come la Banca d'Italia definisce i detentori stranieri di Btp, Bot, Cct e gli altri titoli di debito delle Amministrazioni pubbliche, è la più alta. Al 31 ottobre, infatti, la stessa Banca d'Italia aveva titoli pubblici per 353,8 miliardi, le altre istituzioni finanziarie monetarie residenti per 624 miliardi, le restanti Ifm per 455 miliardi e gli altri residente per poco più di 120 miliardi.

A fine novembre 2017, risultavano in essere Btp per 1.367,9 miliardi di euro, Btp indicizzati per 200,4, Cct per 132,6, Ctz per 42,5, Bot per 113,4, titoli internazionali per 35 miliardi e titoli di debito delle Amministrazioni locali per 18,5 miliardi. Amministrazioni locali che, comunque, alla stessa data denunciavano un debito pari a 88,3 miliardi, 40,3 dei quali relativi ai Comuni, 7,3 alle Province e Città metropolitane e 30,8 alle Regioni e alle Province autonome.  
Ignazio Visco, governatore della Banca d'Italia

Talenti femminili in Piemonte

ELISA LUCIANO
“Long-Term Investors@Unito” è il nuovo polo di ricerca specializzato negli investimenti di medio e lungo termine, istituito dall'Università di Torino insieme con il Collegio Carlo Alberto (ente strumentale della Compagnia di San Paolo) e con il supporto di partner, tra i quali spiccano Reale Group, Ersel, Equiter e Intesa Sanpaolo. Un'iniziativa importante, perché il ruolo degli investitori di lungo termine – fondazioni bancarie, compagnie di assicurazione, family office, fondi pensione e infrastrutturali – è cruciale dato che possono sostenere le esigenze dell'economia reale senza destabilizzare i mercati finanziari con attività speculative.
A coordinare il progetto Lti@Unito, che prevede un investimento di oltre 1,2 milioni di euro in cinque anni e che ha nel suo comitato scientifico fior di esperti italiani e stranieri, è Elisa Luciano, brillante docente dell'Università di Torino, oltre che componente di comitati strategici di diversi soggetti, a partire da Intesa Sanpaolo Vita.
Laureata in Economia sotto la Mole, nel 1985, con 110 lode, menzione e dignità di stampa, con successivo dottorato in Matematica applicata all'economia e alla finanza all'Università di Trieste nel 1990, Elisa Luciano è professore di Finanza alla facoltà di Economia a Torino (dal 1994), Senior Fellow al Collegio Carlo Alberto, docente al Netspar e al Cerp, membro del team di ricerca presso la cattedra Axa in Socio-economic risks.
Il curriculum di Elisa Lucianoè impressionante, come l'elenco dei premi e dei riconoscimenti già ricevuti e come la lista delle sue pubblicazioni scientifiche. Insomma, un vero, grande talento.
Elisa Luciano

EMILIA PARODI
E' destinata ad avere diffusione internazionale l'invenzione di Emilia Parodi, la specialista di Neonatologia dell'ospedale Mauriziano di Torino, diretta da Mario Frigerio. Nata a Ivrea nel 1977, laurea in medicina con 110 lode e dignità di stampa, diploma di specializzazione in pediatria ancora con lode, Emilia Parodi ha ideato un sistema automatico e non invasivo che consentente di misurare, con la massima precisione, il dolore provato dal neonato e i suoi parametri vitali quando è sottoposto a esami, semplicemente tramite una specifica app e smartphone.
Dall'elaborazione della videoregistrazione del volto del piccolino si ottiene un punteggio che indica il grado di dolore patito, grazie al sistema ideato da Emilia Parodi e realizzato con la collaborazione di medici, infermieri, ingegneri del “Boella” (ente strumentale della Compagnia di San Paolo), statistici del Dipartimento di Matematica dell'Università di Torino e epidemiologi del Dipartimento di Scienze cliniche e biologiche dello stesso ateneo.
Emilia Parodi

MARTINA GULMINETTI
Un metodo per estrarre dai semi di pomodoro olio a uso alimentare e farmaceutico è allo studio di esperti di una università olandese e dei ricercatori di Tomato Farm, impresa alessandrina del Gruppo Gavio (quarto maggior gestore mondiale di autostrade), guidata dalla giovane Martina Gulminetti. Tomato Farm trasforma in polpa, salsa e passata circa un milione di quintali di pomodori all'anno, coltivati anche sui 1.500 ettari di proprietà dell'azienda, 200 dei quali dedicati al biologico. Dal 2014, in rotazione al pomodoro, viene coltivato il Tritordeum, cereale frutto dell'incrocio naturale tra il frumento duro e l'orzo selvatico, dal quale si ricava una farina caratterizzata. da rilevanti proprietà organolettiche e nutrizionali
La Tomato Farm fattura circa 18 milioni di euro, per la metà all'estero. Esporta anche in Giappone e in Nuova Zelanda.
Martina Gulminetti

CATIA BASTIOLI
Per la “guerra” conseguente alla decisione del Governo di far pagare i sacchetti biodegradabili e ultraleggeri per frutta e verdura, Catia Bastioli è stata messa sulla graticola mediatica per vari giorni, con l'accusa che il provvedimento era stato emanato per favorire Novamont, l'impresa della quale lei è amministratore delegato e unica produttrice della materia prima – Mater-Bi – necessaria alle circa 150 aziende italiane che poi realizzano i contenitori contestati per il prezzo.
Catia Bastioli non c'è stata. Ha respinto con durezza l'accusa, definendola oltraggiosa e vergognosa, anche perché il prodotto della Novamont, frutto di un brevetto e di una tecnologia che sono un patrimonio nazionale di valore mondiale, ha comportato investimenti per 500 milioni di euro, tra ricerca, rinnovamento degli impianti e, fra l'altro, nuove assunzioni.
Catia Bastioli, novarese ad honorem, oltre che amministratore delegato di Novamont, leader a livello globale nello sviluppo e nella fabbricazioni di bioplastiche e biochemicals (600 dipendenti, fatturato annuo di 170 milioni, portafoglio di un migliaio di brevetti, stabilimenti in varie parti del Paese) che è anche presidente, dal 2014, di Terna, uno dei maggiori gestori europei di reti per la trasmissione di energia elettrica.
Laurea in Chimica pura e Scuola di business administration “Alti potenziali Montedison” alla Bocconi, titoli ai quali si sono aggiunte altre due lauree ad honorem da parte delle Università di Genova e di Palermo, prestigiosi premi internazionali e persino il Panda d'Oro assegnatole nel 2016 dal WWF, Catia Bastioli è stata recentemente insignita Cavaliere del Lavoro da parte del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
Catia Bastioli

FRANCESCA BISANTI
Docente di Radiodiagnostica per immagini alla Scuola Superiore di Osteopatia Italiana, lunga carriera nella torinese Asl To4, per la quale ha iniziato a lavorare nel 2008, la dottoressa Francesca Bisanti è il nuovo direttore della Struttura Complessa Radiologia di Chivasso. Classe 1972, specializzazione in Radiodiagnostica all'Università di Torino con il massimo dei voti e la lode, Francesca Bisanti dal marzo scorso è anche responsabile del servizio Tac al presidio ospedaliero di Venaria. Fra l'altro, può vantare numerose pubblicazioni scientifiche e relazioni a congressi specialistici.
Francesca Bisanti

ALESSANDRA GENNARI
Nuova direttrice anche alla Struttura complessa di Oncologia dell'oespedale Maggiore della Carità di Novara: è Alessandra Gennari, che dal 2009 era dirigente medico all'Oncologia del “Galliera” di Genova, dove è stata responsabile del Centro sperimentazioni cliniche e data management e, fra l'altro, ha svolto attività assistenziale nell'ambito del day ospital oncologico.
Pisana, responsabile scientifico di diversi progetti di ricerca internazionali, studi accademici anche a Milano e a Heildenberg, Alessandra Gennari affianca il nuovo incarico a quello di professore associato di Oncologia all'Università del Piemonte Orientale.
Alessandra Gennari

Le tre regioni del Nord Ovest arrancano nell'agroalimentare di qualità certificata

Agroalimentare di qualità: Liguria in miglioramento, ma ancora nella parte più bassa della classifica nazionale. Nel 2016, l'Unione Europea ha riconosciuto alla regione marittima una Dop e una Igp in più rispetto al 2015; ma anche con questo aumento è limitato a 6 il totale dei due attestati di qualità, numero che vale la diciottesima delle venti posizioni regionali, condivisa con il Molise e il Friuli-Venezia Giulia. Una quantità inferiore di Dop (Denominazione di origine protetta) e Igp (Indicazione geografica protetta) l'ha unicamente la Valle d'Aosta, che, infatti, ne vanta quattro, tutte Dop.
Anche il Piemonte, che pure è la culla di Slow Food e di Eataly, creazioni di valore mondiale, a opera rispettivamente di Carlin Petrini e di Oscar Farinetti, non brilla per quantità di prodotti agroalimentari di qualità riconosciuti come tali dall'Unione Europea. Come censito dall'Istat, l'istituto nazionale di statistica, la regione subalpina presenta 13 Dop e 9 Igp, quante l'anno precedente. Nessun incremento.
Per le sue 22 certificazioni Ue, il Piemonte risulta ottavo nella graduatoria delle regioni. Sul podio, invece, si trovano l'Emilia-Romagna con 20 Dop e 25 Igp, il Veneto (19 Dop e 19 Igp) e la Lombardia (21 Dop e 14 Igp). Fra l'altro, tutte e tre hanno rafforzato la loro posizione avendo aumentato i riconoscimenti ricevuti da Bruxelles.
Nel 2016, l'Italia si è confermata al primo posto continentale per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stg (Specialità tradizionale garantita) conferiti dall'Unione Europea. I prodotti agroalimentari di qualità riconosciuti dalla Ue sono diventati 291, 13 in più rispetto a fine dicembre 2015.
L'Istat ha aggiunto che, nel 2016, sono cresciute tutte le componenti del settore dei prodotti agroalimentari di qualità: produttori, trasformatori, allevamenti e superfici, oltre che il numero di prodotti riconosciuti con la qualifica di Dop o Igp o Stg.
I produttori sono risultati 78.784 (+4,4% rispetto al 31 dicembre 2015) e i trasformatori 7.481 (+4,6%), portando così a 83.695 la somma degli operatori (+4,6%). Gli allevamenti certificati sono aumentati del 3,2% a 40.557 e la superficie investita si è ampliata del 16% a 197.527 ettari.
I comparti con il maggior numero di riconoscimenti Ue sono: Ortofrutticoli e cereali (110 prodotti), Formaggi (52), Oli extravergine di oliva (45) e preparazioni di carni (41).
Il lardo d'Arnad Dop della Valle d'Aosta

Innovazione con targa piemontese


ELITE BASKET BOND: CORNAGLIA TRA I PRIMI DIECI

Un nuovo strumento della Borsa Italiana che consente anche alle imprese medie e medio-piccole di ottenere finanziamenti non dalle banche, ma dal mercato e, in particolare, dagli investitori istituzionali, normalmente interessati alle grandi aziende. Ecco, in poche parole, cos'è l'Elite Basket bond, obbligazione dalle caratteristiche assolutamente originali e iniziativa che, appena varata, appare già destinata a un'ampia diffusione.
Dieci le imprese che partecipano alla prima operazione di Elite Basket Bond, da 122 milioni di euro. Tra queste spicca la piemontese Officine Metallurgiche G.Cornaglia. L'azienda dell'omonima famiglia torinese, che ne è anche alla guida, condivide con le altre nove, pro quota, il prestito obbligazionario decennale sottoscritto dalla Bei (Banca europea degli investimenti) per il 50%, dalla Cdp-Cassa Depositi e Prestiti per il 33% e da altri investitori istituzionali per la parte restante.
Il nuovo bond, ideato e strutturato da Banca Finint, è peculiare anche per la garanzia fornita in forma mutualistica dalle stesse società emittenti, così che ognuna è responsabile (entro certo limiti) della performance delle altre nel caso di mancato pagamento del capitale o degli interessi relativi alla propria quota dell'obbligazione “consortile”.
Ognuna delle dieci imprese, tutte appartenenti al Progetto Elite, che sostiene le Pmi e ne favorisce la quotazione in Borsa, ha emesso un proprio minibond, che poi è stato impacchettato insieme agli altri dalla società veicolo che a sua volta, strutturata appunto da Banca Finint, ha emesso le obbligazioni Elite Basket.
Il successo del primo Elite Basket Bond, presentato pochi giorni fa a Piazza Affari, è tale da giustificare la previsione che ne sarà emesso il secondo entro l'estate.
Umberto Cornaglia, amministratore delegato Cornaglia

DEED E OVAL MONEY IN GARA AL B HEROES

Un'altra iniziativa innovativa è B Heroes, lanciata da Fabio Cannavale, numero uno di Lastminute.com Group, insieme con Intesa Sanpaolo, per sostenere le migliori startup italiane, favorendone la crescita e promuovendone una maggiore cultura di impresa, con uno specifico “programma di accelerazione” che durerà tre mesi.
Alla prima fase del programma B Heroes, parteciperanno 32 startup selezionate tra le 250 che si erano candidate tra le 540 che avevano manifestato il loro interesse. Tra le 32 selezionate, imprenditori e manager esperti sceglieranno le 12 ammesse alla seconda fase. Alla finale accederanno quattro startup e quella giudicata migliore riceverà un investimento di mezzo milione di euro da parte di Boost Heroes.
Delle 32 startup selezionate per la prima fase due sono torinesi. Si tratta della Deed e di Oval Money. In particolare, Deed ha ideat “get”, in pratica un bracciale che permette di accedere a telefonate, notifiche e suoni senza utilizzare auricolari o vivavoce, ma semplicemente avvicinando un dito all'orecchio.
Oval Money, invece, presenta una piattaforma che permette di riprendere il controllo delle proprie finanze e che consiste in una app gratuita che traccia ogni transazione effettuata e fornisce un resoconto delle abitudini di spesa, creando una consapevolezza maggiore dell'uso del proprio denaro. Gli utenti possono così accumulare risparmi e investirli diversificando il patrimonio grazie alla possibilità di selezione tra un marketplace di prodotti finanziari.
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ALLA BANCA SELLA IL PREMIO DEI PREMI

Banca Sella è uno dei quattro istituti di credito che hanno vinto il Premio dei Premi, assegnato ogni anno per i migliori progetti d'innovazione nel settore bancario, nei servizi, nel sistema universitario, nella pubblica amministrazione e nel terziario. Il Premio dei Premi è il riconoscimento istituito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri e dalla Fondazione Cotec, nell'ambito della giornata per l'innovazione, al fine di valorizzare le migliori capacità innovative e creative di aziende, atenei, amministrazioni, enti e individui.
Al Premio dei Premi la Banca Sella era stata candidata in quanto già vincitrice del Premio Abi per l'innovazione 2017, insieme con altre sette banche. All'ultima edizione del Premio dell'Associazione bancaria italiana hanno partecipato 66 progetti di 23 banche, tutti esaminati dal Comitato tecnico scientifico Abi e dalla Giuria, composta da rappresentanti del mondo imprenditoriali, istituzionale e accademico.


Pietro Sella, amministratore delegato Banca Sella

Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta nel 2018 crescita del Pil inferiore alla media italiana

Quest'anno, la crescita del Pil (prodotto interno lordo) di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta sarà inferiore alla media italiana. Lo ha previsto l'Ufficio studi della Cgia, l'associazione degli artigiani e delle piccole imprese di Mestre. A fronte dell'1,3% nazionale, le aspettative di crescita sono dell'1,2% per il Piemonte e la Valle d'Aosta e dello 0,9% per la Liguria, alla quale è stato attribuito un tasso superiore soltanto a quelli della Puglia (0,8%), della Calabria e del Molise(0,7%).
Sul podio nazionale della crescita nel 2018 si troveranno, invece, il Veneto (+1,6%), l'Emilia-Romagna e la Lombardia (+1,5%).
L'Ufficio studi della Cgia ha anche calcolato il gap da recuperare rispetto al 2007, quando il Pil italiano ha sfiorato i 1.700 miliardi, dopo che nel quadriennio precedente l'economia nazionale viaggiava sui livelli del 2013 e prima che iniziasse la grande crisi, appunto non ancora superata.
Al livello di Pil 2007, secondo la Cgia, l'Italia ci tornerà nel 2022-2023, mentre le famiglie riprenderanno a consumare quanto allora un po' prima, nel 2019-2020. Invece, per recuperare il gap di quasi il 25% sugli investimenti, l'attesa arriva fino al 2030.
Relativamente al solo Pil, lo studio evidenzia che se è pari al 5,4% il gap da recuperare come media nazionale, le singole regioni presentano prospettive diverse. Così, mentre il Trentino-Alto Adige e la Lombardia hanno addirittura già recuperato tutto, la Liguria ha da colmare un gap dell'11,4%, la Valle d'Aosta il 9,8% e il Piemonte l'8,7%.
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LOTTA ALL'EVASIONE: INCASSI AUMENTATI DEL 30%

Carniere ricco per il Fisco a caccia di evasori. Nei primi undici mesi 2017, le entrate tributarie derivanti dall'attività di accertamento e controllo sono aumentate del 30,3% rispetto allo stesso periodo del 2016, salendo così a 10,226 miliardi di euro, 2,375 miliardi in più. Questa fonte di gettito fiscale è risultata di poco inferiore a quella dei giochi, il cui introito per l'erario è stato di 12,950 miliardi, 316 milioni meno che nel gennaio-novembre 2016.
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PRODOTTE 700.000 AUTO NEI PRIMI UNDICI MESI

Dall'inizio di gennaio alla fine di ottobre dell'anno scorso, il valore delle esportazioni italiane di autoveicoli ha sfiorato i 20 miliardi di euro, pari al 5,4% delle vendite nazionale all'estero. L'incremento delle esportazioni di autoveicoli fabbricati nel nostro Paese è stato del 13,6% rispetto ai primi dieci mesi 2016, mentre è aumentato del 10,7% l'importo di autoveicoli, comunque pari a 27,3 miliardi di euro.
I dati sono stati comunicati dall'Anfia, l'associazione dei costruttori della filiera nazionale dell'automotive, con l'aggiunta che le esportazioni di autoveicoli nei primi dieci mesi 2017 sono cresciute del 5,3% nei Paesi Ue e del 25% in quelli extra Ue; in particolare, l'aumento è stato del 15,3% negli Usa, principale mercato di sbocco della produzione italiana (23%), seguito dalla Francia, che assorbe il 13% e dalla Germania (11%). Nel periodo, le esportazioni in Russia sono salite del 53,9%.
L'Anfia ha anche riferito che nei primi undici mesi 2017, dagli stabilimenti italiani sono uscite 700.000 auto nuove, il 5% più che nel gennaio-novembre 2016. Inoltre, ha ricordato che mentre le Case italiane hanno meno del 30% del mercato nazionale, in Germania i costruttori tedeschi hanno il 69% del mercato interno e i francesi il 54,5% del loro.
Aurelio Nervo, presidente Anfia

Fallimenti '17, quasi mille nel Nord Ovest

Meno fallimenti. Nel 2017, sono state 11.939 le imprese che hanno portato i libri in Tribunale in Italia, l'11,3% in meno rispetto alle 13.467 del 2016. Il calo è un altro fenomeno positivo emerso dall'economia nazionale e diventa ancora più significativo se il dato del 2017 si confronta con quello del 2014, l'anno con il più alto numero di fallimenti (15.336) dal 2009, quando le chiusure definitive delle aziende furono 9.384 e da allora incominciare a salire progressivamente.
Il risultato dell'anno scorso, appena comunicato da Cribis, la società del gruppo Crif specializzata nella business information, segna la terza diminuzione consecutiva e dimostra il consolidamento del miglioramento dello stato di salute delle imprese operanti nel nostro Paese, come ha commentato Marco Preti, l'amministratore delegato di Cribis. “Pur rimanendo consistente, si è ridotto sensibilmente il divario rispetto al 2009, anno in cui gli effetti dell'incipiente crisi ancora non si erano fatti sentire in tutta la loro durezza” ha aggiunto Preti.
Per quanto riguarda specificatamente il Nord Ovest, Cribis ha precisato che nel 2017 i fallimenti sono stati 714 in Piemonte, 238 in Liguria e 21 in Valle d'Aosta. Nell'insieme delle tre regioni, pertanto, son o risultate quasi mille le aziende che hanno portato i libri in Tribunale, per la precisione 973, che portano a quasi 9.500 la somma dal gennaio 2009.
Dal primo giorno del 2009 all'ultimo del 2017, infatti, Cribis ha registrato 7.964 fallimenti in Piemonte, 2.349 in Liguria e 127 in Valle d'Aosta.
In valori assoluti, il Piemonte figura all'ottavo posto nella graduatoria delle regioni per numero di fallimenti, la Liguria al quattordicesimo e la Valle d'Aosta all'ultimo, preceduta da Molise e Basilicata. In testa si trova la Lombardia con 2.514 fallimenti nel 2017 e 24.756 dal 2009. Seguono, immediatamente, il Lazio (1.531 l'anno scorso e 12.392 dal 2009) e il Veneto, rispettivamente con 1.014 e 10.289.
Ancora in merito al 2017, è stato rilevato che a denunciare il maggior numero di fallimenti è stato il commercio: 3.901, comunque meno dei 4.493 precedenti. Un significativo miglioramento è emerso anche nell'edilizia, dove le aziende che hanno portato i libri in Tribunale sono state 2.313, a fronte delle 2.749 del 2016. Idem per l'industria, dove il numero delle chiusure definitive è calato da 2.632 a 2.209.

Intesa Sanpaolo supera quota 50 miliardi

Nuova conquista di Intesa Sanpaolo, il principale gruppo bancario italiano. Oggi, 12 gennaio, la Borsa ha valutato più di 50 miliardi di euro il valore della società presieduta dal torinese Gian Maria Gros-Pietro e guidata da Carlo Messina. La capitalizzazione di Intesa Sanpaolo, infatti, è risultata di 47,992 miliardi per le azioni ordinarie e di 2,730 miliardi per le risparmio. L'ultimo contratto di compravendita è stato chiuso al prezzo di 3,026 euro per l'azione ordinaria (+1,27% rispetto a ieri) e a 2,928 euro (+1,31% per la risparmio)
I 3,026 euro di oggi rappresentano il valore più alto dell'azione ordinaria Intesa Sanpaolo dal 28 settembre scorso, giorno del precedente primato (3,008 euro). Il record storico degli ultimi cinque anni (poco più di 3,5 euro), registrato nel luglio 2015; ma la marcia verso quella vetta continua. Esattamente un anno fa, comunque, l'ordinaria di Intesa Sanpaolo valeva 2,430 euro e all'inizio di luglio 2016 meno di 1,6 euro, senza dimenticare che nel marzo 2013 quotava poco più di 1,1 euro.
I soci, a partire dalla Compagnia di San Paolo, che, all'inizio dell'ottobre appena passato, aveva l'8,25% del capitale di Intesa Sanpaolo, la quota maggiore (il fondo Blackrock aveva il 5,01% e la Fondazione Cariplo il 4,84%) hanno occasione di brindare. Anche perché il numero uno operativo, Carlo Messina, ha confermato che intende proporre all'assemblea chiamata ad approvare il bilancio 2017 la distribuzione di un dividendo di 0,202 euro (0,178 l'anno scorso), per un totale di 3,4 miliardi di euro.

A parte Intesa Sanpaolo, gruppo per il quale è stato ipotizzato un matrimonio con il francese Crédit Agricole, quando è ancora fresco il ricordo del clamoroso progetto di unione con le Generali, subito contrastato e venuto meno, oggi Piazza Affari ha evidenziato anche i nuovi record storici dell'azione Cnh Industrial (12,31 euro), di Exor (61,10 euro) e di Tecnoinvestimenti (6,78 euro).
Gian Maria Gros-Pietro, presidente Intesa Sanpaolo

Carlo Messina, ad Intesa Sanpaolo

Famiglie, debiti aumentati del 2,8%

Favoriti da tassi annui che hanno toccato il minimo storico (1,95% a novembre, secondo l'Abi, l'associazione italiana delle banche), i mutui alle famiglie per l'acquisto di abitazioni galoppano. Tanto che il loro ammontare, alla fine del novembre scorso, è risultato di 375 miliardi di euro, oltre 10 miliardi in più rispetto a 12 mesi prima.
I prestiti bancari per comperare casa (per più di 372 miliardi di euro hanno una durata superiore ai cinque anni) sono arrivati a rappresentare quasi il 60% dei crediti concessi dalle banche alle famiglie, pari a 630,6 miliardi. In proposito, Banca d'Italia ha rilevato che, nel novembre scorso, la somma dei prestiti alle famiglie è aumentata del 2,8% su base annua, a fronte dell'aumento dello 0,3% relativo alle società non finanziarie e dell'1,4% all'intero settore privato.
Quanto ai tassi di interesse bancari, l'Istituto di cui è governatore Ignazio Visco, ha riferito che, nell'ultimo novembre, quello medio annuo alle famiglie era del 3,28%, però con notevoli differenze per le diverse tipologie di finanziamento. Infatti, il tasso annuo registrato nel credito al consumo era del 4,99% e del 5% esatto quello passivo sui conti correnti e sui prestiti rotativi, ma del 14,79% per i finanziamenti con le carte di credito.
Anche per Banca d'Italia, il tasso d'interesse sui prestiti alle famiglie per l'acquisto di abitazioni in novembre è sceso al minimo; però, comprendendo le spese accessorie dovute alle banche, è risultato del 2,32% (2,37% in ottobre) e, sempre per la stessa ragione, dell'8,28% quello sulle nuove erogazioni di credito al consumo.
Per quanto riguarda specificatamente il Nord Ovest, la più recente rilevazione di Banca d'Italia ha mostrato che, alla fine di settembre 2017, i prestiti bancari alle famiglie consumatrici ammontavano a 55,5 miliardi di euro: 40,5 miliardi in Piemonte, 14 miliardi in Liguria e un miliardo in Valle d'Aosta.
Comprendendo anche le altre categorie finanziate dagli istituti di credito, il totale dei crediti concessi dalle banche era pari, al 30 settembre scorso, a 111,8 miliardi in Piemonte, a 34,7 miliardi in Liguria e a 2,8 miliardi in Valle d'Aosta.
Antonio Patuelli, presidente Abi

Fondazione Crt prepara 60 giovani talenti che raccoglieranno fondi per il non profit

Nuova iniziativa della Fondazione Crt finalizzata alla formazione di 60 giovani del Piemonte e della Valle d'Aosta che aspirano a diventare professionisti del fundraising, attività di raccolta di donazioni a favore delle organizzazioni non profit, un settore in continua crescita e con grandissime potenzialità.
La Fondazione Crt, di cui è presidente Giovanni Quaglia e Segretario generale Massimo Lapucci, oggi ha presentato il nuovo bando “Talenti per il Fundraising” (scaricabile dal sito www.fondazionecrt.it), che scadrà il 12 febbraio prossimo.
L'iniziativa è unica in Italia: la Fondazione offre 140 ore di alta formazione, coprendone interamente i costi, fornendo ai candidati la “cassetta degli attrezzi” indispensabile per affrontare il mondo della raccolta fondi, a partire dai concetti di base fino ai più innovativi strumenti applicati al fundrasing. Il corso spazierà, perciò, dalle nuove frontiere del crowdfunding ai lasciti solidali, dal mercato delle grandi donazioni alla gestione dei volontari, dai big data alla virtual reality.
Focus specifici riguarderanno anche le tendenze della raccolta fondi per musei, biblioteche,enti ecclesiastici, centri di ricerca scientifica, scuole e università.
Conclusa la fase formativa, i migliori 25 partecipanti avranno l'opportunità di effettuare un tirocinio di sei mesi, grazie a borse di lavoro messe a disposizione della Fondazione Crt, per misurarsi come fundraiser presso soggetti non profit del Piemonte e della Valle d'Aosta.
“Talenti per il Fundraising – ha sottolineato il presidente Giovanni Quaglia – è un progetto motlo importante e innovativo, frutto della capacità della Fondazione Crt di ascoltare il territorio e interpretare le evoluzioni della società. Il percorso offre ai giovani l'opportunità di costruirsi un bagaglio di competenze in un settore, quello della raccolta fondi, sempre più spendibile sul mercato del lavoro e che rappresenta nuova benzina per il mondo del non profit. I fundraiser sono chiamati a partecipare alla sfida del welfare society: promuovere nuove forme di partecipazione economica nella realizzazione di iniziative e progetti in grado di rispondere al meglio ai bisogni sociali”.
A sua volta, Massimo Lapucci, Segretario generale della Fondazione Crt, ha aggiunto: “il nostro obiettivo è formare veri e propri professionisti del funrasing, offrendo ai giovani una hogh still ancora poco diffusa nel nostro Paese, ma sempre più richiesta dalle organizzazioni non profit in Italia e all'estero: la capacità di mettere in campo strategie, azioni e strumenti realmente efficaci per attrarre nuove risorse e differenziare le entrate, in aggiunta alle tradizionali fonti di finanziamento pubbliche o private”.
“Talenti per il Fundrasing” si svilupperà da aprile a dicembre 2108 e, oltre a lezioni teoriche, offrirà ai partecipanti simulazioni di casi pratici, workshop tematicità, testimonianze di fundraiser professionisti e un modulo finale residenziale intensivo con funzione di stress test per verificare l'apprendimento durante il corso.
Un'appendice del progetto sarà dedicata agli enti non profit, per i quali è previsto uno specifico percorso di capacity building in cinque appuntamenti, che forniranno gli strumenti necessari a una raccolta fondi più consapevole. E gli enti potranno candidarsi ad accogliere una giovane risorsa che si occuperà di fundraising per loro, grazie alla borsa della Fondazione Crt.
E' stato stimato che nel 2016 gli italiani hanno donato circa cinque miliardi di euro, con una crescita dell'11% rispetto al 2015, spinta da diverse norme fiscali, quali l''innalzamento dell'importo massimo delle erogazioni liberali a favore delle Onlus, l'Art Bonus e lo School Bonus.

Quanto ai professionisti del fundraising è stato calcolato che in Italia siano circa duemila, oltre la metà dei quali attivi in Lombardia e Lazio, mentre il 6,5% opera in Piemonte. Ancora pochi, se si pensa che il nostro Paese contava, a fine 2015, oltre 336.000 organizzazioni non profit (poco più di 28.500 il Piemonte), che allora impiegavano, complessivamente, 5,5 milioni di volontari ((poco meno di 440.000 in Piemonte) e 788.000 dipendenti (oltre 68.500 in Piemonte).
Giovanni Quaglia, presidente Fondazione Crt

Massimo Lapucci, Segretario generale Fondazione Crt

Dividendi '18: Dea Capital (Boroli-Drago) la "big" più generosa con i suoi azionisti

Tra le principali società quotate in Borsa è Dea Capital, la cui maggioranza assoluta del capitale appartiene alla De Agostini di Novara (58,3%) a preannunciarsi come la più generosa di dividendi. Lo rivela Firstonline, il validissimo giornale web nazionale di finanza, Borsa ed economia magistralmente diretto da Franco Locatelli e presieduto da Ernesto Auci. entrambi suoi fondatori ed entrambi con una lunga esperienza al vertice del Sole 24 Ore, quando il quotidiano della Confindustria era al massimo splendore (del “Sole”, Ernesto Auci è stato direttore e amministratore delegato, Franco Locatelli indimenticabile responsabile della redazione Finanza).
Firstonline ha preannunciato che, nella primavera prossima, quando saranno staccate le cedole relative al bilancio 2017, Dea Capital darà un dividendo di 0,119 euro per azione, pari all'8,92% del prezzo dell'azione (il rapporto è definito, tecnicamente, dividend yeld). Dea Capital (famiglia Boroli-Drago), che il mercato valuta circa 430 milioni di euro, secondo l'analisi della brava Vittoria Patané pubblicata da Firstonline, risulterà più generosa anche di Banca Farmafactoring (dividend yel del 7,97%) e la new entry Unieuro (7,97%), che formano il podio.
Il quarto posto, tra le grandi, è previsto per Intesa Sanpaolo, il cui amministratore delegato, Carlo Messina, ancora recentemente ha confermato la volontà di distribuire agli azionisti un totale di 3,4 miliardi di euro, erogando 0,202 euro (dividend yeld del 6,95%). Seguono, nell'ordine stilato da Firstonline, Poste Italiane (6,66%), Azimut (6,64%), Saras (6,16%), Unipolsai (6,11%), Eni (5,68%) e Generali (5,55%), il colosso assicurativo presieduto dal subalpino Gabriele Galateri, che chiude la top ten.
Tra le società dell'indice Fste Mib sono state segnalate anche la torinese Italgas (3,94%) e Ubi Banca (2,61%), il cui maggior azionista singolo è la Fondazione Crc (Cassa di risparmio di Cuneo), che ne possiede il 5,9% del capitale.
La campagna dividendi, comunque, quest'anno sarà buona: molto aziende hanno migliorato la loro redditività e aumentato gli utili. Ad anticipare i risultati positivi sono, fra l'altro, gli stessi indici della Borsa, che nel 2017 ha registrato 39 nuovi ingressi (record dal 2000) e una raccolta di 5,4 miliardi dalle 32 Ipo. Non solo: al 31 dicembre scorso, la capitalizzazione complessiva delle quotate a Piazza Affari è ammontata a 644,3 miliardi, il 22,7% im più rispetto a fine 2016.

Come comunicato da Borsa Italiana, al 22 dicembre 2017 l'indice Ftse Mib ha evidenziato un aumento del 15,5% e del 17,2% quello Italia All Share, che rappresenta tutte le società quotate. LO Star ha mostrato una crescita annua del 34,7%, il Mid Cap del 32,4%, lo Small Cap del 26,9% e l'Aim Italia del 22,6%.
Paolo Ceretti, amministratore delegato Dea Capital

Ecco la banca che fa contenti Elkann, Marchionne e anche il Crédit Agricole

Qual è la banca torinese che nei primi sei mesi del 2017 (ultimi dati disponibili) ha avuto un utile netto di 189,7 milioni (+30% rispetto al corrispondente periodo 2016) e che al 30 giugno scorso evidenziava impieghi in essere, cioè prestiti alla clientela, per 22,7 miliardi (9,2% rispetto al 31 dicembre 2016)?
Prima che molti si spremano troppo le meningi, anche perché è un istituto del quale si parla poco, la risposta è Fca Bank, joint venture paritetica tra Fca Italy (società del gruppo Fiat Chrysler Automobiles) e Crédit Agricole Consumere Finance, controllata del colosso francese Crédit Agricole.
Nuova sede, molto bella, a Mirafiori (quella legale è al n.200 di corso Agnelli), capitale sociale di 700 milioni, Fca Bank opera in 18 Paesi e contava, al 30 giugno scorso, 2.066 dipendenti, 1.080 dei quali in Italia e per il 51% di sesso femminile (38 le nuove assunzioni nella prima parte dell'esercizio passato).
La sua attività consiste nel supportare le vendite dei veicoli di tutte le marche dell'impresa guidata da Sergio Marchionne, ma anche di Jaguar e Land Rover, finanziandone clienti e concessionari, oltre che nell'offrire e gestire soluzioni di noleggio a lungo termine.
I risultati conseguiti da Fca Bank nella prima parte dell'esercizio 2017 “rappresentano un record del Gruppo” ha commentato Giacomo Carelli, amministratore delegato e direttore generale (presidente è Philipe Dumont, ceo di Crédit Agricole Consumere Finance. “Tutte le linee di business hanno beneficiato degli effetti positivi derivanti dall'ottima collaborazione con i partner industriali della Banca e dal miglioramento del quadro macroeconomico europeo” ha detto Carelli, aggiungendo che “i nuovi volumi finanziati retail e leasing hanno raggiunto il livello di 5,6 miliardi”.
Fra l'altro, nel periodo, sono stati firmati quasi 56.000 contratti di noleggio a lungo termine e la controllata Leasys, operanti in sette Stati, ha aperto o rilevato altre quattro società, tra succursali e filiali, in Spagna, Francia, Regno Unito e Germania.
Fca Bank, che trae origine dalla Sava, fondata a Torino nel 1925, presenta un Cet1 dell'11,4%, ha un costo del rischio dello 0,25% sugli impieghi medi (minimo storico). spese operative pari all'1,24% dei prestiti e un cost/income del 31,7% (34,2% nel primo semestre 2016). Il patrimonio netto al 30 giugno 2017 è salito a 2,422 miliardi.
Del consiglio di amministrazione di Fca Bank fa parte anche Alfredo Altavilla, uno dei più stretti collaboratori di Marchionne, del quale è considerato potenziale successore.
Giacomo Carelli, ad e dg Fca Bank

La tassa sul lavoro ha portato alle Regioni 22,4 miliardi nei primi 11 mesi '17 (+3,8%)

Inesorabili, implacabili, come il Fisco centrale, le Amministrazioni pubbliche locali continuano a dragare risorse con le loro imposte e tasse. L'ultima prova è appena arrivata con i dati del ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef). Le entrate territoriali e degli enti locali sono ancora aumentate del 3,7% nel novembre scorso, sfiorando così gli 8,5 miliardi, che portano a 46,8 miliardi la somma dei primi undici mesi (+2,2% rispetto al corrispondente periodo 2016).
Regioni e Comuni non mollano l'osso. L'unica fonte che ha gettato un po' meno, tra l'inizio di gennaio e la fine di novembre 2017, è stata la Tasi: 604 i milioni di euro incassati, 44 in meno rispetto ai primi undici mesi 2018. Perdita, però, abbondantemente compensata dall'aumento degli introiti generati dall'Imu, pari a 8,643 miliardi, 155 milioni e l'1,8% in più.
Il gettito dell'addizionale comunale Irpef è rimasto sostanzialmente stabile sui 4,1 miliardi, mentre l'addizionale regionale Irpef ha fatto incassare 108 milioni in più, risultando pari a 11,027 miliardi.
Un balzo, invece, l'ha evidenziato l'Irap, l'imposta regionale sulle attività produttive, introdotta 21 anni fa e definita la tassa sul lavoro. Le entrate conseguenti all'Irap sono ammontate a 22,393 miliardi, cifra superiore di 817 milioni e del 3,8% ai 21,576 miliardi dei primi undici mesi del 2016. In particolare, l'Irap relativa ai privati è stata di 13,548 miliardi (+5,5%) e di 8,845 miliardi l'Irap dovuta ai soggetti pubblici (+1,3%).
Nel comunicato del Mef, fra l'altro, si legge che è stato di 407,948 miliardi il totale delle entrate tributarie accertate dal primo giorno di gennaio all'ultimo del novembre 2017 (+ 0,9%, par a 3,8 miliardi ): 224,810 miliardi sono derivati dalle imposte dirette (167,336 dall'Irpef) e 183,138 miliardi dalle indirette (110,647 miliardi dall'Iva).

Il canone Tv, pagato attraverso la bolletta elettrica, ha reso 1,810 miliardi, lo 0,8% in più, nonostante la riduzione dell'importo da 100 a 90 euro. Dalle tasse automobiliste sono arrivati 537 milioni, 10 milioni meno che nei primi dieci mesi 2016. Incassi minori sono emersi anche dall'imposta sul consumo dei tabacchi (9,7 miliardi, l'1,6% in meno), probabilmente per l'aumento del contrabbando; oltre che dal Lotto, i cui proventi sono stati di 6,8 miliardi (-7,4%). Però, gli apparecchi e congegni di gioco (slot machines) hanno fatto introitare 5,3 miliardi (+4,7%), per cui il totale delle entrate dai giochi è risultato di 12,950 miliardi, 316 milioni in meno rispetto al gennaio-novembre del 2016. 
Sergio Chiamparino, governatore Piemonte

Giovanni Toti, governatore Liguria

Alle Pmi la massima fiducia dei torinesi

Piccole e medie imprese. E' soprattutto in loro che hanno fiducia i torinesi. Lo ha rilevato un sondaggio commissionato a una società milanese dall'Unione Industriale di Torino, il cui direttore, Giuseppe Gherzi, ne ha rivelato i risultati nel recentissimo incontro organizzato dal club “Dumse da fé”, che, coordinato dal commercialista Piero Gola, riunisce un gruppo di esponenti del locale sistema imprenditoriale, professionale, accademico, istituzionale e sociale, invitati, ogni due settimane, ad ascoltare l'invitato di turno e, poi, a discutere il suo intervento.
Il tasso di fiducia ottenuto dalle Piccole e medie imprese è risultato dal 54%, il più alto, superiore di sei punti a quello attribuito alle associazioni dei consumatori e di sette punti alla fiducia accordata a Comune e Regione. Il tasso di fiducia nei giornali e nelle grandi imprese è risultato del 41%, a fronte del 35% delle associazioni e il 25% delle multinazionali. Agli ultimi posti sono finiti banche, finanza e sindacati (22%), oltre che i partiti politici, fanalino di coda con il risicatissimo 10%.
Comunque, fiducia nel futuro è stata manifestata dal 46% dei cittadini, ma ben di più (69%) dalle imprese, sia associate all'Unione Industriale che non associate. E le imprese hanno indicato il completamento della copertura della banca larga come progetto pubblico prioritario (58% degli interpellati), seguito dal completamento dell'Alta Velocità (48%), dal potenziamento delle linee della Metropolitana (42%), dal completamento della tangenziale Est e dallo sviluppo delle aree industriali (34%). Segue il potenziamento dell'aeroporto (32%).
L'Unione Industriale di Torino, la più antica associazione del settore in Italia (è stata fondata nel 1906), conta oltre 2.100 imprese iscritte, che hanno circa 150.000 addetti e sono attive in 24 diversi settori. A livello di gruppo, l'Unione Industriale, presieduta da Dario Gallina, dispone di circa 200 professionisti qualificati, che garantiscono 40 diversi servizi, con il fine di assistere, sostenere e valorizzare le imprese, contribuendo al loro sviluppo anche promuovendone la crescita all'estero, la ricerca e, soprattutto, l'innovazione.
Nato nel 1951 sotto la Mole, dove si è laureato in Giurisprudenza e dove è stato abilitato alla professione di avvocato, Giuseppe Gherzi lavora all'Unione Industriale di Torino dal 1977. Da dieci anni ne è il direttore, dopo esserne stato vice e, per molti anni, responsabile dell'area sindacale e previdenziale. A riconoscerne il valore sono non soltanto gli associati e i vertici di Confindustria, ma anche le istituzioni locali, che trovano nell'Unione Industriale di Torino un interlocutore serio, attento, collaborativo e propositivo, come confermato dall'ultima indagine sulla customer satisfaction e reputazione.
Giuseppe Gherzi, direttore dell'Unione Industriale,  con il presidente Dario Gallina