Fallimenti '17, quasi mille nel Nord Ovest

Meno fallimenti. Nel 2017, sono state 11.939 le imprese che hanno portato i libri in Tribunale in Italia, l'11,3% in meno rispetto alle 13.467 del 2016. Il calo è un altro fenomeno positivo emerso dall'economia nazionale e diventa ancora più significativo se il dato del 2017 si confronta con quello del 2014, l'anno con il più alto numero di fallimenti (15.336) dal 2009, quando le chiusure definitive delle aziende furono 9.384 e da allora incominciare a salire progressivamente.
Il risultato dell'anno scorso, appena comunicato da Cribis, la società del gruppo Crif specializzata nella business information, segna la terza diminuzione consecutiva e dimostra il consolidamento del miglioramento dello stato di salute delle imprese operanti nel nostro Paese, come ha commentato Marco Preti, l'amministratore delegato di Cribis. “Pur rimanendo consistente, si è ridotto sensibilmente il divario rispetto al 2009, anno in cui gli effetti dell'incipiente crisi ancora non si erano fatti sentire in tutta la loro durezza” ha aggiunto Preti.
Per quanto riguarda specificatamente il Nord Ovest, Cribis ha precisato che nel 2017 i fallimenti sono stati 714 in Piemonte, 238 in Liguria e 21 in Valle d'Aosta. Nell'insieme delle tre regioni, pertanto, son o risultate quasi mille le aziende che hanno portato i libri in Tribunale, per la precisione 973, che portano a quasi 9.500 la somma dal gennaio 2009.
Dal primo giorno del 2009 all'ultimo del 2017, infatti, Cribis ha registrato 7.964 fallimenti in Piemonte, 2.349 in Liguria e 127 in Valle d'Aosta.
In valori assoluti, il Piemonte figura all'ottavo posto nella graduatoria delle regioni per numero di fallimenti, la Liguria al quattordicesimo e la Valle d'Aosta all'ultimo, preceduta da Molise e Basilicata. In testa si trova la Lombardia con 2.514 fallimenti nel 2017 e 24.756 dal 2009. Seguono, immediatamente, il Lazio (1.531 l'anno scorso e 12.392 dal 2009) e il Veneto, rispettivamente con 1.014 e 10.289.
Ancora in merito al 2017, è stato rilevato che a denunciare il maggior numero di fallimenti è stato il commercio: 3.901, comunque meno dei 4.493 precedenti. Un significativo miglioramento è emerso anche nell'edilizia, dove le aziende che hanno portato i libri in Tribunale sono state 2.313, a fronte delle 2.749 del 2016. Idem per l'industria, dove il numero delle chiusure definitive è calato da 2.632 a 2.209.

Intesa Sanpaolo supera quota 50 miliardi

Nuova conquista di Intesa Sanpaolo, il principale gruppo bancario italiano. Oggi, 12 gennaio, la Borsa ha valutato più di 50 miliardi di euro il valore della società presieduta dal torinese Gian Maria Gros-Pietro e guidata da Carlo Messina. La capitalizzazione di Intesa Sanpaolo, infatti, è risultata di 47,992 miliardi per le azioni ordinarie e di 2,730 miliardi per le risparmio. L'ultimo contratto di compravendita è stato chiuso al prezzo di 3,026 euro per l'azione ordinaria (+1,27% rispetto a ieri) e a 2,928 euro (+1,31% per la risparmio)
I 3,026 euro di oggi rappresentano il valore più alto dell'azione ordinaria Intesa Sanpaolo dal 28 settembre scorso, giorno del precedente primato (3,008 euro). Il record storico degli ultimi cinque anni (poco più di 3,5 euro), registrato nel luglio 2015; ma la marcia verso quella vetta continua. Esattamente un anno fa, comunque, l'ordinaria di Intesa Sanpaolo valeva 2,430 euro e all'inizio di luglio 2016 meno di 1,6 euro, senza dimenticare che nel marzo 2013 quotava poco più di 1,1 euro.
I soci, a partire dalla Compagnia di San Paolo, che, all'inizio dell'ottobre appena passato, aveva l'8,25% del capitale di Intesa Sanpaolo, la quota maggiore (il fondo Blackrock aveva il 5,01% e la Fondazione Cariplo il 4,84%) hanno occasione di brindare. Anche perché il numero uno operativo, Carlo Messina, ha confermato che intende proporre all'assemblea chiamata ad approvare il bilancio 2017 la distribuzione di un dividendo di 0,202 euro (0,178 l'anno scorso), per un totale di 3,4 miliardi di euro.

A parte Intesa Sanpaolo, gruppo per il quale è stato ipotizzato un matrimonio con il francese Crédit Agricole, quando è ancora fresco il ricordo del clamoroso progetto di unione con le Generali, subito contrastato e venuto meno, oggi Piazza Affari ha evidenziato anche i nuovi record storici dell'azione Cnh Industrial (12,31 euro), di Exor (61,10 euro) e di Tecnoinvestimenti (6,78 euro).
Gian Maria Gros-Pietro, presidente Intesa Sanpaolo

Carlo Messina, ad Intesa Sanpaolo

Famiglie, debiti aumentati del 2,8%

Favoriti da tassi annui che hanno toccato il minimo storico (1,95% a novembre, secondo l'Abi, l'associazione italiana delle banche), i mutui alle famiglie per l'acquisto di abitazioni galoppano. Tanto che il loro ammontare, alla fine del novembre scorso, è risultato di 375 miliardi di euro, oltre 10 miliardi in più rispetto a 12 mesi prima.
I prestiti bancari per comperare casa (per più di 372 miliardi di euro hanno una durata superiore ai cinque anni) sono arrivati a rappresentare quasi il 60% dei crediti concessi dalle banche alle famiglie, pari a 630,6 miliardi. In proposito, Banca d'Italia ha rilevato che, nel novembre scorso, la somma dei prestiti alle famiglie è aumentata del 2,8% su base annua, a fronte dell'aumento dello 0,3% relativo alle società non finanziarie e dell'1,4% all'intero settore privato.
Quanto ai tassi di interesse bancari, l'Istituto di cui è governatore Ignazio Visco, ha riferito che, nell'ultimo novembre, quello medio annuo alle famiglie era del 3,28%, però con notevoli differenze per le diverse tipologie di finanziamento. Infatti, il tasso annuo registrato nel credito al consumo era del 4,99% e del 5% esatto quello passivo sui conti correnti e sui prestiti rotativi, ma del 14,79% per i finanziamenti con le carte di credito.
Anche per Banca d'Italia, il tasso d'interesse sui prestiti alle famiglie per l'acquisto di abitazioni in novembre è sceso al minimo; però, comprendendo le spese accessorie dovute alle banche, è risultato del 2,32% (2,37% in ottobre) e, sempre per la stessa ragione, dell'8,28% quello sulle nuove erogazioni di credito al consumo.
Per quanto riguarda specificatamente il Nord Ovest, la più recente rilevazione di Banca d'Italia ha mostrato che, alla fine di settembre 2017, i prestiti bancari alle famiglie consumatrici ammontavano a 55,5 miliardi di euro: 40,5 miliardi in Piemonte, 14 miliardi in Liguria e un miliardo in Valle d'Aosta.
Comprendendo anche le altre categorie finanziate dagli istituti di credito, il totale dei crediti concessi dalle banche era pari, al 30 settembre scorso, a 111,8 miliardi in Piemonte, a 34,7 miliardi in Liguria e a 2,8 miliardi in Valle d'Aosta.
Antonio Patuelli, presidente Abi

Fondazione Crt prepara 60 giovani talenti che raccoglieranno fondi per il non profit

Nuova iniziativa della Fondazione Crt finalizzata alla formazione di 60 giovani del Piemonte e della Valle d'Aosta che aspirano a diventare professionisti del fundraising, attività di raccolta di donazioni a favore delle organizzazioni non profit, un settore in continua crescita e con grandissime potenzialità.
La Fondazione Crt, di cui è presidente Giovanni Quaglia e Segretario generale Massimo Lapucci, oggi ha presentato il nuovo bando “Talenti per il Fundraising” (scaricabile dal sito www.fondazionecrt.it), che scadrà il 12 febbraio prossimo.
L'iniziativa è unica in Italia: la Fondazione offre 140 ore di alta formazione, coprendone interamente i costi, fornendo ai candidati la “cassetta degli attrezzi” indispensabile per affrontare il mondo della raccolta fondi, a partire dai concetti di base fino ai più innovativi strumenti applicati al fundrasing. Il corso spazierà, perciò, dalle nuove frontiere del crowdfunding ai lasciti solidali, dal mercato delle grandi donazioni alla gestione dei volontari, dai big data alla virtual reality.
Focus specifici riguarderanno anche le tendenze della raccolta fondi per musei, biblioteche,enti ecclesiastici, centri di ricerca scientifica, scuole e università.
Conclusa la fase formativa, i migliori 25 partecipanti avranno l'opportunità di effettuare un tirocinio di sei mesi, grazie a borse di lavoro messe a disposizione della Fondazione Crt, per misurarsi come fundraiser presso soggetti non profit del Piemonte e della Valle d'Aosta.
“Talenti per il Fundraising – ha sottolineato il presidente Giovanni Quaglia – è un progetto motlo importante e innovativo, frutto della capacità della Fondazione Crt di ascoltare il territorio e interpretare le evoluzioni della società. Il percorso offre ai giovani l'opportunità di costruirsi un bagaglio di competenze in un settore, quello della raccolta fondi, sempre più spendibile sul mercato del lavoro e che rappresenta nuova benzina per il mondo del non profit. I fundraiser sono chiamati a partecipare alla sfida del welfare society: promuovere nuove forme di partecipazione economica nella realizzazione di iniziative e progetti in grado di rispondere al meglio ai bisogni sociali”.
A sua volta, Massimo Lapucci, Segretario generale della Fondazione Crt, ha aggiunto: “il nostro obiettivo è formare veri e propri professionisti del funrasing, offrendo ai giovani una hogh still ancora poco diffusa nel nostro Paese, ma sempre più richiesta dalle organizzazioni non profit in Italia e all'estero: la capacità di mettere in campo strategie, azioni e strumenti realmente efficaci per attrarre nuove risorse e differenziare le entrate, in aggiunta alle tradizionali fonti di finanziamento pubbliche o private”.
“Talenti per il Fundrasing” si svilupperà da aprile a dicembre 2108 e, oltre a lezioni teoriche, offrirà ai partecipanti simulazioni di casi pratici, workshop tematicità, testimonianze di fundraiser professionisti e un modulo finale residenziale intensivo con funzione di stress test per verificare l'apprendimento durante il corso.
Un'appendice del progetto sarà dedicata agli enti non profit, per i quali è previsto uno specifico percorso di capacity building in cinque appuntamenti, che forniranno gli strumenti necessari a una raccolta fondi più consapevole. E gli enti potranno candidarsi ad accogliere una giovane risorsa che si occuperà di fundraising per loro, grazie alla borsa della Fondazione Crt.
E' stato stimato che nel 2016 gli italiani hanno donato circa cinque miliardi di euro, con una crescita dell'11% rispetto al 2015, spinta da diverse norme fiscali, quali l''innalzamento dell'importo massimo delle erogazioni liberali a favore delle Onlus, l'Art Bonus e lo School Bonus.

Quanto ai professionisti del fundraising è stato calcolato che in Italia siano circa duemila, oltre la metà dei quali attivi in Lombardia e Lazio, mentre il 6,5% opera in Piemonte. Ancora pochi, se si pensa che il nostro Paese contava, a fine 2015, oltre 336.000 organizzazioni non profit (poco più di 28.500 il Piemonte), che allora impiegavano, complessivamente, 5,5 milioni di volontari ((poco meno di 440.000 in Piemonte) e 788.000 dipendenti (oltre 68.500 in Piemonte).
Giovanni Quaglia, presidente Fondazione Crt

Massimo Lapucci, Segretario generale Fondazione Crt

Dividendi '18: Dea Capital (Boroli-Drago) la "big" più generosa con i suoi azionisti

Tra le principali società quotate in Borsa è Dea Capital, la cui maggioranza assoluta del capitale appartiene alla De Agostini di Novara (58,3%) a preannunciarsi come la più generosa di dividendi. Lo rivela Firstonline, il validissimo giornale web nazionale di finanza, Borsa ed economia magistralmente diretto da Franco Locatelli e presieduto da Ernesto Auci. entrambi suoi fondatori ed entrambi con una lunga esperienza al vertice del Sole 24 Ore, quando il quotidiano della Confindustria era al massimo splendore (del “Sole”, Ernesto Auci è stato direttore e amministratore delegato, Franco Locatelli indimenticabile responsabile della redazione Finanza).
Firstonline ha preannunciato che, nella primavera prossima, quando saranno staccate le cedole relative al bilancio 2017, Dea Capital darà un dividendo di 0,119 euro per azione, pari all'8,92% del prezzo dell'azione (il rapporto è definito, tecnicamente, dividend yeld). Dea Capital (famiglia Boroli-Drago), che il mercato valuta circa 430 milioni di euro, secondo l'analisi della brava Vittoria Patané pubblicata da Firstonline, risulterà più generosa anche di Banca Farmafactoring (dividend yel del 7,97%) e la new entry Unieuro (7,97%), che formano il podio.
Il quarto posto, tra le grandi, è previsto per Intesa Sanpaolo, il cui amministratore delegato, Carlo Messina, ancora recentemente ha confermato la volontà di distribuire agli azionisti un totale di 3,4 miliardi di euro, erogando 0,202 euro (dividend yeld del 6,95%). Seguono, nell'ordine stilato da Firstonline, Poste Italiane (6,66%), Azimut (6,64%), Saras (6,16%), Unipolsai (6,11%), Eni (5,68%) e Generali (5,55%), il colosso assicurativo presieduto dal subalpino Gabriele Galateri, che chiude la top ten.
Tra le società dell'indice Fste Mib sono state segnalate anche la torinese Italgas (3,94%) e Ubi Banca (2,61%), il cui maggior azionista singolo è la Fondazione Crc (Cassa di risparmio di Cuneo), che ne possiede il 5,9% del capitale.
La campagna dividendi, comunque, quest'anno sarà buona: molto aziende hanno migliorato la loro redditività e aumentato gli utili. Ad anticipare i risultati positivi sono, fra l'altro, gli stessi indici della Borsa, che nel 2017 ha registrato 39 nuovi ingressi (record dal 2000) e una raccolta di 5,4 miliardi dalle 32 Ipo. Non solo: al 31 dicembre scorso, la capitalizzazione complessiva delle quotate a Piazza Affari è ammontata a 644,3 miliardi, il 22,7% im più rispetto a fine 2016.

Come comunicato da Borsa Italiana, al 22 dicembre 2017 l'indice Ftse Mib ha evidenziato un aumento del 15,5% e del 17,2% quello Italia All Share, che rappresenta tutte le società quotate. LO Star ha mostrato una crescita annua del 34,7%, il Mid Cap del 32,4%, lo Small Cap del 26,9% e l'Aim Italia del 22,6%.
Paolo Ceretti, amministratore delegato Dea Capital

Ecco la banca che fa contenti Elkann, Marchionne e anche il Crédit Agricole

Qual è la banca torinese che nei primi sei mesi del 2017 (ultimi dati disponibili) ha avuto un utile netto di 189,7 milioni (+30% rispetto al corrispondente periodo 2016) e che al 30 giugno scorso evidenziava impieghi in essere, cioè prestiti alla clientela, per 22,7 miliardi (9,2% rispetto al 31 dicembre 2016)?
Prima che molti si spremano troppo le meningi, anche perché è un istituto del quale si parla poco, la risposta è Fca Bank, joint venture paritetica tra Fca Italy (società del gruppo Fiat Chrysler Automobiles) e Crédit Agricole Consumere Finance, controllata del colosso francese Crédit Agricole.
Nuova sede, molto bella, a Mirafiori (quella legale è al n.200 di corso Agnelli), capitale sociale di 700 milioni, Fca Bank opera in 18 Paesi e contava, al 30 giugno scorso, 2.066 dipendenti, 1.080 dei quali in Italia e per il 51% di sesso femminile (38 le nuove assunzioni nella prima parte dell'esercizio passato).
La sua attività consiste nel supportare le vendite dei veicoli di tutte le marche dell'impresa guidata da Sergio Marchionne, ma anche di Jaguar e Land Rover, finanziandone clienti e concessionari, oltre che nell'offrire e gestire soluzioni di noleggio a lungo termine.
I risultati conseguiti da Fca Bank nella prima parte dell'esercizio 2017 “rappresentano un record del Gruppo” ha commentato Giacomo Carelli, amministratore delegato e direttore generale (presidente è Philipe Dumont, ceo di Crédit Agricole Consumere Finance. “Tutte le linee di business hanno beneficiato degli effetti positivi derivanti dall'ottima collaborazione con i partner industriali della Banca e dal miglioramento del quadro macroeconomico europeo” ha detto Carelli, aggiungendo che “i nuovi volumi finanziati retail e leasing hanno raggiunto il livello di 5,6 miliardi”.
Fra l'altro, nel periodo, sono stati firmati quasi 56.000 contratti di noleggio a lungo termine e la controllata Leasys, operanti in sette Stati, ha aperto o rilevato altre quattro società, tra succursali e filiali, in Spagna, Francia, Regno Unito e Germania.
Fca Bank, che trae origine dalla Sava, fondata a Torino nel 1925, presenta un Cet1 dell'11,4%, ha un costo del rischio dello 0,25% sugli impieghi medi (minimo storico). spese operative pari all'1,24% dei prestiti e un cost/income del 31,7% (34,2% nel primo semestre 2016). Il patrimonio netto al 30 giugno 2017 è salito a 2,422 miliardi.
Del consiglio di amministrazione di Fca Bank fa parte anche Alfredo Altavilla, uno dei più stretti collaboratori di Marchionne, del quale è considerato potenziale successore.
Giacomo Carelli, ad e dg Fca Bank

La tassa sul lavoro ha portato alle Regioni 22,4 miliardi nei primi 11 mesi '17 (+3,8%)

Inesorabili, implacabili, come il Fisco centrale, le Amministrazioni pubbliche locali continuano a dragare risorse con le loro imposte e tasse. L'ultima prova è appena arrivata con i dati del ministero dell'Economia e delle Finanze (Mef). Le entrate territoriali e degli enti locali sono ancora aumentate del 3,7% nel novembre scorso, sfiorando così gli 8,5 miliardi, che portano a 46,8 miliardi la somma dei primi undici mesi (+2,2% rispetto al corrispondente periodo 2016).
Regioni e Comuni non mollano l'osso. L'unica fonte che ha gettato un po' meno, tra l'inizio di gennaio e la fine di novembre 2017, è stata la Tasi: 604 i milioni di euro incassati, 44 in meno rispetto ai primi undici mesi 2018. Perdita, però, abbondantemente compensata dall'aumento degli introiti generati dall'Imu, pari a 8,643 miliardi, 155 milioni e l'1,8% in più.
Il gettito dell'addizionale comunale Irpef è rimasto sostanzialmente stabile sui 4,1 miliardi, mentre l'addizionale regionale Irpef ha fatto incassare 108 milioni in più, risultando pari a 11,027 miliardi.
Un balzo, invece, l'ha evidenziato l'Irap, l'imposta regionale sulle attività produttive, introdotta 21 anni fa e definita la tassa sul lavoro. Le entrate conseguenti all'Irap sono ammontate a 22,393 miliardi, cifra superiore di 817 milioni e del 3,8% ai 21,576 miliardi dei primi undici mesi del 2016. In particolare, l'Irap relativa ai privati è stata di 13,548 miliardi (+5,5%) e di 8,845 miliardi l'Irap dovuta ai soggetti pubblici (+1,3%).
Nel comunicato del Mef, fra l'altro, si legge che è stato di 407,948 miliardi il totale delle entrate tributarie accertate dal primo giorno di gennaio all'ultimo del novembre 2017 (+ 0,9%, par a 3,8 miliardi ): 224,810 miliardi sono derivati dalle imposte dirette (167,336 dall'Irpef) e 183,138 miliardi dalle indirette (110,647 miliardi dall'Iva).

Il canone Tv, pagato attraverso la bolletta elettrica, ha reso 1,810 miliardi, lo 0,8% in più, nonostante la riduzione dell'importo da 100 a 90 euro. Dalle tasse automobiliste sono arrivati 537 milioni, 10 milioni meno che nei primi dieci mesi 2016. Incassi minori sono emersi anche dall'imposta sul consumo dei tabacchi (9,7 miliardi, l'1,6% in meno), probabilmente per l'aumento del contrabbando; oltre che dal Lotto, i cui proventi sono stati di 6,8 miliardi (-7,4%). Però, gli apparecchi e congegni di gioco (slot machines) hanno fatto introitare 5,3 miliardi (+4,7%), per cui il totale delle entrate dai giochi è risultato di 12,950 miliardi, 316 milioni in meno rispetto al gennaio-novembre del 2016. 
Sergio Chiamparino, governatore Piemonte

Giovanni Toti, governatore Liguria

Alle Pmi la massima fiducia dei torinesi

Piccole e medie imprese. E' soprattutto in loro che hanno fiducia i torinesi. Lo ha rilevato un sondaggio commissionato a una società milanese dall'Unione Industriale di Torino, il cui direttore, Giuseppe Gherzi, ne ha rivelato i risultati nel recentissimo incontro organizzato dal club “Dumse da fé”, che, coordinato dal commercialista Piero Gola, riunisce un gruppo di esponenti del locale sistema imprenditoriale, professionale, accademico, istituzionale e sociale, invitati, ogni due settimane, ad ascoltare l'invitato di turno e, poi, a discutere il suo intervento.
Il tasso di fiducia ottenuto dalle Piccole e medie imprese è risultato dal 54%, il più alto, superiore di sei punti a quello attribuito alle associazioni dei consumatori e di sette punti alla fiducia accordata a Comune e Regione. Il tasso di fiducia nei giornali e nelle grandi imprese è risultato del 41%, a fronte del 35% delle associazioni e il 25% delle multinazionali. Agli ultimi posti sono finiti banche, finanza e sindacati (22%), oltre che i partiti politici, fanalino di coda con il risicatissimo 10%.
Comunque, fiducia nel futuro è stata manifestata dal 46% dei cittadini, ma ben di più (69%) dalle imprese, sia associate all'Unione Industriale che non associate. E le imprese hanno indicato il completamento della copertura della banca larga come progetto pubblico prioritario (58% degli interpellati), seguito dal completamento dell'Alta Velocità (48%), dal potenziamento delle linee della Metropolitana (42%), dal completamento della tangenziale Est e dallo sviluppo delle aree industriali (34%). Segue il potenziamento dell'aeroporto (32%).
L'Unione Industriale di Torino, la più antica associazione del settore in Italia (è stata fondata nel 1906), conta oltre 2.100 imprese iscritte, che hanno circa 150.000 addetti e sono attive in 24 diversi settori. A livello di gruppo, l'Unione Industriale, presieduta da Dario Gallina, dispone di circa 200 professionisti qualificati, che garantiscono 40 diversi servizi, con il fine di assistere, sostenere e valorizzare le imprese, contribuendo al loro sviluppo anche promuovendone la crescita all'estero, la ricerca e, soprattutto, l'innovazione.
Nato nel 1951 sotto la Mole, dove si è laureato in Giurisprudenza e dove è stato abilitato alla professione di avvocato, Giuseppe Gherzi lavora all'Unione Industriale di Torino dal 1977. Da dieci anni ne è il direttore, dopo esserne stato vice e, per molti anni, responsabile dell'area sindacale e previdenziale. A riconoscerne il valore sono non soltanto gli associati e i vertici di Confindustria, ma anche le istituzioni locali, che trovano nell'Unione Industriale di Torino un interlocutore serio, attento, collaborativo e propositivo, come confermato dall'ultima indagine sulla customer satisfaction e reputazione.
Giuseppe Gherzi, direttore dell'Unione Industriale,  con il presidente Dario Gallina

I commercialisti piangono Aldo Milanese

“Una grande perdita per il mondo dei commercialisti torinesi, ma anche per l'intera economia piemontese”: è il commento diffuso che si è raccolto oggi, sotto la Mole, dopo che è stata appresa la notizia della scomparsa di Aldo Milanese, che è stato presidente dell'Ordine dei commercialisti e degli esperti contabili di Torino e provincia per sedici anni, fino al 2016, quando ha passato il testimone a Luca Asvisio.
Nato il 27 gennaio del 1944 a Mondovì, dove è mancato la notte scorsa, pochi mesi dopo sua moglie, Aldo Milanese è stato un attore di rilievo nel sistema economico e istituzionale del Piemonte. Professionista dal 1972, specializzato nel settore societario e tributario, con incarichi anche giudiziali, è stato membro del collegio sindacale o amministratore di numerose aziende, anche quotate, e di enti, quali l'Ordine subalpino degli avvocati, la Fondazione per l'Arte Moderna e contemporanea Crt, la Fondazione del Piemonte per l'oncologia, l'Università di Scienze gastronomiche di Pollenzo e, fra l'altro, del Banco alimentare regionale. E' stato anche rappresentante unico degli azionisti di risparmio Fiat e assistente di Diritto commerciale alla Facoltà di Economia di Torino.
Il nome di Aldo Milanese, però, è legato indissolubilmente all'Ordine dei commercialisti, che, con la sua presidenza, è diventato uno dei più importanti d'Italia (3.700 iscritti) e un modello per il resto del Paese. Porta proprio la sua firma, infatti, quel “Modello Torino”, diventato esemplare, anche per gli altri Ordini professionali, per lo schema imperniato sulla collaborazione costruttiva con enti, istituzioni e Amministrazioni pubbliche, cooperazione perseguita con convenzioni, protocolli d'intesa, gruppi di lavoro misti con l'Agenzia delle Entrate, l'Inps, il Tribunale, gli Enti territoriali, l'Università, le associazioni di categoria. Sempre ai fini dello sviluppo.
Dopo aver lasciato la presidenza a Luca Asvisio, il quale ha manifestato la volontà di continuare a valorizzare il Modello Torino e l'eredità lasciata dal suo predecessore, Aldo Milanese aveva mantenuto la presidenza della Fondazione Piero Piccatti, l'ente dell'Ordi
ne dei commercialisti che, insieme con il dipartimento di Management dell'Università di Torino, organizza l'omonima Scuola professionale e prepara i neo laureati all'esame di abilitazione all'esercizio di commercialista ed esperto contabile.

Funerale di Aldo Milanese giovedì 11 gennaio alle ore 10 a Mondovì.
Aldo Milanese

Tassa rifiuti, i liguri pagano più di tutti

La stangata della Tari, in Liguria più “dolorosa”che in tutte le altre regioni d'Italia. Confartigianato ha appena pubblicato uno studio dal quale emerge che, negli ultimi cinque anni, il costo del servizio della raccolta dei rifiuti è aumentato del 13,6% nel nostro Paese, un tasso più che doppio della media europea (+6,4%), mentre la produzione dei rifiuti urbani è calata del 5,2%.
L'associazione nazionale degli artigiani, inoltre, evidenzia che il costo pro capite per la gestione del servizio di igiene urbana è di 167,74 euro all'anno, quasi completamente coperto (98,9%) dai proventi derivanti dalle relative tasse/tariffe fatte pagare ai cittadini (165,95 euro pro capite, all'anno).
In termini assoluti, a pagare di più il servizio di igiene urbana sono i liguri, con una media annuale di 216,80 euro per abitante, cifra superiore di oltre il 30% a quella nazionale. Poco meno dei liguri pagano, per la spazzatura, gli abitanti del Lazio (213,50 euro all'anno, pro capite) e della Toscana (208,05 euro).

Sono comunque dodici le regioni dove la tassa sui rifiuti è più cara della media nazionale e, fra queste, si trova il Piemonte, con 172,06 euro. Quanto alla Valle d'Aosta la cifra è di 167,40 euro, in linea con la media italiana. Le regioni con il servizio meno caro sono invece il Friuli-Venezia Giulia (124,16 euro pro capite), il Molise (125,98 euro) e il Trentino-Alto Adige (129,40 euro).

Borsa: i camion e trattori di Cnh Industrial hanno sorpassato la Ferrari dei bolidi rossi

Ferrari sorpassata da camion e trattori. E' successo in Piazza Affari, oggi 8 gennaio. Cnh Industrial, la società che ha tra i suoi marchi principali l'Iveco, produttore di veicoli industriali, è stata valutata dalla Borsa 20,990 miliardi di euro, a fronte dei 18,355 miliardi della Ferrari. Ancora alla fine di dicembre, l'impresa di Maranello capitalizzava quasi 2 miliardi più di Cnh Industrial, che fabbrica anche trattatori, macchine movimento terra, mietitrebbie, veicoli commerciali e speciali, motori marini (il gruppo conta 63.000 dipendenti e opera in 180 Paesi).
Oggi, l'azione Cnh Industrial ha chiuso a 11,92 euro (+2,05% rispetto a venerdì scorso), prezzo che rappresenta il nuovo record storico della controllata Exor. Il titolo della Ferrari, anch'essa controllata dalla holding della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi, è salito dell'1,39% a 94,65 euro, valore però inferiore di oltre 10 euro ai 105,30 euro del 2 novembre, quando ha raggiunto il suo massimo dal giorno della prima quotazione.
Più della Ferrari e della Cnh Industrial, comunque, capitalizza Fca-Fiat Chrysler Automobiles, la cui azione oggi ha toccato la sua vetta più alta da sempre; l'ultima compravendita, infatti, è stata fatta a 18,11 euro (+1,06% rispetto alla seduta precedente). E' il nuovo record. Che assume un valore ancora maggiore se si considera che un anno fa l'azione Fca veniva scambiata a poco più di 8 euro (8,295 euro il 12 gennaio 2017), meno della metà di oggi. Un “miracolo” di Sergio Marchionne.
Forse inevitabilmente, a beneficiare delle performance delle sue quotate industriali è stata anche Exor, la capogruppo. L'ultimo prezzo di Exor è stato di 57,65 euro (+0,96%), suo nuovo primato storico e tale da far salire a a 13,894 la sua capitalizzazione borsistica, superiore di circa un miliardo e
 a quella di fine 2017.
La Ferrari  Superfast

Auto: nel 2017 venduti 100.000 suv in più

Suv, nuova passione irrefrenabile degli italiani. L'anno scorso, nel nostro Paese, ne sono stati venduti 584.195, circa centomila più che nel 2016. Ormai è costituito da Suv il 30% delle nuove immatricolazioni. Questa è una delle tante curiosità relative al mercato automobilistico nazionale del 2017 che emergono dall'analisi dei dati appena pubblicati dall'Anfia, l'associazione della filiera italiana dell'automotive.
Un'altra curiosità è che sono stati quelli dei modelli di lusso e delle vetture sportive i segmenti che hanno fatto registrare i più elevati incrementi percentuali di acquirenti: nel 2017, sono state 2.541 le auto di lusso comprate nel nostro Paese (+20,7% rispetto all'anno precedente) e 6.273 le sportive (+25,6%). Al contrario, di “medie” ne sono state immatricolate 66.390, il 7,7% in meno. Anche i monovolume hanno denunciato una perdita analoga (7,2%), avendo avuto 145.915 clienti.
Fra l'altro, l'Anfia ha comunicato che nel 2017 il mercato dell'usato è cresciuto del 6,4%: i passaggi di proprietà sono stati oltre 5,35 milioni, il 45% dei quali rappresentati dalle mini-volture (2.402.503) e 2.950.500 dai trasferimenti di proprietà netti.
Inoltre, dal primo giorno di gennaio all'ultimo di dicembre 2017, si sono contate 1.411.354 pratiche di radiazioni, a fronte di 1.970.962 nuove immatricolazioni, per cui il parco circolante dovrebbe evidenziare un nuovo incremento dell'1,5%. Aumento non da poco, considerando che l'Italia presenta già una densità automobilistica tra le più alte al mondo: 625 vetture ogni mille abitanti. Tante ma vecchie. L'età mediana delle auto in circolazione è di quasi 11 anni e oltre la metà delle iscritte al Pra ha più di 10 anni. Non solo: a fine 2017, solo 5 milioni di vetture, pari al 13% del parco circolante, sono Euro6.
Ancora un altro aspetto del mercato dell'anno scorso. Il Trentino-Alto Adige e la Valle d'Aosta sono le due regioni di gran lunga preferite dalle società di noleggio per le immatricolazioni delle loro vetture. In Trentino-Alto Adige è stato iscritto al Pra da imprese di noleggio il 92,3% delle nuove immatricolazioni e l'89,6% in Valle d'Aosta. Entrambe le regioni hanno un regime fiscale agevolato. A livello nazionale, gli acquisti di auto nuove sono stati fatti da imprese di noleggio per il 21,9% a fronte del 54,9% dei privati e del 23,2% da società.
Fiat 500X il crossover più venduto in Italia

Crediti al consumo per oltre 12 miliardi

Oltre 12 miliardi di euro. E' il valore del credito al consumo che risulta concesso a persone e famiglie del Nord Ovest al 30 settembre scorso. Lo riferisce la Banca d'Italia, precisando che il 74% della somma è stato erogato dalle banche (8,793 miliardi) e il restante 26% dalle finanziarie specializzate in questo tipo di finanziamento.
Come spiega la stessa Banca d'Italia, il credito al consumo è un prestito concesso a individui e famiglie per acquistare beni o servizi (dall'automobile, agli elettrodomestici, ai mobili, a un corso di lingue) oppure per affrontare situazioni in cui è necessario disporre di denaro liquido. “Il consumatore, infatti – precisa Banca d'Italia – è una persona che acquista per le sue esigenze private, non per quelle professionali”.
Il credito al consumo parte da 200 euro fino ad arrivare al massimo di 75.000 euro ed è concesso da una banca o da una società finanziaria autorizzata, anche attraverso un fornitore di beni o servizi, quale il negoziante o il concessionario automobilistico.
A fine settembre, in Piemonte, individui e famiglie avevano in essere debiti per prestiti al consumo per un totale di 8,913 miliardi, dei quali 6,991 nei confronti di banche e un po' più di 2 miliardi verso finanziarie. In Liguria, i crediti al consumo ammontavano, alla stessa data, a 2,949 miliardi (1,873 verso le banche); in Valle d'Aosta, invece, a 249 milioni, 189 dei quali erogati dalle banche.
Il credito al consumo è in espansione, come ha confermato recentemente anche l'Abi, l'associazione delle banche italiane. E molti considerano il fenomeno molto positivo. Il credito al consumo, infatti, incentiva gli acquisti e, perciò, spinge l'economia.
Però, molti ricorrono a questa leva senza un'adeguata consapevolezza dei rischi che comporta. Una serie di piccoli prestiti, per esempio, può generare un sovra indebitamento, che può diventare insostenibile quando sopraggiungano spese inderogabili e impreviste o vengano a mancare, inaspettatamente, risorse finanziarie, per esempio a causa della perdita del lavoro o del taglio della busta paga.
Il sovra indebitamento non raramente è l'anticamera dell'usura, perché quando le banche e le finanziarie non sono più disponibili a concedere prestiti e ci si trova nella necessità di avere subito la liquidità mancante, si presenta come soluzione il ricorso allo strozzino, il quale appare come l'unico possibile aiuto. E se si ricorre all'usura è l'inizio certo della fine.

In caso di sovra indebitamento, ci si può rivolgere alle fondazioni anti usura, che non mancano mai di invitare alla prudenza chi intende ricorrere al credito al consumo, finanziamento che, fra l'altro, ha tassi più alti, i cui effetti sono spesso sottovalutati. Un conto è indebitarsi per crearsi o accrescere il patrimonio, un altro per acquisti di beni di consumo.
Ignazio Visco, Governatore della Banca d'Italia

Borsa: nuovo record della Sias (Gavio)

Venerdì 5, Piazza Affari ha registrato i nuovi record storici di due quotate del Nord Ovest: Sias e Tecnoinvestimenti. L'azione della società tortonese controllata dalla famiglia Gavio e a capo delle loro imprese autostradali ha avuto come ultimo prezzo 16,46 euro (+2,21% rispetto alla precedente seduta di Borsa). Ha superato così il precedente primato di 15,83 euro, che aveva conquistato il 15 dicembre, dopo una lunga e continua corsa al rialzo. In seguito alla nuova prestazione, il valore attribuito dagli investitori alla Sias è salito a 3,636 miliardi, il 105,8% più di un anno fa.
Alla fine della settimana scorsa, ha migliorato il suo record anche il titolo Tecnoinvestimenti, che ha chiuso a 6,60 euro (+2% sulle 24 ore prima). La capitalizzazione della società con Enrico Salza presidente e Pier Andrea Chevallard amministratore delegato ha superato i 307 milioni, ancora 7 milioni in più rispetto al giorno precedente.
Venerdì 5 è risultata una buona giornata borsistica anche per la Bim-Banca Intermobiliare e per Prima Industrie. L'ultimo contratto di compravendita di azioni Bim è stato fatto al prezzo di 0,686 euro per azione, valore superiore del 13,2% a quello del giorno prima, confermando la tendenza positiva in atto dal 19 dicembre, quando era sprofondata a 0,440 euro. Circa il 70% del capitale dell'istituto torinese specializzato nel private banking è stato ceduto dai commissari straordinari che stanno liquidando Veneto Banca al fondo inglese

A sua volta, l'azione Prima Industrie ha fatto segnare un incremento del 10% quotando così 39,55 euro e riavvicinandosi al primato storico dei 46,73 euro ottenuto il 18 ottobre 2017. Comunque, la sua performance annuale supera abbondantemente il 140% e la capitalizzazione è di oltre 414 milioni di euro. La torinese Prima Industrie è presieduta dal subalpino Gianfranco Carbonato, che ne è stato cofondatore e ne resta anche azionista.
Beniamino Gavio

Un'altra mistificazione fiscale

La pressione fiscale è diminuita: lo ha comunicato l'Istat. C'è da crederci; è plausibile. Però, è mistificatorio interpretare questo dato come una riduzione delle tasse o un contenimento della spesa pubblica. E' vero che il rapporto tra l'insieme delle entrate erariali (imposte dirette, indirette e contributive, centrali e locali) e il Pil si è ridotto al 40,3% nel terzo trimestre 2017 (-0,4% rispetto al corrispondente periodo 2016); ma è altrettanto vero che il gettito fiscale dei primi dieci mesi dell'anno scorso è risultato di quasi 542 miliardi, 12,3 miliardi in più e il 2,3% in più rispetto al gennaio-ottobre precedente. In particolare, le entrate tributarie sono ammontate a 358,2 miliardi (+1,4%) e quelle contributive a 183,6 miliardi (+4,2%). Cifre del ministero dell'Economia e delle Finanze.
Non solo. Come ha riferito l'Istat, l'istituto nazionale di statistica, fonte ufficiale e obiettiva, se il totale delle entrate delle Amministrazioni pubbliche nel terzo trimestre 2017 è stato di circa 186,5 miliardi (+1,5% sullo stesso periodo 2016), il totale delle uscite è stato di 195,56 miliardi (+1,1%). Quindi, la macchina pubblica continua a spendere più di quanto incassa; così, naturalmente, continua a salire il debito pubblico, che, mese dopo mese, fa segnare un nuovo record. L'unico risparmio è proprio quello degli interessi pagati dallo Stato sul debito pubblico ai sottoscrittori dei suoi titoli. Nel terzo trimestre 2017 ha rimborsato 14,3 miliardi, l'8,4% in meno dei 15,7 miliardi precedenti, grazie alla Bce, la Banca centrale europea governata da Mario Draghi.
Il calo della pressione fiscale ha come motivazione principale la crescita del Pil, il prodotto interno lordo, cioè il valore complessivo dei beni e dei servizi generati dal Paese. Quest'ultima è finalmente una buona notizia, come sono positivi i conseguenti aumenti, sia pur minimi, del reddito disponibile delle famiglie consumatrici, del potere d'acquisto, della propensione al risparmio e degli investimenti fissi delle Amministrazioni pubbliche (9 miliardi tra l'inizio di luglio e la fine di settembre).

Ieri, dopo la pubblicazione dell'ultimo rapporto Istat, non pochi hanno commentato il dato relativo alla riduzione della pressione fiscale, che comunque resta tra le più elevate al mondo, come se si trattasse di un calo delle tasse. Non è così. E' una mistificazione. Le tasse non vengono tagliate, neppure da parte degli enti locali; come non viene ridotta la spesa pubblica; mentre il gettito fiscale cresce ininterrottamente.
Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio dei ministri

Liguria ultima nel Bio italiano

Liguria e Valle d'Aosta fanalini di coda nell'agricoltura biologica italiana. La scoperta è di Unioncamere, l'unione nazionale delle camere di commercio, la quale ha censito che, all'inizio del mese appena passato, la Valle d'Aosta aveva solo 48 imprese certificate Bio e la Liguria ne aveva 391. Tutte le altre regioni del nostro Paese ne contavano di più: dalle 9.444 della Sicilia (al primo posto nella graduatoria) alle 410 del Molise, terzultima. In Piemonte, all'inizio di dicembre 2017, erano 2.401, numero che vale la nona posizione.
In tutta l'Italia, a quella data, risultavano 59.461 le imprese con certificazione Bio, attestato che garantisce il rispetto di rigidi requisiti atti a evitare o ridurre la “contaminazione” da parte dell'uomo (l'agricoltura biologica sfrutta la fertilità naturale del suolo, ricorrendo a interventi limitati e, comunque, esclude l'uso di prodotti sintetici, come concimi, diserbanti, anticrittogamici, insetticidi e pestici in genere, oltre che di Ogm-organismi geneticamente modificati).
A livello nazionale, Unioncamere ha riscontrato la media d 635 imprese certificate Bio ogni diecimila attive in agricoltura e nella pesca, per un totale di 47.934, che rappresenta l'80,6% di tutte le imprese certificate Bio.
Sotto la media italiana di 98 imprese certificate Bio ogni diecimila, si trovano tutte e tre le regioni del Nord Ovest. Il tasso del Piemonte è di 55 ogni diecimila e di 38 quello della Valle d'Aosta. In Liguria, poi, la quota del Bio è di 24 ogni diecimila imprese, la più bassa in Italia.

E pensare che, come spiega Unioncamere, “i numeri del biologico nel Belpaese raccontano di un settore che si è fortemente trasformato e irrobustito negli ultimi anni, passando da tendenza rivolta a mercati di nicchia a vero e proprio stile di vita per milioni di consumatori italiani. Al tempo stesso, il biologico sta rivestendo un ruolo sempre più importante come opportunità di rilancio per molte aziende dell'agro-alimentare italiano. Così, mentre nell'agricoltura tradizionale, ogni anno numerose imprese chiudono, il settore del biologico sta andando in controtendenza”.  
Stefano Mai, assessore Agricoltura Regione Liguria

Compagnia di San Paolo e Fondazione Crt stanziati 191 milioni nei primi 10 mesi '17

Come sancisce la loro legge costitutiva e vigente, le Fondazioni di origine bancaria “perseguono esclusivamente scopi di utilità sociale e di promozione dello sviluppo economico, secondo quanto previsto dai rispettivi statuti”. I quali determinano, fra l'altro, “le modalità e i criteri che presiedono allo svolgimento dell'attività istituzionale, con particolare riferimento alle modalità di individuazione e di selezione dei progetti e delle iniziative da finanziare, allo scopo di assicurare la trasparenza dell'attività, la motivazione delle scelte e la più ampia possibilità di tutela degli interessi contemplati dagli statuti, nonché la migliore utilizzazione delle risorse e l'efficacia degli interventi”.
Questa premessa appare opportuna, perché rappresenta il comune denominatore dell'operatività di tutte le Fondazioni di origine bancaria, a prescindere dal valore dei rispettivi patrimoni, che vanno dai quasi sette miliardi della Cariplo ai 750.000 euro scarsi della Fondazione Cr Ferrara. Tutte, infatti, devono rispettare le stesse norme, pur agendo con modalità modalità e strumenti che possono essere diversi e, naturalmente, secondo le proprie disponibilità finanziarie.
Così, ci sono Fondazioni che erogano decine di milioni di euro all'anno (le due maggiori – Cariplo e Compagnia di San Paolo - superano anche i 150 milioni all'anno) e altre che, in Piemonte come nel resto dell'Italia, devono limitarsi alle centinaia di migliaia di euro, non avendo le risorse per fare di più. Però, anche le Fob meno dotate economicamente, spesso si rivelano persino essenziali per le loro comunità di riferimento. I loro contributi, infatti, sia pure di cifre contenute, consentono attività utili o opportune, altrimenti impossibili. Inoltre, non sono rari i casi in cui anche le Fob minori riescono comunque a essere potenti motori di sviluppo, sociale, culturale ed economico, ideando e promuovendo iniziative autonome o insieme con altri attori locali.
Naturalmente, a primeggiare sulla scena pubblica sono gli interventi delle Fondazioni che hanno valenze nazionali e, a volte, internazionali. Interventi dai grandi importi. Come, per esempio, quello della Fondazione Crt relativo alle Ogr (Officine Grandi Riparazioni), per la cui riconversione ha investito cento milioni di euro. Un progetto, quello delle Ogr, che ha trasformato un grande complesso industriale, dismesso e in abbandono da decenni, nel cuore urbanistico di Torino, in un “hub” internazionale della ricerca tecnologica e artistica, in un grande centro polifunzionale, caratterizzato da flessibilità e modularità degli spazi, massima fruibilità per tutto l'anno, sostenibilità ambientale e, fra l'altro, totale salvaguardia del valore storico e architettonico della struttura originale.
L'impegno nella maxi operazione Ogr, comunque, si è aggiunto ad altri due “cantieri” continui della Fondazione Crt: il recupero e la valorizzazione della Palazzina di Caccia di Stupinigi, residenza sabauda di straordinario valore storico, artistico e culturale (investimento di 20 milioni), di cui è stato riaperto al pubblico, dopo il restauro, l'Appartamento del Re; la ristrutturazione del Santuario della Consolata, la chiesa più amata dai torinesi, e del Convitto annesso. Per questi lavori, la Fondazione Crt ha già stanziato quasi cinque milioni. Non solo: ha varato una raccolta fondi con il meccanismo del matching grant e ha messo a disposizione un junior fundraiser, individuato fra i 50 partecipanti alla più recente del progetto formativo “Talenti per il Fundraising”.
Il progetto Talenti per il Fundraising, unico nel suo genere in Italia per gratuità e target, ha un duplice obiettivo: aumentare la capacità degli enti non profit di raccogliere fondi per la loro attività e creare nuove competenze dei giovani che possono così lavorare in un settore che ha un valore aggiunto di sei miliardi di euro all'anno e prospettive di fortissimo sviluppo.
Nei primi dieci mesi 2017, la Fondazione Crt ha deliberato oltre mille stanziamenti per un totale di circa 40 milioni di euro.
Da parte sua, la Compagnia di San Paolo, il 27 ottobre, ha inaugurato, nel centro di Torino, la nuova sede del Collegio Carlo Alberto, un'eccellenza nel mondo della ricerca economica, sociale e giuridica, oltre che uno snodo internazionale per la formazione di giovani talenti che vi approdano da ogni parte della Terra. Il Collegio Carlo Alberto (presidente Pietro Terna) è uno degli enti strumentali della Compagnia di San Paolo. La nuova sede, realizzata ristrutturando, in modo esemplare, l'edificio che ospitava la Facoltà di Economia e commercio e che era chiuso da lungo tempo, ha comportato un investimento superiore ai 21 milioni di euro.
La nuova sede del “Carlo Alberto” rappresenta l'ultimo tassello dell'ampio disegno della Compagnia di San Paolo relativo al centro storico di Torino. L'area interessata dagli interventi della Compagnia nel centro cittadino, infatti, parte da corso Palestro, con il restauro dei Quartieri militari juvarriani, dove si è insediato il Polo del '900 (investimento di 6,5 milioni) e comprende anche il recupero del Collegio degli Artigianelli (recupero da un milione), dove è stato inaugurato da poco il teatro Le Musichall diretto da Arturo Brachetti. Vanno poi aggiunti i restauri delle 13 chiese del Quadrilatero Romano (9,5 milioni).
Complessivamente, gli stanziamenti della Compagnia di San Paolo per il centro storico di Torino hanno superato i 38 milioni di euro, cifra che esclude gli importi relativi agli interventi sul patrimonio museale e monumentale nell'area.
Nei primi dieci mesi 2017, la Compagnia di San Paolo ha deliberato oltre 660 stanziamenti per un totale di circa 151 milioni. Fra l'altro, ha destinato altri due milioni per la Venaria Reale. E di poco inferiore è il suo impegno finanziario per il progetto M.O.I. - Migranti un'opportunità di inclusione, finalizzato a dare soluzione all'emergenza abitativa e lavorativa degli abitanti delle palazzine occupate dell'ex-Moi, per consentirne la graduale restituzione e verificarne i possibili utilizzi per la riqualificazione urbana e sociale.
Progetti della Compagnia di San Paolo fortemente innovativi sono anche l'Energy Center e Nesta Italia. L'Energy Center è una nuova struttura, realizzata con i contributi dell'Ente di corso Vittorio Emanuele (4 milioni), della Fondazione Crt (1 milione) e della Regione Piemonte. Gestito dal Politecnico, l'Energy Center è destinato a ospitare aziende, start up, enti pubblici attivi in campo energetico e l'Ec-Lab dello stesso Politecnico, favorendo la ricerca nel settore, promuovendo la condivisione di soluzioni innovative e attraendo finanziamenti pubblici e privati, nazionali ed europei.
Nesta Italia è la nuova fondazione costituita dalla Compagnia di San Paolo con la collaborazione di Nesta, soggetto filantropico di portata globale con sede a Londra. Nesta Italia ha la missione di promuovere l'innovazione nel sistema italiano del Terzo Settore, stimolando un processo che permetta la realizzazione di idee e progetti in grado di integrarsi con il sistema e modificarlo virtuosamente dall'interno. Nesta Italia promuoverà l'innovazione nell'istruzione, risposte adeguate all'integrazione sociale e contribuirà a risolvere le sfide della salute, a sostenere l'arte e il patrimonio culturale, applicando in questi settori i metodi originali già adottati da Nesta, con successo, nel Regno Unito.
Altre notizie sulle Fob piemontesi si possono leggere sul sito della loro Associazione: www.fondazionibancariepiemonte.it/news/
Francesco Profumo (Compagnia di San Paolo) 

Giovanni Quaglia (Fondazione Crt)

Fca vale due miliardi in più in sole 24 ore Record anche di Cnh e Tecnoinvestimenti

Due miliardi in un giorno. E' il guadagno, virtuale, realizzato oggi, 4 gennaio, dall'azionariato di Fca-Fiat Chrsyler Automobiles. Il titolo Fca, infatti, è balzato a 16,85 euro, l'8,36% in più rispetto ai 15,55 euro di ieri. Così la capitalizzazione del gruppo automobilistico italo-americano è arrivata a sfiorare i 26 miliardi di euro. Per la precisione, è ammontata a 25,903 miliardi, un paio di miliardi in più rispetto alla chiusura borsistica precedente. Fra l'altro, la quotazione odierna segna il nuovo record dell'azione Fca.
E la performance dell'impresa presieduta da John Elkann e guidata da Sergio Marchionne non è l'unico motivo di soddisfazione per i soci delle quotate che fanno capo alla grande famiglia torinese. Anche Cnh Industrial ha visto la sua azione chiudere oggi al suo massimo storico: 11,61 euro, ancora l'3,11% in più rispetto a ieri. Inoltre, il titolo Ferrari è salito del 4,17% a 92,50 euro e dello 0,52 quello della Juventus, tornato così a 0,771 euro.
Infine, Exor, la holding del gruppo controllato dalla famiglia Agnelli-Elkann-Nasi. L'ultimo prezzo dell'azione Exor è stato di 55,30 euro, superiore del 6,86% a quello fissato al termine della seduta di ieri. L'aumento, pur notevole, non è bastato, però, a superare il record di 56,70 euro, conquistato il 6 novembre 2017.
Oggi, la Borsa ha attribuito a un'altra quotata del Nord Ovest il valore più alto finora. Il riconoscimento è andato a Tecnoinvestimenti, società che ha al vertice la coppia Enrico Salza-Pier Andrea Chevallard. L'ultimo contratto di compravendita di azioni Tecnoinvestimenti è stato raggiunto al prezzo di 6,47 euro, che, appunto, rappresenta il nuovo record.
Tecnoinvestimenti, il cui capitale appartiene per poco meno del 57% a Tecno Holding (Camere di Commercio), per il 10% a Quaestio Capital Management Sgr e per quasi il 6% a Cedacri, è a capo di un gruppo formato da una dozzina di società, con una decina di sedi e circa 1.200 dipendenti. Il quartiere generale è sotto la Mole.

In seguito alla prestazione odierna, la capitalizzazione di Tecnoinvestimenti ha superato i 300 milioni di euro.
John Elkann, presidente Fca ed Exor

Enrico Salza, presidente Tecnoinvestimenti

Vendite auto: Torino ribattuta da Trento

Dicembre freddo per il mercato automobilistico del Nord Ovest. Nell'ultimo mese dell'anno appena terminato, infatti, sono state 19.003 le immatricolazioni di vetture nuove nell'area costituita da Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta. In novembre, invece, nelle tre regioni erano state vendute 21.758 vetture nuove e 25.389 in ottobre. La domanda ha frenato, come nel resto del Paese. Infatti, a livello nazionale sono state consegnate 121.100 targhe nuove, il 3,17% in meno del dicembre 2016. L'anno, comunque, si è chiuso positivamente per l'industria del settore, nel Nord Ovest come nell'intera Italia, dove sono state registrate 1.970.497 nuove immatricolazioni, mentre erano state 1.825.892 nel 2016. L'incremento è stato del 7,9%.
Tornando al Nord Ovest e al dicembre 2017, naturalmente è stata la provincia di Torino a contare il maggior numero di nuove immatricolazioni: 8.221, a fronte però delle 9.050 di novembre e delle 11.541 di ottobre. Fra l'altro, Torino così non è riuscita a riconquistare il primato nazionale delle vendite, supera anche nel mese scorso dalla provincia di Trento (8.489 nuove immatricolazioni), favorita dalla minore tassazione. Terzo maggior mercato provinciale del mese è risultato quello di Roma con 7.668 consegne di vetture fresche di fabbrica.
Ad Aosta, in dicembre, le nuove immatricolazioni sono state 4.492, che valgono il quarto posto nella graduatoria nazionale dei maggiori mercati autoveicolistici e il secondo in quella del Nord Ovest. Anche nella provincia di Aosta, come in tutte le altre del Nord Ovest, le nuove immatricolazioni sono state comunque inferiori a quelle dei due mesi precedenti.

Per quanto riguarda le altre province del Piemonte e della Liguria, ecco i dati delle consegne delle targhe per le auto nuove nel mese appena passato: Genova 1.238, Cuneo 1.212, Alessandria 810, Novara 721, Savona 459, La Spezia 349, Biella 338, Asti 334, Vercelli 301, Imperia 258, Verbania 250. Per una volta, Imperia non ha fatto il fanalino di coda.  

Nel Nord Ovest le banche "soffrono" di più per i debiti che le famiglie non onorano

Le famiglie del Nord Ovest fanno “soffrire” le banche più di quelle del resto d'Italia. A farlo constatare sono i nuovi dati della Banca d'Italia.
Alla fine del terzo trimestre dell'anno scorso, infatti, gli istituti di credito di Piemonte, Liguria e Valle d'Aosta hanno denunciato di avere in “sofferenza” prestiti concessi alle famiglie consumatrici per un valore complessivo di 1,721 miliardi di euro, pari al 12,66% del totale delle “sofferenze” delle tre regioni, ammontate a 13,594 miliardi.
A livello nazionale, invece, la quota delle “sofferenze” delle famiglie consumatrici, al 30 settembre 2017, era pari all'11,2% dei 170,9 miliardi costituenti la somma dei crediti "la cui riscossione totale non è certa perché i soggetti debitori si trovano in condizioni di in stato di insolvenza o in situazioni sostanzialmente equiparabili" (traduzione di "sofferenza").
Rispetto alla media nazionale, il tasso delle sofferenze bancarie imputate alle famiglie consumatrici del Nord Ovest è superiore di circa un punto e mezzo.
La maggior parte delle sofferenze generate dalle famiglie del Nord Ovest sono relative a mutui per l'acquisto di abitazioni (1,128 miliardi tra Piemonte e Valle d'Aosta, 394 milioni in Liguria), mentre il credito al consumo ha inciso per 153 milioni in Piemonte e Valle d'Aosta e per 46 milioni in Liguria.
Ben più delle famiglie consumatrici, però, a far “soffrire” le banche sono le società non finanziarie, le imprese: nei confronti di questa categoria di debitori, al 30 settembre scorso, gli istituti attivi in Piemonte e Valle d'Aosta avevano crediti considerati inesigibili del tutto o in parte, per poco più di 7 miliardi in Piemonte e Valle d'Aosta e per 2,2 miliardi in Liguria (circa 35,5 miliardi nell'intero Paese).
Tornando ai debiti delle famiglie consumatrici in sofferenza, Banca d'Italia ha anche rilevato che la somma delle “inadempienze probabili” a fine settembre 2017 era di 505 milioni in Piemonte e Valle d'Aosta e di 200 milioni esatti in Liguria. L'Istituto di Vigilanza, inoltre, ha riferito che allora ammontavano a 106 milioni i prestiti scaduti e non rimborsati da parte delle famiglie consumatrici di Piemonte e Valle d'Aosta e a 33 milioni quelli delle famiglie abitanti in Liguria.

La “sofferenza” creditizia non va identificata con un semplice ritardo del cliente nei pagamenti, perché il ritardo nei pagamenti non è una condizione sufficiente per la segnalazione come “sofferenza” alla Centrale dei rischi. La classificazione di un credito tra quelli in sofferenza è data dall'intermediario finanziario (principalmente la banca), dopo una specifica valutazione della situazione finanziaria del cliente che porti alla considerazione che il debitore si trova in uno stato di insolvenza.
Cristina Balbo, presidente Abi Piemonte

Borsa: riscossa Bim e record di Fidia

Doppia sorpresa da Piazza Affari, oggi 3 gennaio. Due quotate torinesi “minori” sono state protagoniste della giornata borsistica: l'azione della Bim-Banca Intermobiliare ha chiuso con un balzo del 25,6% rispetto a ieri e il titolo Fidia ha fatto registrare il suo valore più alto dall'aprile del 2015. L'ultimo scambio di Fidia, infatti, è avvenuto al prezzo di 7,62 euro, superiore del 3,89% al precedente. E' il nuovo record degli ultimi 32 mesi.
Certamente, una bella soddisfazioni e un buon inizio d'anno per Giuseppe Morfino, fondatore e azionista di maggioranza della Fidia, ma anche per gli altri società di questa impresa che figura tra i leader mondiali nel comparto dei sistemi integrati di fresatura ad alte prestazioni, destinati prevalentemente all'industria automotive (recente è un'importante commessa ricevuta dal gruppo Volkswagen, in seguito alla vittoria della specifica gara internazionale).
Quanto alla Bim-Banca Intermobiliare, l'ultimo prezzo della giornata è stato di 0,65 euro, oltre dieci centesimi più di ieri. In seguito alla straordinaria impennata, la capitalizzazione della Bim ha recuperato quota 100 milioni di euro, livello dal quale era precipitata negli ultimi due mesi dell'anno scorso, fino ai 72,981 milioni del 29 dicembre 2017.

Specializzata nel private banking, la Bim, che negli ultimi anni è appartenuta a Veneto Banca, in seguito alla vendita di circa il 70% del suo capitale da parte degli azionisti fondatori, recentemente è stata ceduta dai commissari straordinari di Veneto Banca al fondo inglese Attestor.
Giuseppe Morfino, n.1 Fidia

Nelle fondazioni bancarie piccole e medie la leva creatività se le risorse non bastano

Spesso, nelle organizzazioni migliori, quando le risorse sono scarse, i buoni risultati si ottengono con la creatività. Succede anche nelle Fondazioni di origine bancaria. Le prove non mancano, in particolare in Piemonte. Un esempio lo fornisce la Fondazione CRS-Cassa di Risparmio di Savigliano, la più piccola delle piemontesi per patrimonio (35,488 milioni di euro al 31 dicembre 2016).
La Fondazione Crs, che nei primi dieci mesi 2017 ha deliberato un centinaio di interventi per un totale di quasi 400.000 euro, non limitandosi a finanziare iniziative di altri enti non profit; ma realizzando anche progetti propri originali, con ricadute positive per la comunità locale.
Fra l'altro, il suo progetto “Occupiamoci”, che favorisce l'avvio al lavoro di giovani del territorio con borse, tirocini e stage, è stato finanziato, fino alla passata edizione, con gli emolumenti ai quali anno rinunciato i Consiglieri di amministrazione delle Fondazione. La quale può vantare anche progetti propri come “Pedala in città” (donazioni di biciclette ad associazioni ed enti pubblici in occasioni di eventi e manifestazioni locali), “Visit Savigliano” (dono di un nuovo portale turistico, realizzato con tecnologia Google, ad alcuni Comuni locali) e “Solidali” (una piattaforma informatica che consente a tutti gli operatori locali del welfare di beneficiare delle informazioni che consentono di migliorare l'efficacia delle loro azioni, creando sinergie ed evitando sovrapposizioni).
Nella categoria delle Fondazioni piccole, secondo la classificazione dell'Acri, si trova anche la Fondazione CRF-Cassa di Risparmio di Fossano (patrimonio di 53,221 milioni a fine 2016), la quale, dall'inizio dell'anno alla fine di ottobre 2017, ha deliberato quasi 160 nuovi stanziamenti, per complessivi 1,150 milioni. Anche la Fondazione CRF evidenzia operazioni significative e innovative, quali quelle condivise con l'Oba-Osservatorio Barriere Architettone, per abbattere le barriere comunicative dei bambini con difficoltà, ai fini di consentirne l'inclusione sociale.
Innovativo è anche il progetto abitativo della Fondazione CRF “La Nova Corte”, finalizzato alla coabitazione, inclusione, reciprocità internazionale, condivisione e accoglienza. Uno dei due palazzi, i cui condomini si impegnano a svolgere una serie di azioni sociali, è già stato costruito e i suoi 31 appartamenti sono stati assegnati a nuclei familiari con basso reddito, ma privi dei requisiti indispensabili per ottenere un alloggio popolare. I canoni di affitto oscillano tra i 300 e i 450 euro al mese.
Appartenente invece alla categoria delle medio-piccole, è la Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo (patrimonio di 59,944 milioni al 31 dicembre scorso). Dall'inizio di gennaio 2017 alla fine di ottobre dello stesso anno, ha deliberato oltre 250 nuovi stanziamenti, per un valore complessivo di poco inferiore agli 850.000 euro. Tra gli interventi più recenti spicca quello a cavallo dei settori sviluppo locale e volontariato-filantropia, a favore della cooperativa sociale Il Casolare di Piasco, attiva da 35 anni.
Impiegando diverse persone svantaggiate, la cooperativa Il Casolare ha una produzione agricola, frutticola e zootecnica con conseguente commercializzazione anche di latte e carne (bovini di razza piemontese), fa manutenzione e cura del verde per privati ed enti pubblici, gestisce nel centro di Piasco un negozio dove sono in vendita i suo prodotti, fra i quali i formaggi creati nel suo piccolo caseificio.
Grazie anche al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Saluzzo, la cooperativa Il Casolare ha potuto avviare la produzione di propri formaggi biologici, ottenendo la relativa certificazione, conseguente alla constatazione della totale naturalezza dell'intero processo, a partire dal foraggio ricavato da prati dove non sono mai stati utilizzati fertilizzanti e trattamenti chimici.
La Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli (patrimonio di 115,570 milioni a fine 2016) è l'unica piemontese inserita nella fascia Acri delle Fondazioni medie, quelle con un patrimonio tra i 100 milioni e i poco più di 200. Nei primi sei mesi 2017, la Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli ha erogato contributi per 2,226 milioni a favore di circa 120 soggetti, un terzo dei quali operanti nel settore Arte, attività e beni culturali.
Il secondo principale campo di interventi della Fondazione Cassa di Risparmio di Vercelli è stato quello dell'Educazione, istruzione e formazione, all'interno del quale si colloca la convenzione con l'Università del Piemonte Orientale per i corsi di laurea in Biologia e Informatica. E' un progetto quinquennale, rilevante anche per l'impegno economico (la Fondazione vi ha già dedicato un milione di euro). Notevole il risultato: i due corsi di laurea sostenuti dalla Fondazione hanno una media di 300 matricole.

Le 10 meno valutate da Piazza Affari

Quotate in Borsa, ma poco apprezzate dagli investitori. Sono le dieci società che costituiscono la coda delle 40 del Nord Ovest trattate a Piazza Affari. Secondo il mercato, tra tutte valgono 328 milioni di euro. A tanto, infatti, ammonta la somma delle loro capitalizzazioni a fine dicembre 2017.
Cenerentola assoluta è Visibilia Editore, la società controllata e guidata personalmente dalla cuneese Daniela Garnero Santanchè: la sua capitalizzazione al 29 dicembre scorso, ultimo giorno di scambi nell'anno appena terminato, era di 4,775 milioni. Nel 2017, l'azione Visibilia Editore ha toccato il suo massimo (0,473 euro) il 14 giugno e il suio minimo (0,068 euro) il 2 novembre. Oggi, 2 gennaio 2018, ha chiuso a 0,150 euro (-2,78% rispetto alla seduta precedente).
Un po' più era valutata Biancamano, holding di partecipazioni nel campo dell'igiene ambientale, che opera con le società Aimeri Ambiente e Ponticelli ed è pilotata dal savonese Giovanni Battista Pizzimbone, che ne è anche il principale azionista. La capitalizzazione di Biancamano, 2.200 addetti e 3.000 automezzi (ultimi due bilanci in perdita) era di 10,350 milioni. L'anno scorso, il suo titolo ha raggiunto la sua vetta (0,485 euro) il 9 ottobre e il suo limite più basso (0,133 euro) il 2 marzo. Il suo ultimo prezzo odierno è stato di 0,319 euro (-2,94%).
Terzultima del Nord Ovest per capitalizzazione a fine 2017 è risultata Cdr Advance Capital (11,803 milioni), società biellese operante nel segmento delle operazioni “special situation” (procedure concorsuali, fallimenti, amministrazioni straordinarie) ha al suo vertice il commercialista Mauro Girardi, presidente e amministratore delegato. Nell'anno passato, l'azione Cdr Advance Capital ha fatto segnare il suo record positivo (1,185 euro) il 6 novembre e quello negativo (0,618 euro) il 27 gennaio.
Prima delle dieci che formano la coda delle quotate del Nord Ovest è la Bim-Banca Intermobiliare, torinese specializzata nel private banking, venduta recentemente dai commissari straordinari di Veneto Banca, che ne possedeva oltre il 70% del capitale. Al 29 dicembre scorso, Bim capitalizzava 72,981 milioni. Il 10 gennaio la sua azione era stata trattata a 1,58 euro, il 19 dicembre a 0,440 euro. Oggi ha avuto un balzo del 9,71%, arrivando così a 0,517 euro.
Subito dietro la Bim, per capitalizzazione, si trovava M&C (58,654 milioni), società con sede sotto la Mole e facente capo direttamente a Carlo De Benedetti. Nel 2017, il titolo M&C ha toccato il suo massimo (0,187 euro) il 7 aprile e il suo fondo (0,1078 euro) il 13 dicembre).
Un valore ancora minore è stato attribuito dagli investitori alla Centrale del Latte d'Italia, terzo maggior operatore italiano nel settore. A fine 2017, la capitalizzazione della Centrale del Latte d'Italia, sede a Torino, il cui Comune ne possiede una quota, era di 49,199 milioni. L'azione Centrale del Latte d'Italia ha avuto il top della quotazione (4,448 euro) il 4 ottobre e il minimo (2,70 euro) il 13 aprile.
Inferiore di pochi milioni è risultata la capitalizzazione di Cover 50 (45.760 milioni), impresa torinese produttrice di pantaloni alto di gamma (marchio PT), la cui maggioranza fa capo alla famiglia Fassino, che ne esprime anche il vertice operativo. Cover 50 ha avuto la quotazione più alta (13,70 euro per azione) il 26 maggio e la più bassa (8 euro netti) il 10 marzo.
A sua volta, Fidia, industria di San Mauro Torinese tra i leader mondiali nel comparto dei sistemi integrati di fresatura ad alte prestazioni, destinati prevalentemente ai costruttori automotive, ha chiuso il 2017 capitalizzando 35,075 milioni. Nell'anno, la società fondata e guidata da Giuseppe Morfino, ha visto la sua azione toccare i 7,57 euro l'8 marzo e i 5,18 l'1 dicembre. Oggi il titolo ha avuto un'impennata, segnando 7,335 euro (+6% rispetto alla precedente giornata borsistica).
Le altre due quotate del Nord Ovest che completano il gruppetto delle ultime per capitalizzazione sono Italia Independent e Ki Group. Creatura di Lapo Elkann, che la presiede, Italia Independent al 29 dicembre scorso era valutata dalla Borsa italiana 25,879 milioni. Nel 2017, il suo titolo ha oscillato fra i 6,43 euro del 2 gennaio e i 3,802 euro del 21 febbraio.

Quanto alla torinese Ki Group, anch'essa presieduta da Daniela Santanchè, alla fine dell'anno scorso presentava una capitalizzazione di 13,451 milioni. A capo di alcune aziende attive nel mercato dei prodotti biologici e naturali (una è Almaverde Bio), Ki Group ha avuto il massimo della quotazione (3,488 euro) il 23 giugno e il minimo (2,35 euro) il 6 ottobre.  
Giovanni Battista Pizzimbone (Biancamano)
Lapo Elkann (Italia Independent)

Borsa 2017: Juve campione, Carige ko

Juventus al primo posto a fine 2017. Non è un errore. E' vero che la squadra bianconera ha finito l'anno in seconda posizione nel campionato italiano di calcio, preceduta dal Napoli per un punto; ma è altrettanto vero che la società torinese presieduta da Andrea Agnelli è quella che, al 31 dicembre, ha evidenziato la migliore performance annuale di Borsa. Rispetto all'ultimo giorno 2016, l'azione Juventus ha presentato un valore superiore del 153,06%, il maggiore incremento percentuale fra le quotate del Nord Ovest e non solo.
Dietro la Juve, nel “campionato” 2017 giocato in Piazza Affari dalle 40 imprese che fanno capo, per diverse ragioni, a persone fisiche o giuridiche di Piemonte e Liguria, si sono piazzate Astm-Autostrada Torino Milano (+132,08% come performance annuale) e Biancamano, la holding della famiglia savonese Pizzimbone (+130,01%). Biancamano ha conquistato il podio, grazie a un punto percentuale in più rispetto alla Visibilia Editore, controllata e guidata dalla cuneese Daniela Garnero Santanchè (+129,91%).
A poter vantare una performance annuale superiore al 100%, c'è un'altra sola quotata del Nord Ovest: la torinese Prima Industrie, che ha al vertice Gianfranco Carbonato. Rispetto al 30 dicembre 2016, il prezzo dell'azione Prima Industrie è cresciuto del 115,97%.
Performance inferiori al 100%, ma superiori al 50% sono state attribuite da Borsa Italiana a Sias, società del gruppo Gavio come Astm (+90,55%), Fca-Fiat Chrysler Automobiles (+71,6%), alla Sogefi dei De Benedetti (+69.92%), alla biellese Cdr Advance Capital (+67,21%), a Iren (+62,34%), alla Ferrari (+56,58%), alla subalpina Reply della famiglia Rizzante (+54,8%), alla Cofide, holding dei De Benedetti (+53,46%), alla Pininfarina (+53,14%) e alla genovese Erg dei Garrone-Mondini (+50,68%).
Performance inferiori al 50% ma superiori al 20% sono stati ottenuti da Rcs MediaGroup controllata dall'alessandrino Urbano Cairo (+45,3%), Cnh Industrial, controllata Exor (+35,31%), Tecnoinvestimenti, guidata dalla coppia piemontese Enrico Salza-Pier Andrea Chevallard (+33,23%), Diasorin della famiglia torinese Denegri (+31,67%), Fidia, torinese che fa capo alla famiglia Morfino (+24,59%), Exor, holding della famiglia Agnelli-Elkann-Nasi (+24,09%), Dea Capital, della famiglia novarese Boroli-Drago (+20,78%).
Hanno chiuso il 2017 con prestazioni contrassegnate dal segno più, infine, Vittoria Assicurazioni della famiglia torinese Acutis (+19,44%), Cover50 della famiglia torinese Fassino (+16,85%), Cir, capogruppo industriale dei De Benedetti (+14,78%), Intesa Sanpaolo (+13,9%), la valenzana Damiani che fa capo ai fratelli Grassi Damiani (+12,23%), la torinese Basicnet dei Boglione (+12,2%), Boero Bartolomeo dell'omonima famiglia genovese (+6,3%) e la subalpina Centrale del Latte d'Italia (+4,34%).
La quotata del Nord Ovest che nel 2017 ha perso più di tutte le altre società dell'area è stata Banca Carige (-70,5% rispetto al 30 dicembre 2016). Un po' meno peggiore è stato il risultato della torinese Bim-Banca Intermobiliare (-66,02%). Con loro hanno chiuso negativamente il confronto annuale M&C, controllata di Carlo De Benedetti (-25,21%), Italia Independent di Lapo Elkann (-14,42%), la torinese Ki Group presieduta da Daniela Santanchè (-12,13%), Gedi Gruppo Editoriale, controllata dai De Benedetti e partecipata da Exor (-5,71%), Cairo Communication (-2,01%), Orsero di Albenga (-1,45%) e la casalese Buzzi Unicem (-0,75% l'azione ordinaria).
Andrea Agnelli, presidente Juventus

Vittorio Malacalza, vice presidente Carige